Map of Lucania, cropped from old public domain map of Italy, from the Perry-Castañeda Library Map Collection, Historical Atlas by William R. Shepherd
Saint Christophe de
Collesano
Moine (10ème s.)
L'éparchie monastique du
Latinium rappelle dans 'Vies des Saints et des frères Macaire et Saba' qui,
arrivés sur cette terre par Colles, en Sicile, avec leur père, Christophe, ont
vécu pendant un certain temps dans ce domaine où il a fondé plusieurs
monastères et il est explicitement indiqué dans le voisinage d'un château-fort
qui se trouvait près de la rivière, où ils fondèrent un monastère dédié à Saint
Laurent.
Voir aussi Saint Macaire de Collesano.
Au mont Mercure en
Lucanie, au Xe siècle, saint Christophe de Collesano, moine, qui avec toute sa
famille travailla grandement à propager la vie monastique.
Martyrologe romain
SOURCE : http://nominis.cef.fr/contenus/saint/11287/Saint-Christophe-de-Collesano.html
San Cristoforo di
Collesano Monaco
Martirologio Romano: Sui
pendii del Mercurio in Basilicata, san Cristoforo da Collesano, monaco, che si
dedicò intensamente con tutta la sua famiglia alla propagazione della vita
monastica.
Visse nel sec. X, in un
periodo particolarmente calamitoso per la Sicilia, occupata dai Saraceni. Fu
marito di Call e padre dei santi Saba e Macario, due dei principali asceti
italo-greci di quel tempo.
Dopo una vita religiosa
molto intensa, si sentì chiamato a un ascetismo più accentuato, ai quale fu
iniziato dal santo egumeno Niceforo nel monastero, allora fiorente, di San
Filippo d'Agira. Col permesso del suo superiore, egli si ritirò a condurre vita
eremitica presso la chiesa di San Michele di Ctisma, dove fu raggiunto dai suoi
figli. Poco dopo anche a moglie Call si faceva promotrice dello stesso tenore
di vita monastica tra le donne.
Verso il 941, a causa della carestia abbattutasi sulla Sicilia, fu costretto, insieme con i membri della famiglia e altri cittadini di Collesano, a trasferirsi in Calabria. Dopo varie peregrinazioni, raggiunse la regione monastica del Mercurio, all'estremità settentrionale della regione, dove vivevano molti asceti e una grande quantità di monaci greci di vita angelica più che umana. In questa famosa eparchia costruì la chiesa di San Michele con un monastero annesso, che divenne centro di vita cenobitica. Avendo affidato la direzione del monastero al figlio Saba, egli intraprese il pellegrinaggio alla tomba degli Apostoli a Roma, che era di rito per tutti gli asceti italo-greci di quei tempi. Al ritorno, per l'aumentato numero dei discepoli, eresse un altro cenobio nel territorio di Laino, presso la diruta chiesa di Santo Stefano. Ivi riprese severamente un'orsa, che veniva periodicamente a devastare i legumi dei monaci, ed essa non si fece più vedere. In prossimità della morte fu assistito amorosamente dai membri della sua famiglia e dai monaci mercuriensi, che lo venerarono come un santo. Poco dopo lo seguì nella tomba la moglie Call, mentre i figli Saba e Macario prendevano la direzione dei monasteri da lui fondati. Nel Martirologio Basiliano la sua memoria ricorre al 17 dicembre.
Autore: Francesco
Russo
SOURCE : http://www.santiebeati.it/dettaglio/81960
17 dicembre, San
Cristoforo da Collesano, monaco del X secolo
Il 17 dicembre sono
numerosi i Santi e i Beati celebrati dalla Chiesa cattolica, così come da
quella ortodossa. Lo scorso anno la rubrica venne dedicata a San
Modesto, patriarca di Gerusalemme, mentre oggi vi parliamo di San
Cristoforo da Collesano, monaco vissuto nel X secolo, in un periodo
particolarmente calamitoso per la Sicilia, occupata dai Saraceni.
