Vetrata di Sant'Antonio Maria Pucci. Viareggio, chiesa di Sant'Andrea,
Saint Antoine-Marie Pucci
Prêtre - servite de Marie,
fondateur des 'servantes de Marie' (✝ 1892)
Prêtre -
servite de Marie, fondateur de l'institut des 'servantes de Marie' 1819 - 1892
Béatifié le 22 juin 1952 par Pie XII
Canonisé le 9 décembre 1962 par Jean XIII (homélie en italien)
"Saint Antoine-Marie Pucci est considéré comme un précurseur de l'apostolat moderne. En effet, ce religieux, nommé curé d'une petite ville de pêcheurs à 28 ans, comprit que la déchristianisation du peuple exigeait de faire appel à une plus grande collaboration du laïcat."
"Pour sa bonté et sa douceur, il fut surnommé 'le petit curé'. Il était très attentif aux pauvres et aux humbles, veillait à l'instruction religieuse, était proche des enfants et des jeunes. Antoine avait du caractère, de la ténacité et de l'originalité. Vraiment épris du désir des autres ... il catéchisait à l'école, sur la place publique, dans les familles. Sa parole de paix était éminemment pacificatrice. Il inspirait la résignation, la générosité et la divine espérance."
À Viareggio en Toscane, l'an 1892, saint Antoine Marie Pucci, prêtre de l'Ordre des Servites de Marie, qui, durant presque cinquante ans de ministère paroissial, s'efforça de soigner les enfants victimes de la misère ou de la maladie.
Martyrologe romain
"À quoi servent tant de belles paroles et tant
d'étalage de doctrine théologique quand les petits ne comprennent rien et quand
la parole ne sert qu'à satisfaire l'amour-propre de celui qui parle? Il est
nécessaire de savoir pénétrer dans leur petit cœur et parler le langage de
Jésus, simple et accessible à tous."
écrits du père Pucci, pensées
illuminées d'une authentique pédagogie religieuse.
Altare con le reliquie di Sant'Antoni Maria Pucci.
ANTONIO MARIA PUCCI
prêtre servite
1819-1892
Né en 1819 à Poggiola di
Vernio en Toscane, d'une famille nombreuse et pauvre, Eustache Pucci s'applique
très tôt à seconder son père dans ses fonctions de sacristain. De bonne heure
il manifeste son désir de vivre pour la Vierge Marie dans la chasteté, la
pauvreté et l'obéissance. Mais son brave père a de la peine à se défaire d'un
tel fils, lequel, en 1837, peut enfin réaliser ses désirs: il entre chez les
Servites de Marie au couvent de l'Annunziata à Florence. Après son ordination,
Père Antoine-Marie est nommé vicaire puis curé à Viareggio, où il restera 45
ans, jusqu'à sa mort. Parfaite image du prêtre-pasteur, il passe parfois des
journées entières à confesser. S'intéressant à tous, enfants et adultes, hommes
et femmes, il se révèle un précurseur de l'Action catholique. Dans cette
paroisse située au bord de la mer Tyrrhénienne, il crée pour les enfants
pauvres et faibles un "Hospice marin". Il fonde aussi l'Institut des
"Servantes de Marie" pour s'occuper des jeunes filles. Soucieux de
tous, il réussit à se faire admettre par tous en cette période
d'anticléricalisme. Il donne un témoignage éclatant de cette charité
universelle pendant la terrible épidémie de choléra de 1854-55. Mais fidèle au
charisme de son institut, sa note dominante reste la piété mariale : dès
le début il consacre sa paroisse à la Vierge Marie et il en fera la "Cité
de Notre-Dame des sept douleurs". Victime d'un dernier acte de charité, il
meurt le 12 janvier 1892, vénéré par tous comme un saint. (SOURCE : www.vatican.va)
Sant' Antonio Maria Pucci Sacerdote
servita
Poggiole di Vernio, Firenze, 16 aprile
1819 - Viareggio, Lucca, 12 gennaio 1892
Eustachio
Pucci, questo il suo nome di Battesimo, nacque a Poggiole di Vernio in
provincia di Firenze il 16 aprile 1819. All’età di 18 anni entrò tra i Servi di
Maria della Santissima Annunziata di Firenze assumendo il nome religioso di
Antonio Maria. Nel 1843 fece la professione religiosa e dopo qualche mese
ricevette l’ordinazione sacerdotale. L’ano seguente fu nominato
viceparroco della nuova parrocchia di Sant’Andrea in Viareggio, affidata
proprio ai Servi di Maria, e tre anni dopo ne divenne parroco, incarico che
contraddistinse il suo ministero per il resto della sua vita, per 48
lunghi anni. Si dedicò instancabilmente alla cura spirituale e materiale dei
