Church Santa Cristiana (Oringa Menabuoi), Santa Croce
sull'Arno, Tuscany
Bienheureuse Christiane de la Sainte Croix
Religieuse augustine (✝ 1310)
Christine ou Chrétienne.
Christiane de la Sainte Croix est une des fondatrices de la branche féminine de
la famille augustine. Elle était réputée pour son humilité, sa charité, la pureté
de sa vie et son aptitude à la contemplation.Née Oringa Menabuoi, vers 1237 en Italie, elle décida de se consacrer
entièrement à Dieu, quitta sa famille, s'installa à Lucca où elle faisait des
travaux ménagers puis s'installa à Rome. Lors d'un pèlerinage à Assise, elle
décida d'établir une maison religieuse dans sa ville natale de Santa Croce et y
établit un ermitage en 1279 suivant la règle de Saint
Augustin.
Ses parents étaient de fort pauvres paysans de Sainte-Croix près de Florence.
Leur seule vraie richesse était leur foi qu'ils transmirent à Oringa leur
fille. Elle gardait les troupeaux et en profitait pour prier. Très belle, trop
belle même, mais elle ternissait la peau de son visage pour ne pas attirer les
jeunes libertins. Orpheline de bonne heure, elle tomba sous la tutelle de ses
frères qui, voulant la marier, lui firent subir des mauvais traitements. Elle
quitta alors son village et entra au service d'une riche veuve de Rome. Après
un pèlerinage qu'elle fit avec elle, Oringa décida de fonder un monastère, où
elle entra à la mort de sa maîtresse. Là, nul ne connaissant son nom, le petit
peuple l'appela Christiana à cause de sa vie exemplaire. Et c'est sous ce nom
de Chrétienne que nous l'honorons désormais.
À Santa Croce sull'Arno en Toscane, en 1310, la bienheureuse Christiane
Menabuoi, vierge, qui fonda là un monastère sous la Règle de saint Augustin.
Martyrologe romain
SOURCE : https://nominis.cef.fr/contenus/saint/11325/Bienheureuse-Christiane-de-la-Sainte-Croix.html
Church Santa Cristiana (Oringa Menabuoi), Santa Croce sull'Arno, Tuscany
Bienheureuse Christiane de la Sainte Croix
Religieuse augustine (✝ 1310)
Christine ou Chrétienne.
Martyrologe romain
SOURCE : https://nominis.cef.fr/contenus/saint/11325/Bienheureuse-Christiane-de-la-Sainte-Croix.html
Beata Cristiana Menabuoi
(1237 - 1310)
Il monastero di S. Croce sull'Arno, vicino a Pisa,
celebra nel XX secolo il settimo centenario della sua esistenza voluta dalla
beata Cristiana Menabuoi, che lo iniziò come reclusorio nel 1279. Quindici anni
dopo, nel gennaio 1294, fu trasformato in monastero. Come Chiara da Montefalco,
anche Cristiana, che forse non conobbe la loro esperienza, cercò con successo
di realizzare lo stesso ideale di vita religiosa. La sua vita e la fondazione
del suo monastero sono sufficientemente conosciuti grazie soprattutto alla
biografia di un anonimo, quasi contemporaneo, che riferisce le sue virtù e i
suoi miracoli. Un'altra fonte di documenti interessantissimi sono le lettere
che scambiò con due vescovi di Lucca, alcuni cardinali e altri benefattori. Nel
prologo l'anonimo biografo assicura che narrerà " i fatti e i miracoli dei
quali è stato testimone oculare, o che gli sono stati narrati da alcune
religiose, che vissero per molto tempo con lei nel suo monastero o da vari altri
testimoni." Secondo quanto racconta la beata Cristina, al secolo Oringa
Menabuoi, nacque a S. Croce dell'Arno tra il 1237 e il 1240. Amante della
purezza fin dall'infanzia, cercò di mantenere sempre candidi la mente e il
cuore, dedicandosi a piccole opere di misericordia. I suoi genitori erano
poveri lavoratori "di umile condizione sociale, che le imposero nel
battesimo il nome di Oringa. Ma è notorio che durante la sua vita fu chiamata
Cristiana". Restò presto orfana di madre e subì vari maltrattamenti dai
suoi fratelli, non ultimo quello di volerla obbligare a sposarsi. Verso il 1259
decise di fuggire da casa e si rifugiò a Lucca, dove per cinque anni fu
domestica di un nobile "ritenuto generalmente per uomo virtuoso e di vita
esemplare".
