Dalla meditazione assidua sulla Passione di Cristo nasce l’amore a quel Sangue preziosissimo che, versato goccia a goccia fino alla feccia, ha operato la nostra Redenzione. La verità della croce, e del Sangue che la bagna, dà alla vita spirituale di ogni cristiano, e alla vita religiosa in particolare, un carattere sacrificale, come partecipazione all’immolazione che Cristo fece di Sé sul Calvario.
Il Crocifisso, che nelle chiese deve occupare un posto centrale, non solo ricorda che in noi c’è il peccato e che occorre espiarlo, ma ci dice anche che quel peccato è stato lavato, cioè redento. Secondo la mirabile espressione di Sant’Agostino, «Cristo col suo Sangue s’è comprato l’universo». Santa Caterina cercava con ansia di spingere le anime verso la croce e il Sangue del divin Redentore: «Se vedi la croce, attendi anche quel che sgorga»; «Chi ne beve ne vive, chi non ne beve ne muore».
Il Sangue di Cristo dà inizio ad una storia nuova, nella quale gli uomini, cessati gli antichi sacrifici, vengono incorporati nell’unica eterna oblazione di Cristo. Con la partecipazione dei fedeli al Sacrificio della croce, che si rinnova misticamente sugli altari, essi non solo ricevono i frutti della Redenzione, ma son chiamati a partecipare al mistero di quel divin Sangue. Occorre infatti – come dice San Paolo – completare nella propria carne ciò che manca ai patimenti di Cristo (cf. Col l,24). Se la Redenzione di Cristo è già perfetta e completa, essa attende quella parte che ciascun fedele è chiamato a dare per partecipare attivamente ad essa. «Che cosa manca alla Passione di Cristo?», si chiedeva il Cardinal Biffi. «Manco io», rispondeva, ossia la mia attiva partecipazione ad essa che si realizza con la mia perfetta conformità al divin Crocifisso.
Quando Dio chiama a questa “partecipazione”, talvolta anche cruenta, l’anima deve rispondere sempre con slancio irrefrenabile come i Santi che avevano una sete inestinguibile di soffrire per l’Amato.
Ecco come scrive Santa Caterina, amante tra le più appassionate del Preziosissimo Sangue, al giovane Sacerdote domenicano Padre Ranieri: «...io Caterina... scrivo nel Prezioso Sangue suo. L’arbore della croce sia trapiantato nel cuore e nell’anima vostra. Conformatevi al Cristo crocifisso, nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso, inebriatevi e vestitevi di Cristo crocifisso; come dice Paolo, gloriatevi nella croce di Cristo crocifisso, satollatevi di obbrobri, di vergogna e vituperi, sostenendoli per amore di Cristo Crocifisso. Conficcatevi il cuore e l’affetto in croce con Cristo; perocché la croce ne è fatta nave e porto che vi conduce a porto di salute; i chiodi si sono fatti chiave per aprire il reame del cielo».
La vita spirituale è alimentata dal Sangue di Cristo. Ancora Santa Caterina scriveva con parole brucianti: «Nel Sangue troviamo la fonte della misericordia; nel Sangue la clemenzia; nel Sangue il fuoco; nel Sangue la pietà; nel Sangue è fatta la giustizia delle colpe nostre; nel Sangue saziata la misericordia; nel Sangue si dissolve la durizia nostra; nel Sangue le cose amare diventano dolci; e li grandi pesi leggeri. Rallegratevi nel Sangue, bagnatevi nel Sangue, doletevi di voi nel Sangue. Crescete e fortificatevi nel Sangue, perdete la debolezza e cecità vostra nel Sangue dell’immortale Agnello, vestitevi del Sangue, inebriatevi del Sangue, annegatevi nel Sangue di Gesù Cristo crocifisso, saziatevi nel Sangue».
È nella Chiesa, nata dal Sangue di Cristo, che circola questo Sangue per la vita dei suoi figli. È lei la madre dei Ministri, che consacrano il Sangue sugli altari, e dei Santi che se ne nutrono. «Il sangue ha una voce sonora – scriveva Sant’Ambrogio alla sorella –, che dalla terra raggiunge il Cielo». Il Sangue di Cristo è dunque la linfa che alimenta la vita dei Santi. Costoro più lo amano e più ne sentono la brama e lo invocano: «Sangue di Cristo, inebriami!», perché «il Sangue di Cristo – dice Sant’Agostino – inebria la mente affinché dimentichi l’amore del mondo».
Le grandi anime, che vivono la santa follia della croce, sono avide del Corpo di Cristo e del suo Sangue, ossia del prezzo della nostra Redenzione che è moneta d’amore inesauribile.
"La vita di una creatura risiede nel sangue" (Levitico 17,11). E' soprattutto in questo versetto biblico che si può comprendere l'assoluta importanza che questo liquido comporta nella vita sia degli esseri umani che degli animali.
L'Antico Testamento si sofferma diverse volte sull'argomento del sangue, ribadendone la preziosità. Dio Padre comanda di non versare il sangue, cioè di non spargerlo inutilmente con gli assassinii, di non berlo e di non mangiare carni animali che contengano ancora residui di sangue; perchè il sangue è vita, il sangue è sacro. (Deuteronomio 12,23).
Ed è all'importanza del sangue nell'Antico Testamento, che si affianca l'importanza del sangue Divino di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana: Gesù. Il Sangue di Cristo è la più grande e perfetta rivelazione dell'Amore del Padre Celeste e la sua effusione vivificante è sorgente della Chiesa, che continuamente rinasce nutrendosi del Sangue Divino, e, attraverso di essa, è riscatto per l'uomo peccatore a cui viene donata la salvezza.
La vita spirituale trova un insostituibile alimento nel Sangue di Cristo, vero fulcro del cuore, della vita e della missione della Chiesa.
Gesù stesso, nell'Ultima Cena, dà importanza rilevante al Sangue, che è simbolo della Redenzione. Anche San Paolo nelle sue lettere parla con devozione del Riscatto umano dal peccato, che è avvenuto tramite la morte di Gesù, il quale ha tanto amato gli uomini fino a versare il suo Prezioso Sangue.