suoi fedeli, che con affetto presero a chiamarlo “il curatino”. Al tempo stesso
fu per 24 anni priore del suo convento di Viareggio e per sette anni Superiore
della Provincia Toscana dei Servi di Maria. Precursore delle forme
organizzative dell’Azione Cattolica, istituì delle Associazioni per ogni categoria
dei suoi parrocchiani: per i giovani la Compagnia di San Luigi e la
Congregazione della Dottrina Cristiana, per gli uomini perfezionò la già
esistente Alma Compagnia di Maria Santissima Addolorata e per le donne la
Congregazione delle Madri Cristiane. Nel 1853 fondò inoltre le Suore Mantellate
Serve di Maria per l’educazione delle fanciulle ed istituì il primo ospizio
marino per i bambini malati poveri. Introdusse inoltre altre organizzazioni già
esistenti, tutte dedite alle opere di carità. Dopo aver prestato soccorso ad un
ammalato in una notte fredda e tempestosa, si ammalò egli stesso di una
polmonite fulminante che lo condusse brevemente alla morte, avvenuta il 12
gennaio 1892. Sepolto nel cimitero comunale, il corpo del santo “curatino” fu
traslato il 18 aprile 1920 nella stessa chiesa di Sant’Andrea dove aveva svolto
il suo lunghissimo ministero parrocchiale. Papa Pio XII il 12 giugno 1952 lo
proclamò Beato e Giovanni XXIII infine lo canonizzò il 9 dicembre 1962,
proponendolo quale esempio fulgido di vita religiosa e di cura delle anime.
Martirologio
Romano: A Viareggio in Toscana, sant’Antonio Maria Pucci, sacerdote
dell’Ordine dei Servi di Maria: parroco per circa cinquant’anni, si dedicò in
modo particolare alle attività formative e catechetiche e alle opere di carità
per i bisognosi.
Eustachio Pucci, secondo di otto figli, nacque da
poveri contadini il 16 aprile 1818 a Poggiolo di Vernio, piccolo villaggio
dell'alta Valle del Bisenzio, nella diocesi di Pistola. Siccome suo padre era
anche sacrestano, fin da piccino Eustachio imparò a seguirlo in chiesa e a
frequentare la canonica, dove Don Luigi Diddi impartiva lezione ai bambini
della frazione priva di scuola comunale. Di carattere docile e mite, proclive
alla pietà, il Pucci era piuttosto alieno dal far brigata con i suoi coetanei.
Dopo la scuola, anziché trastullarsi nei prati, preferiva sedersi accanto alle
sorelle e maneggiare con loro la rocca e il fuso. Suo svago preferito era
aiutare il babbo nel curare il decoro della chiesa, prendere parte alle
funzioni, accostarsi alla Comunione e nutrire una tenera devozione alla SS.
Vergine.
La sua strada quindi non era quella comune. Un giorno, di ritorno dal Santuario
di Boccadirio, a dodici chilometri circa da Poggiole, confidò a Don Luigi:
"Io sono deciso di abbandonare il mondo e di entrare in convento...Lei non
mi abbandoni; continui ad essere il mio sostegno e la mia guida. .. Però le
confido di voler entrare in un Ordine che in un modo o in una altro sia
consacrato alla Madonna. Voglio dare a lei la mia anima e tutto me
stesso". Il cappellano conosceva l'Ordine dei Servi di Maria fondato nel
1233 da sette pii mercanti fiorentini sul Monte Senario. Quando lo volle
accompagnare al convento della SS. Annunziata a Firenze (1837) il padre si oppose
perché il suo diciottenne figliuolo era già in grado di condividere con lui le
fatiche dei campi. Da buon cristiano, però, si arrese ai disegni che Iddio
aveva sopra il suo Eustachio.
Al termine del noviziato Fra’ Pellegrino Romaggi attestò del Pucci: "Non solamente
è stato sempre irreprensibile, ma anzi molto edificante, poiché ha sempre
dimostrato un carattere docile, schietto e sereno; ha dato molte prove della
costante sua ubbidienza, umiltà e soda pietà; come pure ha dimostrato un grande
impegno nello studio e nell'adempimento di tutti i suoi doveri, per cui non ho
avuto mai occasione di dubitare della sua vocazione allo stato religioso".
Il Pucci poté così per cinque anni, continuare gli studi nel convento di Monte
Senario, dove nel 1843 fece la professione solenne col nome di Antonio. Lo
stesso anno fu ordinato sacerdote a Firenze, nella chiesa di San Salvatore,
annessa al palazzo arcivescovile. Oppresso da tanta dignità, inginocchiato ai
piedi del Crocifisso esclamò: "Signore, non sono degno! Signore, non sono
degno!".
