San Nicola il Pellegrino. Table avec l'histoire de la vie de saint Nicolas le Pèlerin, musée diocésain de Trani (it).
Saint Nicolas le Pèlerin
Pèlerin (+ 1094)
Né en Grèce, dans
l'Attique, il n'avait comme prière, dès sa jeunesse, que "Seigneur, prends
pitié" et pour bâton, sans cesse à la main, une croix de bois. On le prit
pour fou et on le traita comme tel, même dans le monastère où il était entré.
Il quitta la Grèce et, emmené par un moine de ce monastère, il parcourut le sud
de l'Italie, gardant sa croix en main, au cri de "Kyrie eleison".
À Trani dans les
Pouilles, en 1094, saint Nicolas le pèlerin. Né en Grèce, il parcourut la
région, une croix dans la main et priant sans arrêt: Kyrie eleison.
Martyrologe romain
SOURCE : http://nominis.cef.fr/contenus/saint/7225/Saint-Nicolas-le-Pelerin.html
San
Nicola Pellegrini busto argenteo di bottega napoletana datato al 1899 e donato dai
cittadini tranesi
Saint Nicolas, dit ''le
Pèlerin'', ne doit pas être confondu avec le célèbre saint Nicolas de Bari. Il
s'agit d'un jeune pèlerin, venu de Grèce à Trani dans les Pouilles au XIe
siècle. Les Eglises d'Orient et d'Occident ne se considéraient alors pas comme
séparées.
Le jeune homme, répétait
sans cesse ''Kyrie Eleison'' et tenait à la main une croix de bois, pendant son
pèlerinage sur les lieux saints de Grèce, de Dalmatie et de la côte adriatique
italienne. Il arriva à Trani en provenance de Tarante et réunit comme à son
habitude la jeunesse locale à qui il faisait répéter son invocation et lui
apprenait à mieux prier. Mais il mourut quelques semaines après son arrivée, en
juin 1094. Des miracles, grâce à son intercession, furent attestés, si
bien qu'en 1098, l'évêque de Trani l'inscrivit comme Vénérable à cause de sa
vie de pénitence en Grèce, telle que la raconta son compagnon Bartholomée, et à
cause de ses miracles post-mortem qui furent relatés et retranscris par
des témoins oculaires. Urbain II autorisa la canonisation du jeune
pèlerin et on édifia à Trani une basilique au bord de la mer qui
abrita sa dépouille. Trani en fit son patron. Le Pape Benoît XIV confirma son
culte en 1748 et l'inscrivit au martyrologe romain.
SOURCE : http://ut-pupillam-oculi.over-blog.com/article-32153679.html
Also
known as
Nicholas the Pilgrim
Nicola Pellegrino di
Trani
Nicholas of Trani
Nicola il Pellegrino
Profile
Moved from Greece to
Apulia, Italy as
a teenager where he wandered the streets carrying a cross and
crying “Kyrie Eleison” (“Lord, have mercy”). Groups of children would
follow him, also crying “Kyrie Eleison”. Noted for his piety and personal
holiness, but considered a lunatic by the locals. Many miracles reported
at his tomb.
Born
1094 in Trani, Italy of
natural causes
Trani-Barletta-Bisceglie-Nazareth, Italy, archdiocese of
Additional
Information
Book
of Saints, by the Monks of
Ramsgate
Saints
of the Day, by Katherine Rabenstein
books
Our Sunday Visitor’s Encyclopedia of Saints
other
sites in english
images
videos
sitios
en español
Martirologio Romano, 2001 edición
fonti
in italiano
MLA
Citation
“Saint Nicholas
Peregrinus“. CatholicSaints.Info. 19 November 2024. Web. 19 December 2024.
<https://catholicsaints.info/saint-nicholas-peregrinus/>
SOURCE : https://catholicsaints.info/saint-nicholas-peregrinus/
Άγιος Νικόλαος
Book of Saints –
Nicholas – 2 June
Article
(Saint)
(June
2) (11th
century) A Greek by
birth who lived a saintly life in various solitudes, mostly in the South
of Italy,
whence his surname “Peregrinus” (the pilgrim).
He worked many miracles and
was canonised by Pope Urban
II in less than five years after his holy death (A.D. 1094).
MLA
Citation
Monks of Ramsgate.
“Nicholas”. Book of Saints, 1921. CatholicSaints.Info.
25 March 2016. Web. 19 December 2024.
<https://catholicsaints.info/book-of-saints-nicholas-2-june/>
SOURCE : https://catholicsaints.info/book-of-saints-nicholas-2-june/
Casa
dove morì San Nicola nel 1094.
St. Nicholas Peregrinus
Feastday: June 2
Confessor, so
called Peregrinus because
of his constant pilgrimages. A Greek by birth, he went to Italy and
earned considerable fame by wandering throughout the countryside carrying a
cross and declaring Kyrie eleison, being joined by crowds, especially made up
of children, who repeated the same declaration. Nicholas died at Trani at the
age of nineteen and was considered to be demented. Within a short time,
however, miracles were claimed at his tomb, and he was canonized in 1098 by
Blessed Pope Urban II.
SOURCE : https://www.catholic.org/saints/saint.php?saint_id=4852
Άγιος
Νικόλαος ο Προσκυνητής
San Nikola pellegrino Stiriota
Nicholas the Pilgrim
(Peregrinus) (RM)
Born in Greece, 1075;
died in Trani, Italy, 1094; canonized in 1098. As a teenager, Nicholas migrated
from his homeland to Apulia in southern Italy. He wandered through the streets
carrying a cross and crying "Kyrie Eleison." Crowds of children would
follow him, repeating the same cry. Although he was often treated as a lunatic,
when he died at the age of 19, so many miracles were worked at his tomb that he
was canonized almost immediately (Benedictines, Encyclopedia).
SOURCE : http://www.saintpatrickdc.org/ss/0602.shtml
Altarino
laterale nella Chiesa di San Nicolino (Trani), con icona del santo Nicola il
Pellegrino e statua, in corrispondenza al luogo tradizionale della sua morte
San Nicola il Pellegrino
m. Trani, 1094
La cattedrale di Trani è
la sua memoria vivente, una memoria di straordinaria armonia. Nicola il
Pellegrino è patrono della città pugliese: a lui è dedicato il tempio costruito
nel 1097. Nicola di Trani proveniva dalla Grecia; trasferitosi in Puglia, la
percorse per intero. Le cronache riferiscono che pronunciasse una sola,
insistente invocazione: «Kyrie Eleison». Morì a Trani nel 1094. Infiniti da
allora i miracoli sulla sua tomba . (Avvenire)
Patronato: Trani
Etimologia: Nicola = vincitore
del popolo, dal greco Nikòlaos
Martirologio Romano: A
Trani in Puglia, san Nicola, che, pellegrino nato in Grecia, percorreva tutta
la regione portando in mano una croce e ripetendo senza interruzione ‘Kyrie,
eléison’.
Al contrario del più
celebre s. Nicola patrono di Bari, del nostro s. Nicola denominato il
Pellegrino, vi sono pochissime notizie ma certamente degne di fede, egli è
patrono della città di Trani, dove morì nel 1094 dopo appena quindici giorni
dal suo arrivo, proveniente da Taranto e prima ancora da Otranto.