Dal punto di vista storico si può dire che già anticamente era viva la devozione al Preziosissimo Sangue. Dopo un lungo periodo nel corso del quale questa devozione non venne più praticata, il Sangue di Cristo cominciò nuovamente ad essere adorato nella prima metà dell'ottocento, attorno a una presunta reliquia della Passione che si conservava nella Basilica di S.Nicola in Carcere (oggi S.Giuseppe a Capo le case).
L'iniziatore, fu un pio sacerdote, poi vescovo, don Francesco Albertini, promotore di una Confraternita intitolata appunto al Preziosissimo Sangue, nel cui seno si formarono grandi spiriti che ne proseguirono e ne diffusero la devozione.
Tra gli altri propagatori di questa devozione, brillano i nomi di S.Gaspare del Bufalo, fondatore dei Missionari del Preziosissimo Sangue, e di S.Maria De Mattias, che fondò le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo.
In tutta Italia e anche nel mondo, sorsero diversi Istituti femminili dedicati al Sangue di Cristo, come le Suore del Preziosissimo Sangue, fondate a Monza da Madre Maria Matilde Bucchi, le Figlie della Carità del Prezioso Sangue, fondate a Pagani (SA) da don Tommaso Fusco. E ai nostri giorni altre congregazioni presero vita a Honk Kong, in Sudafrica e negli USA.
Nel 1822, S.Gaspare presentò istanza alla Santa Sede per ottenere il "Nulla osta" per la celebrazione della festa del Preziosissimo Sangue. La Sacra Congregazione dei Riti Religiosi, concesse di celebrarla la prima domenica di luglio, ma solo all'interno della congregazione di S. Gaspare.
Pio IX la fissò al primo luglio, e Pio XI la elevò a rito doppio di prima classe nell'aprile 1934, a ricordo del XIX centenario della Redenzione.
Paolo VI poi, abbinò questa festa a quella del Corpus Domini, creando però malcontento tra i devoti e gli istituti religiosi dedicati al Sangue di Cristo. Ricevuti in udienza i devoti e gli istituti, il Papa volle chiarire il significato di tale abbinamento, ribadendo la sua intenzione di non degradare in nessun modo la devozione al Sangue.
Il Santo Padre concesse ugualmente il diritto di celebrare la festa il primo luglio, con liturgia di solennità.
Voir aussi : http://notredamedesneiges.over-blog.com/article-11112662.html
Fête du Très
PRÉCIEUX-SANG de Notre-Seigneur Jésus-Christ
L'Histoire de l'Église,
c'est l'histoire du Précieux Sang. "C'est par lui, et non par le sang des
taureaux et des boucs, que nous avons été rachetés; c'est par Son propre Sang
que le Christ est entré une fois pour toutes dans le Saint des Saints, après
avoir acquis une rédemption éternelle," déclare saint Paul, le premier
docteur du Précieux Sang.
Le sang des Martyrs et
les sueurs des Saints de tous les temps sont le prolongement du Précieux Sang
de Jésus-Christ. Chacun d'eux ne pouvait-il pas répéter avec saint Paul:
"J'achève en ma propre chair ce qui manque aux souffrances de
Jésus-Christ."
Aussi est-ce à bon droit
que la liturgie sacrée célèbre le Précieux Sang durant tout le cours de
l'année. Par le sacrifice des autels, Notre-Seigneur Jésus-Christ ne cesse de
répandre Sa vertu purificatrice sur le monde, criant non vengeance, mais
miséricorde. Il étouffe la voix des crimes des pécheurs et change les foudres
vengeresses en pluie de grâces. Le Père Éternel exige que le Sang de Son Fils
bien-aimé soit le bain qui purifie notre conscience. Ce Sang d'un si haut prix
nous est donné, non avec parcimonie, mais avec une générosité divine.
Incomparable Victime
préparée par l'Éternel, l'Enfant-Dieu commence Sa mission de Rédempteur au jour
de la Circoncision. Au jardin des oliviers, la terre est arrosée de la sueur de
Son sang adorable. Au prétoire, ce ne sont plus des gouttes, mais des ruisseaux
de sang qui coulent de tout Son corps, sous les coups redoublés de la
flagellation. Sa tête n'est pas épargnée, les épines qui y sont enfoncées
l'inondent et l'empourprent de Son sang.
Dans les sentiers du
Calvaire, tous les pas du Rédempteur sont marqués par des traces de sang. Ce
Précieux Sang jaillit encore avec effusion au moment où les soldats Lui
arrachent violemment Ses habits collés à Ses plaies. Lorsque Ses pieds et Ses
mains sont percés par de gros clous qui fixent Son saint corps à la croix,
quatre fleuves de sang fécondent la terre desséchée et maudite par le péché.
Avec le coup de lance, une nouvelle plaie s'ouvre encore et laisse sortir la
dernière goutte de sang des veines de notre très doux Sauveur.
Rachetés à un si haut
prix, ne nous rendons plus esclaves des créatures. Nous portons sur nos fronts
la croix du Christ, nous sommes teints de Son sang; n'effaçons pas les marques
d'une si glorieuse servitude. Puisqu'Il a racheté notre vie si chèrement,
consacrons-la toute entière au service de ce Dieu d'amour et ne rompons pas un
marché qui nous est si avantageux. Lorsque le prêtre offre ce Précieux Sang sur
l'autel, entourons-le de nos plus respectueux hommages.
Tiré de: Frères des
Ecoles Chrétiennes, Vies des Saints, Edition 1932, p. 229; Edition 1903,
p. 639-640 -- L'abbé Jouve, édition 1886, p. 499-500.
