Bienheureux Francesco
Paleari
Prêtre italien de l’Institut
Cottolengo (+1939)
Le 17 septembre 2011, à Turin, Mgr
Francesco Paleari, de la Société des prêtres de saint Joseph Cottolengo a été
proclamé bienheureux.
Né à Pogliano Milanese en 1863, dans une humble famille paysanne, il entra très jeune au séminaire et, juste après son ordination, se consacra aux pauvres et aux malades dans la Petite Maison de la Divine Providence, mais aussi à l'enseignement, se distinguant par son caractère affable et sa patience. Rendons grâce à Dieu pour ce témoin lumineux de son amour !
(Benoît XVI - Angelus du 18 septembre 2011)
Mort à Turin le 7 mai 1939, il est le premier prêtre de Cottolengo déclaré bienheureux après Saint Joseph Benoît Cottolengo le fondateur de l'institut.
Voir aussi:
- Proclamato Beato don Francesco Paleari, il "piccolo prete del Cottolengo".
"Seigneur, apprends-moi la sagesse"
Le pape rappelle Mgr Paleari, témoin lumineux de l’amour du Christ
Le premier prêtre disciple de saint Joseph
Cottolengo à être béatifié
ROME,
Lundi 19 septembre 2011 (ZENIT.org) – « Il se dédia
aux pauvres et aux malades dans la Petite Maison de la Divine Providence, mais
aussi à l’enseignement, se distinguant par son caractère affable et sa
patience. Rendons grâce à Dieu pour ce témoin lumineux de son
amour ! ».
C’est
ainsi que Benoît XVI a voulu rappeler, ce dimanche au terme de l’Angélus, la
figure de Mgr Francesco Paleari (1863-1939), membre de la Société des prêtres
de saint Joseph Cottolengo, qui a été proclamé bienheureux ce samedi à Turin.
En
présidant la cérémonie de béatification, le cardinal Angelo Amato, préfet de la
Congrégation pour les causes des saints, a rappelé « qu’il se fit faible
parmi les faibles, pour gagner les pauvres il se fit tout à tous, pour sauver
les hommes à tout prix ». « Il fut extraordinaire dans
l’ordinaire ».
« Il
passa une grande partie de sa vie à la « Petite Maison » – rapporte le
prélat, cité par L’Osservatore Romano – visitant les malades et approchant les
plus rebutants, qu’il réconfortait par des paroles de consolation. Il préparait
aussi les prisonniers à la fête de Pâques et conseillait les prêtres et les
laïcs qui accouraient à lui ».
En
s’adressant aux membres de la « Petite Maison » de la Divine
Providence, le préfet a ajouté : « Vous êtes la caresse maternelle de
Jésus sur les pauvres de ce monde auxquels vous offrez soutien, soin et dignité.
Déjà sur cette terre, ils constituent vos trésors ».
« Continuez
à reconnaître en eux le visage du Christ – a-t-il ensuite affirmé aux prêtres,
aux religieuses et aux collaborateurs laïcs de Cottolengo – et à transfigurer
leur calvaire terrestre de malades, de personnes abandonnées, marginalisées, en
un Tabor de splendeur humaine et divine où est reconnue et honorée leur dignité
de fils de Dieu ».
« Que
leur faiblesse fasse grandir votre force, votre courage et votre foi dans la
providence divine. Par votre assistance, donnez aux malades et aux personnes
handicapées un cœur nouveau, empli de joie de vivre ».
« Vous
n’êtes pas seulement des ouvriers de l’Evangile – a-t-il conclu – mais aussi
des bienfaiteurs de cette portion d’humanité qui semble ne pas trouver sa place
dans notre société plus attentive à la forme extérieure du corps qu’à la beauté
intérieure de l’âme ».
SEPTEMBRE 19, 2011
00:00ÉGLISE
CATHOLIQUE
SOURCE : https://fr.zenit.org/articles/le-pape-rappelle-mgr-paleari-temoin-lumineux-de-l-amour-du-christ/
Blessed Francesco Paleari
Memorial
Profile
Priest. Member of the Society of the Priests
of Saint Joseph Benedict Cottolengo. Noted preacher and deeply involved in the
work of the Little House of Divine Providence which provides
a broad range of medical and social services to the poor.
