Saint Nicodème de Mammola
Confesseur (✝ 990)
Disciple de saint
Fantin, il vécut au nord de la Calabre où brillait alors le
monachisme italo-grec. Il alla s'établir dans une grotte du Monte-Cellerano. En
raison des menaces des Sarrasins, il fut contraint de disperser sa communauté
et retourna à la vie solitaire à Mammola, toujours en Calabre. Là encore, il
fut rejoint par de nombreux disciples qui l'entourèrent quand il rendit son âme
à Dieu.
À Mammola en Calabre, l'an 990, saint Nicodème, ermite, qui fut un maître de vie monastique par l'austérité de sa vie et ses vertus.
Martyrologe romain
Saint Nicodemus of Mammola
Also
known as
- Nicodemus
of Cirò
- Nicodemus
of Cellerano
- Nicodemus
of Kellerano
- Nicodemo
of…
- 25 March (Roman
Martyrology)
- 12 March (Mammola, Italy and surrounding area)
- Sunday after 12 May (founding of the Monte Cellerano monastic community)
- 1st Sunday in September
(translation of relics in 1501)
Profile
Son of Theophanes and
Pandia. Educated by a local priest, Father Galatone, known for his learning and
piety. Even as a young man, Nicodemus was disgusted by the mis-spent
lives of his contemporaries, and was drawn to the monastic life. He tried to join
the monks in the San Mercurius abbey on Mount Pollino in the Calabria region of Italy; it was a hard, ascetic life for these monks, dressed in goat skins, going bare-foot in all seasons, surviving
on chestnuts and lupins with a cave for shelter and some straw for a bed, and
Nicodemus was initially turned away by the abbot, Saint Fantinus, who thought the young man’s health too frail for a monk‘s life. But Nicodemus persevered, and Fantinus
eventually relented and welcomed him to the community. Brother monk with Saint Nilus of Rossano.
Feeling the need for
greater solitude, Nicodemus withdrew to live as a hermit on Monte Cellerano in Locri, Italy. His reputation for wisdom and piety followed him,
though, and he soon attracted several spiritual students, and organized them in
to a colony that lived separately but met once a week. However, his community
became too well known; there were too many would be students, too many lay visitors, and too many incursions by Saracen invaders. The monks dispersed to various monasteries. Nicodemus moved first to a house
in Gerace, Italy, and then to a monastery near Mammola, Italy where he spent the rest of his life. His
reputation for holiness was such that, upon his death, the monastery was renamed San Nicodemo in
his honour.
Born
- early-10th century in Cirò, Catanzaro, Italy
- 25 March 990 in the monastery at Mammola, Calabria, Italy (a house then renamed San Nicodemo) of natural causes
- interred in a tomb in a small oratory at the monastery
- oratory re-built into a large church by Normans in 1080
- relics transferred to the church of Mammola in 1580
- his chapel was re-built and decorated in the city of Mammola in 1884
- relics surveyed and re-enshrined on 12 May 1922
SOURCE : https://catholicsaints.info/saint-nicodemus-of-mammola/
NICODEMUS OF MAMMOLA, ST.
Festeggiamenti di San
Nicodemo - prima Domenica di Settembre
NICODEMUS OF MAMMOLA, ST.
Calabrian-Greek ascetic,
monastic founder; b. Cirò, c. 900; d. Mammola, March 25, 990.
While still a youth, he became a Basilian monk in the famous monastic eparchy
of the Mercurion, under the spiritual guidance of St. Fantino (d. c. 980), who also directed St. nilus of
rossano. Later on, he withdrew to Mt. Cellerano, where for many years he lived
a strict ascetic life. His virtue attracted many disciples, so that the
hermitage of Cellerano became a large monastic community. About 975 he moved to
the region of Gerace. Subsequently he built in the woods near Mammola a
monastery that after his death in 990 was dedicated to his memory. His relics
are venerated in the principal church of Mammola, whose patron saint he has
been since 1630. A life, written by the monk Nilus at the end of the 12th
century, is the principal source for his biographers.
Feast: March 12.
Bibliography: a.
agresta, Vita di s. Nicodemo Abbate (Rome
1677). a. aromolo, Vita di s. Nicodemo
di Cirò (Cirò1901). v. zavaglia, Vita
del santo padre nostro Nicodemo (Mammola 1961). v. saletta, Vita inedita di s. Nicodemo di Calabria dal cod.
Messan, 30 (Rome 1964).