SOURCE : http://magnificat.ca/cal/fr/saints/precieux-sang-de-jesus.html
Le Précieux Sang
« Le Précieux Sang est le plus grand, le plus irrécusable de nos besoins. Il n'y a pas de véritable vie sans lui. Cependant il nous est très important de bien concevoir ceci, la création tout entière ne pouvait le mériter. Quelque nécessaire qu'il soit, il ne nous est nullement dû ; nous n'y avons aucun droit. L'amour de Dieu à notre égard nous a déjà paru comme une invention romanesque. Tout ce que Dieu a fait pour nous est prodigieux. Il nous est presque impossible de le croire, maintenant même que notre pensée s'y arrête avec plus de loisir. Nous connaissons la tendresse ineffable de notre Créateur, sa facilité à se laisser apaiser, la douceur de son Coeur, son inclination à pardonner. Nous savons que les besoins de ses créatures plaident auprès de lui d'une manière plus éloquente que nous ne pouvons le dire. Cependant, il n'y a pas de nécessité qui ait pu exiger le Précieux Sang, pas de mérites qui aient pu le gagner, pas de prières qui aient pu l'obtenir. Enfin, il n'y a pas d'intelligence créée, ni angélique, ni humaine, qui ait jamais pu imaginer rien de pareil.
Le ciel serait rempli de
multitudes innombrables de bienheureux aussi parfaits que saint Joseph, que
saint Jean-Baptiste ou les apôtres, et tous ces saints auraient-ils encore dans
leur sainteté le pouvoir de mériter, jamais, pendant des milliers et des
milliers de siècles, leurs mérites réunis n'auraient pu gagner une seule goutte
du Précieux Sang. [...] Réunissons ensemble les saints, les anges et Marie dans
tout l'éclat de leur sainteté, supposons que cette sainteté va toujours
croissant dans la suite sans fin des âges et des siècles, jamais ils n'auraient
pu mériter le mystère de l'Incarnation dont la vertu réparatrice réside dans le
Précieux Sang. Oh ! cette pensée inonde mon coeur de joie. Avoir toujours à
reposer sur la libre souveraineté de Dieu, au lieu de reposer sur ma petitesse
et ma misère ; toujours retomber sur la magnificence gratuite de Dieu, être
pour toujours redevable de tout, et de quel tout, à Jésus ! ô Dieu
miséricordieux ! cette joie est de toutes les joies de la terre celle qui se
rapproche le plus de la joie des cieux. »
R.P. F.W. Faber
(1814-1863), Le Précieux Sang ou le Prix de notre Salut, Paris, Ambroise
Bray, 1867 (4ème éd.).
SOURCE : http://www.chemindamourverslepere.com/mois-du-tres-precieux-sang/
Le Précieux Sang
L’Église, que les Apôtres ont rassemblée de toutes les nations qui sont sous le ciel, s’avance vers l’autel de l’Époux qui l’a rachetée de son Sang, et chante son miséricordieux amour. C’est elle qui est désormais le royaume de Dieu, la dépositaire de la vérité (Dom Guéranger).
Dom Guéranger, l’Année Liturgique
Jean-Baptiste a montré l’Agneau, Pierre affermi son trône, Paul préparé
l’Épouse : œuvre commune, dont l’unité fut la raison qui devait les rapprocher
de si près tous trois sur le Cycle. L’alliance étant donc maintenant assurée,
tous trois rentrent dans l’ombre ; et seule, sur les sommets où ils l’ont
établie, l’Épouse apparaît, tenant en mains la coupe sacrée du festin des
noces.
Tel est le secret de la
fête de ce jour. Son lever au ciel de la sainte Liturgie, en la saison
présente, est plein de mystère. Déjà, et plus solennellement, l’Église a révélé
aux fils de la nouvelle Alliance le prix du Sang dont ils furent rachetés, sa vertu
nourrissante et les honneurs de l’adoration qu’il mérite. Au grand Vendredi, la
terre et les cieux contemplèrent tous les crimes noyés dans le fleuve de salut
dont les digues éternelles s’étaient enfin rompues, sous l’effort combiné de la
violence des hommes et de l’amour du divin Cœur. La fête du
Très-Saint-Sacrement nous a vus prosternés devant les autels où se perpétue
l’immolation du Calvaire, et l’effusion du Sang précieux devenu le breuvage des
humbles et l’objet des hommages des puissants de ce monde. Voici que l’Église,
cependant, convie de nouveau les chrétiens à célébrer les flots qui s’épanchent
de la source sacrée : qu’est-ce à dire, sinon, en effet, que les solennités
précédentes n’en ont point sans doute épuisé le mystère ?
La paix faite par ce Sang
dans les bas lieux comme sur les hauteurs ; le courant de ses ondes ramenant
des abîmes les fils d’Adam purifiés, renouvelés, dans tout l’éclat d’une
céleste parure ; la table sainte dressée pour eux sur le rivage, et ce calice
dont il est la liqueur enivrante : tous ces apprêts seraient sans but, toutes
ces magnificences demeureraient incomprises, si l’homme n’y voyait les avances
d’un amour dont les prétentions entendent n’être dépassées par les prétentions
d’aucun autre amour. Le Sang de Jésus doit être pour nous à cette heure le Sang
du Testament, le gage de l’alliance que Dieu nous propose [58], la dot
constituée par l’éternelle Sagesse appelant les hommes à cette union divine,
dont l’Esprit de sainteté poursuit sans fin la consommation dans nos âmes. Et
c’est pourquoi la présente fête, fixée toujours à quelqu’un des Dimanches après
la Pentecôte, n’interrompt point l’enseignement qu’ils ont mission de nous
donner en ce sens, mais le confirme merveilleusement au contraire.
