vendredi 27 décembre 2019

Bienheureux ALAIN DIEULANGARD, missionnaire, prêtre Père Blanc et martyr


Blessed Alain Dieulangard

Alain Dieulangard

Père Blanc : missionnaire d’Afrique

Il est né le 21 mai 1919 à St-Brieuc (France). Il suit des études de droit qu’il termine en 1943.

Cette même année, il est admis chez les Pères Blancs. Il fait son serment à Thibar le 29 juin 1949 et est ordonné prêtre le 1er février 1950.


Nommé en Algérie, il y passe toute sa vie missionnaire, surtout en Kabylie, travaillant dans l’administration et l’enseignement. Homme de Dieu, recherchant l’absolu.

“Quand le Père Alain commence à me parler de Dieu, je me rappelle qu’il ferme les yeux, se souvient Amar, et, avec douceur, il lâche ses mots à voix si basse qu’il me faut tendre l’oreille : il faut aimer Dieu notre Père, notre refuge et notre vie, en aimant aussi nos frères dans le Seigneur Jésus-Christ ; c’est ce qu’il nous répète sans cesse”.


Avant sa mort il écrit : “Comme les apôtres sur le lac, nous n’avons plus qu’à crier vers le Seigneur pour le réveiller… L’avenir est entre les mains de Dieu”.

Il a été abattu dans la cour de la Mission le 27 décembre 1994.


Blessed Alain Dieulangard


Profile

Alain studied law, and passed the bar in 1943; later in 1943 he and joined the Missionaries of Africa, making his final vows at Thibar on 29 June 1949Ordained a priest on 1 February 1950Missionary to northern Africa for over 40 years. Murdered by Islamic forces. Martyr.

Born
  • 27 December 1994 in the courtyard of the Missionaries of Africa mission courtyard in Tizi-Ouzou, Algeria

Beato Alain Dieulangard Sacerdote e martire



Saint-Brieuc, Francia, 21 maggio 1919 – Tizi Ouzou, Algeria, 27 dicembre 1994

Alain Dieulangard nacque a Saint-Brieuc, in Bretagna, il 21 maggio 1919. Dopo la laurea in Diritto, entrò nella Società dei Missionari d’Africa, detti Padri Bianchi. Cominciò il noviziato nel 1945 e venne ordinato sacerdote il 1° giugno 1950. Subito dopo venne inviato nella regione algerina della Cabilia, a un centinaio di chilometri da Algeri. Dotato di un carattere pragmatico e contemplativo al tempo stesso, amava stare a contatto con la popolazione cabila. Per questa ragione, con altri suoi confratelli, decise di restare nel Paese anche se la situazione per gli stranieri andava diventando sempre più difficile. Il 27 dicembre 1994 quattro uomini, vestiti da poliziotti, fecero irruzione nella casa dei Padri Bianchi a Tizi Ouzou, catturarono padre Alain e tre suoi confratelli e li uccisero nel cortile, a colpi di kalashnikov. I quattro Padri Bianchi di Tizi Ouzou, compresi nel gruppo di diciannove martiri uccisi in Algeria tra il 1994 e il 1996, sono stati beatificati l’8 dicembre 2018 a Orano, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica di tutto il gruppo cade l’8 maggio, giorno della nascita al Cielo dei primi due che vennero uccisi, fratel Henri Vergès e suor Paul-Hélène Saint-Raymond.

Alain Dieulangard nacque a Saint-Brieuc, in Bretagna, il 21 maggio 1919. Era il secondo di dieci figli, quattro dei quali, a parte lui, si consacrarono a Dio: un fratello divenne salesiano, due sorelle cistercensi e un’altra sorella in una congregazione diversa.

Iniziò a studiare Diritto, ma dovette lasciare i libri per armi: nel 1939 dovette andare in guerra. La questione della vocazione, però, emerse in lui durante un colloquio, nel 1942, con una carmelitana. Capì di sentirsi attratto dalla vita missionaria: per questa ragione, dopo essersi laureato, entrò nella congregazione dei Missionari d’Africa, detti Padri Bianchi.

Nel 1945 cominciò il noviziato ad Algeri. Al termine di due anni per gli studi teologici, il 1° giugno 1950 fu ordinato sacerdote in Tunisia. Tornò quindi in Algeria, precisamente nella regione della Cabilia, come responsabile della comunità locale dei Padri Bianchi.

Padre Alain era molto pragmatico. Oltre a occuparsi dell’insegnamento, teneva molto a fare bene i conti e a preparare il cibo: in quel modo, poteva prendere contatto con i commercianti. Il suo fare amichevole e semplice, solo in apparenza riservato, gli valse il soprannome di “Mahfouz”, ossia “riccio”, da parte della popolazione. I confratelli, allo stesso tempo, l’apprezzavano come uomo di preghiera, dotato di un carisma non comune.