Era nato in Grecia e dopo
aver trascorso alcuni anni in solitudine giunse in Puglia, che percorse tutta
intera con una croce in mano e ripetendo l’invocazione ‘Kyrie Eleison’.
Attirava e riuniva intorno
a sé i ragazzi dando loro piccoli doni e facendo ripetere loro la sua
invocazione.
Dopo la sua morte
fiorirono numerosi miracoli; quattro anni dopo nel 1098 nel Sinodo Romano, il
vescovo di Trani si alzò e chiese all’Assemblea che il venerabile Nicola
venisse iscritto nel catalogo dei Santi per i meriti avuti in vita e per i
miracoli avvenuti post-mortem.
Il papa Urbano II emanò
un ‘Breve’ che autorizzava il vescovo di Trani dopo opportuna riflessione ad
agire come riteneva più opportuno. Il vescovo tornato a Trani lo canonizzò e
dopo avere eretto una nuova basilica vi depositò il corpo del Santo.
Nel 1748 papa Benedetto
XIV lo inserì nel Martirologio Romano. Le fonti delle notizie sono quattro: le
prime tre riportate dalla “Bibliotheca hagiografica Latina antiquae et mediae
aetatis” 2° vol. Bruxelles 1898-1901. La prima riguarda la sua vita in Grecia
testimoniata da Bartolomeo suo compagno; la seconda narra il suo arrivo a
Trani, la morte, e i miracoli ed è stata scritta da Adelferio testimone
oculare; la terza ha per autore il diacono Amando di Trani e narra la
canonizzazione e traslazione di s. Nicola; la quarta fonte è una ‘Vita’
stampata in lingua italiana e narra la seconda traslazione del corpo.
Nicola deriva dal greco
Nikòlaos e significa “vincitore del popolo”.
Autore: Antonio
Borrelli
Cattedrale di Trani
Lo credono pazzo e Nicola è veramente pazzo, ma di Dio. Egli ripete sempre le stesse parole in greco «Kyrie eleison! Kyrie eleison!» che significano “Signore abbi pietà dei nostri peccati, mostraci benevolenza”. Viene giudicato malato di mente perché si comporta come i fanciulli. Eppure lui desidera solo seguire il Vangelo (Matteo 18,3): «In verità io vi dico: se non [...] diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli».
Nasce nel 1075 a Stiri (attuale Distomo, Grecia), in una povera famiglia. Perde il padre e, a otto anni, va a pascolare le pecore. Non sa né leggere né scrivere. La solitudine lo fa riflettere e, così, avverte la presenza di Dio. Un monaco gli insegna una preghiera semplice. Il pastorello la riduce all’essenziale e, in seguito ad una visione di Gesù, recita di continuo «Kyrie eleison!». I bambini festosi lo circondano, i ragazzi lo deridono, gli adulti lo considerano pazzo. Anche la madre, disperata, lo manda via da casa. Nicola a dodici anni, confortato dalla fede, con in mano una croce e a tracolla una bisaccia, si rifugia nella tana di una pericolosa orsa. Con la sua croce Nicola manda via l’orsa e vive come gli eremiti, cibandosi di erbe. In seguito la madre lo richiama e lo affida a un monastero dove il ragazzino viene picchiato perché non smette di ripetere la sua giaculatoria. Lo rinchiudono in una torre, ma Nicola ricompare in chiesa; lo legano a una catena, ma lui riesce a liberarsi; lo gettano in mare legato mani e piedi e lui si salva aiutato da un delfino.
Il ragazzo, poi, decide di andare in pellegrinaggio a Roma. Nella nave che lo porta in Puglia, ad Otranto (Lecce), i naviganti, infastiditi dal suo ripetere «Kyrie eleison!», lo buttano in mare, ma lui arriva sulle coste pugliesi illeso. Si sposta a piedi, compie alcuni miracoli e ovunque ripete «Kyrie eleison!». Chiede l’elemosina e dona frutta ai bambini che gioiosi lo accolgono saltellando. Purtroppo i “grandi” non sono così ingenui e puri. L’arcivescovo di Lecce e quello di Taranto, disturbati dal forestiero che urla «Kyrie eleison!», lo fanno bastonare e frustare. Nicola arriva a Trani il 20 maggio 1094 malconcio e affamato. Qui l’arcivescovo Bisanzio lo ascolta, intuisce la sua santità, gli offre un letto e del cibo. Dopo pochi giorni, il pellegrino arrivato dalla Grecia si ammala e muore. Subito avvengono guarigioni miracolose come quella di una ragazzina cieca che riacquista la vista. A Trani, dove San Nicola il Pellegrino è patrono, sorge una cattedrale costruita in suo onore che accoglie le sue spoglie.
Autore: Mariella Lentini
SOURCE : http://www.santiebeati.it/dettaglio/90618
Piazza Duomo a Trani
La
città di Trani decise di sostituire l'antica cattedrale bizantina di Santa
Maria con una nuova chiesa, la cattedrale di San Nicola pellegrino, dedicata a
un giovane greco, morto nella città pugliese un secolo prima e proclamato santo
per la sua bontà e devozione.
Cattedrale di Trani
Trani
Cathedral was consecrated in 1143.
Eines der wichtigsten Beispiele der apulischen romanischen Architektur
Cattedrale
di Trani
Vita di san Nicola il
Pellegrino, pazzo per Cristo
La Vita di san
Nicola (detto anche il Pellegrino) è di straordinario interesse: raccoglie
i ricordi relativi a un giovanissimo pazzo per Cristo nato in Grecia
nel 1075 circa e morto nel 1094 circa in Puglia, dove è venerato a Trani e in
diverse altre località.
La sintesi qui proposta è tratta da G. CIOFFARI, San Nicola pellegrino
patrono di Trani, Bari 1994.
Nicola nasce nel 1075
circa in un villaggio nei pressi del Monastero di San Luca di Stirion [nella
Focide, non lontano da Livada, diocesi di Tebe - Thivòn ke Livadìas] da
poveri agricoltori; non riceve alcuna istruzione e, all'età d’otto anni circa,
è mandato a pascolare le pecore. Illuminato tuttavia dalle increate Energie, un
giorno, all’improvviso, comincia a gridare: Kyrie eleison! Invocando
incessantemente la divina misericordia, meritò di raggiungere grandi altezze.
La madre ricorre a
minacce e botte, nell'intento di far rinsavire il figlio; quando si rende conto
di non riuscire a distoglierlo da quella pratica, lo caccia di casa. Il
ragazzo, dodicenne, si avvia verso la montagna e si rifugia in una grotta,
nella quale abitava un'orsa. Vedendola, Nicola afferra una croce e dice: -
In nome di Gesù Cristo, non entrare più in questo luogo. Obbediente, l’orsa
lasciò quel luogo e disparve. Nicola si stabilisce nella grotta, nutrendosi
d’erbe crude, gridando giorno e notte: Kyrie eleison! Un giorno gli
si presenta un monaco dall'aspetto venerabile e dalla barba lunga, nudo e con i
capelli bianchi: lo chiama per nome; lo spinge all'amore della virtù; lo esorta
e istruisce, poi scompare.1
La madre porta poi Nicola
nel Monastero di San Luca di Stirio. All'inizio, sospettandolo posseduto dal
demonio, i monaci lo bastonano: egli allora sta dinanzi alla porta del tempio,
rivolgendosi a Dio senza mai stancarsi e gridando in preghiera: Kyrie
eleison!