I superiori nel 1844 mandarono P. Antonio Pucci a Viareggio, in diocesi di
Lucca, nel nuovo convento, a disimpegnare le mansioni di viceparroco. Fino
all'ultimo giorno di vita egli fu nella parrocchia di Sant'Andrea un miracolo
vivente di attività e di risorse apostoliche. Nel 1847, benché non avesse che
ventotto anni e non ambisse cariche, le autorità diocesane lo nominarono
esaminatore prosinodale, e i superiori dell'Ordine gli affidarono la cura della
parrocchia; nel 1859 lo elessero Priore della sua comunità; nel 1883 lo
nominarono Priore Provinciale per la Toscana, e quindi Definitore generale.
Il P. Pucci restò quel che era sempre stato, umile con tutti e fratello dei
suoi fratelli ai quali non fece mai sentire il peso della sua autorità, pur
sapendoli richiamare alla scrupolosa osservanza delle regole e dei voti, allo
spirito di rinuncia e di mortificazione proprio dell'Ordine.
Il periodo del suo provincialato fu definito il regno della dolcezza, benché
nelle visite che regolarmente faceva, riprendesse con santo coraggio quello che
riteneva necessario riprendere. Nessuno poteva dolersene perché praticava
quanto insegnava ed esigeva.
L'esercizio della presenza di Dio costituiva per lui quasi un'idea fissa.
"È mai possibile - esclamava - che la presenza di un Dio onnipotente,
eterno, infinito, che tutto vede e sente, non serva di sprone all'uomo per
operare rettamente e tenerlo nel suo dovere e non gli faccia concepire
venerazione e rispetto?" Un fratello converso, che visse molti anni con
lui, affermò: "Tutte le volte che ebbi occasione, per ragioni del mio
ufficio, di entrare nella sua cella lo trovai sempre in preghiera". Certa
Rosa Lunardini, entrando nell'Archivio parrocchiale, lo trovò davanti ad un
crocifisso addirittura fuori dei sensi. I parrocchiani lo sorpresero in
rapimento davanti a Gesù Sacramentato nelle ore in cui di solito il divino
Prigioniero è lasciato solo; lo videro assorto in preghiera dinanzi all'altare
della Deposizione per tutta la notte fra il Giovedì e il Venerdì Santo; lo
ammirarono durante le processioni del Corpus Domini fissare con occhi velati
dalle lacrime l'Ostia Santa che portava alta tra le mani; lo contemplarono
stupiti sollevarsi un palmo da terra al momento della consacrazione nella
Messa, o camminare senza posare i piedi sul suolo mentre si recava a far visita
agli infermi. Dal suo volto traspariva inoltre tale candore che, al solo
vederlo, i viareggini esclamavano: "Pare un angelo!".
Per questo i parrocchiani s'entusiasmarono subito di colui che chiamavano
"il Curatino" perché, piccolo di statura e di corporatura, anche se
non possedeva quelle doti oratorie che fanno colpo sul popolo minuto; se
camminava col capo un po’ inclinato a terra; se era scosso da brividi
improvvisi e quasi convulsi e aveva una voce inarcatamente nasale motivo per
cui la sua Messa si snodava in cantilena monotona. Quando i Servi di Maria
giunsero a Viareggio (1841), v'instaurarono il culto alla Madonna Addolorata.
Appena "il Curatino" ebbe preso possesso della parrocchia (1847), la
pose sotto la protezione di lei e fece della "Compagnia di Maria SS.
Addolorata" il suo centro d'azione. Fu tale l'ondata di fede e di
devozione da lui suscitata che non si varava più nessuna imbarcazione senza una
solenne funzione alla Vergine SS. e la benedizione del P. Pucci.
A quei tempi la popolazione di Viareggio era costituita in gran parte da
pescatori, e non erano pochi i ragazzi che dovevano seguire il babbo sul mare
per aiutarlo e imparare il mestiere. Eppure al ritorno delle barche sul far della
sera "il Curatino" trovava il modo di andare loro incontro per
istruirli nelle verità della fede, radunarli attorno a sé la domenica per
prepararli meticolosamente alla prima Comunione, con l'ausilio della
"Congregazione della Dottrina Cristiana" da lui fondata nel 1849. Le
fanciulle che frequentavano il catechismo, le ragazze da marito bisognose di
comprensione e di consiglio, le iscritte al Terz'Ordine dell'Addolorata, furono
da lui affidate a Caterina Lenci (+1895), respinta a causa della salute dal convento
delle Mantellate di San Niccolò di Lucca. Il P. Pucci con il suo aiuto diede
inizio all'Istituto delle Mantellate di Viareggio, che nel 1853 ricevettero la
cura di un piccolo ospedale per gli ammalati poveri, e nel 1869 la direzione
del grande Ospizio Marino costruito per i bambini affetti da scrofola. Nel 1910
le Mantellate di Viareggio si unirono con quelle di Pistola.