Proprio per appagare il suo desiderio di maggiore raccoglimento, trascorse alcuni mesi a Venasque, nella casa madre dell’Istituto Secolare di Nostra Signora della Vita. Nel 1977, però, fece ritorno in Algeria, stabilendosi, dopo qualche tempo, a Tizi Ouzou. Ormai in età da pensione, concentrò la sua attenzione agli anziani, tanto che venne definito a sua volta “nonno”.

La sua indole contemplativa, aperta alla Chiesa universale, ebbe vari momenti in cui s’intensificò particolarmente. Nel 1988, a Roma per un pellegrinaggio, poté partecipare a una Messa nella cappella privata del Papa san Giovanni Paolo II. Nella sua vita più ordinaria, non perdeva occasione per ritirarsi dalle Clarisse di Algeri, o nel monastero di Nostra Signora dell’Atlante a Tibhirine.

Mentre il clima in Algeria diventava sempre più difficile per gli stranieri, cercava di mantenersi tranquillo e di affidarsi a Dio: «Continuiamo a lasciarci condurre dal soffio di Dio su un mare dall’apparenza calma ma sempre sotto minaccia di una tempesta improvvisa! Ma c’è il Signore sulla nostra barca, anche se finge di dormire!».

L’8 maggio 1994 tre uomini vestiti da poliziotti entrarono nella biblioteca di Ben Cheneb, nel quartiere della Casbah di Algeri, uccidendo suor Paul-Hélène Saint-Raymond, Piccola Suora dell’Assunzione, e fratel Henri Vergès, marista. Dopo aver partecipato ai loro funerali, annotò: «Spero che potremo continuare ad assicurare un minimo di presenza nella Chiesa, fino al ritorno della pace che finirà pure per arrivare!».

Nel tardo pomeriggio del 23 ottobre 1994, Giornata Missionaria Mondiale, suor Esther Paniagua Alonso e suor Caridad Álvarez Martín, delle Suore Agostiniane Missionarie, vennero uccise mentre andavano a Messa. Ancora una volta, padre Alain invocò la pace: «Con la grazia di Dio, speriamo di poter rimanere fino al ritorno della pace, ardentemente desiderata ma che appare ancora così lontana!».

I Padri Bianchi, come le altre congregazioni presenti sul territorio, attuarono quindi un discernimento comunitario. L’unico che decise di ritirarsi fu padre Eric Bladt, perché non riusciva più a placare le persone che venivano, sempre più terrorizzate, nell’ufficio che aveva aperto per aiutarle nelle pratiche amministrative.

La mattina del 27 dicembre 1994, quattro uomini vestiti da poliziotti fecero irruzione nella casa dei Padri Bianchi a Tizi Ouzou, sequestrando la cuoca, gli operai che lavoravano in casa e i religiosi rimasti, ovvero padre Alain, padre Jean Chevillard, padre Charles Deckers (cappellano della basilica di Nostra Signora d’Africa, venuto per festeggiare l’onomastico di padre Jean e il proprio compleanno) e il superiore, padre Christian Chessel. I religiosi vennero uccisi a colpi di kalashnikov, nel cortile.

La loro uccisione è stata interpretata come una rappresaglia in risposta all’intervento con cui, due giorni prima, le forze speciali della polizia francese avevano messo in salvo i passeggeri dell’Airbus A300, presi in ostaggio da alcuni terroristi del Gruppo Islamico Armato (GIA).

I quattro Padri Bianchi, più i già citati suor Paul-Hélène Saint-Raymond, fratel Henri Vergès, suor Esther Paniagua Alonso e suor Caridad Álvarez Martín, sono stati inseriti nella causa che contava in tutto diciannove candidati agli altari, tutti religiosi, uccisi nei cosiddetti “anni neri” per l’Algeria, ovvero dal 1994 al 1996. La loro inchiesta diocesana si è svolta ad Algeri dal 5 ottobre 2007 al luglio 2012.

Il 26 gennaio 2018 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto relativo al martirio dei diciannove religiosi. La loro beatificazione è stata celebrata l’8 dicembre 2018 nel santuario di Nostra Signora di Santa Cruz a Orano, presieduta dal cardinal Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come delegato del Santo Padre.

La memoria liturgica di tutto il gruppo cade l’8 maggio, giorno della nascita al Cielo di fratel Henri Vergès e di suor Paul-Hélène Saint-Raymond.


Autore: Emilia Flocchini