I monaci chiudono Nicola
in una torre, e fermano la porta con un macigno: verso la mezzanotte, ecco un
tuono, il macigno rotola e il ragazzo può uscire liberamente e si reca in
chiesa, esclamando come al solito Kyrie eleison. I monaci acciuffano
Nicola e lo incatenano in una cella. La catena si disfa: Nicola va al
refettorio, dove i monaci mangiano e, pregando sempre il suo Kyrie
eleison, mette la catena dinanzi ai loro occhi. Lo cacciano dal monastero,
ma la Potenza divina solleva Nicola e lo depone sulla cupola della chiesa. I
monaci, che dopo il pranzo stanno riposando nelle celle, lo sentono gridare il
solito Kyrie eleison e accorrono: uno si arrampica sulla cupola e, a
bastonate, costringe Nicola a scendere. Nel tentativo di farlo rinsavire, i
monaci buttano il ragazzo in mare; un delfino, sollevandolo dal profondo, salva
Nicola che, salito su uno scoglio, continua a gridare Kyrie eleison! Intanto
si solleva improvvisamente il vento, le onde si agitano e si scatena la
tempesta; i monaci che lo avevano buttato a mare sono in pericolo. Nicola li
chiama da terra, dicendo: - Gridate anche voi il Kyrie eleison! Una
volta salvi, i monaci lasciano in pace il ragazzo; egli, però, abbandona il
monastero e torna a casa dalla madre.
Nicola, prendendo una
mannaia o un'ascia o un coltello, ogni giorno andava in montagna; tagliava
legna da alberi di cedro, faceva delle croci e andava a piantarle ovunque.
Un giorno Nicola prende
con sé il fratello Giorgio, più piccolo di lui, e lo conduce in montagna. Gli
dice: - Ti supplico, resta con me per tre giorni, costanti nella
preghiera. Il Signore ci farà conoscere ciò che ha previsto per noi. Prega,
dunque, affinché anche tu sia illuminato. Ecco, appare un angelo del
Signore, come una colonna di fuoco la cui sommità raggiungeva il cielo; prende
entrambi e li porta in un luogo altissimo, dicendo: - Questo luogo, o
Nicola, grazie a te sarà glorificato sino alla fine del mondo. Giorgio dormiva
profondamente; quando l’angelo se ne fu andato, chiese: - Dove siamo? Nicola
rispose: - A Oraco. Replica Giorgio: - Non potevi fare l’eremita da
solo, senza costringere anche me? Come possiamo lasciare sola nostra
madre? Gli dice il santo: - Il Padre delle misericordie che ha cura
di tutti la custodirà, proteggerà e difenderà da ogni male, consolandola e
salvandola in questo e nel mondo a venire.
Giorgio lascia il
fratello e torna a casa; il santo invece rimane dove l'ha portato l’angelo: si
costruisce una capanna e intaglia croci di legno di cedro, innalzandole
dappertutto.
Un giorno gli appare
l'angelo del Signore e gli dice: - Tu scaverai in quel punto e troverai
una sorgente, ma gli uomini della zona non ti lasceranno abitare qui. Un
giorno, Nicola decide di salire a Euzerichia. Mentre si avvicina, gridando come
al solito Kyrie eleison, lo vede da lontano l'igumeno Teodoro, il
quale dice ai monaci: - Facciamogli montare un cavallo feroce, e così
vedremo se davvero è un santo. I monaci lo mettono a forza in sella e spronano
il cavallo: l’animale, però, si fa mansueto.
Venuta notte, Nicola
sogna un angelo del Signore che gli mostra una grotta piena di luce. Entra in
essa; vede tre icone, una di Gesù Cristo, un'altra della Madre di Dio, e la
terza del Precursore; dinanzi alle tre icone pendevano tre lampade. Nicola
venera le icone e, sempre in sogno, vede che l'angelo del Signore lo porta in
Langobardia2, in una città sul mare chiamata Trani, e gli dice: - Gli
uomini di questa regione ti cacceranno e non ti tratterrai a lungo con loro.
Svegliatosi, Nicola cerca
invano la grotta vista in estasi; non riuscendo a trovarla, ritorna a Oraco e
continua a intagliare croci di legno di cedro. E’ così occupato quando gli
viene incontro, a cavallo, il monaco Massimo, economo del monastero di Stirio,
uomo violento e severo. Il santo lo saluta con umiltà e gli dice: - Perché
maltratti i lavoratori a te soggetti e li opprimi e affliggi ingiustamente?
Il monaco Massimo, sceso
da cavallo, cominciò crudelmente a colpire il santo col bastone che portava. Il
santo giaceva pieno di piaghe e dolori, rendendo grazie a Dio, quando fu rapito
e in sogno vide san Luca, il fondatore del monastero di Stirio, 3 che
lo assisteva dicendo: - Coraggio, Nicola; si consoli il tuo cuore; il
Signore è con te! E porgendogli una croce, immediatamente lo risanò.
Alzatosi, Nicola si recò a Euzerichia, dove il monaco Massimo stava dormendo.
Invocando ad alta voce Kyrie eleison, lo svegliò. Il monaco fece
inseguire Nicola dai cani: il ragazzo si salvò arrampicandosi su un albero.
Un giorno Nicola andò a
trovare sua zia Irene. Lungo la strada, alcuni passanti gli avevano
regalato una certa quantità di olive. Egli le diede a Irene, dicendo: - Parte
mangiale tu, parte dalle a mia madre. Quella se le mangiò tutte ma subito
perse la voce. Il santo tornò da lei e, segnatala con una croce, le restituì la
parola.
Nicola vestiva da monaco:
non era stato ordinato, ma i monaci di Stiri gli avevano fatto indossare
l’abito, come per gioco. Una fanciulla di bell'aspetto si presenta a Nicola,
chiedendogli di poterlo seguire nei suoi pellegrinaggi: il ragazzo accetta, e la
traveste da monaco. Questa ragazza seguiva il santo e con lui diceva Kyrie
eleison eppure, improvvisamente, accusa Nicola come seduttore e
ingannatore, aggiungendo calunnie e infamie. I paesani ricoprono Nicola
d’ingiurie; arrivano anche i parenti: sentendo il rimorso della coscienza, la
ragazza confessa la verità, che lei aveva liberamente scelto di seguire il
santo.
Il primo luglio, nel
Metochio di Faro presso il mare, chiamato Stirisca, si stava preparando la
festa dei santi anargiri Cosma e Damiano. L'igumeno di Stirio tutti gli anni
andava alla festa. C'era anche Nicola e, durante la Liturgia, si avvicinò per
ricevere il Corpo e Sangue di Cristo. L'igumeno, ingiuriandolo, ordinò di
cacciarlo fuori come uno scomunicato. Piangendo, Nicola entrò nuovamente nella
chiesa ma tre giorni dopo, finita la festa, decise di partire per Roma.