La prima Comunione dei bambini non rappresentava una meta definitiva per lo
zelante pastore, ma solo una tappa nel cammino della vita. Infatti, abile
organizzatore qual era, fondò per i giovani la "Congregazione di San
Luigi" per avere dei cooperatori che arrivassero dove non poteva arrivare
lui. Per mantenere salda la fede nelle famiglie e nella società fondò la
"Pia Unione dei Figli di San Giuseppe" con proprio Oratorio. Al
patrocinio di San Giuseppe raccomandava gli ammalati della parrocchia, al
capezzale dei quali si recava dopo aver pregato a lungo davanti a Gesù
Sacramentato, senza aspettare che fossero gravi. Entrava nelle famiglie di
tutti, ma preferiva le stamberghe dei poveri nelle quali portava pane e carne,
brodo e latte, lenzuola e coperte e persino i materassi, se di questi c'era
bisogno. Come religioso non possedeva nulla. Ed allora eccolo una volta dare ad
un povero vecchio il suo mantello e ad un altro persino i suoi calzoni. Molti
testimoni deposero che "se si potessero contare i denari che in
quarantacinque anni passarono per le mani del P. Antonio, ci sarebbe da mettere
insieme un vistoso patrimonio".
"Il Curatino", arso dalla fiamma di carità, senti pure il bisogno di
accendere attorno a sé un gran fuoco di amore per i bisognosi. Vero servo e
padre dei poveri, volle che nella sua parrocchia sorgesse la "Conferenza
di San Vincenzo de' Paoli" conforme alle norme stabilite dal fondatore
Federico Ozanam, di cui condivideva perfettamente le idee. Non contento di
spronare i congregati al sollievo dei poveri con la parola, li precedette con
l'esempio andando di porta in porta a chiedere per gl'indigenti denari, viveri,
biancheria, scarpe. I confratelli, vedendolo sovente arrivare ansante, pallido,
gli dicevano: "Lei si strapazza troppo! Se va avanti di questo passo
morirà presto!" Il Santo rispondeva loro con un filo di voce: "Non è
necessario aver vita lunga, ma è necessario approfittare dell'ora che Dio ci dà
per fare il proprio dovere".
Durante il colera 1854-56 non si concesse un attimo di riposo. Passava
infaticabilmente da una casa all'altra. Di notte dormiva vestito sopra una
branda che aveva fatto mettere in archivio per essere pronto ad ogni chiamata.
Quando i colpiti dal morbo cadevano per terra all'improvviso, sulle piazze e
per le strade, mentre tutti se la davano a gambe inorriditi il
"Curatino" si avvicinava premuroso, se li caricava sulle spalle, vivi
o morti che fossero, e li portava al coperto per le cure del caso. "Lei
vuoi morire per forza!" gli dicevano. "La morte! - sospirava lui. -
Oh! sia la benvenuta se mi sorprenderà sulla breccia e se mi farà cadere nella
fossa insieme con il mio fratello!" I viareggini esclamavano allora
stupiti: "Se non va in Paradiso lui, non ci va nessuno!" Al suo
passaggio anche i massoni, i garibaldini e gli anticlericali si onoravano di
fargli tanto di cappello.
Al tempo in cui il P. Pucci andava conquistandosi il cuore dei parrocchiani con
l'esercizio eroico della carità, il Curato d'Ars attirava al suo confessionale
moltitudini di penitenti da tutte le parti della Francia. La fama del
"Curatino Santo" di Viareggio ebbe una risonanza molto più limitata.
Ciò nonostante, specialmente in certe solennità, il suo confessionale era
inverosimilmente affollato. La gente lo preferiva agli altri, benché fosse di
manica stretta a motivo dell'orrore che provava per il peccato. Sono
innumerevoli le anime che egli strappò all'inferno. Era logico che Satana lo
odiasse a morte e invogliasse qualche libertino a percuoterlo mentre di notte
si recava a confortare i moribondi. A chi lo consigliava di sporgere querela
rispondeva: "No, no, io non faccio nomi! Ben altre furono le percosse che
ricevette Gesù; e lui non le meritava davvero; mentre io, povero peccatore,
merito questo e peggio".
