jeudi 16 avril 2020

Bienheureux ARCANGELO CANETOLI, prêtre de l'ordre des Chanoines réguliers de Saint Augustin


Giovanni Battista Piazzetta et Domenico Maggiotto. Saint-Nicolas, Saint-Léonard et le bienheureux Arcangelo Canetoli. Église Saint-Sauveur ( Chiesa di San Salvador), 
sur le Campo San Salvador, près du pont du Rialto.


Bx Archange Canetoli, prêtre

Né peu après 1450 d’une des plus nobles familles de Bologne, Archange Canetoli entra en 1484 dans la Congrégation canoniale du Saint Saveur de Venise.
Chargé de l’accueil des hôtes, il rendit les services de l’hospitalité aux meurtriers de son père et de ses frères, réprimant parfaitement tout sentiment de vengeance.
Devenu prêtre, il se mit à aspirer ardemment à la vie contemplative et solitaire. Envoyé, à sa demande, à l’ermitage de Saint Ambroise près de Gubbio, il y mena la vie érémitique.
Il refuse avec une constante détermination la charge ‘archevêque de Florence qu’on lui offrait.
Il mourut à Castiglione près Arezzo, le 16 avril 1513 ; son corps fut transféré à Gubbio, le 3 décembre de la même année. Il s’y est conservé intact.
Le pape Benoît XIV, par décret du 2 octobre 1748, confirma le culte du bienheureux.

Blessed Archangelus Canetoli, priest

Archangelus was born in 1460 into a violent world of murder and rivalry that characterized the Bologna of his day.  His own father and brothers were murdered while he was still an infant.  In 1484 he entered the Canons Regular of the Congregation of the Most Holy Savior in Bologna where he served as guest master, even welcoming those who had murdered his father and brothers.
He was ordained a priest and in 1498 moved to a more strict community of canons at Sant’ Ambrogio near Gubbio.  He spent the next twelve years maturing in wisdom and holiness, which was seen by all who came into contact with him and a constant source of hope and encourage in difficult times.  One witness said of him that “His sanctity is like a light the shines always and everywhere, which is even more beautiful and profound because the shadows in which it appears.”
So as Archangelus’ renown for sanctity grew, he was called up to leave his beloved Sant’ Ambrogio and serve where he was needed.  Rich and poor alike besought him and his counsel.
Likewise was he powerful preacher and he even predicted the election of Leo X.  When he was offered the office of archbishop of Florence, he strongly refused — it is the subject of the accompanying picture– and he died in 1513, known throughout central Italy as the “Apostle of the love of neighbor.”


Profile

As a boy he survived the politically inspired massacred of the rest of his family. Entered the Canons Regular of Santa Maria di RenoPriest. Lived at the Saint Ambrose convent at GubbioItaly in 1498. His reputation for holiness attracted the humble and powerful. Repeatedly refused the archbishopric of the city.

Born

Beato Arcangelo Canetoli Sacerdote


Bologna, 1460 - Gubbio, 16 aprile 1513

Arcangelo Canetoli, nato a Bologna nel 1460, subì le amare vicissitudini della rivalità fra i Canetoli e i Bentivoglio. Ancora fanciullo sopravvisse provvidenzialmente allo sterminio dell’intera famiglia. Da giovane entrò fra i Canonici Regolari di Santa Maria di Reno, detti “renani”. Per l’estrema umiltà e l’amore alla solitudine ricusò a lungo ogni dignità ecclesiastica e solo per obbedienza accettò l’ordinazione presbiterale. Dal 1498 dimorò nel convento di sant'Ambrogio di Gubbio, amato e venerato dagli umili e dai potenti, fra cui gli Acquisti di Arezzo e i Medici di Firenze. Rifiutò con costanza la nomina ad arcivescovo della Città Medicea propostagli da papa Leone X. Morì il 16 aprile 1513 e il corpo incorrotto è tuttora venerato nel suo monastero di Gubbio.

