Statues de Saint Severinus et de Saint Severus, procession, San Severo
Saint Sévère
Évêque
de Naples (✝ v. 409)
À
Naples, vers 409, saint Sévère, évêque, que saint Ambroise aimait comme un frère, et que son Église a aimé
comme un père.
Martyrologe
romain
Severus of
Naples B (RM)
Died 409. Bishop Severus of Naples was a renowned miracle worker. He raised a
dead man to life in order that he should bear witness in favor of his
persecuted widow (Benedictines).
Saint Severus of Naples
Profile
Bishop
of Naples,
Italy
from 363
to 409.
Friend of Saint
Ambrose
of Milan. Built four basilicas
and other churches. Miracle
worker; he once brought a dead
man back to life so he could clear his widow
of false accusations by a creditor.
- 409
of natural causes
- buried
in the Catacomba di San Severo, Naples,
Italy
- relics
transferred to the church of San Giorgio Maggiore in Naples prior to 800
- relics
transferred to the basilica
of San Salvatore in Naples
in the 9th
century
- relics
transferred to the high altar
of the cathedral
of Naples
in 1310
San Severo di Napoli Vescovo
Napoli, † 29 aprile 409
Della sua
vita antecedente al ministero episcopale non sappiamo quasi nulla. Guidò la
Chiesa campana dal febbraio 363 al 29 aprile 409. La sua opera si svolse in un
periodo di ritorni al paganesimo e di eresie. Riportò nella città le spoglie
del suo predecessore san Massimo, che era morto in esilio in Oriente, durante
la persecuzione ariana. Fu amico di sant'Ambrogio (340-397) che conobbe durante
il Concilio plenario campano del 392 a Capua. A Severo viene attribuita la
costruzione del celebre Battistero di Napoli, il più antico dell'Occidente. Una
«Vita» di Severo scritta nell'XI secolo, riporta un suo miracolo operato in
vita: non potendo aiutare in altro modo una vedova, minacciata di schiavitù da
un uomo, che pretendeva di essere pagato per un debito del defunto marito,
Severo condusse l'uomo al sepolcro del defunto, richiamandolo in vita e da lui
lo fece sbugiardare. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Napoli, san Severo, vescovo, amato da
sant’Ambrogio come fratello e dalla sua Chiesa come padre.
Nel
catalogo dei vescovi napoletani è al dodicesimo posto; della sua vita anteriore
al suo ministero vescovile, non si sa praticamente nulla.
San Severo espletò il suo episcopato dal febbraio 363 al 29 aprile 409, quindi
qualche decennio dopo la libertà di culto decretata da Costantino ai cristiani
(313); fu certamente un periodo in cui le due religioni, pagana e cristiana,
furono costrette a convivere, ed i rigurgiti del paganesimo erano frequenti.
La sua opera si svolse dopo questi ritorni pagani ed i violenti attacchi degli
eretici ariani; i seguaci dell’eretico Ario di Alessandria (280-336)
affermavano che il Verbo, incarnato in Gesù, non è della stessa sostanza del
Padre, ma rappresenta la prima delle sue creature; l’eresia condannata dai
Concili di Alessandria del 321 e Nicea del 325, provocò una lotta a volte anche
violenta, fra le due posizioni esistenti nella Chiesa di allora.
La Chiesa di Napoli, con la sua guida illuminata, rifiorì nella fede genuina
del cristianesimo; riportò nella città le spoglie del suo predecessore san
Massimo (sec. IV), che era morto in esilio in Oriente, durante la persecuzione
ariana.
Bisogna dire che s. Massimo fu il decimo vescovo di Napoli e s. Severo il
dodicesimo, quindi fra i due ci fu l’usurpatore ariano Zosimo, che
probabilmente ritornò, durante i suoi sei anni di episcopato, alla fede
originale e quindi venne considerato l’11° vescovo legittimo.
Svariati antichi documenti confermano che si conquistò stima ed affetto non
solo dei cristiani, ma anche dei pagani. Fu amico di s. Ambrogio (340-397)
vescovo di Milano, che ebbe occasione di conoscerlo durante il Concilio
plenario campano, tenutasi nel 392 a Capua.
Gli vengono attribuite le fondazioni di quattro basiliche, di cui una adorna di
marmi e preziosi mosaici era dedicata al Salvatore, di questa antica basilica
chiamata poi S. Giorgio Maggiore, è rimasto solo l’abside.
A Severo viene concordemente attribuita la costruzione del celebre Battistero
di Napoli, anteriore di circa trenta anni a quello eretto al Laterano da Sisto
III (432-440) e pertanto è il più antico dell’Occidente. Il Battistero è
attualmente addossato alla basilica di Santa Restituta nel Duomo di Napoli;
chiamato anche “San Giovanni in fonte”, si ispira a canoni orientali, con mosaici
ritenuti i più preziosi fra quelli pervenutaci da altri battisteri.
Fuori delle mura della città, Severo fece costruire a poca distanza dalla
Basilica di S. Fortunato, una basilica cimiteriale, dove fece deporre le
reliquie del vescovo s. Massimo e che pare sia stata pure la sua prima
sepoltura.
Da questa basilica, le sue reliquie furono trasferite verso la metà del IX
secolo, in un oratorio della Basilica urbana di S. Severo nel Rione Sanità,
tenuta da una Congregazione sacerdotale detta “della feria sesta”.
Nel 1310 l’arcivescovo Umberto d’Ormont, che era stato in precedenza insignito
del titolo di abate della Basilica di S. Severo, collocò le reliquie sotto
l’altare maggiore, innalzandovi sopra un magnifico ciborio di marmo, che alcuni
studiosi attribuirono a Tino da Camaino o alla sua scuola.
Questo trasferimento di reliquie, risvegliò il culto per il santo vescovo, che
si era alquanto sopito, dopo il 1294, per la sopravvenuta devozione verso il
martire domenicano s. Pietro da Verona.
Il celebre Calendario Marmoreo di Napoli, scolpito nel IX secolo e conservato
negli ambienti conglobati nel Duomo, riporta la sua festa al 29 aprile e con
questa data è passato nel ‘Martirologio Romano’.
Una ‘Vita’ leggendaria di s. Severo scritta nell’XI secolo, riporta un miracolo
operato in vita dal santo vescovo: non potendo aiutare in altro modo una povera
vedova con piccoli figli, minacciata di schiavitù da un uomo, che pretendeva di
essere pagato un debito del defunto marito; allora Severo lo condusse con sé,
insieme al clero e molto popolo, al sepolcro del defunto, richiamandolo in vita
e da lui pubblicamente fece sbugiardare il pretendente, perché non gli doveva
niente.
È un tipo di miracolo che si trova anche nei racconti delle ‘Vite’ di altri
celebri santi antichi, quindi è molto probabile che sia una leggenda aggiunta
dall’anonimo agiografo di s. Severo.
Il santo è anche patrono della città e diocesi di S. Severo, in provincia di
Foggia.
Autore: Antonio
Borrelli