Il P. Pucci che aveva amore per i nemici, conforto per gli afflitti, pane per
gli affamati, aveva sempre anche un dono di pace da offrire alle anime
dilaniate dalla discordia o in preda alla disperazione. Quando veniva a sapere
che in una famiglia regnava la discordia era lui a non avere più pace. E
andava, ascoltava in silenzio, lasciava che le parti in contrasto dicessero
ognuna le proprie ragioni e poi faceva risuonare lui la parola giusta che
arrivava diritta al cuore.
All'inizio del 1892 il santo contrasse una polmonite fulminante mentre cantava
la messa solenne dell'Epifania. Nel delirio farneticò di infermi da assistere,
di poveri da soccorrere, di peccatori da confessare, di fedeli da comunicare.
Morì il 12 gennaio 1892. Pio XII lo beatificò il 22 giugno 1952 e Giovanni
XXIII lo canonizzò il 9 dicembre 1962, II suo corpo riposa a Viareggio nella
chiesa di Sant'Andrea.
Autore: Guido Pettinati
Il suo nome di battesimo fu Eustachio Pucci, nacque
a Poggiole di Vernio (Firenze) il 16 aprile 1819. Entrò a 18 anni nei Servi di
Maria della Ss. Annunziata di Firenze cambiando il nome in Antonio Maria. Nel
1843 fece la professione religiosa e dopo qualche mese fu ordinato sacerdote.
Un anno dopo fu inviato come viceparroco nella nuova parrocchia di s. Andrea a
Viareggio, affidata ai Servi di Maria e tre anni dopo ne divenne parroco,
ufficio che tenne fino alla sua morte, in tutto 48 anni.
Si dedicò con zelo eroico alla cura spirituale e materiale dei suoi fedeli i
quali lo chiamavano con affetto “il curatino”. Nel contempo fu per 24 anni
priore del suo convento di Viareggio, per sette anni Superiore della Provincia
Toscana dei Servi di Maria.
Anticipando le forme organizzative dell’Azione Cattolica istituì delle
Associazioni per ogni categoria dei suoi parrocchiani. Per i giovani: La
Compagnia di s. Luigi e la Congregazione della Dottrina Cristiana; per gli
uomini: perfezionò la già esistente Alma Compagnia di Maria Ss. Addolorata; per
le donne: La Congregazione delle Madri Cristiane.
Nel 1853 fondò inoltre le Suore Mantellate Serve di Maria per l’educazione
delle fanciulle, istituì il primo ospizio marino per i bambini malati poveri.
Inoltre introdusse altre Organizzazioni già esistenti, tutte dedite alle opere
di carità.
Dopo aver soccorso un ammalato in una notte fredda e tempestosa, si ammalò di
una polmonite fulminante che lo portò alla morte il 12 gennaio 1892. Sepolto
nel cimitero comunale, il corpo del santo “curatino” fu traslato il 18 aprile
1920 nella stessa chiesa di s. Andrea dove aveva trascorso il suo lunghissimo
periodo di parroco.
Pio XII il 12 giugno 1952 lo proclama beato e papa Giovanni XXIII lo proclama
santo il 9 dicembre 1962.
Esempio fulgido di vita religiosa applicata alla pastorale delle anime.
Autore: Antonio Borrelli
SOURCE : http://www.santiebeati.it/dettaglio/37225
CANONIZZAZIONE DEI SANTI:
PIETRO GIULIANO EYMARD
ANTONIO MARIA PUCCI
FRANCESCO MARIA DA CAMPOROSSO
PIETRO GIULIANO EYMARD
ANTONIO MARIA PUCCI
FRANCESCO MARIA DA CAMPOROSSO
OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI
XXIII
Basilica Vaticana
Domenica, 9 dicembre 1962
Domenica, 9 dicembre 1962
Sollemnis caeremonia, qua summos Ecclesiae honores
decrevimus Beatis Petro Iuliano Eymard, Antonio Mariae Pucci, Francisco Mariae
a Camporubeo, est profecto eiusmodi, qua vehementer animi nostri moveantur. Hic
enim ritus, qui dum bisce in terris a Nobis conficiebatur, a summo Deo in
caelis, tota scilicet sede illa exsultante laetitia, ratus habebatur, in
memoriam nostram redigebat et quasi sub nostrum subicebat aspectum, illam
sanctitatis notam, quae catholicam Ecclesiam, Christi Sponsam, distinguit.
Catholicis hominibus illud est dulce et iucundum,
ex doctrinae capite, quod profitentur, Ecclesiam matrem suam amantissimam,
appellare sanctam. Quod quidem multis confirmatur argumentis. Nam primum eius
Conditor sanctus est, quin etiam origo et exemplar sanctitatis; sancta deinde
existimanda sunt instrumenta, quibus utitur ad animos perficiendos sibi commissorum
filiorum: divina nempe gratia et augusta Sacramenta; tum eius doctrina est
sancta, quam a Christo Iesu acceptam inviolate custodit, strenue defendit,
impigre inculcat animis, atque ut potest latissime inter gentes disseminat;
multi postremo filiorum suorum, cum insigni virtute praestitissent, re ipsa
supernae gloriae compotes publice pronuntiati sunt.