Cristoforo fu marito di
Call e padre dei santi Saba e Macario, due dei principali asceti italo-greci di
quel tempo e, come ci ricorda Francesco Russo, dopo una vita religiosa molto
intensa, si sentì chiamato a un ascetismo più accentuato, ai quale fu iniziato
dal santo egumeno Niceforo nel monastero, allora fiorente, di San Filippo
d’Agira. Con il permesso del suo superiore, egli si ritirò a condurre vita
eremitica presso la chiesa di San Michele di Ctisma, dove fu raggiunto dai suoi
figli. Poco dopo anche a moglie Call si faceva promotrice dello stesso tenore
di vita monastica tra le donne.
Verso il 941, a causa
della carestia abbattutasi sulla Sicilia, fu costretto, insieme con i membri
della famiglia e altri cittadini di Collesano, a trasferirsi in Calabria. Dopo
varie peregrinazioni, raggiunse la regione monastica del Mercurio,
all’estremità settentrionale della regione, dove vivevano molti asceti e una
grande quantità di monaci greci di vita angelica più che umana. In questa
famosa eparchia costruì la chiesa di San Michele con un monastero annesso, che
divenne centro di vita cenobitica. Avendo affidato la direzione del monastero
al figlio Saba, egli intraprese il pellegrinaggio alla tomba degli Apostoli a
Roma, che era di rito per tutti gli asceti italo-greci di quei tempi.
Al ritorno, per
l’aumentato numero dei discepoli, eresse un altro cenobio nel territorio di
Laino, presso la diruta chiesa di Santo Stefano. Ivi riprese severamente
un’orsa, che veniva periodicamente a devastare i legumi dei monaci, ed essa non
si fece più vedere. In prossimità della morte fu assistito amorosamente dai
membri della sua famiglia e dai monaci mercuriensi, che lo venerarono come un
santo. Poco dopo lo seguì nella tomba la moglie Call, mentre i figli Saba e Macario
prendevano la direzione dei monasteri da lui fondati. Nel Martirologio
Basiliano la sua memoria ricorre al 17 dicembre.
Alessio
Yandusheff-Rumiantseff
Sacerdote cattolico, nato
a San Pietroburgo nel 1973, attualmente vive a Roma dove svolge il suo servizio
pastorale ed accademico. Dottore in Teologia e professore. Ha compiuto gli
studi in genetica a San Pietroburgo, in filosofia in Liechtenstein e in
teologia alla Pontificia Università Lateranense e alla Pontificia Università
Gregoriana di Roma. È cappellano della Facoltà di Economia dell'Università La
Sapienza. Collabora con le riviste teologico-filosofico-storiche "Traditio
viva" e "Folia petropolitana" in qualità di redattore e
traduttore.
SOURCE : https://www.ilvaloreitaliano.it/17-dicembre-san-cristoforo-da-collesano-monaco-del-x-secolo/
CRISTOFORO da Collesano,
santo
di Vera von Falkenhausen - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31 (1985)
Nacque a Collesano (prov.
Palermo) probabilmente alla fine del sec. IX. Del periodo precedente il
passaggio alla vita monastica sappiamo soltanto che egli era sposato e aveva
due figli, Saba e Macario, nonché qualche proprietà terriera. Nulla conosciamo,
invece, circa la sua posizione sociale ed economica, né sappiamo quale
educazione avesse ricevuto o a quale ambiente culturale appartenesse. In data
non precisabile C., ispirato, secondo le fonti agiografiche, da una visione
dell'arcangelo Michele, abbandonò la sua famiglia per farsi monaco nel
monastero di S. Filippo di Agira (prov. Enna). Dopo il noviziato trascorso nel
monastero, gli fu permesso dall'abate Niceforo di ritirarsi nel piccolo eremo
di S. Michele di Ktisma, dipendente da S. Filippo. La fama della sua vita
ascetica e della sua santità si difflise ben presto in tutta la Sicilia, tanto
da indurre anche i suoi figli ed altri concittadini a seguire il suo esempio e
ad abbracciare la vita monastica ritirandosi, sotto la sua guida, a S. Michele;
successivamente anche la moglie Kale prese il velo.