In questo periodo con alcune sue compagne devotamente
religiose andò in pellegrinaggio al santuario di S. Michele Arcangelo sul monte
Gargano. Nel ritorno si trattenne vari anni a Roma al servizio di una nobile e
pia vedova chiamata Margherita, dando tale esempio di virtù che "come
divinamente ispirati cominciarono tutti a chiamarla Cristiana". Con la
stessa nobildonna dimorò ad Assisi, dove "il Signore le mostrò in visione
una casa edificata in un luogo e in un modo, in cui poi lei fece costruire il
monastero di S. Croce."Verso il 1277 ritornò nel paese natale e incominciò
a mettere in pratica il suo ideale di vita religiosa. Altre giovani seguirono
il suo esempio desiderando condurre una vita dedicata al servizio di Dio. Dopo
qualche comprensibile contrasto e incomprensione con il vescovo diocesano e con
il clero locale, ella poté finalmente realizzare la sua opera. Su sua
richiesta, il 31 ottobre del 1279 l'amministrazione comunale di S. Croce
sull'Arno le concesse una casa "nella quale potessero vivere lei e le altre
che le si unissero nel servizio del Signore". Il 14 novembre con un'altra
deliberazione la municipalità le permise di tenere con sè fino a "dodici
donne oneste e di buona fama" e il 24 dicembre dello stesso anno la
medesima autorità dichiarava che quanto era stato concesso aveva il valore di
"una donazione" (V. Cecchi, Una fondatrice toscana del secolo XIII e
le sue Costituzioni (Santa Cristiana da Santa Croce sull'Arno), Firenze 1927,
83-103). Inizialmente questo romitorio non era agostiniano. Infatti come attesta
con estrema chiarezza il documento del 14 novembre 1279 la Beata Cristiana e le
sue compagne sono indicate come terziarie francescane. Continuarono sotto
questa denominazione probabilmente per altri quindici anni fino al 1294. Un
documento del 23 gennaio di quell'anno, in cui il vescovo Paganello dei
Porcari, vescovo di Lucca, concedeva loro vari privilegi, le chiama infatti per
la prima volta "monache dell'Ordine di S. Agostino."
Fu forse lo stesso vescovo a consegnare loro la regola
del Santo, dopo che aveva loro permesso nel 1286 di costruire un oratorio
"nel quale potete dedicarvi alla lode divina, fare atti di penitenza e
recitare fruttuose orazioni."L'appartenenza all'Ordine di S. Agostino
appare con maggiore evidenza nel breve, che il cardinale legato di Firenze
Pietro Duraguerra indirizzò alle monache nel settembre del 1296, nel quale
confermava quanto aveva loro imposto il suddetto vescovo e cioè "che
viviate in perpetua clausura, che nel vostro monastero si osservi sempre la
Regola di S. Agostino, che sia in vostro potere l'elezione
dell'abbadessa." Tra le altre disposizioni il legato imponeva che
rimanessero esenti dal pagare decime, censi, collette e ogni tipo di tributi,
esattamente come le monache degli altri Ordini. La piena appartenenza all'Ordine
agostiniano è confermata nel 1295 dal nuovo superiore generale degli
agostiniani, Simone da Pistoia, il quale a Siena dichiarava che rendeva
partecipi dei beni spirituali dell'Ordine "l'abbadessa e la comunità del
monastero di S. Maria Novella del castello di S. Croce" per l'affetto, che
avevano dimostrato verso l'Ordine agostiniano, "come abbiamo saputo dalla
relazione dei nostri religiosi."Nel 1303 il nuovo vescovo di Lucca, Enrico
Del Carretto, dell'Ordine di S. Francesco, esortava i suoi fedeli a contribuire
con le loro elemosine a ultimare le opere del monastero di suor Cristiana
"poiché nel suo oratorio si celebra tutti gli anni con speciale e sincera
devozione la solennità della Concezione della Gloriosissima Vergine
Maria."Nel 1309 per l'estrema povertà in cui versavano, le monache furono
costrette a ricorrere alla questua, "quod ipsas oportet necessario
mendicare", come accertò il cardinale Arnaldo Pellagrua, legato del papa
Clemente V in Italia. I momenti di difficoltà vennero superati finalmente nel
1311 quando il cardinale Giacomo Colonna, grande ammiratore delle virtù di S.