Haec, inquimus, explorata atque omnino certa habent
christiani viri universi. Sed nemo sane dubitat, quin, praeclaro hoc praebito
spectaculo, opinio sanctitatis Ecclesiae vel profundius in eorum animos
descendat.
Accidit praeterea congruenter, quod sacra haec
caeremonia in cursum incidit Concilii Oecumenici Vaticani II; quod nimirum eo
in primis pertinet, ut sanctitatis gemma, in diademate inserta, quo Ecclesiae
caput redimitur, magis magisque niteat atque splendeat. Haec namque amplissima
sacrorum Pastorum congregatio, cum beati Petri Successore falli nescio
coniuncta, non solum iterum proponit atque confirmat incommutabiles veritates a
divino Magistro traditas; sed etiam illustrat et adhibenda suadet cotidie
crebrius sacrosanta auxilia, quibus divinae gratiae efficiamur compotes et
participes. Praeterea praecepta iniungit, quibus christianorum mores nitidius
excolantur. Quapropter Concilium non alio spectare dicendum est quam ut hinc
ostendat Christi Sponsam omne possidere, quovis nomine significetur,
virtutis genus, in factis et verbis et spiritualibus cuiusvis speciei donis (1),
hinc ad sanctimoniam Ecclesiae filios incendat, quibus humani generis Redemptor
palam edixit: « Estote ergo vos perfecti, ecti, sicut et pater vester
caelestis perf ectus est » (2).
Quibus positis facile sequitur, ut in primis
christifideles in eo honeste glorientur, se talem habere Matrem, quam omnes
admirari operteat, propter incredibilem pulchritudinem eidem divinitus inditam.
Eius enim dignitas non gemmis, non margaritis emicat, humano visui
conspiciendis, sed fulgore et gratia radiat, quae e Conditoris sui Sanguine et
insignibus multorum filiorum virtutibus manant.
Sequitur tum etiam, ut, quicumque christianum
profitentur nomen, ii vitae consuetudinem servare enitantur, quae a matris suae
superna nobilitate nulla ex parte abhorreat, neque ab eius praeceptis et
institutis sit aliena. Siquidern nemo vere affirmare potest se matrem re ipsa
diligere, de cuius decore aliquid detrahere moribus suis non vereatur.
INVITO PATERNO
AI FEDELI
AI FEDELI
Venerabili Fratelli, diletti figli, Amiamo
proseguire il discorso, come a familiare colloquio, nella lingua italiana, per
associare più strettamente all'intimo gaudio del Nostro cuore i numerosi
fedeli, convenuti in questa Basilica, e quanti altri seguono lo svolgersi del
sacro rito attraverso la radio.
Da oggi l'intera famiglia dei credenti contempla
tre nuove fulgide stelle nel cielo della santità: S. Pietro Giuliano Eymard, S.
Antonio Maria Pucci e S. Francesco Maria da Camporosso. E se tre Famiglie
Religiose di antica e nuova tradizione — diciamo: i Sacerdoti del Santissimo
Sacramento, i Servi di Maria, i Francescani Cappuccini — hanno motivo di
esultare per il particolare titolo di onore, con esse è tutta la Chiesa, che si
raccoglie in preghiera presso i novelli Santi per averne primizia di
intercessione e di celesti favori.
La figura luminosa di ciascuno meriterebbe
immediata illustrazione, che per altro non mancherà in forme molteplici e per
la parola e per la penna dei sacri oratori e scrittori. A Noi piace cogliere
subito una significativa affinità di insegnamenti e di esempi in questi uomini
di Dio, vissuti nel corso di una stessa generazione. Nella loro vicenda
terrena, pur nelle diverse attribuzioni della vocazione propria di ciascuno,
splendono più fulgide tre note: vita Eucaristica, tenerissima pietà mariana,
imitazione del Buon Pastore. Di qua proviene per i fedeli e per l'umanità un
messaggio di intensa vibrazione.
L'EUCARISTIA
FONTE
DI OGNI SANTITÀ
DI OGNI SANTITÀ
1) Vita eucaristica, anzitutto, poichè
nella S. Eucaristia è la fonte e il nutrimento di ogni santità. Lo diceva il
Nostro Predecessore S. Leone Magno: « La partecipazione del corpo e del sangue
di Cristo non ha altro effetto, che quello di farci diventare Colui, che noi
riceviamo » (3).