Nicola si reca a Naupatto
e s’imbarca, aggregandosi a un monaco kaviota, a nome Bartolomeo4. Sulla
nave, Nicola continuamente gridava Kyrie eleison, infastidendo quelli
che navigavano con lui: fatto sta che - o scivola o lo buttano - Nicola finisce
in mare; protetto dalla Potenza di Dio, raggiunge la spiaggia di Otranto. Al
monaco Bartolomeo disse che era stato portato in salvo da una Signora scesa dal
cielo. C'era a Otranto una nave di grandi dimensioni, che da diversi giorni non
riusciva a entrare nel porto, a causa dei venti contrari. Nicola dice ai
timonieri: - Salgo io sulla nave, e quando vi farò un segnale, allora
cominciate a tirare la nave. E sollevati gli occhi al cielo, facendo la solita
preghiera del Kyrie eleison, gridò: - Tirate! La nave
cominciò subito a muoversi e gli abitanti di Otranto si resero conto di quale
potere fosse dotato Nicola. Prendevano in mano, infatti, la sua croce o il
bastone, e guarivano da ogni malattia. Oppressi in quegli anni dai Franchi, lo
supplicavano: - Sappiamo che ottieni tutto ciò che chiedi al Signore:
intercedi per noi presso il Signore, affinché siamo liberati dai barbari.5 Nicola,
giorno e notte, senza smettere mai, gridava con i fanciulli il Kyrie
eleison. Una volta che Nicola dormiva sulla spiaggia, verso mezzanotte, gli
sembrò di vedere sbucare una nave di Agareni: in realtà, erano demoni che
sterminò gridando Kyrie eleison.
Si svolgeva a Otranto
una litì con l'icona della Madre di Dio. Nicola, che seguiva e
cantava Kyrie eleison, incontrò un vecchio e, facendogli un inchino,
gli disse: - Salve, mio fratello e signore! Tu ed io siamo stati plasmati
dall'unico creatore! E lo abbracciò. Ma i cristiani che erano lì
mormorarono: - Guardate, riverisce e saluta gli Ebrei! Mettendogli
dinanzi l'icona della Madre di Dio, dicevano: - Adora la Madre di Dio. Ma
egli si rifiutò, per cui lo picchiarono.6
Nicola partì da Otranto e
si recò a Sogliana [a 4 km da Galatina -LE] e compì numerosi miracoli. Poi si
recò [forse a Nardò e Racale,] a Olimpio [Lecce] e a Vérnole [a 14 km da LE],
dove guarì un indemoniato. Giunto nelle vicinanze di Lecce, come al solito
gridando Kyrie eleison, entrò nel tempio di San Zaccaria. Poi, verso
l'ora prima, gridando con i fanciulli Kyrie eleison, entrò in città.
Si diresse alla cattedrale, e cominciò a gridare Kyrie eleison. Il
vescovo Teodoro [Bonsecolo, circa 1092-1101], lo fece frustare e allontanare
dalla chiesa. Due fratelli, Giovanni e Rumtiberto, presero il santo e, legatolo
mani e piedi, lo rinchiusero: appena si allontanarono, le funi si sciolsero e
Nicola uscì tranquillamente. 7
Un giorno, nella stessa
città, nei pressi della porta incontrò il corteo del principe [di Taranto,
Boemondo d’Hauteville?]. Alzate le mani al cielo, Nicola gridò Kyrie
eleison! A quel grido, a quel gesto delle mani, i cavalli si spaventarono
e disarcionarono i cavalieri. Uno di questi schiaffeggiò Nicola ma subito cadde
da cavallo, rompendosi le gambe e restando con la mano paralizzata.
Il conte [di Lecce e
Ostuni, Goffredo?] teneva in carcere due fratelli che non volevano pagare le
tasse. Il santo, udendo ciò, va alla casa del conte, gridando Kyrie
eleison, per intercedere a loro favore. Il più altolocato della famiglia del
conte regala a Nicola una cappa e dei sandali.
Per la strada, passa un
cieco: al vederlo, Nicola gli si inginocchia davanti, piangendo. Questo cieco
aveva ucciso il suo socio in affari, appropriandosi del denaro. Il santo
piangendo amaramente, pregava il Signore; gli si avvicinò l'angelo del Signore
e gli disse: - La tua preghiera è stata esaudita; il peccato del cieco è
stato perdonato; ora illumina tu la sua anima. Toccando il posto degli
occhi, Nicola fece recuperare la vista al cieco.
Alcuni lo presero e lo incatenarono
nel tempio di San Demetrio. Verso mezzanotte, apparve l'angelo del Signore, e
una luce intensa riempì la chiesa: mentre egli gridava Kyrie
eleison, fu liberato. Entrando nel campanile, cominciò a suonare le
campane; appese poi il suo mantello dinanzi all'icona di san Demetrio. Un
giorno, volendo metterlo alla prova, una donna si travestì da uomo e restò con
Nicola in chiesa. Dopo molte ore di preghiera notturna, desiderando riposare un
po', Nicola si sdraiò tenendo accanto a sé la croce. Allora la tentatrice vide
una colonna di fuoco che scendeva dal cielo e sfiorava la testa del santo.
Questo e altro il santo
faceva in Langobardia. Segnò con una croce un bambino di quasi otto anni,
Pulexetus [?], che d’allora cominciò a fare miracoli.
Sempre gridando Kyrie
eleison, Nicola si recò a Veglie [a 18 km da Lecce], in casa di una povera
vedova, e la serviva con l'aiuto d’alcuni devoti amanti di Cristo.
Gridava Kyrie eleison incessantemente. E, nell'invocare sempre Kyrie
eleison, ora aggiungeva: Fate penitenza! Venne poi a Taranto, sempre
gridando Kyrie eleison, e Fate penitenza. Al clamore provocato,
il vescovo [Alberto] ordinò di frustarlo: la terra circostante si tinse del suo
sangue.
Partito da Taranto, si
recò a Trani. A causa però delle piaghe, giunto alle porte della chiesa della
Madre di Dio, si accasciò per terra. Una luce circonda Nicola; perdonando
tutti, il martire innocente esala l'ultimo respiro.
Note
1 San Lorenzo, nato
a Frazzanò di Messina agli inizi della Francocrazia, sull’Etna incontra un uomo
orribile a vedersi, tutto nudo, che si presenta come un eremita calabrese
inviato da Dio per confortarlo.
2 La Langobardia,
la Regione dei Principi [Longobardi], si può identificare – grosso
modo – con l’area compresa tra Pollino, Sannio, Irpinia, Gargano. Qui invece
indica l’antica Calabria, l’attuale Salento.
3 San Luca il Nuovo,
nato nell’isola di Eghina, fondò un monastero a Stirio, dove morì il 7 febbraio
953. Il Monastero (Osios Lukas) divenne ben presto celebre per i continui
miracoli ed è oggi conosciuto per gli stupendi affreschi che decorano il katholikon,
la chiesa centrale del monastero.
4 La Vita specifica
che le precedenti notizie sono state raccontate da Nicola al girovago Bartolomeo,
che d’ora poi diventa testimone diretto e fonte dell’agiografo.
5 Bari fu
conquistata dai Normanni nel 1071.
6 L’episodio è tra i
più belli esempi di Pazzia per Cristo.