[m. petta]
San Nicodemo di Mammola Asceta
Martirologio Romano : A Màmmola presso Gerace
in Calabria, San Nicomedo, eremita, che rifulse per auterità di vita e fu vero
maestro di vita monastica.
Teofane e Pandia furono i
genitori di Nicodemo, che nacque a Cirò (Catanzaro) nei primi anni del X
secolo, lo affidarono alla cura spirituale di un pio e dotto sacerdote,
Galatone, contemporaneamente il ragazzo progredì nelle scienze sacre e nella
pietà.
Da giovane poté vedere il comportamento licenzioso di alcuni suoi
contemporanei, che lo disgustarono, cosicché sentì maggiormente l’attrazione
per la vita monastica, che veniva professata nel secolo X, da quegli asceti con
fama di santità, nella zona del Mercurion, sulle balze del Pollino in Calabria.
Lasciata Cirò, andò a chiedere l’abito monastico all’austero abate s. Fantino,
ma gli fu rifiutata più volte questa richiesta, perché non veniva ritenuto
adatto a quella vita di studi, penitenze e mortificazioni, vista la sua gracile
costituzione fisica.
Deluso ma non convinto, insisté tramite i buoni auspici di altri monaci, finché
s. Fantino commosso dalle sue insistenze, gli concesse l’’abito angelico’, così
chiamato tra i monaci greci di quel tempo.
Nicodemo divenne insieme a s. Nilo di Rossano, esempio splendente di vita
ascetica del Mercurion, cresciuti e formati tutti e due alla rigida scuola
dell’abate s. Fantino; essi accomunati ad altri santi monaci calabro-siculi
resero famosa in tutta la Cristianità la loro Comunità, al punto che Oreste,
patriarca di Gerusalemme la descrisse elogiandola, nei suoi autorevoli scritti
e biografie.
Il tipo di vita praticato è impensabile ai nostri giorni, ma costituiva il
perno dell’ascesi, insieme alla purezza, dei monaci calabro-siculi di
quell’epoca; vestiva con una pelle di capra, andava a piedi nudi in ogni
stagione, dormiva su paglia in una grotta, mangiava castagne e lupini.
In età abbastanza matura, decise di lasciare il Mercurion e si ritirò in un
eremo del Monte Cellerano nella Locride, ma la fama di santità che lo seguiva,
attirò molti monaci che gli si affidarono e quindi Nicodemo si vide costretto a
fondare una laura, cioè una colonia di anacoreti, vivendo divisi, ognuno in una
capanna e riunitasi una volta la settimana, più tardi il termine designerà un
grande convento.
La sua laura fu visitata anche da s. Fantino e altri monaci del Mercurion;
purtroppo però era troppo esposta alla curiosità dei fedeli e soprattutto alle
scorrerie dei Saraceni, per cui prevedendone la distruzione, disperse i monaci
in altri monasteri e lui si ritirò presso Gerace in un cenobio, accentuando
l’austerità della sua vita.
Ma anche qui non restò a lungo e dopo alcuni anni si ritirò in un luogo
solitario vicino a Mammola, che presto anch’esso si trasformò in un famoso
monastero di monaci greci.
Nonostante i settanta anni passati nell’asprezza della vita ascetica, Nicodemo
visse circa 90 anni, tantissimi per quei tempi e a dispetto della sua gracile
costituzione fisica; morì nel monastero di Mammola, che prese poi il suo nome,
il 25 marzo 990.
I miracoli fiorirono sulla sua tomba e quindi venne proclamato santo, allora
non c’erano tutte le procedure che occorrono oggi. Nel 1080 i Normanni
trasformarono il piccolo oratorio con la sua tomba, in una grande chiesa,
restaurando anche il monastero e concedendo privilegi e beni.
Le reliquie furono poi traslate nella chiesa di Mammola nel 1580 che lo
proclamò suo patrono nel 1630, fissando la festa liturgica al 12 marzo. I
pontefici nei secoli successivi concessero particolari indulgenze
nell’occasione della sua festa e altre celebrazioni.
Il Comune di Mammola nel 1884 fece decorare artisticamente la cappella, una
ricognizione delle reliquie è stata effettuata il 12 maggio 1922 nella coincidenza
dell’inaugurazione della ricostruita e abbellita chiesa.
Autore: Antonio Borrelli
SOURCE : http://www.santiebeati.it/dettaglio/90976
NICODEMO da Cirò, santo. – Figlio di
Teofane e di Pandia, nacque il 12 maggio 900 a Sikrò (da identificare forse con
l’odierna Cirò, o con Sicari o Sicri vicino a Melicuccà), capitale della Turma
delle Saline (piana di Gioia Tauro) in Calabria (Sicilia nella terminologia bizantina
del X secolo). La zona era un centro monastico importante, dove si trovavano le
comunità di s. Elia il Giovane e s. Elia lo Speleota.
