mercredi 31 mars 2021

Saint DANIEL de UNGRISPACH, martyr

Giacomo Guardi  (1764–1835). The Church and Convent ( Camaldolese monastery) of San Mattia di Murano, between 1804 and 1828, from "Robert Lehman Collection", The Metropolitan Museum of Art.


Saint Daniel

(+ 1411)

D'origine allemande, ce marchand était fort avisé en affaires et il venait souvent les traiter à Venise. Et puis, un beau jour, il décida de mettre ses talents au service des pauvres et prit l'habitude de s'enrichir du silence des moines camaldules voisins à Murano. Il se mit sous leur conduite. Il s'installa dans un petit ermitage, sans jamais rejoindre leur communauté, bien qu'il passât de longues périodes avec eux. Et c'est là qu'il fut assassiné par des voleurs.

SOURCE : https://nominis.cef.fr/contenus/saint/6418/Saint-Daniel.html

Memorial

31 March

20 March (Camaldolese)

Profile

15th-century Camaldolese monk at VeniceItaly. Known for giving away everything he had to care for the poor, and for living in continuous prayer.

Born

German

Died

strangled by thieves on 31 March 1411 at San Mattia di Murano, VeniceItaly

Additional Information

Book of Saints, by the Monks of Ramsgate

Catholic Online

Our Sunday Visitor’s Encyclopedia of Saints

Santi e Beati

MLA Citation

“Saint Daniel of Venice“. CatholicSaints.Info. 23 October 2012. Web. 31 March 2021. <https://catholicsaints.info/saint-daniel-of-venice/>

SOURCE : https://catholicsaints.info/saint-daniel-of-venice/

Beato Daniele de Ungrispach Martire camaldolese

31 marzo

† San Mattia di Murano, 31 marzo 1411

Il beato Daniele de Ungrispach, sposo e padre integerrimo, abbandonata leggitimamente la famiglia naturale, si aggregò alla monastica, emulando in qualità di domestico le virtù degli eremiti. Tolto ai vivi da mano sicaria presso San Mattia di Murano il 31 marzo 1411, è venerato qual martire ed il suo corpo si conserva incorrotto. Nell’anniversario della morte è commemorato dal Menologio Camaldolese. Mai la Chiesa ha confermato il culto di tale “beato”, ma secondo le indicazioni contenute nell’ultima edizione del Martyrologium Romanum egli gode comunque legittimamente di tale titolo in quanto presente nel calendario della famiglia religiosa.

Daniele nacque nel castello di Cormons,intorno all’anno 1344, figlio primogenito di Nicolaussio d’Ungrispache di Maddalena Savio di Gemona. La sua era una nobile famiglia di stirpe germanica,“facoltosissima”, Signori di Cormons, Medea e Foiana, vassalla dei conti di Gorizia, che ebbe tra i suoi membri un vescovo di Concordia e uno di Trieste.  Ancora oggi lo stemma del Comune di Cormons si ispira al loro blasone. Daniele coi genitori vissea Udine dal 1346, a sedici anni si trasferirono a Pordenone, dove, a circa vent’anni il rampollo sposò Ursina Ricchieri appartenente alla più potente famiglia cittadina. Ebbero una figlia, Lucia, andata poi sposa nel 1384 al nobile Giacomo Spelladi di Treviso. Forse a seguito di eventi bellici, Daniele fu prigioniero a Verona di Cansignorio della Scala,tra il 1365 e il 1368. Sopportòla prova senza covare rancore, anzi si sarebbe in seguito adoperato a favore di un familiare dello scaligero. Nonostante la giovane età, eragià così ben voluto dai suoi concittadini che essi intervennero per ottenerne la liberazione.

