mercredi 25 mars 2020

Saint NICODEMO di MAMMOLA, moine, ermite et confesseur


Saint Nicodème de Mammola

Confesseur ( 990)

Disciple de saint Fantin, il vécut au nord de la Calabre où brillait alors le monachisme italo-grec. Il alla s'établir dans une grotte du Monte-Cellerano. En raison des menaces des Sarrasins, il fut contraint de disperser sa communauté et retourna à la vie solitaire à Mammola, toujours en Calabre. Là encore, il fut rejoint par de nombreux disciples qui l'entourèrent quand il rendit son âme à Dieu.

À Mammola en Calabre, l'an 990, saint Nicodème, ermite, qui fut un maître de vie monastique par l'austérité de sa vie et ses vertus.

Martyrologe romain



Saint Nicodemus of Mammola


Also known as
  • Nicodemus of Cirò
  • Nicodemus of Cellerano
  • Nicodemus of Kellerano
  • Nicodemo of…
Profile

Son of Theophanes and Pandia. Educated by a local priestFather Galatone, known for his learning and piety. Even as a young man, Nicodemus was disgusted by the mis-spent lives of his contemporaries, and was drawn to the monastic life. He tried to join the monks in the San Mercurius abbey on Mount Pollino in the Calabria region of Italy; it was a hard, ascetic life for these monks, dressed in goat skins, going bare-foot in all seasons, surviving on chestnuts and lupins with a cave for shelter and some straw for a bed, and Nicodemus was initially turned away by the abbotSaint Fantinus, who thought the young man’s health too frail for a monk‘s life. But Nicodemus persevered, and Fantinus eventually relented and welcomed him to the community. Brother monk with Saint Nilus of Rossano.

Feeling the need for greater solitude, Nicodemus withdrew to live as a hermit on Monte Cellerano in LocriItaly. His reputation for wisdom and piety followed him, though, and he soon attracted several spiritual students, and organized them in to a colony that lived separately but met once a week. However, his community became too well known; there were too many would be students, too many lay visitors, and too many incursions by Saracen invaders. The monks dispersed to various monasteries. Nicodemus moved first to a house in GeraceItaly, and then to a monastery near MammolaItaly where he spent the rest of his life. His reputation for holiness was such that, upon his death, the monastery was renamed San Nicodemo in his honour.

Born
SOURCE : https://catholicsaints.info/saint-nicodemus-of-mammola/


Festeggiamenti di San Nicodemo - prima Domenica di Settembre

NICODEMUS OF MAMMOLA, ST.

Calabrian-Greek ascetic, monastic founder; b. Ciròc. 900; d. Mammola, March 25, 990. While still a youth, he became a Basilian monk in the famous monastic eparchy of the Mercurion, under the spiritual guidance of St. Fantino (d. c. 980), who also directed St. nilus of rossano. Later on, he withdrew to Mt. Cellerano, where for many years he lived a strict ascetic life. His virtue attracted many disciples, so that the hermitage of Cellerano became a large monastic community. About 975 he moved to the region of Gerace. Subsequently he built in the woods near Mammola a monastery that after his death in 990 was dedicated to his memory. His relics are venerated in the principal church of Mammola, whose patron saint he has been since 1630. A life, written by the monk Nilus at the end of the 12th century, is the principal source for his biographers.
Feast: March 12.
Bibliography: a. agresta, Vita di s. Nicodemo Abbate (Rome 1677). a. aromolo, Vita di s. Nicodemo di Cirò (Cirò1901). v. zavaglia, Vita del santo padre nostro Nicodemo (Mammola 1961). v. saletta, Vita inedita di s. Nicodemo di Calabria dal cod. Messan, 30 (Rome 1964).
[m. petta]



San Nicodemo di Mammola Asceta


Martirologio Romano : A Màmmola presso Gerace in Calabria, San Nicomedo, eremita, che rifulse per auterità di vita e fu vero maestro di vita monastica.

Teofane e Pandia furono i genitori di Nicodemo, che nacque a Cirò (Catanzaro) nei primi anni del X secolo, lo affidarono alla cura spirituale di un pio e dotto sacerdote, Galatone, contemporaneamente il ragazzo progredì nelle scienze sacre e nella pietà.