Chiara da Montefalco, le prese sotto la propria protezione. Fu così possibile
procedere nel 1317 ad nuovo ampliamento del loro monastero, "propter
multitudinem monalium", poiché grande era l'afflusso di nuove religiose.
Nel frattempo Cristiana era già morta il 4 gennaio del 1310.
L'anonimo, che scrisse la sua vita nella prima parte
di quel medesimo secolo, esalta la sua innocenza coltivata fin dalla
giovinezza, il suo perfezionamento nella pratica della virtù, la sua capacità
di penetrare la psiche delle persone, i suoi miracoli, le sue profezie e il suo
trapasso. Quanto alla morte l'anonimo narra che "quando la serva di Dio
era già settantenne ... una paralisi la immobilizzò nel letto per tre anni;
perduta completamente la sensibilità del lato destro e afflitta da dolori acuti
in tutte le parti del corpo, lei, con la preghiera quotidiana, li sopportava
con gioia ... Mentre Cristiana si preparava ad uscire da questo mondo
tenebroso, la luce dell'altro, verso il quale si incamminava, cominciò a
risplendere sempre più nel suo volto e nella sua anima ... E nell'ora del suo
transito il suo sembiante brillava di tale gioia, che era facile comprendere
come quell'anima beatissima, morendo al mondo, cominciava a vivere nella
felicità eterna ... Fece chiamare attorno a sé le sue consorelle e trattandole
con tenerezza e con materno affetto e consolandole con soavi parole, spirò nel
Signore ... Il suo corpo non fu sepolto nel tempo dovuto, ma rimase esposto
diciotto giorni, senza che si notasse alcun indizio di corruzione ... Gli
abitanti di S. Croce e una moltitudine straordinaria di persone, dell'uno e
dell'altro sesso, dai paesi circonvicini vennero in processione e intonando cantici
spirituali per venerare il corpo della Beata."
Le autorità di Santa Croce proclamarono il 4 gennaio
giorno di festa per l'intera cittadina. Ancora oggi la devozione a "santa
Cristiana", come viene chiamata nella sua terra d'origine, si mantiene
viva in tutta la provincia lucchese e nelle regioni più distanti. Anche la sua
memoria è ben conservata nei libri liturgici dell'Ordine agostiniano.
Il suo culto fu confermato il 15 giugno 1776.
LAMI, G., ed., Vita della beata Oringa C., in Deliciae
eruditorum, Firenze 1769; S. GIOVANNI BOSCO, La vergine delle campagne, ossia
Vita della b. aringa toscana detta Cristiana di Santa Croce, Torino 1872
(ultima ed., Santa Croce 1998); CHECCHI, V. OFM., Una fondatrice toscana del
secolo XIII e le sue Costituzioni (Santa Cristiana da Santa Croce sull'Arno),
Firenze 1927; DEL RE, N., Cristiana da Santa Croce (Oringa Menabuoi), beata, in
BS. IV; Roma 1964 (rist. 1987) 324-25; PAPASOGLI, G., Uno core et anima in Dio.
La Beata Cristiana da Santa Croce, Milano 1969; Vita della Beata Cristiana,
vergine. Scritta da un anonimo contemporaneo della Beata, San Miniato 1978;
GUTIÉRREZ, l/l, 268-71 (it. 387-391).
SOURCE : http://www.cassiciaco.it/navigazione/monachesimo/agiografia/beati/menabuoi.html
MENABUOI, Oringa
di Letizia Pellegrini - Dizionario Biografico degli
Italiani - Volume 73 (2009)
MENABUOI, Oringa (Cristiana da Santa Croce).
– Nacque a Santa Croce sull’Arno, non lontano da Pisa, tra il 1237 e il 1240 da
umile famiglia.
Le notizie relative alla M. sino agli anni Settanta
del XIII secolo sono fornite dalla Vita anonima (metà XIV secolo);
successivamente sono invece disponibili documenti relativi al monastero da lei
fondato.