Durante una grande
carestia - probabilmente quella del 939-940 verificatasi in seguito alla sanguinosa
campagna del comandante fatimidico Halil contro i Siciliani ribelli., - C.
abbandonò l'isola con la famiglia, i monaci e un gruppo di parenti e compaesani
che non facevano parte della comunità. Passati in Calabria, essi fondarono un
nuovo monastero, anch'esso dedicato a S. Michele, presso Merkurion nella
valle dei Lao. Il monastero attirò in breve tempo tanti nuovi monaci che si
resero necessarie ulteriori bonifiche per garantire il nutrimento dei numerosi
abitanti nella comunità.
Dalla Calabria - per via
marittima - si recò come pellegrino a Roma per pregare sulle tombe degli
apostoli. Per il periodo della sua assenza nominò abate il figlio Saba. Poco
dopo il suo ritorno da Roma nuovi attacchi arabi contro le coste calabresi
costrinsero i monaci ad abbandonare il monastero (952) e a trasferirsi più a
settentrione. Nella provincia di Latinianon in Basilicata essi
costruirono il monastero di S. Lorenzo sul Sinni dove C. morì e fu sepolto.
Non si conosce la data
esatta della sua morte, né è possibile avanzare ipotesi al riguardo; sembra
comunque che già intomo all'anno 1000 C. fosse venerato -almeno nel suo
monastero - come santo. Molto tempo prima di morire C. aveva affidato la
direzione dei monastero principale e delle sue dipendenze al figlio Saba, mentre
egli stesso si era ritirato in una cella non lontanodal monastero. Più tardi
Saba fu costretto dai rinnovati attacchi arabi a rifugiarsi ancora più a
settentrione, intorno a Salerno, dove fondò nuovi monasteri, la guida dei quali
fu assunta dopo la sua morte (nel 990 circa) dal fratello Macario.
Le notizie relative alla
persona e alla vita di C. si desumono da due testi agiografici greci, scritti,
intorno al Mille, dal patriarca di Gerusalemme Oreste che aveva conosciuto Saba
in Italia. Si tratta del Βίος καὶ πολιτεία τορ ὁσίωρ πατέρων ὑμῶν Χρισοϕόρου καὶ
Μακαρίου e del Βίος καὶ πολιτεία τοῦ ὁσίου πατρὸς ὑμῶν Σάβα τοῦ Νέου. Ambedue i
testi fanno parte di un gruppo di Vite di santi monaci greci, tutti provenienti
dal monastero di S. Filippo di Agira, che erano stati costretti dagli
avvenimenti bellici del sec. X e dell'inizio del successivo ad abbandonare la
Sicilia e la Calabria per fondare monasteri nuovi e più sicuri in Basilicata.
L'unico manoscritto conservato contenente la vita di C. e di Macario (cod. Vat. gr.
2072) proviene, molto significativamente, dalla biblioteca del monastero greco
di S. Elia di Carbone (prov. Potenza). Le due Vite scritte da Oreste
si differenziano, però, molto l'una dall'altra. Mentre la Vita di
Saba fa frequenti riferimenti a persone ed avvenimenti storici noti,
permettendo così un inquadramento cronologico sicuro del santo, la Vita di
C. e di Macario è priva di connotazioni precise e non offre alcun elemento
utile per la datazione. Tuttavia, non c'è motivo di dubitare dell'esistenza
storica di Cristoforo. Tutte le notizie relative alla sua vita, infatti, si
inseriscono perfettamente nel quadro del monachesimo greco dell'Italia
meridionale.