Born
- 6 April 1998 by Pope John Paul II (decree of heroic virtues)
Beato Francesco Paleari Sacerdote cottolenghino
Pogliano Milanese, Milano, 22 ottobre 1863 – Torino, 7 maggio 1939
Educato in una famiglia
autenticamente cristiana crebbe con un carattere sereno, gioioso e ben disposto
verso tutti. L’8 gennaio 1877 entrò nel Seminario della Piccola Casa della
Divina Provvidenza a Torino, fondata da San Giuseppe Benedetto Cottolengo.
Questo Seminario, posto sotto la protezione di San Tommaso d’Aquino e perciò
detto “Famiglia dei Tommasini”, accoglieva aspiranti al sacerdozio privi di
mezzi economici. Si iscrisse al Terz’Ordine Francescano fin dai primi
anni del suo chiericato. Compiuti gli studi teologici con ottimi risultati, il
18 settembre 1886 fu ordinato sacerdote, a 23 anni, dal Card. Gaetano Alimonda,
Arcivescovo di Torino. Don Francesco, fin da giovane, fu incaricato di
insegnare latino e filosofia nel Seminario dei Tommasini, e poi anche ai
Missionari della Consolata, fondati dal beato Giuseppe Allamanodi cui fu
consigliere e collaboratore. Per più di 40 anni fu confessore e direttore
spirituale del seminario diocesano e predicatore di esercizi spirituali. In
tutto si mostrava animato dallo stesso spirito di carità del Santo Fondatore,
che amava soccorrere ogni forma di povertà, materiale e spirituale, fidando in
maniera sconfinata nella Divina Provvidenza. Nel 1922 fu nominato Canonico
della Collegiata della SS. Trinità di Torino. Fu anche Provicario generale e
Vicario per la Vita Consacrata dell’Arcidiocesi torinese. Gli ultimi tre anni
della sua vita furono segnati dalla malattia che però non gli impedì di
esercitare la sua missione di confessore. Proclamato Beato il 17 settembre
2011, la sua memoria liturgica è celebrata il 18 settembre.
“Signore, insegnami ad essere furbo” è la sua
preghiera preferita, che recita ed insegna ai suoi penitenti, come ricorderà il
futuro cardinal Ballestrero, che andava spesso a confessarsi da lui. Ed “essere
furbo”, per lui, significa pensare che tutto passa, solo il paradiso è eterno
ed allora tutto deve essere fatto in vista di quello che ci attende, senza
calcoli e senza perdersi di coraggio quaggiù. Nasce nel 1863 a Pogliano
Milanese, in una casa dove si fatica a mettere insieme il pranzo con la cena,
ma in cui i genitori tutte le domeniche vanno a fare la comunione (a quei
tempi!) e non tornano mai a casa senza portarsi dietro un povero invitato a
pranzo. Perché sono convinti, e lo insegnano ai figli, che non si può ricevere
Gesù senza spalancare la porta ai poveri. Non stupisce proprio, allora, se tra
i loro cinque figli, sopravvissuti agli otto che hanno avuto, uno scelga di
lavorare tra “i poveri più poveri” del Cottolengo. Arriva a Torino
giovanissimo, su consiglio del suo parroco, dopo aver faticato a staccarsi dai
suoi; vinto dalla nostalgia e tormentato dal dubbio di aver fatto la scelta
giusta, una notte tenta anche di scavalcare il muretto di cinta del seminario
per tornare a casa. Sul momento prevale il buon senso, in seguito la grazia di
Dio fa il resto, e così a 23 anni è ordinato prete con tanto di dispensa papale
per la giovane età, perché davvero nessuno ha dubbi sulla sua vocazione. Il
pretino (che oltre ad essere giovane è anche piccolo di statura), trova subito
la sua collocazione all’interno del Cottolengo: per 53 anni sarà maestro,
predicatore, confessore e direttore spirituale, in un’attività vorticosa e
semplice allo stesso tempo, facendosi tutto a tutti e condendo ogni cosa con il
suo inconfondibile sorriso. Perché, se del Cottolengo si diceva che era il
“Canonico buono”, di don Franceschino dicono semplicemente che è “il prete che