La vita di Nicodemo è conosciuta solamente grazie a un
menologio del 1308, scritto da un certo monaco Nilo e conservato in un
manoscritto greco della Biblioteca regionale universitaria di Messina (Gr. 30,
ff. 245-250). Da esso si apprende che quando decise di farsi monaco cercò di
entrare nel Mercurion, una serie di comunità basiliane disposte attorno al
fiume Mercure, al confine tra Calabria e Basilicata, che rappresentavano uno
dei centri monastici più importanti dell’Italia bizantina nel X e XI
secolo. Il monaco S. Fantino il Giovane a lungo rifiutò la sua richiesta,
giudicandolo troppo gracile per sopportare la vita cenobitica. Infine l’accolse
e Nicodemo diventò suo discepolo insieme a s. Zaccaria del Mercurion, s. Saba
del Mercurion, s. Luca di Demenna, s. Macario abate e s. Nilo di Rossano. In
quel periodo il monastero fu talmente importante da assumere il nome di Nuova
Tebaide e Oreste, patriarca di Gerusalemme (986-1010), celebrò le pratiche
ascetiche seguite dai monaci calabresi.
Poiché la laura, divenuta molto popolare rischiava
frequentemente di essere attaccata dai saraceni, Nicodemo si ritirò con altri
monaci prima in un cenobio a Gerace e successivamente vicino a Mammola, dove
fondò un monastero sul monte Kellarana (Guillou, 1968). Qui morì il 12 marzo
990.
La cappella in cui fu sepolto, da subito meta di
pellegrinaggio, fu ampliata dai normanni nel 1080. Nel 1588 il corpo fu
traslato nella chiesa Matrice di Mammola, per ordine del cardinale Antonio
Carafa, ma dopo il terremoto del 1638 fu riportato nel luogo di sepoltura
originario.
Fonti e Bibl.: A. Agresta, Vita di s. N. abate, Roma 1677; A.
Aromolo, Vita
di s. N., Cirò 1901; S. Barbellini, S. N. abate, Grottaferrata 1935; V.
Zavaglia, S.
N. abate
basiliano, Polistena 1947; B. Cappelli, S. Nilo, s. Fantino, s. N., in Bollettino
della Badia Greca di Grotteferrata, II (1949), p. 109; F. Halfin, Ss. Fantin
et Nicodeme, moines de Calabre, in Analecta Bollandiana, XXVII (1952);
F. Russo, N.,
in Enciclopedia
cattolica, VIII, Città del Vaticano 1952, pp. 1842 s.; V. Zavaglia, Vita del
santo padre N., Grottaferrata 1961; V. Saletta, Il Mercurio e il Mercurion, problemi di
agiografia bizantina, in Bollettino della Badia Greca di
Grotteferrata, XV (1961), pp. 31-68; A. Guillou, Saint
Nicodeme de Kellerana 1023/24-1232, Città del Vaticano 1968; M. Arco
Magrì, Vita
di s. N. di Kellerana, Roma 1969; V. Saletta, Vita inedita di s. N. di Calabria dal Cod.
Messan. 30, Roma 1964; A. Terminelli, S. N., Napoli 1967; V. Saletta, S. N. del
Cellerano, in Studi
meridionali, II (1969), 3-4, pp. 359-376; E. Barillaro, Era
mammolese s. N. di Cirò?, in Brutium, LI (1972), 3, pp. 21-25;
F. Merli, Vita
di s. N., s.l. 1977; F. Russo, Il monastero greco di s. N. de Cellerana,
in Byzantino
Sicula, II (1975); G. Gallucci, Sikros, terra natale di s. N., in Bollettino
della Badia Greca di Grotteferrata, n.s. XXXIV (1981), pp. 185-198; N. Ferrante, Santi
italogreci. Il mondo
religioso bizantino in Calabria, Reggio Calabria 1999, ad ind.; A. Cilento, Potere e
monachesimo. Ceti dirigenti e mondo monastico nella Calabria bizantina (secoli
IX-XI), Fiesole 2000, ad
ind.; D. Minuto, Profili
di santi nella Calabria bizantina, Reggio Calabria 2002, pp. 69-72; G.
Russo, La
valle dei monasteri. Il Mercurion e l’Argentino, Rossano
2011, ad
indicem.