Da giovane poté vedere il comportamento licenzioso di alcuni suoi contemporanei, che lo disgustarono, cosicché sentì maggiormente l’attrazione per la vita monastica, che veniva professata nel secolo X, da quegli asceti con fama di santità, nella zona del Mercurion, sulle balze del Pollino in Calabria.


Lasciata Cirò, andò a chiedere l’abito monastico all’austero abate s. Fantino, ma gli fu rifiutata più volte questa richiesta, perché non veniva ritenuto adatto a quella vita di studi, penitenze e mortificazioni, vista la sua gracile costituzione fisica.

Deluso ma non convinto, insisté tramite i buoni auspici di altri monaci, finché s. Fantino commosso dalle sue insistenze, gli concesse l’’abito angelico’, così chiamato tra i monaci greci di quel tempo.

Nicodemo divenne insieme a s. Nilo di Rossano, esempio splendente di vita ascetica del Mercurion, cresciuti e formati tutti e due alla rigida scuola dell’abate s. Fantino; essi accomunati ad altri santi monaci calabro-siculi resero famosa in tutta la Cristianità la loro Comunità, al punto che Oreste, patriarca di Gerusalemme la descrisse elogiandola, nei suoi autorevoli scritti e biografie.

Il tipo di vita praticato è impensabile ai nostri giorni, ma costituiva il perno dell’ascesi, insieme alla purezza, dei monaci calabro-siculi di quell’epoca; vestiva con una pelle di capra, andava a piedi nudi in ogni stagione, dormiva su paglia in una grotta, mangiava castagne e lupini.

In età abbastanza matura, decise di lasciare il Mercurion e si ritirò in un eremo del Monte Cellerano nella Locride, ma la fama di santità che lo seguiva, attirò molti monaci che gli si affidarono e quindi Nicodemo si vide costretto a fondare una laura, cioè una colonia di anacoreti, vivendo divisi, ognuno in una capanna e riunitasi una volta la settimana, più tardi il termine designerà un grande convento.

La sua laura fu visitata anche da s. Fantino e altri monaci del Mercurion; purtroppo però era troppo esposta alla curiosità dei fedeli e soprattutto alle scorrerie dei Saraceni, per cui prevedendone la distruzione, disperse i monaci in altri monasteri e lui si ritirò presso Gerace in un cenobio, accentuando l’austerità della sua vita.

Ma anche qui non restò a lungo e dopo alcuni anni si ritirò in un luogo solitario vicino a Mammola, che presto anch’esso si trasformò in un famoso monastero di monaci greci.

Nonostante i settanta anni passati nell’asprezza della vita ascetica, Nicodemo visse circa 90 anni, tantissimi per quei tempi e a dispetto della sua gracile costituzione fisica; morì nel monastero di Mammola, che prese poi il suo nome, il 25 marzo 990.

I miracoli fiorirono sulla sua tomba e quindi venne proclamato santo, allora non c’erano tutte le procedure che occorrono oggi. Nel 1080 i Normanni trasformarono il piccolo oratorio con la sua tomba, in una grande chiesa, restaurando anche il monastero e concedendo privilegi e beni.

Le reliquie furono poi traslate nella chiesa di Mammola nel 1580 che lo proclamò suo patrono nel 1630, fissando la festa liturgica al 12 marzo. I pontefici nei secoli successivi concessero particolari indulgenze nell’occasione della sua festa e altre celebrazioni.

Il Comune di Mammola nel 1884 fece decorare artisticamente la cappella, una ricognizione delle reliquie è stata effettuata il 12 maggio 1922 nella coincidenza dell’inaugurazione della ricostruita e abbellita chiesa.