sorride”. Il suo è un sorriso che conquista: i bambini, prima di tutto, che
vanno volentieri a confessarsi da quel piccolo prete, poco più alto di loro, ma
anche, indistintamente, vescovi e preti, nobildonne e popolani, suore e seminaristi,
che quando hanno bisogno di un conforto, un consiglio o una spinta vanno a
cercare quel prete che fa sorridere il cuore. Dato che poi i santi hanno buon
fiuto e si riconoscono a distanza, riesce a farsi conquistare anche dal
canonico Allamano, che prima gli chiede di andare a confessare regolarmente i
giovani preti del convitto, poi i futuri Missionari della Consolata, infine
inizia con lui una fraterna emulazione alla virtù, con la familiarità e la
sincera amicizia che soltanto i veri santi sanno avere. Anche la diocesi
torinese si accorge di che perla di prete sia e così fioccano gli incarichi. Il
vescovo di Torino lo vuole confessore dei seminaristi, dicendo loro che quel
pretino “è un altro San Luigi”; gli chiede in continuazione di predicare corsi
di esercizi spirituali; lo segnala come confessore a svariati istituti di
suore; lo vuole provicario della diocesi, consultore per lo spostamento dei
preti e insegnante in seminario, anche se qualcuno, forse più per invidia che
per convinzione, storce il naso, dicendo che, in quanto ad intelligenza e
capacità, a Torino si potrebbe trovare di meglio. Come don Franceschino riesca
a reggere una tale mole di impegni è tuttora un mistero: lui non obbietta, non
si lamenta, quasi si scusa di non poter fare di più, anche perché gli impegni
diocesani si assommano a quelli che regolarmente continua a svolgere alla
Piccola Casa. “E’ mio Padre”, risponde con disarmante semplicità a chi gli fa
notare che anche nel fisico ha una certa somiglianza con il Cottolengo. Da quel
Padre ha ereditato soprattutto la fede, “ma di quella”, che gli fa compiere
piccoli prodigi, come leggere nei cuori, vedere a distanza e operare guarigioni
con semplici impacchi di acqua fresca, che lasciano chiaramente intendere che
il rimedio non sta nelle medicine ma soltanto nella fede. Se lui non dice mai
basta, è il suo cuore a ribellarsi e ad andare a brandelli per il suo continuo
a donarsi. È costretto alla completa inattività ed a passare dal letto alla
sedia, fino al 7 maggio 1939, quando si spegne. Poveri e ricchi, preti e
vescovi sfilano davanti alla sua bara. Il 17 settembre 2011 è stato beatificato
a Torino, primo prete del “Cottolengo”, dopo il fondatore, ad essere
elevato alla gloria degli altari. La memoria
liturgica del Beato Francesco Paleari è celebrata il 18 settembre.
Autore: Gianpiero Pettiti
Il grande scrittore russo Fëdor Dostojevskij disse:
“Se volete conoscere a fondo un uomo, giudicatelo non dalle parole, dalle
lacrime o dai suoi silenzi. Neppure le sue
idee ve lo faranno conoscere appieno. Guardatelo bene quando sorride. Quest’uomo è buono se
il suo sorriso è buono….”.
E il sorriso inconfondibile, dolce, accattivante, di don Paleari fu il segno
distintivo della sua bontà, che lo fece amare da tutti.
Francesco Paleari nacque a Pogliano Milanese (MI) il 22 ottobre 1863, i suoi
genitori Angelo Paleari e Serafina Oldani erano poveri contadini, ma nella loro
famiglia non mancava la serenità e tanta fiducia in Dio e si lavorava sodo per
crescere i cinque figli rimasti degli otto nati; la mortalità infantile
dell’epoca mieteva vittime in quasi tutte le famiglie.
Crebbe sereno, gioioso e ben disposto verso tutti i compagni in ogni occasione,
tanto che a detta di qualcuno di loro, era impossibile litigare con lui;
Franceschino non crebbe molto di statura e resterà sempre piuttosto piccolo ed
esile nel fisico.