7 Le disavventure –
per usare un eufemismo – di san Nicola vanno unite a quelle, occorse ad altri
santi ortodossi di Sicilia e Grande Grecia, negli stessi anni iniziali della
Francocrazia. Il vescovo san Luca il Grammatico, dal sud della Calabria giunge
a Taranto, volendosi imbarcare per rifugiarsi a Costantinopoli ma è
"costretto" a tornare indietro. San Giovanni di Matera, arrestato dai
Franchi, dichiara di essere pronto a morire per la verità; condannato al
rogo, evade e si nasconde nei boschi tra Lucania e Calabria. Qui incontra
Guglielmo di Vercelli, che progettava di partire "missionario" per
l’Oriente e lo distoglie da quel proposito sgradito a Dio. Recatosi a Bari
nella speranza di potersi imbarcare per Costantinopoli - nel 1098 – Giovanni è
nuovamente arrestato.
SOURCE : https://digilander.libero.it/esicasmo/ESICASM/nicola%20pellegrino.htm
Procession
of San Nicola Pellegrino Trani (BA), Italy
La storia di San Nicola
Dalle origini alla
canonizzazione
La vita terrena di Nicola
Pellegrino si svolse tutta nella seconda metà dell'XI secolo, cioè in quel
periodo storico nel quale si verificò in Puglia il passaggio dalla dominazione
greco-bizantina a quella normanna. Nicola Pellegrino nacque fra il 1075 ed il
1076 nei pressi del villaggio di Stiro (Grecia); questo villaggio divenne
celebre soltanto intorno al mille, allorché il monastero ivi fondato da San
Luca il Giovane si trasformò in grande centro di arte bizantina, ancora oggi
tra i più prestigiosi della Grecia. I suoi genitori erano di umili origini.
Avevano una campagna con degli animali, e da questi vivevano. Dopo di lui
nacque un altro bambino, cui fu dato il nome di Giorgio. Dopo qualche anno,
però, il padre moriva, e tutto il peso della conduzione della famiglia fu
assunto dalla madre. La madre non aveva la possibilità di farli andare a scuola
o di pagare un maestro che insegnasse loro a leggere e scrivere.
In tale situazione familiare, la madre fu costretta ad utilizzare anzitempo il
lavoro dei figli. Così Nicola, quando ebbe appena raggiunto gli otto anni, fu
mandato a pascolare il piccolo gregge di pecore. La vita del pastore è stata da
sempre una vita che suggerisce la riflessione; Nicola cominciò, quindi, a
meditare non teoricamente ma esistenzialmente, vale a dire sulla propria vita
in rapporto a Dio. Una delle cose di cui aveva avuto sentore era il consiglio
che i monaci davano a coloro che, senza saper leggere e scrivere, si erano dati
alla vita religiosa.
Il consiglio consisteva nel recitare frequentemente la cosiddetta preghiera di
Gesù, vale a dire: Signore Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore. E
questa giaculatoria, che la sua mente giovanile ridusse essenziale, cominciò a
passare dalla mente alle labbra. Così, molti che lo incontravano o gli
passavano accanto lo udivano esclamare Kyrie eleison, cioè Signore, abbi pietà.
Nel riferire più tardi al monaco Bartolomeo questa sua prima esperienza, Nicola
disse che ad esortarlo in tal senso era stato lo stesso Gesù Cristo, che gli
era apparso visibilmente. La cosa però non piacque alla madre, che ovviamente,
vedendo il sorriso della gente quando le parlavano del figlio, e certamente lei
sapeva che alle spalle i commenti erano ancora più sarcastici, ne rimaneva
confusa e umiliata.
Cominciò allora a dire al figlio di smetterla. Ma Nicola non la smetteva; anzi,
non solo andando al pascolo, ma anche in mezzo alla gente ogni tanto se ne
usciva con i suoi Kyrie eleison. Non ottenendo buoni risultati, la madre dalla
vergogna di fronte a ciò che diceva la gente prese una decisione traumatica.
Scacciò di casa il figlio di soli 12 anni. La certezza di star vivendo il
giusto rapporto con Dio, quello cioè dell'umiltà e del continuo bisogno di
misericordia, fece sì che lasciasse la casa senza troppi rimpianti e con la
serenità del cuore. Prese quindi la via della montagna, ma non più per pascolare
le pecore, bensì per ritirarsi e condurre una vita ascetica. E come molti
asceti, anch'egli evitò di costruirsi una capanna o una cella, ma volle
scegliersi come dimora una grotta, anzi la tana di un'orsa. Il biografo narra
come l'orsa cercasse di azzannarlo e di come Nicola l'affrontasse mettendo
avanti una croce di legno e dicendo: "Ti comando, nel nome di Gesù Cristo,
di non osare più entrare in questa grotta". Di fronte al simbolo della
croce ed al deciso comando, l'orsa obbedì, dileguandosi non solo da quel luogo,
ma da tutta la regione.
Cominciava così la vita ascetica di Nicola che affrontava le difficoltà con il
simbolo della croce e, come tutti i grandi asceti, si cibava di erbe
selvatiche. Durante questa nuova vita eremitica, Nicola continuava a ripetere
incessantemente Kyrie eleison, invocava cioè la misericordia del Signore.
NEL MONASTERO DI SAN LUCA DI STIRO - Mentre egli muoveva i primi passi in
questa nuova spiritualità, la madre non si era rassegnata. Non che avesse
cambiato idea sul comportamento del figlio, anzi si era addirittura convinta
che fosse posseduto dal demonio. Combattuta fra l'amore materno e la
"pazzia" demoniaca del figlio, decise di impegnare un po' del suo
denaro nel ricercare e farsi ricondurre il figlio a casa. Una volta riuscita
nell'intento, pensò che la cosa migliore fosse quella di affidare il figlio ai
monaci del monastero di San Luca il Giovane. Fu in questo monastero che nel
1087 entrava il dodicenne Nicola. Il testo dell'Anonimo Bartolomeo parla di
tutta una serie di persecuzioni cui il povero Nicola fu sottoposto. Ad esempio,
i monaci cominciarono con alcuni riti celebrati in chiesa, e vedendoli senza
risultati, cacciarono Nicola dalla chiesa. Questi, con i lividi delle battiture
ancora freschi, invece di allontanarsi, si mise alle porte ad esclamare a gran
voce Kyrie eleison. Sicuri forse di poterlo frenare, i monaci lo chiusero in
una torre. Quando pensavano di aver risolto il problema, ecco che Nicola si
ripresentò in chiesa a pronunciare il suo inestancabile Kyrie eleison. La
grande pietra, che vi avevano fatto rotolare per bloccare l'uscita, era stata
infatti rimossa, secondo il biografo da un rimbombo di tuono che aveva
accompagnato il suo Kyrie eleison.