Rimasta presto orfana, intorno al 1259 fuggì di casa –
vuole l’agiografia, per evitare un matrimonio imposto dai fratelli – e
trascorse cinque anni a Lucca, domestica presso un signore chiamato
Cortevecchia. Da quel momento fino al ritorno a Santa Croce l’agiografia fa
della M. una pellegrina: da Lucca (meta del pellegrinaggio al Volto Santo) si
spostò al santuario di S. Michele al Gargano, poi a Roma. Qui, per
l’intermediazione del frate minore Monaldo, visse presso una nobildonna, con la
quale intraprese il pellegrinaggio alla Porziuncola di Assisi. L’itineranza
della M. terminò a Castelfiorentino, centro del culto della beata Verdiana
(1180-1242), terziaria francescana che, dopo pellegrinaggi a Santiago e a Roma,
aveva condotto vita di reclusa in una cella presso l’oratorio di S. Antonio
all’Elsa.
L’accostamento agiografico a Verdiana è chiave di
interpretazione per le scelte della M. che presentano notevoli analogie con un
nutrito gruppo di donne toscane del XIII secolo (Benvenuti, pp. 284-288). È in
quegli anni che la M. cominciò a essere comunemente chiamata Cristiana, per la
sua devota condotta.
Tornata a Santa Croce nel 1277, intraprese vita
religiosa con un gruppo di compagne, inizialmente secondo la forma di vita
delle terziarie francescane. Il passaggio dalla formazione terziaria allo
strutturato monastero agostiniano si compì per gradi nel ventennio successivo,
con il concorso dell’autorità civica e in rapporti alterni con l’episcopato
lucchese detenuto in questi anni da Paganello Porcari (1274-1300) e da Enrico
Del Carretto, già frate minore (1300-1323).
Da un lato le origini terziarie, dall’altro la tardiva
ma consolidata forma agostiniana della comunità hanno determinato polemiche tra
eruditi tese ad ascrivere la M. al rispettivo Ordine: Checchi e Giacinto da
Pistoia argomentano la matrice francescana, mentre Lami (la cui opera,
corredata da un’ingente edizione di fonti, resta la principale) sostiene
l’appartenenza agostiniana.
Il primo documento relativo allo stanziamento della M.
e compagne a Santa Croce è del 31 ott. 1279: un atto con il quale il Consiglio
del Comune concedeva alla M. una casa in cui poter vivere con quante le si
fossero unite; il 14 dic. 1279, con delibera del podestà e del Consiglio, viene
effettuata – garante un procuratore – la donazione inter vivos (poi
perfezionata con atto del 24 dic. 1279) di una casa in contrada S. Nicola
concessa «a donna Oringa, fu Menabuoi, vestita dell’ordine di San Francesco» e
alle altre donne che con lei facevano vita religiosa (Checchi, pp. 83-87).
La comunità è denominata «mulieres de poenitentia» in
un documento del 26 maggio 1283, emanato del vescovo P. Porcari, con il quale
si concedeva «a Oringa detta Cristiana e alle sue consorelle» la costruzione di
un oratorio; e la M. è definita «vestita dell’abito di San Francesco» in un
atto di compravendita del 28 ott. 1283, relativo alla piazza antistante la casa
della comunità (ibid.).
Tra il 1293 e il 1298 il monastero della M. beneficiò
di tre lettere di affiliazione: la prima lettera di fraternità è destinata alla
comunità dal maestro generale degli umiliati nell’aprile 1293 (ibid., pp. 94
s.); poi nel 1295, da parte del neoeletto generale degli agostiniani Simone da
Pistoia, che in occasione del capitolo generale di Siena dichiarava di rendere
partecipi dei beni spirituali dell’Ordine «la badessa e la comunità del
monastero di S. Maria Novella del castello di S. Croce» in ragione –con
linguaggio formulare – «dell’affetto, che avevano dimostrato verso l’Ordine
agostiniano»; infine (e dopo l’adozione della regola agostiniana) una lettera
di fraternità viene emanata da Lotaringo, priore generale dell’Ordine dei servi
di Maria il 10 marzo 1298.