Il parroco di Pogliano scorse in lui tutti i segni di una buona vocazione
sacerdotale e per superare le difficoltà economiche della famiglia, che erano
un ostacolo alla sua entrata in Seminario, scrisse a Torino alla ‘Piccola Casa
della Divina Provvidenza’, fondata da s. Giuseppe Benedetto Cottolengo
(1786-1842), dove il santo fondatore oltre ad accogliere fra le sue mura
persone affette da ogni miseria umana, intese di dare aiuto anche nelle
necessità spirituali, spesso altrettanto gravi.
Pertanto aveva istituito anche un piccolo Seminario, dove le rette erano
puramente simboliche, per poter studiare e diventare sacerdote dello stesso
Istituto, oppure in completa libertà passare fra il clero diocesano.
Il primo successore del Cottolengo, padre Anglesio rispose favorevolmente per
l’ammissione di Franceschino Paleari fra gli aspiranti detti “Tommasini”.
Superate le normali difficoltà derivanti dalla nostalgia dei familiari e della
sua casa, dall’incertezza di aver scelto la strada giusta, Francesco Paleari si
ambientò ottimamente e vivendo con mitezza, scrupolo, zelo nello studio,
impegno formativo del suo carattere e della sua vocazione, compì tutti gli
studi necessari, venendo ordinato sacerdote il 18 settembre 1886 a 23 anni.
Durante il lungo corso di studi era stato continuamente in contatto con la
triste realtà degli ospiti della ‘Piccola Casa della Divina Provvidenza’, poi
chiamata “il Cottolengo di Torino”, solo chi era disposto a soffrire per gli
altri con quasi nessuna soddisfazione personale, poteva restare a lavorare
nella grande Istituzione e il giovane Francesco Paleari era uno di questi e
decise di rimanere.
Dopo 53 anni, alla sua morte fu detto di lui: “Don Paleari fu solo e sempre
Sacerdote!”. La celebrazione della sua Messa era una mezz’ora di Paradiso per
lui e per i presenti, tale era l’intensità spirituale, di fervore e di fede del
‘Piccolo Prete del Cottolengo’.
Il giovane sacerdote fu incaricato d’insegnare il latino fra gli allievi
cottolenghini e l’insegnamento per molti anni lo vedrà sempre Maestro
diligente, preparato, paziente e persuasivo con il suo sorriso, non solo al
Cottolengo, ma anche fra i Missionari della Consolata, fondati dal beato
Giuseppe Allamano (1851-1926).
Cambiò materia e testi d’insegnamento, cambiarono per età e intelligenza i suoi
allievi, ma lui restò fino alla maturità il Maestro di filosofia di tante
figure celebri per la loro riuscita, ma anche di tanti timidi allievi che si
fermarono prima.
Poi dalla Diocesi di Torino arrivarono sempre più spesso le richieste per
incarichi al Piccolo Prete del Cottolengo. Per più di 40 anni fu confessore e
direttore spirituale del Seminario diocesano, predicatore di Esercizi al Clero,
a Religiose e ad ogni ceto di persone; Provicario dell’Arcidiocesi torinese,
canonico del “Corpus Domini” dal 1922.
Quanti l’avvicinavano, non finivano di stupirsi della mole incredibile di
lavoro, che con una calma veramente inalterabile riusciva a smaltire. Accettava
incarichi, lavori ingrati, impegni straordinari, a volte pesi eccessivi per le
sue spalle e tutto con la semplicità di un “servizio dovuto”, quasi scusandosi
di non fare di più.
Nel 1936 ebbe frequenti crisi cardiache, che lo costrinsero ad una inattività
assoluta, inchiodato alla sua Croce dalla malattia, fu un martirio del cuore e
la lenta agonia della sua lucida e viva mente.
Con le lacrime agli occhi diceva a chi lo avvicinava: “Noi dobbiamo essere
nelle mani di Dio, come una palla nelle mani di un bambino che gioca. Quanto
più forte la palla viene buttata a terra, tanto più rimbalza in alto!”.