Lo legarono allora con una catena, chiudendolo in una cella; ma, ancora una
volta, eccolo ricomparire con la catena sciolta nel refettorio, dove i monaci
mangiavano. Questa volta i monaci, stando sempre al racconto di Bartolomeo,
decisero di eliminarlo, gettandolo in mare. Gli legarono così le mani e i piedi
e condottolo al largo su una barca, lo gettarono nelle acque profonde. Ma, ecco
che un delfino gli sciolse i nodi che lo tenevano legato e lo trasportò sino a
terra. Ironia della sorte, per un forte vento che si era intanto sollevato,
furono i monaci a trovarsi in pericolo di vita. Nicola consigliò loro di
gridare Kyrie eleison, ed a quel grido tutti si trovarono in salvo. La chiave
interpretativa di tutta la drammatica permanenza di Nicola nel monastero di
Osis Lukas può essere riassunta in questo modo. Quando essi lo scacciano dalla
chiesa, egli vi ritorna; quando lo scacciano dal monastero, egli vi rientra sui
raggi del sole. Più lo maltrattano, più egli torna da loro; ma nel momento in
cui, stanchi di lottare o convinti della sua santità, decidono di comportarsi
gentilmente con lui e di lasciarlo vivere secondo le sue modalità, allora è lui
a non sentirsi a suo agio e preferisce tornare dalla madre. In ogni caso,
Nicola non restò a lungo in casa, un bel giorno prese la via della montagna.
Cominciava così una nuova vita eremitica, nella quale la meditazione verteva
sulla realtà della croce.
IL VIAGGIO AD OTRANTO - Un pensiero cominciò a farsi strada nella sua
mente: abbandonare la sua terra ed intraprendere un pellegrinaggio a Roma. Il
giovane Nicola lasciò la sua terra e si diresse a Lepanto ove incontrò il
monaco Bartolomeo, anch'egli dedito alle peregrinazioni. Presero la stessa nave
che era diretta ad Otranto. Nicola non perdette occasione di esercitare la sua
predicazione, esclamando Kyrie eleison ed invitando alla penitenza.
Inizialmente i naviganti commiserarono il giovanetto, ma poi perdettero la
pazienza, e finirono, come già i monaci di Stiro, col pensare di liberarsene
buttandolo a mare. L'agiografo dice che fu effettivamente gettato nelle acque
del mare, ma che miracolosamente si salvò, giungendo ad Otranto prima degli
altri. Egli non perdette tempo e, raccolti attorno a sé un gran numero di
bambini, andava in giro gridando Kyrie eleison. Ma l'impressione favorevole e
la simpatia con cui era stato accolto ad Otranto non erano destinate a durare a
lungo. Nicola non poteva vivere nella tranquillità e sentiva il bisogno di
scuotere le coscienze, magari scandalizzando. Fu così che, una volta, prendendo
anch'egli parte ad una processione della Madonna e recitando le litanie, si
trovò a passare vicino ad un anziano signore. Intuendo che non era cristiano,
egli si fermò e facendogli un riverente inchino, gli disse: "Salve, mio
fratello e signore; tu ed io siamo plasmati dallo stesso Creatore", e
accompagnò le ultime parole con un abbraccio. Tutti sapevano però che quello
era un ebreo. Per cui, ad evitare uno scandalo, alcuni pensarono bene di fargli
fare una dichiarazione pubblica che ristabilisse i diritti della verità.
Presero perciò la grande icona che stavano portando in processione e la posero
dinanzi a lui, dicendo: "Padre, venera la nostra Signora e Madre di Dio".
Ma egli si rifiutò, né volle cambiare idea a causa delle loro minacce. Quelli
però erano decisi a non perdonare quell'offesa alla Madonna dinanzi ad un
ebreo, per cui lo caricarono di bastonate. Quando essi ebbero finito, Nicola
sollevò gli occhi al cielo e gridò: "Gloria a te, o Signora; gloria a te,
Padrona e regina del mondo, poiché per il tuo nome degno di ogni lode e per la
tua gloria oggi la mia anima è stata glorificata". È questo uno degli
episodi più caratteristici dei pazzi di Cristo. Nicola non loda la Madonna
mentre tutti la lodano, ma soltanto dopo che ha ricevuto le bastonate che
tengono a bada il suo orgoglio; e per ricevere le bastonate il mezzo migliore è
di scandalizzare.
IL VIAGGIO A LECCE - Nicola lasciò Otranto, dirigendosi verso Lecce. Prima
di giungere in quest'ultima città si fermò in altre due località, e
precisamente a Sugiana, non lontana da Otranto, e nel monastero di San Lorenzo.
Nella prima, ove si fermò per molti giorni, andò a pregare in una chiesa di San
Nicola di Myra. Nella seconda liberò un indemoniato, seguendo una modalità che
tornerà anche in altri casi, toccando cioè il malato con una croce che portava
sempre con sé. L'arrivo a Lecce, come già ad Otranto, avvenne sotto i migliori
auspici. Anche qui, già prima di entrare nelle mura, riuscì a raccogliere
attorno a sé molti fanciulli; con essi entrò nella chiesa di San Zaccaria,
gridando Kyrie eleison. Nicola non poteva vivere nell'ammirazione, per cui
pensò bene di escogitare qualcosa che gli procurasse un po' di mortificazione.
Un mattino, alle prime luci dell'alba, andò sotto l'episcopio e cominciò a
gridare Kyrie eleison. Come era da prevedersi, il vescovo Teodoro, svegliato di
soprassalto fu colto dall'ira e diede ordine di punire il disturbatore della
quiete pubblica; così Nicola fu preso e frustato. Per un motivo analogo due
fratelli lo legarono e lo chiusero nella loro camera da letto. Ma, come in
Grecia, le funi furono sciolte ed egli uscì dalla casa recitando la sua solita
preghiera. Altri fatti seguono a ritmo costante, tutti tesi a magnificare i
grandi poteri del giovane. Secondo l'agiografo, nella chiesa di San Demetrio
Martire si verificò l'episodio della tentazione femminile. La donna indossati
dei vestiti maschili, restò con Nicola a pregare in quella chiesa. Intorno alla
mezzanotte, volendo assopirsi, Nicola mise fra lui e la donna la sua croce. La
donna, che stava aspettando quell'occasione, nel momento in cui cercò di
avvicinarsi, vide una colonna di fuoco che, scendendo dal cielo, andava a
lambire la testa di Nicola. Allora rientrò in sé e si trattenne da qualunque
tentazione; quando uscì dalla chiesa, narrò a tutti ciò che aveva visto.
IL VIAGGIO A TARANTO - Quasi ricordandosi di essere un pellegrino, Nicola
si decise di lasciare Lecce, e dopo un giorno di cammino raggiunse prima Veglie
e quindi Taranto. L'esperienza tarantina fu però breve e drammatica, e diversa
da quella di Lecce, ove la provocazione era venuta soltanto dopo aver attirato
l'ammirazione. Nicola vi giunse all'alba, gridando come al solito il suo Kyrie
eleison. A quel rumoroso arrivo, l'arcivescovo si svegliò di soprassalto e ne
restò turbato. La reazione fu comunque esagerata; infatti, diede ordine di
frustarlo a sangue. A Taranto, come altrove, Nicola incontrò ammirazione e
stima, ma anche la recisa ed eccessiva opposizione dell'arcivescovo.