« Ayons donc confiance, ô
mes Frères, nous dit l’Apôtre ; et, par le Sang du Christ, entrons dans le
Saint des Saints. Suivons la route nouvelle dont le secret est devenu nôtre, la
route vivante qu’il nous a tracée au travers du voile, c’est-à-dire de sa
chair. Approchons d’un cœur vrai, d’une foi pleine, purs en tout, maintenant
ferme la profession de notre inébranlable espérance ; car celui qui s’est
engagé envers nous est fidèle. Excitons-nous chacun d’exemple à l’accroissement
de l’amour [59]. Et que le Dieu de paix qui a ressuscité d’entre les morts
notre Seigneur Jésus-Christ, le grand pasteur des brebis dans le Sang de
l’Alliance éternelle, vous dispose à tout bien, pour accomplir sa volonté, pour
que lui-même fasse en vous selon son bon plaisir par Jésus-Christ, à qui soit
gloire dans les siècles des siècles [60] ! »
Nous ne devons pas
omettre de rappeler ici que cette fête est le monument de l’une des plus
éclatantes victoires de l’Église au dernier siècle. Pie IX avait été chassé de
Rome, en 1848, par la Révolution triomphante ; dans ces mêmes jours, l’année
suivante, il voyait rétablir son pouvoir. Les 28, 29 et 30 juin, sous l’égide
des Apôtres, la fille aînée de l’Église, fidèle à son glorieux passé, balayait
les remparts de la Ville éternelle ; le 2 juillet, fête de Marie, s’achevait la
conquête. Bientôt un double décret notifiait à la Ville et au monde la
reconnaissance du Pontife, et la manière dont il entendait perpétuer par la
sainte Liturgie le souvenir de ces événements. Le 10 août, de Gaète même, lieu
de son refuge pendant la tourmente, Pie IX, avant d’aller reprendre le
gouvernement de ses États, s’adressait au Chef invisible de l’Église et la lui
confiait par l’établissement de la fête de ce jour, lui rappelant que, pour
cette Église, il avait versé tout son Sang. Peu après, rentré dans sa capitale,
il se tournait vers Marie, comme avaient fait en d’autres circonstances saint
Pie V et Pie VII ; le Vicaire de l’Homme-Dieu renvoyait à celle qui est le
Secours des chrétiens l’honneur de la victoire remportée au jour de sa
glorieuse Visitation, et statuait que la fête du 2 juillet serait élevée du
rite double-majeur à celui de seconde classe pour toutes les Églises : prélude
à la définition du dogme de la Conception immaculée, que l’immortel Pontife
projetait dès lors, et qui devait achever l’écrasement de la tête du serpent.
A LA MESSE.
L’Église, que les Apôtres
ont rassemblée de toutes les nations qui sont sous le ciel, s’avance vers
l’autel de l’Époux qui l’a rachetée de son Sang, et chante dans l’Introït son
miséricordieux amour. C’est elle qui est désormais le royaume de Dieu, la
dépositaire de la vérité.
Gage de paix entre le
ciel et la terre, objet des plus solennels hommages et centre lui-même de toute
Liturgie, protection assurée contre les maux de la vie présente, le Sang de
l’Homme-Dieu dépose dès maintenant dans les âmes et les corps de ceux qu’il a
rachetés le germe des joies éternelles.
L’Église demande, dans la
Collecte, au Père qui nous a donné son Fils unique, que ce germe divin ne reste
pas stérile en nous et arrive à son plein développement dans les cieux.
On fait mémoire du
Dimanche après la Pentecôte, qui cède à la fête du Précieux Sang les premiers
honneurs de cette journée [61].
ÉPÎTRE.
L’Épître qu’on vient de
lire est la confirmation de ce que nous avons dit du caractère de cette fête.
C’est par son propre Sang que le Fils de Dieu est entré dans les cieux ; le
Sang divin reste pour nous l’introducteur à l’Alliance éternelle. Ainsi l’ancienne
Alliance, fondée sur l’observation des préceptes du Sinaï, avait-elle consacré
dans le sang le peuple et la Loi, le tabernacle et les vases qu’il devait
contenir ; mais tout cela n’était que figure. « Or, dit saint Ambroise, c’est à
la vérité que nous devons tendre. Ici est l’ombre, ici l’image, là-haut la
vérité. Dans la Loi c’était l’ombre, l’image se trouve dans l’Évangile, la
vérité au ciel. Jadis on sacrifiait un agneau ; maintenant c’est le Christ :
mais ici sous les signes des Mystères, tandis qu’au ciel il est sans voiles. Là
seulement donc est la pleine perfection à laquelle se doivent arrêter nos
pensées, parce que toute perfection est dans la vérité sans image et sans ombre
» [62]. Là seulement sera le repos. Là, dès ce monde, aspirent les fils de Dieu
: sans y atteindre pleinement, ils s’en rapprochent chaque jour ; car là
seulement se trouve la paix qui fait les saints. « Seigneur Dieu, dit à son
tour un autre grand Docteur, saint Augustin, donnez-nous cette paix, la paix du
repos, la paix du septième jour, du sabbat sans couchant. Car, il est vrai,
tout cet ordre de la nature et de la grâce est bien beau pour vos serviteurs,
et bien bonnes sont les réalités qu’il recouvre ; mais ses images, ses modes
successifs, n’auront qu’un temps, et, leur évolution accomplie, il passera. Les
jours que vous avez remplis de vos créations se composent de matin et de soir,
le septième excepté qui n’a pas de déclin, parce que vous l’avez sanctifié dans
votre reposa jamais. Or ce repos, quel est-il, sinon celui que vous prenez en
nous, quand nous-mêmes reposons en vous dans la paix féconde qui couronne en
nous la série de vos grâces ? Repos sacré, plus productif que tout labeur, les
parfaits seuls vous connaissent, ceux-là qui ont laissé le travail divin accomplir
en eux l’œuvre des six jours » [63].
C’est pourquoi, nous dit
l’Apôtre, interprétant lui-même à l’aide des autres Écritures le passage qui
vient de lui être emprunté par la sainte Église, c’est pourquoi aujourd’hui, si
vous entendez sa voix, n’endurcissez pas vos cœurs [64]. Le Sang divin nous a
rendus participants du Christ [65] : à nous de ne pas dissiper, comme un bien
sans valeur, l’incorporation initiale qui nous unit au Chef divin ; mais
livrons-nous, sans défiance ni réserve, à l’énergie de ce ferment précieux qui
doit transformer en lui tout notre être. Craignons de manquer la promesse
rappelée dans notre Épître, et qui est celle d’entrer dans le repos de Dieu,
d’après saint Paul lui-même [66]. Elle regarde tous les croyants, affirme-t-il
[67], et ce divin sabbat est pour le peuple entier du Seigneur [68]. Donc, pour
y entrer, faisons diligence [69] ; n’imitons pas les Juifs que leur incrédulité
exclut pour jamais de la terre promise [70].