I superiori tentarono di farlo migliorare facendolo soggiornare a Celle Ligure
nella colonia marina, ma inutilmente, quando fu riportato a Torino alla Piccola
Casa della Provvidenza, la sua stanzetta d’ammalato diventò quasi una cappella,
con la semplicità di un fanciullo continuava ad ubbidire a tutti.
Dopo un’agonia di alcuni giorni morì il 7 maggio 1939, dopo tre anni di
sofferenza e di lento spegnersi della sua grande vitalità; i funerali , come
d’uso nella Piccola Casa dove ogni giorno la morte faceva il suo lavoro,
dovevano essere estremamente semplici, perché lì non si facevano distinzioni
dal Superiore Generale all’ultimo dei ricoverati e così doveva essere per il
piccolo Prete anche se monsignore, canonico e con altri meritati titoli.
Ma la voce si diffuse per Torino e man mano affluirono tanti suoi allievi,
monsignori, vescovi, sacerdoti, popolo, professionisti, giovani, tanti poveri,
ognuno volle rendere omaggio al piccolo emulo del suo Fondatore del quale aveva
anche nel viso una forte somiglianza.
I funerali furono un vero trionfo; per la fama di santità che l’accompagnò
anche dopo morto, la sua salma il 6 maggio 1946, fu traslata dal cimitero di
Torino alla Chiesa del Cottolengo e tumulata non lontno dal fondatore San
Giuseppe Benedetto Cottolengo.
La Causa di Beatificazione, iniziata l'11 giugno 1947, fu affidata nel 1980 a
P. Antonio Cairoli, Postulatore generale OFM. Il 6 aprile 1998 don Francesco è
stato dichiarato venerabile dal Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła,
1978-2005) e il 10 dicembre 2010 fu promulgato il decreto che riconosce la
guarigione miracolosa ottenuta per sua intercessione. Don Francesco Paleari è
stato beatificato il 17 settembre 2011 nella Chiesa della Piccola Casa della
Divina Provvidenza a Torino; il rito è stato presieduto, in rappresentanza di
Papa Benedetto XVI (Joseph Ratzinger, 2005-2013), da S. Em. Angelo Card. Amato,
S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. La sua salma è
stata ricollocata nella cappella di fronte a quella del Santo Cottolengo.
Piace concludere questa piccola scheda riportando alcune massime di don
Francesco Paleari:
“La Croce prima è amarissima, poi amara, poi dolce e infine rapisce in estasi”.
“Il Signore ci manda le sofferenze per tre P; per pena, per prova, per premio”.
“Prontezza nel cominciare, pazienza nel continuare, perseveranza nel
terminare”.
Autore: Antonio Borrelli
Biografia
di don Francesco Paleari
Don Francesco Paleari nacque a Pogliano Milanese il 22
ottobre 1863. Il 6 gennaio 1877 venne accolto nella Piccola Casa della Divina
Provvidenza di Torino da padre Luigi Anglesio, primo successore del santo
Cottolengo.
L’8 gennaio 1877 entrò nel Seminario della Piccola Casa di
Torino che, posto sotto la protezione di san Tommaso d’Aquino (veniva chiamato
«Famiglia dei Tommasini»), accoglieva aspiranti al sacerdozio privi di mezzi
economici. Si iscrisse al Terz’Ordine Francescano fin dai primi anni del suo
chiericato. Ordinato sacerdote il 18 settembre 1886 dall’Arcivescovo di Torino
cardinale Gaetano Alimonda, entrò a far parte della «Congregazione dei preti
della Santissima Trinità» fondata dal Cottolengo per il servizio dei poveri,
dei malati e dei sofferenti, ai quali si donò per tutta la vita nel ministero
pastorale.
Fin da giovane fu insegnante di latino e filosofia nel
Seminario della Piccola Casa e presso i Missionari della Consolata, fondati dal
beato Giuseppe Allamano di cui fu consigliere e collaboratore. Conosciute le
sue doti umane e spirituali, per don Paleari arrivarono presto dall’Arcidiocesi
di Torino richieste di nuovi incarichi. Per più di 40 anni fu confessore e
direttore spirituale del Seminario diocesano, predicatore di Esercizi
spirituali al clero, ai religiosi, religiose e fedeli fuori e dentro la Piccola
Casa. Fu anche provicario generale e vicario per la vita consacrata
dell’Arcidiocesi torinese.