Come monaco C. preferì
condurre la vita di eremita, come fece sia nel monastero di S. Michele di
Ktisma, sia nel monastero presso Merkurion. Anche a S. Lorenzo sul Sinni
egli viveva da solo in una cella (καϑ᾿ἡσυχίαν) a qualche distanza dal
monastero, ma in continuo contatto con la vita spirituale della comunità. Una
tale mescolanza tra elementi cenobitici ed eremitici all'interno di un grande
monastero non è una rarità nel monachesimo greco e si riscontra spesso in
quelli dell'Italia meridionale. Altrettanto tipica è l'influenza esercitata
dalla famiglia del fondatore sulla direzione del monastero, ed era quasi la
regola che abati come C. o Saba nominassero come loro successori figli,
fratelli e nipoti. Nel caso di C. si deve rilevare che, a quanto pare, la
santità del figlio si è trasferita anche al padre e al fratello. Il grande
santo della famiglia fu Saba il giovane, famoso per aver fondato molti
monasteri in Calabria, Basilicata e Campania, il. quale, da vecchio, si trovò
anche a svolgere un'attività politica: intervenne ripetute volte a Roma, alla
corte di Ottone II e di Teofano, a favore del catapano bizantino e del dux di
Amalfi. Saba, la cui attività è provata anche da fonti documentarie, dovette
essere circondato già in vita da vasta fama: nella sua Vita sono
raccontati numerosi suoi miracoli, guarigioni, moltiplicazioni di cibi e visioni.
Di C., invece, sono riportati soltanto due miracoli piuttosto modesti: avrebbe
indotto un orso ad abbandonare l'orto del monastero e avrebbe procurato con le
sue preghiere un figlio alla moglie sterile di un personaggio importante di
Rossano. Infine c'è da rilevare che, a differenza di quanto è avvenuto per Saba
e per Macario, non sono tramandati inni liturgici dedicati a Cristoforo. La
festa di C., di cui non è noto il giorno della morte, è celebrata, secondo il
calendario basiliano, il 17dicembre, un giorno dopo quella del figlio Macario.
Da tutti questi dati sembra lecito dedurre che la santità di C. non era molto
di più che un'appendice di quella dei suoi più celebri figli.
Fonti e Bibl.: Historia
et laudes SS. Sabae et Macarii iuniorum e Sicilia auctore Oreste
Patriarcha Hierosolymitano, a cura di I. Cozza-Luzi, Roma 1893; J. Gay, L'Italie
mérid. et l'Empire byzantin, Paris 1904, pp. 262-268; M. Amari, Storia
dei musulmani di Sicilia, a cura di C. A. Nallino. II, Catania 1935, pp. 470
s.; L.-R. Ménager, La "byzantinisation" religieuse de
l'Italie méridionale (IXe-XIIe siècles), in Rev. d'historie eccl.,
LIII (1958), pp. 764-767, G. Da Costa-Louillet, Saints de Sicile et
d'Italie méridionale aux VIIIe. IXe et Xe siècles, in Byzantion, XXIX-XXX
(1959-1960), pp. 130-142; S. Borsari, Il monachesimo bizantino nella
Sicilia e nell'Italia meridionale prenormanne, Napoli 1963, coll. 46-50, 90,
96, 98, 101, 124; F. Russo. C. di C., in Bibliotheca Sanctorum,
IV, Roma 1964, pp. 346 ss.; V. von Falkenhausen, Imonasteri greci
dell'Italia meridionale e della Sicilia, in Il passaggio dal dominio
bizantino allo Stato normanno nell'Italia meridionale. Atti del secondo
Convegno internazionale di studio sulla civiltà rupestre medievale nel
Mezzogiorno d'Italia (Taranto-Mottola, 31 ott.-4 nov. 1973). Taranto 1977,
pp. 199-202; E. Morini, Eremo e cenobio nel monachesimo greco dell'Italia
meridionale nei secc. IX e X, in Riv. di storia della Chiesa in
Italia, XXXI (1977), pp. 354, 359-365, 376.
SOURCE : https://www.treccani.it/enciclopedia/cristoforo-da-collesano-santo_%28Dizionario-Biografico%29/
Voir aussi : https://patrimonioculturale.regione.basilicata.it/rbc/form.jsp?bene=945&sec=5
https://www.orsomarsoblues.it/2016/11/mercurion-mepkoupiov-raccontato-wilma-fittipaldi/
https://ilcalabrone.info/il-mercurion-luogo-di-arte-e-fede-fra-calabria-e-lucania/