Le Graduel nous ramène au
grand témoignage de l’amour du Fils de Dieu, confié à l’Esprit-Saint avec le
Sang et l’eau des Mystères ; témoignage qui se relie d’ici-bas à celui que rend
dans les cieux la Trinité souveraine. Si nous recevons le témoignage des
hommes, le témoignage de Dieu est plus grand, proclame le Verset. Qu’est-ce à
dire, sinon encore une fois qu’il nous faut céder à ces invitations réitérées
de l’amour ? Nul, pour s’y dérober, n’est recevable à arguer de son ignorance,
ou d’un manque de vocation aux voies plus élevées que celles où se traînent nos
tiédeurs. Écoutons l’Apôtre s’adressant à tous, dans cette même Épître aux
Hébreux que l’Église nous fait lire en cette fête : « Oui, sans doute ; grandes
et ineffables sont ces choses. Mais si vous êtes devenus peu capables de les
comprendre, c’est par votre fait ; car, depuis le temps, vous devriez y être
maîtres. Vous êtes réduits au lait des enfants, quand votre âge réclame la
nourriture solide des parfaits. Quant à nous, dans nos instructions, faisant
trêve aux discours qui n’ont pour but que d’inoculer les premiers éléments du
Christ, nous devons nous porter plus avant, sans revenir sans cesse à poser le
fondement, qui consiste à se dégager des œuvres mortes et à ouvrir sur Dieu les
yeux de la foi. N’avez-vous pas été illuminés ? N’avez-vous pas goûté le don
céleste ? N’avez-vous pas été faits participants de l’Esprit-Saint ? Quelle
pluie de grâces, à tout moment, sur la terre de vos âmes ! Il est temps qu’elle
rapporte en conséquence à Dieu qui la cultive. Assez tardé ; soyez de ceux qui
par la patience et la foi hériteront des promesses, jetant votre espérance,
comme une ancre assurée, au delà du voile, aux plus intimes profondeurs, où
Jésus n’est entré devant nous que pour nous attirer à sa suite » [71].
ÉVANGILE.
C’est au grand Vendredi
que nous entendîmes pour la première fois ce passage du disciple bien-aimé. En
deuil au pied de la Croix où venait d’expirer son Seigneur, l’Église n’avait
point alors assez de lamentations et de larmes. Aujourd’hui elle tressaille
d’autres sentiments, et le même récit qui attirait ses pleurs la fait déborder
dans ses Antiennes en allégresse et chants de triomphe. Si nous voulons en
connaître la cause, demandons-la aux interprètes autorisés qu’elle-même a voulu
charger de nous donner sa pensée en ce jour. Ils nous apprendront que la
nouvelle Ève célèbre aujourd’hui sa naissance du côté de l’Époux endormi [72] ;
qu’à dater du moment solennel où l’Adam nouveau permit à la lance du soldat
d’ouvrir son Cœur, nous sommes devenus en vérité l’os de ses os et la chair de
sa chair [73]. Ne soyons plus étonnés si, dès lors, l’Église ne voit plus
qu’amour et vie dans ce Sang qui s’épanche.
Et toi, ô âme, rebelle
longtemps aux touches secrètes des grâces de choix, ne te désole point ; ne dis
pas : « L’amour n’est plus pour moi ! » Si loin qu’ait pu t’égarer l’antique
ennemi par ses ruses funestes, n’est-il pas vrai qu’il n’est point de détour,
point d’abîme peut-être, hélas ! Où ne t’aient suivie les ruisseaux partis de
la source sacrée ? Crois-tu donc que le long trajet qu’il t’a plu d’imposer à
leur poursuite miséricordieuse, en ait épuisé la vertu ? Fais-en l’épreuve. Et
tout d’abord, baigne-toi dans ces ondes purifiantes ; puis, abreuve à longs
traits au fleuve de vie cette pauvre âme fatiguée ; enfin, t’armant de foi, remonte
le cours du fleuve divin. Car s’il est sûr que, pour arriver jusqu’à toi, il ne
s’est point séparé de son point de départ, il est également assuré que, ce
faisant, tu retrouveras la source elle-même.
Crois bien, en effet, que
c’est là tout le secret de l’Épouse ; que, d’où qu’elle vienne, elle ne procède
point autrement pour trouver la réponse à la demande posée au sacré Cantique :
« Indiquez-moi, ô vous que chérit mon âme, le lieu de votre repos en ce Midi
dont l’ardeur est si douce [74] ! » D’autant que, remontant ainsi le fleuve
sacré, non seulement elle est sûre d’arriver au divin Cœur, mais encore elle
renouvelle sans fin, dans ses flots, la beauté très pure qui fait d’elle pour
l’Époux un objet de complaisance et de gloire [75]. Pour ce qui est de toi,
recueille aujourd’hui précieusement le témoignage du disciple de l’amour ; et
félicitant Jésus, avec l’Église son Épouse et ta mère, de l’éclat de sa robe
empourprée [76], aie bien soin aussi de conclure avec Jean : « Nous donc aimons
Dieu, puisqu’il nous a aimés lui-même le premier » [77].
L’Église, présentant les
dons pour le Sacrifice, rappelle en ses chants que le calice offert par elle à
la bénédiction des prêtres ses fils devient, par la vertu dès paroles sacrées,
l’intarissable réservoir d’où s’épanche sur le monde le Sang du Seigneur.
La Secrète implore le
plein effet de la divine Alliance, dont le Sang du Seigneur Jésus est venu le
moyen et le gage, depuis que son effusion, renouvelée sans fin aux saints
Mystères, a fait cesser le cri de vengeance que celui d’Abel faisait monter de
la terre au ciel.
On fait mémoire du
Dimanche. Le Prêtre ensuite entonne la Préface triomphante de la Croix, sur
laquelle s’est conclue dans le Sang divin l’union ineffable.
L’Antienne de Communion
chante le miséricordieux amour dont le Seigneur fit preuve à sa venue, ne se
laissant pas détourner de ses projets divins par l’entassement de crimes qu’il
devait dissoudre en son propre Sang, pour purifier l’Épouse. Grâce à l’adorable
Mystère de la foi opérant dans le secret des cœurs, quand il reviendra
visiblement, il ne restera plus de ce douloureux passé qu’un souvenir de
triomphe.
Abreuvés d’allégresse aux
fontaines du Sauveur, qui sont ses plaies sacrées, obtenons que le Sang
précieux qui rougit nos lèvres demeure, jusqu’en l’éternité, la source vive où
nous puiserons la béatitude et la vie.