Un uomo buono e sorridente, il suo sguardo inconfondibile fu
il segno distintivo della sua bontà, che lo fece amare da tutti.
Quanti l’avvicinavano non finivano di stupirsi della mole
incredibile di lavoro, che con una calma veramente inalterabile riusciva a smaltire.
Accettava incarichi, lavori ingrati, impegni straordinari, a volte pesi
eccessivi per le sue spalle e tutto con la semplicità di un “servizio dovuto”.
Nel 1936 ebbe
frequenti crisi cardiache che lo costrinsero ad una inattività assoluta;
inchiodato alla sua croce dalla malattia, visse un martirio del cuore e una
lenta agonia della sua lucida e viva mente. Con le lacrime agli occhi, a chi lo
avvicinava raccontava come avesse imparato da Cristo crocifisso, un altro
sguardo sulla vita: “Noi dobbiamo essere nelle mani di Dio, come una
palla nelle mani di un bambino che gioca. Quanto più forte la palla viene
buttata a terra, tanto più rimbalza in alto!”.
Morì il 7 maggio
del 1939. Per due giorni fu incessante la fila di gente che transitò in
processione di fronte alla sua salma esposta nell’atrio della Piccola Casa. Una
fama di santità che portò in breve all’apertura del processo di beatificazione,
l’11 giugno 1947. Fu dichiarato venerabile il 6 aprile 1998 e il 10 dicembre
2010 fu approvato il miracolo ottenuto per sua intercessione. Venne proclamato
Beato il 17 settembre 2011, la sua memoria liturgica viene celebrata il 18
settembre.
SOURCE : https://www.cottolengo.org/index.php/don-francesco-paleari/
Nella
Piccola Casa vi è tutto quanto ci vuole per farsi santi”
Francesco
Paleari nacque a Pogliano Milanese, nella arcidiocesi di Milano, il 22
ottobre 1863, penultimo di otto figli. La sua famiglia era sprovvista di mezzi
economici e non poté inviare il giovane al Seminario diocesano. Egli però, poté
realizzare la sua vocazione sacerdotale a Torino, nella Piccola Casa della
Provvidenza.
Ordinato
sacerdote il 18 settembre 1886, fu per tutta la vita un sacerdote esemplare.
Dotato di vasta cultura, fu un apostolo infaticabile nell'espletare con
saggezza e prudenza, compiti di grande responsabilità, come insegnante,
confessore, direttore spirituale, predicatore e provicario generale
dell’arcidiocesi torinese.
La sua
vita non è fatta di episodi sensazionali, ma di eventi di incantevole
semplicità e dolcezza. Piccolo di statura ed esile di costituzione, praticò in
modo costante le virtù, che divennero per lui una seconda natura. Si può
affermare che nella sua esistenza manifestò la mansuetudine e la dolcezza di San
Francesco di Sales, la povertà e l'umiltà di San Francesco d'Assisi, lo spirito
missionario di San Francesco Saverio, l'attenzione agli ultimi di San Vincenzo
de' Paoli, il dinamismo pedagogico di San Giovanni Bosco. Ma soprattutto
rifletteva il volto del Cottolengo, vivendone con entusiasmo e convinzione il
carisma.
Lo
spirito di fede, che si manifestava nel vedere tutto alla luce di Dio, era
sostenuto dalla preghiera, da un eccezionale fervore eucaristico e da una
filiale pietà mariana. Dalla prolungata preghiera di adorazione e di
contemplazione originava la sua eroica carità verso Dio e verso il prossimo.
Erano le due fiamme sempre vive, che si sprigionavano dal suo cuore: l'una
saliva verso Dio, l'altra si piegava verso il prossimo.