Arcangelo nacque poco verso il 1460 da una delle più nobili famiglie di Bologna: i Canetoli. Essi erano ritenuti i responsabili della morte di Annibale Bentivoglio ed in questo clima di lotte fratricide si colloca l’episodio del loro sterminio. Scomparvero così il padre e tutti i fratelli di Arcangelo e solo quest’ultimo, ancora fanciullo, riuscì a salvarsi grazie a circostanze fortuite.


Il 29 settembre 1484 vestì l’abitò della congregazione dei Canonici Regolari di Santa Maria di Reno, detti “renani”, nel convento del Santissimo Salvatore di Venezia. Qui gli fu affidato l’incarico dell’accoglienza dei pellegrini ed in alcuni di essi gli capitò talvolta di riconoscere gli assassini dei suoi familiari. Seppe sempre, però, dominare eroicamente il suo desiderio di vendetta.
Estremamente umile ed amante della solitudine, rifiutò a lungo qualsiasi dignità ecclesiastica ed infine accettò l’ordinazione presbiterale solo per senso di obbedienza.

Trascorse diversi anni girovagando tra vari monasteri veneti appartenenti alla sua congregazione: Sant’Antonio, dove un Catalogo dei Canonici Regolari del 1485 lo qualificò “Archangelum Christophori” in contrasto con la Vita che lo vuole figlio di Faccio, Santisimo Salvatore e nuovamente Sant’Antonio. Nel 1498 chiese ed ottenne il trasferimento nel monastero di Sant’Ambrogio di Gubbio, desideroso di dedicarsi ad una fervida vita contemplativa. Tuttavia, per qualche tempo dovette fare ritorno al Santissimo Salvatore verso il 1505. In seguito ricevette la nomina a vicario di San Daniele in Monte presso Padova, ove rimase sino al 1509, quando decise di tornare alla vita eremitica a Gubbio. Qui si diffuse sempre più la sua fama di santità e fu amato e venerato sia dagli umili che dai potenti, fra cui gli Acquisti di Arezzo, i duchi di Urbino ed i Medici di Firenze. Ai duchi di Urbino il Canetoli predisse alcuni avvenimenti futuri, ma anche a Giuliano de’ Medici esule ad Urbino ebbe modo di preannunziare il ritorno nella sua città con tutti gli onori. Il principe toscano non dimenticò questa profezia e, non appena poté rientrare a Firenze e suo fratello Giovanni fu eletto papa col nome Leone X, si attivò per ricompensare l’umile eremita di Gubbio offrendogli la cattedra episcopale fiorentina. Ma Arcangelo rifiutò categoricamente e si limitò a chiedere che al monastero di Sant’Ambrogio fossero concesse particolari indulgenze. Durante il viaggio di ritorno da Firenze il beato fu colto da una febbre tanto alta da non permettergli di proseguire il suo viaggio oltre Castiglione Aretino. Dovette così fermarsi presso la famiglia Acquisti che, in seguito alla morte di un familiare di Gubbio, fece ritorno nella città. Malgrado le premurose cure che gli furono riservate, Arcangelo CAnetoli morì santamente il 16 aprile 1513. Il 3 dicembre dello stesso anno, il suo corpo fu traslato nella chiesa del Monastero di Sant’Ambrogio in Gubbio, ove ancora oggi è conservato incorrotto.

Il cardinale Prospero Lambertini, testimone oculare della diffusione del suo culto, divenuto papa col nome di Benedetto XIV, il 2 ottobre 1748 decretò l’ufficialità del titolo di “beato” attribuitogli e concesse la Messa e l’Ufficio propri sia per la sua congregazione che per l’arcidiocesi nativa.

La principale fonte di notizie circa l’esistenza terrena del Beato Arcangelo Canetoli consiste in una sua biografia redatta da un suo confratello una ventina di anni dopo la sua morte, specificando accuratamente la provenienza di quasi tutte le singole informazioni. Nel gennaio 1772 fu aggiunta anche un’appendice contenente i resoconti delle grazie attribuite alla sua potente intercessione.

Per comprendere pienamente la santità e la personalità del Beato Arcangelo Canetoli occorre conoscere il periodo in cui visse tale uomo. In tal caso si potrà allora affermare, come riporta una sua Vita pubblicata nel 1913, che “la santità è come una luce che risplende sempre e dovunque, ma che è tanto più bella quanto più profonde sono le tenebre in cui apparisce”.