Daniele fu marito e padre integerrimo, viveva le sue giornate da buon cristiano.Le cronache lo descrivono: “osservatore segnalato della legge di Dio, d’ogni pratica religiosa, di singolare compassione verso dei poveretti ed amantissimo dei Luoghi Pii”. Intraprese con successo il commercio di panni di seta e di lana e pelli di vaio. Sua piazza d’affari fu soprattutto la Serenissima, importante per gli scambi con l’Oriente. Nel percorso che lo portava a Venezia, navigando lungo il fiume Noncello, ebbe modo di conoscere i Camaldolesi dell’abbazia di San Martino Rotto (Pasiano di Pordenone). Il giovane fu attratto dalla spiritualità monastica ed eremitica, tipica dell’Ordine fondato da S. Romualdo. La posizione altolocata della famiglia, ma certo pure il desiderio di contribuire all’amministrazione pubblica in favore dei suoi concittadini, lo portò anche all’impegno politico e così, nel 1384,fu nominato “podestà” dal duca d’Austria da cui dipendeva Pordenone. La carica era annuale e prevedeva larappresentava della comunità, sia in ambito civile, sia religioso. Svolse l’incarico con benevolenza, il Palazzo Comunale (l’antica Loggia) sorgeva, tra l’altro, in Contrada Maggiore, a poca distanza dalla sua dimora, Palazzo Ricchieri (oggi sede del Museo Civico).

Durante i suoi viaggi a Venezia Daniele conobbe l’importante monastero camaldolese di San Mattia nell’isola di Murano dove, sempre più attratto dalla vita monastica, divenne un ospite familiare.

Per diciannove anni, pur mantenendo gli impegni familiari, sociali e di lavoro, frequentò costantemente quel luogo in cui respirava appieno la presenza di Dio. Amava leggere la Bibbia e gli scritti dei Padri della Chiesa, in particolare Sant’Agostino. Poi, avendo a disposizione somme di denaro anche consistenti, rispondeva generosamente alle necessità dei poveri, come pure del monastero. Poteva condurre una vita confacente al suo stato sociale, preferì invece, giorno per giorno, rispondere al desiderio di avvicinarsi a Dio, alternando giornate scandite dagli impegni sociali, a giornate di preghiera, spese a fianco dei suoi amici monaci. La sua vita fu una mirabile sintesi “dell’Ora et labora”: sposo, padre, imprenditore e pure politico, con lo sguardo però sempre rivolto al Datore di ogni bene. Nel 1380 intraprese il percorso per divenire oblato della Congregazione Camaldolese, che si compì pienamente il 31 marzo 1392. Da quel giorno ebbe una cella tutta sua. Fu generoso, come detto, con il suo monastero, ma pure con altre entità religiose, specie veneziane tanto che nel 1398 fu nominato procuratore della Chiesa di San Marco.

Alla soglia dei cinquant’anni, prevalse il desiderio della vita eremitica, e Daniele rinunciò a diritti, privilegi e beni di famiglia che gli spettavano dopo la morte del padre. Lasciò la moglie, di comune accordo, ottenendo di essere accolto nel monastero di San Mattia per condividere maggiormente la vita dei monaci, senza però l’obbligo di clausura.  Di tanto in tanto tornò a Pordenone e nel 1404-05 fu nuovamente consigliere del Comune e podestà, probabilmente supplente del titolare, segno della grande fiducia che tutti riponevano in lui. Continuò a svolgere la professione mercantile, ma ebbe pure alcuni incarichi diplomatici.Nel 1406 fu tra gli intermediari in un grave dissidio fra Pordenone e il Patriarca d’Aquileia: i suoi concittadini avevano incendiato il castello di Torre,causando la morte del feudatario e della famiglia, e l’ira del patriarca di Aquileia. Il podestà e i nobili della città, tra i quali Daniele, furono incaricati di mediare per ottenere l’assoluzione dei pordenonesi. 

Il 16 settembre 1411 Daniele, mentre era a Pordenone,fece testamento nominando erede universale la moglie. Dispose di essere sepolto in San Mattia, cui lasciò dei legati e preziosi libri: una Bibbia, un Legendario dei Santi, i Sermoni di Sant’Agostino. Qualche giorno dopo, rientrato dopo il lavoro dal mercato veneziano di Rialto, ignoti malviventi entrarono di notte nella sua cella e lo strangolarono a scopo di rapina. Erano certo a conoscenza delle sue abitudini e del denaro che aveva con sé. I Padri Camaldolesi, colpiti da una morte tanto ingiusta, gli diedero devota sepoltura nella tomba dei nobili Donà all’interno del monastero. Fu subito considerato un “martire della carità”.