A TRANI: GLI ULTIMI GIORNI DELLA SUA VITA - Secondo l'agiografo, Nicola
giunse a trani il 20 maggio 1094. Entrò nella città portando una croce e
cantando lodi in greco, ma soprattutto recitando il suo Kyrie eleison
incessantemente. Ben presto, anche per la curiosità che egli suscitava, fu
avvicinato da folte schiere di fanciulli, che egli fu molto attento a tenere
legati a sé donando loro della frutta che gli era stata data o aveva preso
nella campagna. Si guardava bene dallo spendere per sé il denaro che gli veniva
dato in elemosina, ma lo usava per fare i suoi doni ai ragazzi. Il suo modo di
agire, ovviamente, se da alcuni era considerato con tenerezza e comprensione,
da altri era ritenuto frutto di un uomo poco sano di mente, e talvolta
addirittura opera di un pazzo. L'arcivescovo Bisanzio chiese informazioni su di
lui, ma riuscirono a dirgli ben poco; per cui, preferì ascoltarlo di persona.
Lo mandò a chiamare, ed una volta che fu alla sua presenza, lo interrogò sul
motivo del suo strano comportamento. Nicola allora si rifece direttamente a
quel brano evangelico nel quale Gesù dice che chi vuole andare dietro a lui
deve prendere la sua croce e seguirlo. A tale fondamentale concetto della croce
egli collegava poi quello della conversione e del divenire come bambini per
entrare nel regno dei cieli. Meditando su queste parole del Cristo egli aveva
ritenuto opportuno non vergognarsi di portare materialmente la croce, né di
comportarsi come un bambino, né di evitare gli scherni. È questo l'unico
momento in cui risulta chiaramente la sua volontà di agire secondo la
tradizione dei pazzi per Cristo, i quali raramente rivelavano che la loro
pazzia era finta. Né Nicola, come si è visto, cercò mai di attirare ammirazione
sulla sua persona. In questo caso, invece, egli cedeva ed apriva il suo animo,
facendo a meno di provocare con qualche gesto o parola inconsulta (magari col
suo Kyrie eleison). Forse a scioglierlo fu quel modo accogliente e benevolo
dell'arcivescovo. Quando il giovane greco terminò il suo discorso, lasciando
all'arcivescovo il giudicare sull'opportunità del suo modo d'agire, aggiungendo
che in caso contrario avrebbe lasciato la città, Bisanzio ne fu edificato.
Anzi, si dichiarò convinto che egli agiva dietro ispirazione divina, e pertanto
non solo desiderava che restasse a Trani almeno sino alla festività dei santi
Pietro e Paolo, ma che in qualsiasi momento si fosse presentato, avrebbe
trovato del cibo. Non volendo tradire del tutto la sua immagine, Nicola lasciò
in asso l'arcivescovo, mentre stava ancora parlando, e tornò dai suoi
fanciulli. Bella è a questo punto l'insistenza dell'agiografo sul fatto che
Nicola era felice di rivedere i bambini. Tutto ciò durò tre giorni, dal 20 al
22 maggio.
Il 23 però cadde ammalato, e fu costretto a letto nella casa di tale Sabino che
l'aveva ospitato. Si può ben immaginare quanta gente andasse a rendergli
visita. Ma non erano i visitatori a consolare lui, ma lui a consolare tutti
quei tranesi che si accostavano al suo letto; per tutti aveva una parola di
conforto. E fu tra questi dolci discorsi ai fanciulli ed esortazioni a uomini e
donne, che il 2 giugno, che era un venerdì, rese l'anima a Dio. Tutti vollero
partecipare alle sue esequie, anche se era un povero forestiero che sino ad
allora non aveva compiuto alcun fatto prodigioso. Il suo corpo fu trasportato
con tutti gli onori alla chiesa di Santa Maria, ma la folla era tanta che molti
non riuscirono ad entrarvi. L'arcivescovo non volle essere da meno e diede
disposizione che attorno al feretro fosse recitato l'ufficio divino. Si
verificarono in quell'occasione dei fatti prodigiosi, dei quali almeno al primo
fu presente lo stesso agiografo. Si tratta della guarigione della fanciulla
tranese Mundella, che tre anni prima aveva perduto la vita: "Appena si
gettò su quel corpo venerabile alla nostra presenza, ecco che riacquistò la
vista e potè vedere la luce del giorno". Al calare della sera, venne anche
l'arcivescovo Bisanzio, uomo insigne per nobiltà e cultura, e col suo clero
trasferì il corpo del santo pellegrino in un angolo della chiesa di Santa
Maria. Avendo tessuto l'elogio della sua santa vita e rilevata la fortuna per
Trani di aver acquisito un corpo così prezioso, mentre il canto dell'ufficio
divino si stendeva sotto le volte della chiesa, il corpo aveva una degna
sepoltura in un luogo recondito. E fu forse in questo contesto, o pochi giorni
dopo, che si verificavano altre due guarigioni. La fama di questi prodigi
cominciò così a varcare i confini del territorio tranese, e molti malati
provenienti da terre lontane cominciarono a giungere in speranzoso
pellegrinaggio a Trani.
LA CANONIZZAZIONE - La circostanza in cui avvenne la morte e la sepoltura
di Nicola, un giovane strano e forestiero, presenta tutte le caratteristiche di
una santità apprezzata per sé stessa. A quei tempi non esisteva il
"processo canonico" della santa sede, ma gli eroi della fede venivano
santificati dal popolo e confermati dai vescovi locali. Era sufficiente che il
clero ed il popolo tranese fossero d'accordo affinché l'arcivescovo di Trani
inserisse Nicola Pellegrino nel catalogo dei santi della chiesa locale.
Tuttavia, l'intento dell'arcivescovo e del suo popolo non era tanto quello di
"chiedere" la canonizzazione del loro santo, quanto quello di far
conoscere universalmente il santo dei tranesi. A tale scopo, l'arcivescovo
Bisanzio colse l'occasione del concilio di Bari (ottobre 1098) per incontrare
papa Urbano II. Il papa dovette dargli il consiglio di stendere un testo dal
quale si evincesse la vita virtuosa del giovane. Quando il concilio si tenne a
Roma, il venerando arcivescovo Bisanzio prese la parola e lesse i punti
salienti di quel testo. Ma sulla vicenda è bene riportare la fonte principale,
che è proprio la bolla pontificia che ancora si conserva nell'archivio
diocesano di Trani: Urbano vescovo, servo dei servi di Dio, al clero ed
all'ordine, ai nobili ed al popolo di Trani, salute ed apostolica benedizione.
Mentre, per grazia di Dio, recentemente tenevamo un concilio con grande partecipazione
di vescovi e di abati, il nostro venerabile fratello Bisanzio, arcivescovo
della vostra città, ha letto dinanzi a tutta l'assemblea uno scritto su alcuni
miracoli del venerabile Nicola, che voi chiamate Pellegrino, e lì stesso ha
chiesto che per la nostra autorità lo stesso uomo di Dio fosse annoverato nel
catalogo dei Santi. Noi, dunque, abbiamo affidato la suddetta causa allo stesso
nostro fratello nell'episcopato. Non avendo alcun dubbio sulla sua probità e
sulla sua scienza, abbiamo deliberato che ciò che gli fosse parso opportuno,
per illuminazione divina, egli potesse stabilirlo dopo una più matura
riflessione, a lode e gloria di colui che con gratuita misericordia è solito
glorificare mirabilmente i suoi servi.