Autore: Fabio Arduino





Eglise San Salvador à Venise - Autel de saint Nicolas - Il a été initialement dédiée à Saint-Nicolas, en 1751 et a été reconstruit après un incendie ayant eu lieu dix ans auparavant, qui avait détruit le Barco dessus de la porte principale. Le retable montre un tableau représentant Saint-Nicolas, Saint-Léonard et le bienheureux Arcangelo Canetoli. Ce tableau a été commencé par Giovanni Battista Piazzetta et terminé par Domenico Maggiotto.
Church of San Salvador, in Venice - Altar of Saint Nicholas - It was originally dedicated to St. Nicholas in 1751 and was rebuilt after a fire that had occurred ten years earlier, which had destroyed the Barco above the main gate. The altarpiece shows a painting depicting St. Nicholas, St. Leonard and Blessed Arcangelo Canetoli. This painting was started by Giovanni Battista Piazzetta and finished by Domenico Maggiotto.
Chiesa di San Salvador Venezia - Altare di San Nicolò - Originariamente era dedicata a San Nicolò nel 1751 e fu ricostruita dopo un incendio avvenuto dieci anni prima, che aveva distrutto il Barco sopra il cancello principale. La pala d'altare raffigura un dipinto raffigurante San Nicola, San Leonardo e il Beato Arcangelo Canetoli. Questo dipinto fu iniziato da Giovanni Battista Piazzetta e finito da Domenico Maggiotto.
CANETOLI, Arcangelo
di Gian Paolo Brizzi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 18 (1975)
CANETOLIArcangelo. - Nacque da famiglia bolognese intorno all'anno 1460.
La data, approssimativa, la si deduce dalla Vita, scritta vent'anni circa dopo la sua morte e pubblicata dal Melloni, nella quale si legge che egli nel 1484 vestì l'abito dei canonici regolari di S. Salvatore "sendo gionto a una certa matura età". Meno probabile è l'altra data ipotizzata dal Melloni, il quale, avendo letto nella Vita che il padre e i fratelli del C. erano morti durante una cruenta rivolta cittadina, crede di poter identificare questa con la congiura del 1445 che vide la fazione dei Canetoli impegnata contro quella di Annibale Bentivoglio; ma ciò comporterebbe di conseguenza che il C. fosse entrato in convento già anziano di età, avendo superato i quaranta anni. Incerta è anche l'attribuzione della paternità, poiché essendo solitamente attribuita a Facino, nelle memorie di fra Girolamo Maria da Venezia, confratello del C., questi è chiamato "frate Arcangelo di Cristoforo di Facino" (Trombelli p. 51 n. 2), lasciando supporre che Facino fosse l'avo che aveva esercitato di fatto la patria potestà, essendo il C. rimasto orfano del padre.
Maturata nel C. la scelta di condurre vita conventuale, egli si rivolse alla Congregazione dei canonici regolari di S. Salvatore che aveva ricevuto dalla famiglia Canetoli numerosi benefici in Bologna. Il 29 sett. 1484 fu ammesso in quell'Ordine religioso e subito trasferito nel convento di S. Antonio in Venezia e, nonostante i molti trasferimenti nelle varie case dell'Ordine, non soggiornò mai più in quella di Bologna. Compiuto il periodo di noviziato fu destinato al convento di S. Salvatore dove ricevette l'ordinazione sacerdotale, ma ben presto chiese ed ottenne di essere trasferito, poiché la continua presenza di pellegrini e di ospiti non si confaceva alla solitudine che gli era indispensabile per il raccoglimento interiore e la meditazione. Il C. aspirava a condurre una vita eremitica e gli fu pertanto permesso di raggiungere il convento di S. Ambrogio di Gubbio, che sorgeva in un luogo montuoso e isolato, ove dimorò per sette anni conducendo una vita dedita alla penitenza e alla contemplazione, macerandosi in continui digiuni. Richiamato nel 1505 a Venezia, fu inviato come vicario dapprima al convento di S. Daniele in Monte, presso Padova, poi in quello dell'Isola, vicino a Vicenza, "bramandolo ognuno in sua famiglia" (Trombelli, p. 9). Nel 1509, dietro le sue pressanti richieste, gli fu concesso di ritornare nell'eremo di Gubbio. La sua fama di santità si diffuse in quei luoghi e fece accorrere nel convento di S. Ambrogio numerosi fedeli bisognosi di conforto spirituale.