Autore: Antonio Borrelli


SOURCE : http://www.santiebeati.it/dettaglio/90976



NICODEMO da Cirò, santo. – Figlio di Teofane e di Pandia, nacque il 12 maggio 900 a Sikrò (da identificare forse con l’odierna Cirò, o con Sicari o Sicri vicino a Melicuccà), capitale della Turma delle Saline (piana di Gioia Tauro) in Calabria (Sicilia nella terminologia bizantina del X secolo). La zona era un centro monastico importante, dove si trovavano le comunità di s. Elia il Giovane e s. Elia lo Speleota.
La vita di Nicodemo è conosciuta solamente grazie a un menologio del 1308, scritto da un certo monaco Nilo e conservato in un manoscritto greco della Biblioteca regionale universitaria di Messina (Gr. 30, ff. 245-250). Da esso si apprende che quando decise di farsi monaco cercò di entrare nel Mercurion, una serie di comunità basiliane disposte attorno al fiume Mercure, al confine tra Calabria e Basilicata, che rappresentavano uno dei centri monastici più importanti dell’Italia bizantina nel X e XI secolo. Il monaco S. Fantino il Giovane a lungo rifiutò la sua richiesta, giudicandolo troppo gracile per sopportare la vita cenobitica. Infine l’accolse e Nicodemo diventò suo discepolo insieme a s. Zaccaria del Mercurion, s. Saba del Mercurion, s. Luca di Demenna, s. Macario abate e s. Nilo di Rossano. In quel periodo il monastero fu talmente importante da assumere il nome di Nuova Tebaide e Oreste, patriarca di Gerusalemme (986-1010), celebrò le pratiche ascetiche seguite dai monaci calabresi.
Poiché la laura, divenuta molto popolare rischiava frequentemente di essere attaccata dai saraceni, Nicodemo si ritirò con altri monaci prima in un cenobio a Gerace e successivamente vicino a Mammola, dove fondò un monastero sul monte Kellarana (Guillou, 1968). Qui morì il 12 marzo 990.
La cappella in cui fu sepolto, da subito meta di pellegrinaggio, fu ampliata dai normanni nel 1080. Nel 1588 il corpo fu traslato nella chiesa Matrice di Mammola, per ordine del cardinale Antonio Carafa, ma dopo il terremoto del 1638 fu riportato nel luogo di sepoltura originario.
Fonti e Bibl.: A. Agresta, Vita di s. N. abate, Roma 1677; A. Aromolo, Vita di s. N., Cirò 1901; S. Barbellini, S. N. abate, Grottaferrata 1935; V. Zavaglia, S. N. abate basiliano, Polistena 1947; B. Cappelli, S. Nilo, s. Fantino, s. N., in Bollettino della Badia Greca di Grotteferrata, II (1949), p. 109; F. Halfin, Ss. Fantin et Nicodeme, moines de Calabre, in Analecta Bollandiana, XXVII (1952); F. Russo, N., in Enciclopedia cattolica, VIII, Città del Vaticano 1952, pp. 1842 s.; V. Zavaglia, Vita del santo padre N., Grottaferrata 1961; V. Saletta, Il Mercurio e il Mercurion, problemi di agiografia bizantina, in Bollettino della Badia Greca di Grotteferrata, XV (1961), pp. 31-68; A. Guillou, Saint Nicodeme de Kellerana 1023/24-1232, Città del Vaticano 1968; M. Arco Magrì, Vita di s. N. di Kellerana, Roma 1969; V. Saletta, Vita inedita di s. N. di Calabria dal Cod. Messan. 30, Roma 1964; A. Terminelli, S. N., Napoli 1967; V. Saletta, S. N. del Cellerano, in Studi meridionali, II (1969), 3-4, pp. 359-376; E. Barillaro, Era mammolese s. N. di Cirò?, in Brutium, LI (1972), 3, pp. 21-25; F. Merli, Vita di s. N., s.l. 1977; F. Russo, Il monastero greco di s. N. de Cellerana, in Byzantino Sicula, II (1975); G. Gallucci, Sikros, terra natale di s. N., in Bollettino della Badia Greca di Grotteferrata, n.s. XXXIV (1981), pp. 185-198; N. Ferrante, Santi italogreci. Il mondo religioso bizantino in Calabria, Reggio Calabria 1999, ad ind.; A. Cilento, Potere e monachesimo. Ceti dirigenti e mondo monastico nella Calabria bizantina (secoli IX-XI), Fiesole 2000, ad ind.; D. Minuto, Profili di santi nella Calabria bizantina, Reggio Calabria 2002, pp. 69-72; G. Russo, La valle dei monasteri. Il Mercurion e l’Argentino, Rossano 2011, ad indicem.