Questa progressiva trasformazione nella vita stessa
del Salvatore Divino, oh quanto è visibile nel mirabile sviluppo delle virtù
dei Santi oggi canonizzati!
E quali rapporti di particolare intimità con Gesù
Eucaristia si scoprono nelle loro ascensioni! Basta il nome di S. Pietro
Giuliano Eymard per aprire allo sguardo il fulgore dei trionfi eucaristici, a
cui egli volle dedicata, pur in mezzo a prove e difficoltà di ogni genere, la
propria vita, che si prolunga nella famiglia, da lui fondata. Il fanciullo
quinquenne, trovato sull'altare, reclinante il capo sulla porticina del
Tabernacolo, è lo stesso che fonderà a suo tempo la Società dei Sacerdoti del
SS. Sacramento e le Ancelle del SS. Sacramento, irradiando in innumerevoli
schiere di Sacerdoti Adoratori il suo amore e la sua tenerezza a Cristo,
vivente nell'Eucaristia. E il Santo Parroco di Viareggio non aveva immesso un
profondo spirito eucaristico nelle associazioni laicali da lui promosse, come
tessera di riconoscimento per il cristiano? Questa ansia di apostolato
eucaristico nasceva in un cuore preso dall'amore a Gesù vit tima. I testimoni
oculari ne hanno lasciato commoventi descrizioni. Identica pietà eucaristica
nell'umile frate cercatore Francesco Maria da Camporosso da tutti chiamato,
nonostante le sue proteste, « il Padre Santo ». E a giusto titolo, perchè il
suo passaggio quaggiù ha rinnovato la fragranza dei fioretti francescani.
La vita eucaristica è l'anima segreta degli impulsi
di generosità, che hanno spinto i tre Religiosi sulle vette della santità.
PERENNE FIDUCIA
NELLA REGINA DEI SANTI
NELLA REGINA DEI SANTI
2) Pietà mariana. Accanto a Gesù si
trova la Madre sua, Regina sanctorum omnium, suscitatrice di santità nella
Chiesa di Dio, e suo primo fiore di grazia. Intimamente associata alla
Redenzione nei disegni eterni dell'Altissimo, la Madonna, come ha cantato
Severiano di Gabala « è la madre della salvezza, la fonte della luce divenuta
visibile » (4). Piace pertanto alla pietà filiale considerarla all'inizio di
ogni vita cristiana, accompagnarne con trepida cura l'armonioso sviluppo,
coronarne la pienezza con la sua presenza materna.
Non sorprende dunque il trovare Maria Santissima,
vicina e tenerissima, nella vita dei tre novelli Confessori : S. Giuliano
Eymard la propone a modello degli adoratori, invocandola col titolo di « Nostra
Signora del Santissimo Sacramento »; Sant'Antonio Maria Pucci, fedele alle
tradizioni del suo Ordine, fa della sede del suo apostolato la città della
Madonna Addolorata, affidandole ogni più ardua impresa di sacro ministero; S.
Francesco Maria da Camporosso, con filiale ardimento, non teme di inviarle i
derelitti e i sofferenti, con le parole: « Andate a nome mio alla Madonna delle
Grazie. Ditele che vi manda il suo servo Francesco ».
Oh quale devozione spirano i santi nel loro
soprannaturale trasporto di confidenza nella intercessione della Madre di Dio e
Madre nostra! Questa delicata pietà mariana ha certo favorito il compiersi del
gaudio odierno.
FEDELISSIMA
IMMAGINE
DEL BUON PASTORE
DEL BUON PASTORE
3) Imitazione del Buon Pastore. Uno
solo dei novelli Canonizzati ebbe la cura diretta delle anime, riproducendo in
terra italiana gli esempi del santo Curato d'Ars; ma tutti e tre riproducono con
fedeltà mirabile l'immagine del Buon Pastore. L'aspetto pastorale Ci dà tanta
consolazione, al termine della prima sessione del Concilio Ecumenico Vaticano
II, che il Signore ha voluto per un generale ravvivamento di tutte le forme
della vita cristiana.
Questa irradiazione pastorale, nella testimonianza
dei novelli santi, si può definire formazione di buoni preti, dall'anima
fervente di adoratori, le cui schiere si sono moltiplicate in tutto il mondo, e
dànno in questi giorni a Roma, nel loro Convegno Internazionale, spettacolo
edificante della loro pietà. Questa irradiazione si esprime inoltre col fervore
delle missioni al popolo, forma immediata ed efficace di catechesi evangelica,
e con altre istituzioni di carattere parrocchiale, che furono l'alba promettente
delle organizzazioni di Azione Cattolica. Irradiazione che con parola semplice
si chiama apostolato del buon esempio, compiuto con instancabile zelo per
seminare nelle anime l'amore di Cristo, e risvegliarvi la coerenza di propositi
gravi e solenni. La stessa sollecitudine costante per la carità verso i poveri,
quale si legge in particolari commoventi nella vita dei novelli Santi, è forma
altissima di imitazione del Buon Pastore, che diffonde il suo influsso soave
nelle anime, e gli dà la testimonianza concreta e commovente, come risposta
al dilexit nos, et tradidit semetipsum pro no bis (5).