Il C. acquistò una vasta fama soprattutto per la stupefacente capacità di predire gli avvenimenti e numerosi componenti della corte di Urbino si recarono da lui, richiamati da queste sue inconsuete capacità divinatorie. Fra le più assidue devote del C. furono Elisabetta Gonzaga ed Emilia Pio; lo stesso duca, Francesco Maria Della Rovere, mandò un suo cortigiano ad interrogare il C. per conoscere quale sarebbe stato l'esito della guerra che egli stava conducendo per conto del papa, ed il C. predisse l'esito positivo dell'impresa. A lui ricorse anche Giuliano de' Medici, esule da Firenze, accomiatandosi dal quale il C. presagì i vicini successi della famiglia de' Medici.
Restaurato il dominio dei Medici, Giuliano volle dimostrare la propria devozione e riconoscenza al C. chiedendogli di stabilirsi in Firenze, nel convento dei canonici regolari, in S. Donato in Scopeto. Durante il soggiorno del C., essendo l'arcivescovo di Firenze Cosimo de' Pazzi gravemente malato e incapace di svolgere le sue funzioni episcopali, Giuliano offrì al C. di sostituirlo, ma a nulla valsero le sue grandi insistenze poiché egli desiderava tornare nella solitudine dell'eremo di S. Ambrogio. Accompagnato dal fedele fra' Maria da Padova, il probabile autore della Vita, il C. iniziò il viaggio verso Gubbio ma, prostrato da attacchi di ernia e dalla febbre, fu costretto a fermarsi a Castiglione Aretino, ove fu ospitato dalla famiglia di Baldo Acquisti, nella cui casa il 16 apr. 1513 morì.
Il giorno seguente il suo corpo venne posto in un sepolcro fatto costruire nella chiesa di S. Francesco, ove rimase finché, per le pressanti insistenze dei suoi confratelli e per il diretto interessamento del duca di Urbino e di Giuliano de' Medici, il 3 dicembre di quello stesso anno venne trasferito a Gubbio e sepolto nella chiesa di S. Ambrogio dove tuttora si trova. Per ciò che riguarda il culto che viene a lui tributato bisogna registrare la concessione apostolica, fatta da Benedetto XIV, il 2 ott. 1748, di messa e ufficiatura propria del beato, ai canonici regolari di S. Salvatore, estesa il 3 genn. 1759, per decreto della Sacra Romana Congregazione alla città di Bologna.
Fonti e Bibl.: Bruxelles, Bibl. reale, cod. 8925, pp. 121-123: Lettera di Giuliano de' Medici del 19 nov. 1513; Vita et morte di Frate,ovvero del beato Arcangelo da Bologna, in G. B. Melloni, Atti e mem. degli uomini illustri in santità nati o morti in Bologna, III, Bologna 1818, pp. 381-428, 484-490; G. Bombaci, Mem. Sacre degli uomini illustri per titoli e per fama di santità della città di Bologna, Bologna 1640, pp. 112-118; L. Iacobilli, Vita di santi e beati dell'Umbria, II, Foligno 1656, pp. 367 s.; A. Masini, Bologna perlustrata, Bologna 1666, p. 282; A. Degli Anzi [V. Zani], Vita del beato A. C. bolognese, Venezia 1749; G. C. Trombelli, Vita del beato A. C., Venezia 1783; Vita del beato A. C. bolognese, descritta da un religioso dello stesso Ordine, Roma 1842; Acta Sanctorum,Octobris XIII, Bruxelles 1883, pp. 186-201; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., III, coll. 1533 s.; Bibliotheca Sanctorum, III, coll. 74 s.