On ajoute comme mémoire
la Postcommunion du Dimanche, dont l’Évangile se dit aussi, après la
bénédiction du Prêtre, en place de celui de saint Jean.
A VÊPRES.
Hier, ouvrant la fête,
l’Église chantait : « Quel est celui-ci qui vient de Bosra en Édom, avec sa
robe richement teinte ? Il est beau dans ce vêtement ! — C’est moi, était-il
répondu, dont la parole est toute de justice, moi qui viens défendre et sauver
». Celui qui parlait ainsi était vêtu d’une robe teinte de sang, et le nom
qu’on lui donne, c’est le Verbe de Dieu. « Pourquoi donc, reprenait l’Église,
votre robe est-elle rouge, et vos vêtements comme les habits de ceux qui
foulent le vin dans le pressoir ? — J’ai été seul à fouler le vin, et nul
d’entre les hommes ne m’a prêté aide ». Ainsi apparaissait, par la vertu du
Sang divin, celui auquel le Psalmiste avait dit : « Levez-vous dans votre
gloire et votre beauté, et marchez au triomphe [78] ! » Après l’Époux, un autre
dialogue nous montrait ce matin l’Épouse, puisant elle-même dans ce Sang
précieux la surhumaine beauté qui convient au banquet des noces de l’Agneau.
Car les Antiennes des Laudes mettaient en scène, ainsi qu’il suit, les membres
de l’Église, spécialement les Martyrs, en qui sa gloire rayonne davantage : «
Ceux-ci que l’on voit revêtus de robes blanches, qui sont-ils, et d’où sont-ils
venus ? — Ceux-là sont venus de la grande tribulation, et ont lavé leurs robes
dans le Sang de l’Agneau, C’est pourquoi ils sont devant le trône de Dieu et le
servent jour et nuit. Ils ont vaincu le dragon par le Sang de l’Agneau et la
parole du Testament. — Bienheureux ceux qui lavent leurs robes dans le Sang de
l’Agneau ! »
L’Église ce soir revient
à son Seigneur, en reprenant aux secondes Vêpres les Antiennes des premières.
Si cette fête doit passer
comme toute fête ici-bas, son objet reste et fait le trésor du monde. Qu’elle
soit pour chacun de nous, comme elle l’est pour l’Église, un monument des plus
sublimes faveurs du ciel. Puisse chaque année, en ramenant son passage sur le
Cycle, trouver en nos cœurs de nouveaux fruits d’amour éclos sous la rosée
féconde du Précieux Sang.
[58] Ex. XXIV, 8 ; Heb.
IX, 20.
[59] Heb. X, 19-24.
[60] Ibid. XIII, 20-21.
[61] Le commentaire de
l’Année Liturgique date d’avant la réforme du calendrier de St Pie X, qui
libéra le 1er dimanche de juillet de la fête du Précieux Sang pour la fixer au
1er juillet.
[62] Ambr. De Offic. I,
48.
[63] Aug. Confess. XIII,
35-37 ; de Genesi ad litt. IV, 13-17 ; et alibi passim.
[64] Heb. III, 7-8, ex
Psalm. XCIV.
[65] Ibid. 14.
[66] Ibid. IV, 1.
[67] Ibid. 3.
[68] Ibid. 9.
[69] Ibid. 11.
[70] Ibid. II, IV.
[71] Hebr. V, VI.
[72] Aug. Homil. diei, ex
Tract, CXX in Johan.
[73] Sermo IIi Nocturni.
[74] Cant. I, 6.
[75] Eph. V, 27.
[76] Quis est iste qui
venit de Edom, tinctis vestibus de Bosra ? Iste formosus in stola sua. Prima
Antiphona in Vesperis.
[77] I Johan. IV, 19.
[78] Psalm. XLIV.
Bhx cardinal
Schuster, Liber Sacramentorum
Aujourd’hui le Missel
note l’octave de saint Jean-Baptiste, qui pourtant, dans le calendrier romain,
apparaît seulement durant le bas moyen âge. Dans la réforme liturgique
accomplie sous Pie X, on fixa au contraire à ce jour la fête du Précieux Sang,
déjà instituée sous Pie IX et attribuée au premier dimanche de juillet.
Le sens de cette fête est
analogue au sens de celle du Sacré-Cœur. Le Sang représente le prix de la
commune rédemption que l’amour de Dieu ne voulut pas être inférieur à Lui-même.
Il existe une relation intime entre le Cœur et le Sang, non seulement parce
que, au dire de saint Jean, du Cœur blessé de Jésus jaillit après sa mort le
sang et l’eau ; mais parce que le premier calice où ce Sang divin fut consacré
et vivifié fut le Cœur du Verbe incarné.
Le bienheureux Gaspar del
Bufalo fut à Rome l’apôtre de la dévotion au Précieux Sang, sous le vocable
duquel il fonda une congrégation de missionnaires. Son corps repose dans
l’antique diaconie de Sainte-Marie in Trivio, et dans la Ville éternelle les vieillards
se souviennent du fervent missionnaire.
La messe est d’une
facture tout à fait récente. Dans l’ancien rit romain, la messe du dimanche de
la Passion était consacrée à rappeler au souvenir des fidèles l’efficace du
Sang de Jésus-Christ.
L’introït emprunte son
antienne au cantique des Bienheureux dans l’Apocalypse (V, 9-10) : « Par votre
Sang, Seigneur, vous nous avez rachetés de toute tribu, de toute langue, de
tout peuple et de toute nation, et, de nous, vous avez formé le royaume de
notre Dieu ». La rédemption est universelle, parce que Dieu est la charité par
essence, et celle-ci n’a ni mesure ni bornes. Quels que soient le rang et la
condition de vie où l’on se trouve, la plus héroïque sainteté est donc
possible, et les fastes de l’Église le démontrent.
Suit le psaume 88. Tandis
que, dans le royaume céleste, c’est-à-dire dans ce royaume dont parlait saint
Jean tout à l’heure, les anges très purs entonnent le trisagion à la gloire de
la sainteté de Dieu, les âmes rachetées dans le Sang de l’Agneau élèvent un
autre cantique, beaucoup plus adapté à leur humble condition : « Je chanterai
éternellement les miséricordes du Seigneur ; et mes lèvres annonceront à tous
les âges votre vérité ».