IL PERFETTO
ADORATORE
DEL SS.MO SACRAMENTO
DEL SS.MO SACRAMENTO
Nous voulons ajouter maintenant un mot pour les
pèlerins de langue frainaise, venus assister à la glorification de Saint
Pierre-Julien Eymard, prétre, confesseur, fondateur de deux familles
religieuses consacrées au culte du Saint-Sacrement.
C'est un Saint qui Nous était familier depuis de
longues années déjà, comme Nous l'avons dit tout à l'heure, lorsque la Providence
Nous fournit l'heureuse occasion, au temps de Notre service à la Nonciature
Apostolique en France, de Nous rendre dans son pays natal, à la Mure d'Isère,
près de Grenoble.
Nous avons vu là de Nos yeux le pauvre lit, la
modeste cham- bre, où ce fidèle imitateur du Christ rendit sa belle àme à Dieu.
Vous pouvez deviner, chers Fils, avec quelle émotion Nous évoquons ce souvenir
en ce jour où il Nous est donné de lui décerner les honneurs de la
canonisation!
Le corps de Saint Pierre-Julien Eymard est conservé
à Paris: le Saint est présent à Rome aussi, en quelque fgon, en la personne de
ses fils, les Prétres du Saint Sacrement; et c'est encore un souvenir bien doux
à évoquer pour Nous que celui de ces visites que Nous faisions jadis à leur
église de Saint Claude-des-Bourguignons, pour Nous unir pendant quelques
instants à leurs silencieuses adorations.
A côté d'un Vincent de Paul, d'un Saint Jean Eudes,
d'un Curé d'Ars, Pierre-Julien Eymard prend piace aujourd'hui dans la phalange
de ces astres resplendissants qui sont la gioire et l'honneur incomparable du
Pays qui les a vus naître, mais dont la bienfaisante influence s'exerce bien
au-delà: dans l'Eglise tout entière.
Sa note caractéristique, l'idée directrice de
toutes ses acti- vités sacerdotales, on peut le dire, ce fut 1'Eucharistie: le
culte et l'apostolat eucharistiques. Nous aimons à le souligner ici, en
présence des Prétres et des Servantes du Très Saint Sacrement: en présence
aussi des membres d'une association qui est chère au coeur du Pape, celle des
Prétres Adorateurs, ras- semblés à Rome ce jours-ci et venus nombreux honorer
ce grand ami de l'Eucharistie.
Oui, chers Fils, honorez et fétez avec Nous celui
qui fut un si parfait adorateur du Saint Sacrement; et à son exemple, placez
toujours au centre de vos pensées, de vos affections, des entreprises de
votre zèle, cette source incomparable de toute gràce: le Mysterium
fidei, qui cache sous ses voiles l'Auteur méme de la gràce, Jésus, le Verbe
incarné.
DONI COPIOSI
DI CELESTE PACE
DI CELESTE PACE
Venerabili Fratelli e diletti figli, Sono queste le
elevazioni ispirate dalla triplice glorifica zione odierna. Il cuore si riempie
di commossa esultanza, e sale al labbro la lode e il ringraziamento al Signore,
che ha irradiato nuovo splendore sul volto della sua Chiesa, nell'anno del
Concilio Ecumenico. O Santi novelli confessori, Pietro Giuliano Eymard, Antonio
Maria Pucci, Francesco Maria da Camporosso, circondate questo altare della
Confessione di S. Pietro, mentre prosegue il rito Eucaristico; e con la vostra
intercessione custodite nei nostri cuori lo straordinario fervore di quest'ora
storica, ottenendo all'umanità i doni copiosi della celeste pace, che in Gesù
Cristo ha il suo fondamento, la sua legislazione, la sua sicurezza, doni di
pace che sono il gaudio della Chiesa, il conforto dei sacri Pastori, l'onore
del clero e del popolo santo di Dio. Amen. Amen.
(1) Cfr. S.
Cyril. Hier. Cathecheses, Migne P. G. 33 col. 1044.
(2) Matth.
5, 48.
(3) Serm.
LXIII, cap. VII; Migne P. L. 54, 357.
(4) De mundi creatione, orat. VI; Migne
P. G. 56, 498.
(5) Cfr. Gal. 2, 20
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