Alcuni problemi sono relativi alla lettera di
emanazione agostiniana: Lami non la riporta, e Checchi (p. 91) sostiene che
egli non l’abbia pubblicata perché – in quanto lettera di affiliazione –
sarebbe stata una prova della non appartenenza all’Ordine del monastero della
M. (e quindi, secondo Checchi, della sua matrice francescana). Tuttavia Checchi
si riferisce non ad atti ufficiali dell’Ordine, ma direttamente alla lettera
inviata alle monache dicendola nota solo in copia seicentesca. Inoltre egli
antedata la lettera di un decennio (1285), quando generale dell’Ordine non era
Simone da Pistoia.
Su base documentaria, il passaggio compiuto all’Ordine
agostiniano – presumibilmente condizionato dagli influenti canonici lucchesi di
S. Frediano e sostenuto dagli eremitani del convento di Gello in Corniano – è
attestato inequivocabilmente da una lettera del vescovo P. Porcari
(23genn.1294), indirizzata «alla badessa e al convento delle monache dei Santi
Maria Novella e Michele di Santa Croce dell’Ordine di Sant’Agostino» (Checchi).
Nonostante diversi incentivi dati alla fondazione dal
vescovo E. Del Carretto (che nel 1303 aveva esortato i fedeli a elargire
elemosine per ultimare la costruzione del monastero, cfr. Checchi, pp. 101 s.),
nel 1309 il cardinale Arnaldo Pellagrua, legato di Clemente V in Italia,
conferiva l’indulgenza a quanti avessero sostenuto la comunità con elemosine,
avendo accertato che le monache erano costrette a ricorrere alla questua.
La M. morì a Santa Croce sull’Arno (settantenne, dice
l’agiografo, e dopo tre anni di infermità) il 4 genn. 1310.
Il suo culto locale, caratterizzato da notevoli
valenze civiche, progressivamente approvato, fu definitivamente confermato il
15 giugno 1776.
Fonti e Bibl.: Vita della beata Cristiana,
vergine, fondatrice del monastero di S. Maria Novella e di S. Michele Arcangelo
in Santa Croce (oggi monastero della Beata Cristiana), San Miniato 1978; O.
Martini, La miracolosa vita et morte della gloriosa vergine santa Cristiana
da Santa Croce del Valdarno di sotto…, Siena 1593; G. Lami, Vita della b.
O. Cristiana, fondatrice del venerabile convento di S. Maria Novella e di S.
Michele Arcangelo dell’Ordine agostiniano nella terra di Santa Croce in Toscana,
Firenze 1769; G. Bosco, La vergine delle campagne, ossia Vita della b. O.
toscana detta Cristiana di Santa Croce, Torino 1872; D. Morosi, Vita della
b. Cristiana fondatrice delle suore agostiniane, Firenze 1904; M. Baciocchi De
Peon, La vergine O., Firenze 1926; V. Checchi, Una fondatrice toscana
del secolo XIII e le sue costituzioni: s. Cristiana da Santa Croce sull’Arno,
Firenze 1927; P. Pacchiani, La vergine santacrocese: s. Cristiana, San
Miniato 1939; Giacinto da Pistoia, La beata Cristiana da Santa Croce,
Firenze 1939; Id., La beata Cristiana terziaria francescana…, in Italia
francescana, XV (1940), pp. 333-344; G. Papasogli, Uno core et anima in
Dio: la beata Cristiana da Santa Croce, Milano 1969; D. Gutierrez, Gli
agostiniani nel Medioevo, I, 1, Roma 1986, pp. 387-391; A. Benvenuti, «In
castro poenitentiae». Santità e società femminile nell’Italia medievale, Roma
1990, pp. 110, 111 n., 120-123, 125, 135, 250, 270 s., 274-276, 279, 281-291,
293, 295, 297-299, 301, 311, 369, 374, 575; I. Gagliardi,Giovanni
Lami e O. M., in Giovanni Lami e il Valdarno inferiore. I luoghi e la
storia di un erudito del Settecento, Pisa 1997, pp. 209-236; F. Rojo, B.
Cristiana da Santa Croce, in Il fascino di Dio. Profili di agiografia
agostiniana, Roma 2000, pp. 71 s.;Lexikon für Theologie und Kirche, II, col.
1125; Bibliotheca sanctorum, IV, coll. 324 s.; Dizionario degli
Istituti di perfezione, VI, coll. 824 s.
L. Pellegrini
SOURCE : https://www.treccani.it/enciclopedia/oringa-menabuoi_(Dizionario-Biografico)/