Voici la première
collecte : « Seigneur éternel et tout-puissant qui avez établi votre Fils
Rédempteur du monde, et qui avez voulu être apaisé par son Sang ; faites que
vénérant par un culte solennel le prix de notre rachat, nous évitions par ses
mérites tous les maux ici-bas, pour obtenir ensuite dans le ciel la plénitude
de son efficacité ».
La première lecture
(Hebr., IX, 11-15) commune à la messe du dimanche de la Passion, dont cette
fête récente constitue en quelque sorte une répétition. Après le sacrifice du
Calvaire, il est impossible de désespérer de son salut. Si l’efficacité du sang
des victimes légales de l’Ancien Testament était si grande, combien supérieure
ne sera pas celle du Sang du Christ qui, dans les ardeurs du Paraclet, s’offrit
tout entier à la sainteté et à la justice du Père pour le rachat du monde ?
Chaque fois donc que nous levons les yeux vers l’image du Crucifix et que nous
contemplons ses plaies et son sang, disons-lui avec confiance et amour :
vulnera tua, merita mea. Mes mérites, Seigneur, ce sont les plaies que vous
avez voulu souffrir pour moi.
Le répons est tiré de la
Ire Épître de saint Jean, v, 6-8. « Voici que vient Jésus-Christ, qui n’est pas
tel par le seul baptême dans l’eau du Jourdain, — comme le prétendait la fausse
Gnose, — mais par l’eau et par le sang, — c’est-à-dire par la réalité de son
humanité unie hypostatiquement à la divinité et reconnue authentiquement par la
divine Trinité sur les eaux du Jourdain ». « Ils sont trois ceux qui sont
témoins au ciel. Le Père, le Verbe et l’Esprit Saint, et ces trois sont un ». «
Ils sont trois, ceux qui attestent la divinité de Jésus à l’occasion de son
immersion dans le Jourdain. Le Saint-Esprit, l’eau — c’est-à-dire le baptême —
et le sang, — c’est-à-dire sa véritable humanité, — et ces trois témoignages en
constituent un seul ».
Le verset alléluiatique
forme la suite du passage précédent : « Alléluia. Si nous recevons le
témoignage humain, combien plus grand est le témoignage divin ! »
A vrai dire, celui qui a
choisi ces passages pour la fête du Précieux Sang s’est arrêté trop
exclusivement à la mention du sang, sans tenir compte du contexte de l’épître
de saint Jean. Ici l’Apôtre veut démontrer, contre les gnostiques, la divinité
du Christ, en soutenant qu’il est tel dès sa conception en vertu de l’union
hypostatique, et non pas simplement parce qu’au moment de son baptême lui
aurait été conférée la divinité en raison de ses mérites, comme le voulaient
les hérétiques. « Non, dit Jean, Jésus est né Fils de Dieu, et il ne l’est pas
devenu plus tard. Non in aqua solum, sed in aqua et sanguine ».
La lecture évangélique
(Ioan., XIX, 30-35) est la même que pour la fête du Sacré-Cœur de Jésus. Le
Sauveur, dans sa Passion, a répandu son Sang en grande abondance. Or on se
demande pourquoi Jean rapporte en termes si solennels la dernière effusion de
son sang mêlé à de l’eau, quand déjà le Cœur de Jésus avait cessé de battre ? A
cause de son symbolisme, répondent les Pères. La fausse gnose prétendait que la
divinité avait abandonné Jésus au moment où il s’écria sur la Croix : Deus meus,
Deus meus, ut quid dereliquisti me ? Jean au contraire, qui avait déjà soutenu
précédemment que le témoignage rendu par l’Esprit Saint à la divinité de Jésus
dans les eaux du Jourdain était identique à celui qui ressortait du symbolisme
de l’eau et du sang jaillis de son cœur après la mort, rapporte ici le prodige,
l’authentiquant de la garantie propre de l’Apôtre du Verbe.
L’antienne pour
l’offrande des oblations est tirée de la Ire Épître aux Corinthiens (X, 16) et
contient probablement une allusion à la coupe qui, au banquet pascal, était
appelée le calice de bénédiction. Jésus fit du symbole une réalité, et la coupe
de bénédiction devint l’Eucharistie. « Le calice de bénédiction sur lequel nous
prononçons la consécration, n’est-il pas la Communion au Sang du Christ ? Et le
pain que nous brisons n’est-il pas la Communion au Corps du Christ ? »
La collecte sur les
oblations s’inspire de l’Épître ad Hebræos : « Par les mérites de ces divins
Mystères, faites que nous puissions, Seigneur, nous unir ainsi au Médiateur du
testament nouveau, Jésus, pour renouveler ensuite dignement sur vos autels
l’offrande de son Sang, beaucoup plus éloquent que le sang d’Abel ».
L’antienne pour la
Communion est tirée de l’Épître aux Hébreux et nous rappelle le caractère différent
de la double parousie du Christ. (Hebr., IX, 28) : « Une première fois le
Christ s’offrit comme victime d’expiation pour les péchés de l’humanité. La
seconde fois, Il apparaîtra sans avoir de péchés à expier, mais pour conduire
au salut tous ceux qui attendent sa venue ».
La prière d’action de
grâces s’inspire des textes bien connus d’Isaïe (XII, 4) et de saint Jean (IV,
14) ; mais il semble que le rédacteur de la messe les ait joints l’un à l’autre
avec peu de bon goût littéraire : « Admis, Seigneur, à votre table sacrée, nous
avons puisé avec joie les eaux aux sources du salut ; nous vous demandons donc
que le sang du Rédempteur devienne en nous comme une source d’eau qui s’élève
jusqu’à la vie éternelle ».
Dans la sainte Écriture,
la grâce est à bon droit comparée à l’eau qui est... pretiosa et casta, comme
chantait saint François, De même, en effet, que l’eau est limpide, qu’elle
rafraîchit, féconde et purifie, ainsi l’œuvre du Divin Paraclet apaise la concupiscence,
expie les fautes, ramène l’âme à sa vérité native et lui confère la force de
s’élever à Dieu et d’agir conformément à ce nouvel état surnaturel de fille du
Très-Haut.