Il papa non canonizzava personalmente il santo greco, ma dava la sua
approvazione affinché l'arcivescovo di Trani, se l'avesse ritenuto opportuno,
lo inserisse nel catalogo dei santi. Rientrato nella sua sede di Trani,
l'arcivescovo Bisanzio diede subito inizio alla chiesa in onore di Nicola
Pellegrino. E volle essere lui stesso a porre la prima pietra. Nel corso della
prima metà del XII secolo crebbe a Trani fra la popolazione la venerazione del
santo e, sia pure con molte incertezze e interruzioni, proseguì la costruzione
della cattedrale avviata da Bisanzio.Di conseguenza, anche la reposizione del
corpo del santo nella nuova cattedrale dovette attendere vari decenni.
San Nicola Pellegrino - Vita, Critica Storica e Messaggio Spirituale
Gerardo Cioffari – 1994
Reliquie di San Nicola Pellegrino custodite nella cripta della cattedrale di Trani
NICOLA da Trani
di Frederick
Lauritzen
Dizionario Biografico
degli Italiani (2013)
NICOLA da Trani
(Nicola Pellegrino). – Nacque nel 1075 a Stiri (Steiri) sulle pendici del monte
Elicone, in Grecia. I
Nel 1087 entrò nel
monastero del Beato Luca (Hosios Lukas) fondato nel 953 sul monte Elicone. Dopo
alcuni annisi imbarcò per Otranto, diretto in pellegrinaggio a Roma. Passato
per Lecce e a Taranto, il 20 maggio 1094 arrivò a Trani, dove si fermò.
Divenne celebre perché
recitava continuamente l’invocazione Κύριε ἐλέησον («Signore abbi
pietà»), una pratica che gli creò incomprensioni tra i compagni monaci e con le
autorità ecclesiastiche, ma gli portò fama di santità. In realtà Nicola può
essere inquadrato nella tradizione del monachesimo bizantino dell’epoca,
appartenendo alla tradizione dei cosiddetti saloi (pazzi per Cristo)
e dei monaci pellegrini, noti anche attraverso fonti storiche contemporanee.
Morì il 2 giugno 1094 e
fu considerato subito santo.
Di lui furono composte
tre vite. La prima fu scritta da Adalferio su committenza di Bisanzio, vescovo
di Trani; la seconda è basata sul resoconto del suo compagno Bartolomeo; la
terza fu redatta da Amando, in seguito vescovo di Trani. Bisanzio avviò anche
la costruzione della cattedrale di Trani, nella quale si conservano i resti di
Nicola. Durante il concilio di Bari dell’ottobre 1098 il presule incontrò il
papa Urbano II, che confermò la santità di Nicola sia in quell'occasione, sia
anche durante il concilio che tenne successivamente a Roma. Nel 1748 papa
Benedetto XIV lo inserì nel martirologio romano.
Fonti e Bibl.: Bibliotheca
hagiographica Latina antiquae et mediae aetatis, II, Bruxelles 1898-1901, pp.
6223 s., 6226; G. Cioffari, S. Nicola Pellegrino. Vita, critica storica e
messaggio spirituale, Trani 1994; G. Cioffari, Nicola Pellegrino. Un santo
Greco nella Puglia del XI secolo, in Nicolaus Studi storici, V (1994), 1,
pp. 5-21, Id., La Chiesa di Trani nell’XI secolo e S. Nicola Pellegrino, Conferenza
inedita (Trani 23 marzo 1999); Arcidiocesi di Trani, Barletta, Bisceglie e
Nazareth, S. Nicola il Pellegrino: Atti, testimonianze e liturgie in
occasione dei festeggiamenti del IX centenario della sua morte. 10 anni dopo,
Trani 2004.
Istituto della
Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani - Riproduzione riservata
SOURCE : https://www.treccani.it/enciclopedia/nicola-da-trani_(Dizionario-Biografico)/
Chiesa di San Nicolino (Trani), con statua del santo Nicola il Pellegrino sull'altare
Chiesa di San Nicolino (Trani), con statua del santo Nicola il Pellegrino sull'altare
Chiesa
di San Nicolino (Trani), con statua del santo Nicola il Pellegrino sull'altare
Natale Albino. Ad ogni passo, ad ogni battito. Storia del pellegrino Nicola. maggio 2024. Prefazione di: Marcello Semeraro. Altri autori: Introduzione di Adolfo Tito C. Yllana - Postfazione di Guglielmo Spirito.
Descrizione : Grecia, Anno del Signore 1075. Mentre il Mediterraneo era squassato dalle guerre e la chiesa dall’insania della divisione, venne al mondo Nicola. Alcuni lo disprezzarono, fino a picchiarlo; altri lo amarono alla follia, fino a proclamarlo santo. Per gli uni era solo uno strano ragazzino greco; per gli altri era mandato dal cielo. Pellegrino, laico, evangelizzatore, ripetitore instancabile del Kyrie eleison, annunciatore della misericordia di Dio, nato greco-ortodosso ma canonizzato cattolico, di recente riconosciuto santo anche dai greco-ortodossi.
Note sull'autore : Natale Albino (Trani, 1986) è sacerdote, diplomatico della Santa Sede, attualmente Segretario della Nunziatura apostolica in Israele e della Delegazione apostolica in Gerusalemme e Palestina.
- https://www.dehoniane.it/9788810000052-ad-ogni-passo-ad-ogni-battito
A Buenos Aires si
rinnovano i festeggiamenti per San Nicola Pellegrino: dall’Argentina la
testimonianza di una concittadina
22 Novembre 2021
Anche quest’anno la
parrocchia di San Juan Evangelista, nel quartiere di La Boca a Buenos Aires, in
Argentina, ha celebrato San Nicola Pellegrino, patrono della nostra città e
protettore dei bambini e bambine di quel quartiere.
Quattro giorni di
festeggiamenti, da giovedì 18 a domenica 21 novembre, che hanno sottolineato
ancora una volta la devozione per il Santo, il legame con la città di Trani e
l’Italia. Infatti, tra canzoni popolari e inni, non poteva mancare quello
di Mameli.
Presente a Buenos Aires,
Tiziana Spatola, di Trani, che ha partecipato ai festeggiamenti e che
gentilmente ci ha inoltrato foto e video della processione. Da quanto risulta,
Tiziana è la prima tranese in visita alla chiesa dopo diversi anni; infatti, non
ci sono più nostri concittadini che frequentano la parrocchia.
Secondo la Storia, tanti
tranesi negli anni ‘20 arrivarono in Argentina e, raggruppati sotto la
devozione del patrono San Nicola Pellegrino, trovarono in San Giovanni
Evangelista il luogo per esprimere e celebrare il Santo come facevano in
Italia.
Il 24 marzo 1924, la
signora Cecilia Croce de Di Lernia, convoca i compaesani a formare
l’associazione che in quell’anno si chiamava Círculo Católico San Nicola
Pellegrino. Donò l’immagine del Santo che da allora viene venerato nella
parrocchia di San Juan evangelista, nel quartiere di La Boca.
Nel video potete vedere
alcuni momenti della processione e ascoltare le parole del signor Salvatore, un
fedele storico della parrocchia.