Passò
gran parte della sua vita alla Piccola Casa, visitando amorevolmente gli
ammalati che confortava con parole di consolazione. Inoltre, preparava i
carcerati alla Santa Pasqua e aiutava sacerdoti e laici che accorrevano
numerosi a lui per consiglio e guida. La sua misericordia nella confessione era
sconfinata. Nella Piccola Casa correva voce che Don Francesco Paleari fosse un
prete santo e che confessava da santo. Gli stessi penitenti dicevano che con
lui si sentivano vicini a Dio. La sua gioia aveva un'apertura di paradiso. In
qualsiasi momento e in qualsiasi ufficio impegnato, il Venerabile Servo di Dio
avrebbe potuto rispondere che si stava preparando per andare in cielo. In tal
modo l’esperienza della croce non lo colse impreparato, ma accettando la lunga
malattia che si manifestò a partire dal 1936, seppe santificare anche il tempo
della penosa inattività.
La
certezza di poter unire le sue sofferenze a quelle di Cristo per il bene della
Chiesa e la speranza di raggiungere il premio eterno al termine del suo pellegrinaggio
terreno gli facevano esclamare “La Croce prima è amarissima, poi amara, poi
dolce e infine rapisce in estasi”.
Il
Signore lo chiamò a Sé il 7 maggio 1939.
14-18
SETTEMBRE
“Peregrinatio” nell’ottantesimo della morte del
primo sacerdote cottolenghino a essere beatificato. Martedì 17 Messa con
l’Arcivescovo
di Cristina CONTI
Nell’80° anniversario della morte
l’urna con le spoglie del Beato Francesco Paleari, primo sacerdote
cottolenghino a essere beatificato (nel 2011), tornano per qualche giorno nella
sua città natale, Pogliano Milanese. Sabato 14 settembre l’urna con le spoglie
mortali del Beato compirà infatti una peregrinatio dalla
Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino fino a Pogliano. Rimarrà
esposta alla venerazione dei fedeli presso la chiesa parrocchiale fino al 18
settembre, giorno nel quale viene celebrata la memoria liturgica.
«Don Francesco Paleari è nato a Pogliano nel 1863 – spiega don Andrea
Cardani, responsabile della Comunità pastorale cittadina, intitolata proprio al
Beato -. Di lui si ricordano in particolare la mitezza, l’umiltà, il sorriso. È
stato molto ricercato per le predicazioni degli esercizi spirituali ai
sacerdoti, ai laici e ai religiosi». Svolse il suo ministero principalmente a
Torino, dove insegnò Filosofia nel Seminario della Piccola Casa e alla
Consolata, presso i missionari del Beato Giuseppe Allamano. Fu poi direttore
spirituale al Seminario diocesano di Torino. Il riconoscimento del miracolo
alla base della sua beatificazione – la guarigione di un uomo affetto da
meningite acuta – risale al 1946.
A Pogliano Milanese, nella parrocchia
dei Santi Pietro e Paolo, c’è ancora la sua casa natale, dove a volte tornava
da Torino per festeggiare anniversari di sacerdozio, suoi o di altri preti che
conosceva. «Era un uomo piccolo, sorridente e generoso – aggiunge don Cardani
-. I più anziani lo ricordano come una persona che aveva sempre una parola
buona per tutti e che donava caramelle ai bambini. La festa per l’arrivo della
sua urna nasce dal desiderio di averlo ancora in mezzo a noi, di tenere viva la
sua figura». Tra l’altro, nel corso della peregrinatio, si
celebra la Giornata diocesana del Seminario (15 settembre), un’occasione
importante per pregare il Beato Paleari per nuove vocazioni sacerdotali e per
far conoscere alla diocesi le sue virtù.
In occasione della peregrinatio, inoltre, a Pogliano Milanese verrà
istituito un nuovo riconoscimento, il Franceschino d’oro, che d’ora in avanti
verrà assegnato annualmente. «Per questa
onorificenza abbiamo preso spunto dall’Ambrogino d’oro di Milano – precisa don
Cardani -. Vorremmo dedicarlo a chi si è distinto sul nostro territorio nel
vivere il Vangelo della carità. Ci piacerebbe che fosse uno stimolo per
incoraggiare anche oggi a perseguire le virtù in cui questo Beato si è
contraddistinto».
PUBBLICATO
MERCOLEDÌ 18 SETTEMBRE 2019