Dom Pius Parsch, Le
Guide dans l’année liturgique
Le sang divin, le prix de
la Rédemption.
Cette fête populaire
dépasse le Vendredi-Saint, le jour de la mort du Seigneur, les fêtes de la
Croix et la fête du Sacré-Cœur ; elle met devant nos yeux la valeur immense du
divin sang rédempteur. Tout le mois de juillet est consacré au « Précieux Sang
» (c’est intentionnellement que cette fête a été placée le premier jour du
mois).
Cette fête n’appartient
pas à la liturgie strictement classique car elle est née de la réflexion, de la
méditation. L’antique liturgie aime dans ses fêtes l’action plutôt que la
pensée. D’un autre côté cette fête correspond aux aspirations de l’âme moderne
qui s’attache si volontiers à la méditation de la Passion du Christ. Cette fête
a en outre l’avantage de nous placer au centre même de notre foi, la Rédemption
Conformément à cet esprit, nous allons rassembler les Images différentes que
l’Église, au bréviaire et au missel, nous donne du Précieux Sang. Nous les
partagerons en trois groupes : 1. Images figuratives, extraites de l’Ancien
Testament ; 2. Images historiques, l’histoire du Précieux Sang du Seigneur ; 3.
Images symboliques
1. Trois images
figuratives.
a) L’Église nous ramène
au berceau de l’humanité. Caïn et Abel offrent chacun un sacrifice. Le
sacrifice d’Abel est agréable à Dieu, mais pas celui de Caïn. Ce fut l’origine
du péché de jalousie et finalement du fratricide. La terre altérée but le sang
d’Abel. Mais le sang cria vengeance contre le meurtrier. C’est une figure du
sang du Christ qui, sur le Calvaire, crie non pas vengeance mais rédemption.
b) Quelques millénaires
plus tard. Le peuple d’Israël est opprimé par les Égyptiens. Dieu ordonne au
peuple d’immoler un agneau pascal et d’enduire de son sang les montants des
portes. L’ange de la mort passera devant ces maisons sans entrer. Mais, là où
les portes ne seront pas marquées de sang, tous les premiers-nés masculins
seront tués, depuis le premier-né du roi jusqu’à celui de la servante. Ce sang
sur les montants des portes est une figure du sang du Christ. « Le sang d’un
agneau peut-il sauver un homme ? Non ; mais il a de la puissance comme figure
du sang rédempteur ». Quand le meurtrier voit le seuil de notre âme marqué du
sang du Christ, il passe sans s’arrêter ; notre âme est sauvée.
c) Le Prophète Isaïe
voit, dans sa vision, un homme qui écrase des raisins dans le pressoir (C’était
la coutume en Orient de piétiner les raisins rouges dans le pressoir). Le
Prophète interroge cet homme : « Pourquoi ton vêtement est-il si rouge ? » «
J’ai dû fouler seul le pressoir, et parmi les peuples personne n’est avec moi
». Celui qui foule le pressoir est le Christ dont l’habit est rougi par le sang
rédempteur.
2. Images historiques. —
L’Église nous montre les premières gouttes de sang qui brillèrent sur le
couteau le jour de la circoncision de Jésus. Sur le mont des Oliviers, nous
voyons, dans la nuit, au clair de lune, le visage divin couvert du sang de
l’agonie. L’infortuné Judas, désespéré, jette dans le temple l’argent du sang ;
« J’ai trahi le sang innocent ». L’Église nous conduit ensuite à la colonne de
la flagellation et nous montre le Seigneur dans sa plus profonde humiliation.
Sous les coups cruels, le sang divin jaillit de tous côtés sur le sol. Le
Christ est conduit devant Pilate. Celui-ci montre à la foule le corps
ensanglanté : Ecce homo. Nous marchons à travers les rues de Jérusalem et nous
suivons les traces sanglantes qui nous conduisent jusqu’au Golgotha. Du bois de
la Croix ruisselle le sang. Un soldat ouvre le côté du Seigneur, et il en coule
du sang et de l’eau.
3. Deux images
symboliques.
a) Adam dort d’un sommeil
extatique. Dieu ouvre son côté, prend une côte et en forme Ève, la mère des
vivants. Nous considérons en esprit le second Adam, l’Adam divin, le Christ. Il
dort du sommeil de la mort. De son côté ouvert coulent du sang et de l’eau.
C’est le symbole du baptême et de l’Eucharistie, le symbole de la seconde Ève,
la mère de tous les vivants. Par le sang et l’eau le Christ voulait sauver tous
les nombreux enfants de Dieu et les mener à la fin éternelle.
b) Nous voyons une
cérémonie du culte juif au jour de la Fête de l’Expiation. Le grand-prêtre
pénètre une fois par an dans le Saint des Saints, et asperge l’arche d’alliance
avec le sang des taureaux et des boucs en signe d’expiation pour les péchés du
peuple. L’Église nous présente cette image en lui donnant une signification
plus élevée : le grand-prêtre divin, le Christ, entre une fois pour toutes, le
Vendredi Saint, dans le Saint des Saints du ciel, qui n’est pas fait de main
d’homme ni aspergé avec le sang des taureaux et des boucs ; il procure au
peuple avec son propre sang une éternelle rédemption. Cette image est mise sous
nos yeux par l’Épître du jour
Une image finale : L’Église nous conduit au dernier acte du sacrifice. Nous voyons un office célébré au ciel : au centre, sur l’autel, l’Agneau, immolé mais vivant, empourpré de son sang ; autour de lui, la foule innombrable des élus, en vêtements blancs, lavés dans le sang de l’Agneau. La foule des saints chante l’hymne de la Rédemption : « Vous nous avez rachetés par votre sang, nous qui venons de toute tribu, de tout peuple, de toute nation ! » — Maintenant, de la méditation passons aux actes. Nous sommes assez heureux pour posséder réellement parmi nous ce Divin Sang, pour l’offrir au Père céleste en faveur des âmes du monde entier ; oui, nous pouvons le faire fructifier.
SOURCE : http://www.introibo.fr/Le-Precieux-Sang-1er-juillet