A ventiquattro anni dalla morte, nel 1435, il corpo fu esumato e trovato incorrotto, “vivace di colore e da cui esala un odore soavissimo, a differenza degli altri rinvenutidisfatti e corrosi”. Venne posto sopra un altare e divenne subito meta di devoti pellegrinaggi. Tutti pensarono che il corpo incorrotto confermava la santità che Daniele aveva testimoniato in vita. Il vescovo di Torcello approvò il culto locale e dispose l’esposizione in chiesa di un’urna contenente le reliquie. Seguirono grazie e miracoli e la fama di Daniele attirò,nei secoli a venire,fedeli di tutta la laguna veneta, del Friuli e della Carinzia, oltre ai nobili membri della sua Casata.L’urna fu ricollocata in chiesa dopo la ricostruzione del 1566, poi, nel 1657, fuposta su un altare proprio, in una nuova cassa di legno, quella attuale.

Nel 1810 il monastero di San Mattia di Murano fu soppresso e la chiesa in seguito distrutta. Il corpo del Beato Daniele subì diversi trasferimenti, per un periodo venne conservato nella sacrestia della Basilica della Salute a Venezia. Nel 1857 le spoglie tornano a Murano, l’urna fusistemata nella cappella esterna dell’Istituto “Dalmistro” delle Suore Maestre di Santa Dorotea che nell’isola avevano aperto una scuola. Le religiose tennero un registro delle grazie ottenute dal Beato,alcune ancora nel 1903. Il corpo è oggi presso la Basilica di S. Donato, ancora incorrotto, ricoperto da una veste dorata, regalo per grazia ricevuta nel 1745. 

A Venezia gli è intitolata una calle, la sua Pordenone qualche decennio fa gli ha dedicato una Via cittadina e in chiesa un quadro eseguito dal pittore sacerdote Giuseppe Pellarin.L’amministrazione comunale ha collocato sulla facciatadi Palazzo Ricchieriuna lapide per ricordare l’esempio cristiano del suo antico podestà. Pure Cormons gli ha dedicato, in chiesa, un dipinto, mentre una statua,dall’inizio del XVIII secolo, lo ricorda nella facciata della Chiesa dell’Immacolata di Gorizia.Tutte testimonianze di un culto che non è mai venuto meno. Dedito alla famiglia, impegnato nella vita pubblica, attivo nella professione mercantile, Daniele ebbe sempre come bussola la Parola di Dio e come compagna la preghiera. Il suo esempio può essere attuale ancora oggi.

La memoria locale è fissata al 31 marzo, mentre ilMenologio Camaldoleselo ricorda il 20 marzo. Sarebbe auspicabile il riconoscimento “ab immemorabili” del culto e il titolo ufficiale di Beato.

PREGHIERA

O Beato Daniele, siamo lieti di onorartinella natia Cormons comenella città di Pordenoneda te scelta quale luogo di residenzae fatta oggetto di molte premure in ambienti religiosi e civili.

Ammiriamo le tue rinunce,al fine di aiutare i poveri e le comunità religiosecon l’attività di commercio.

Ci sorprende la concordata rinunciaalle gioie della convivenza con la tua sposa dilettaper vivere negli ultimi anni più unito a Dionel monastero camaldolese di Murano.

Ottieni anche a noi di compiere con impegnoi doveri della nostra professioneper il bene della famiglia, della società e della Chiesa,con una particolare attenzione ai poveri.

Fa’ che noi pure dedichiamo ogni giornospazio alla preghierae troviamo tempo per la formazione cristianain gruppi e luoghi spirituali.

Te lo chiediamoper Gesù Cristo nostro Signore.

Autore: Daniele Bolognini

SOURCE : http://www.santiebeati.it/dettaglio/93527

Daniele Ungrispach

di Don Carlo, 1 Gennaio 2011

Nato a Cormons nel 1344 

Cittadino di Pordenone e podestà del comune nel 1384 e 1404

Ospite camaldolese a Murano (Venezia)  dal 1392 e qui morto nel 1411 

1344 – Il Beato Daniele nasce a Cormons, figlio primogenito  di Nicolaussio d’Ungrispach (castello non lungi da Gorizia)  e di Maddalena Savio.  Discendente della “nobile e facoltosissima”  famiglia feudale dei signori di Cormons, Medea  e Foiana, ramificata anche a Cividale, Udine, Madrisio.  Parente dei vescovi d’Ungrispach: Giacomo (di Concordia)  e Giovanni (di Trieste).  A sedici anni risiede a Pordenone, città nella quale altri  Ungrispach hanno avuto e avranno incarichi e possedimenti.  Qui sceglie, pur nobile, di esercitare un lucroso commercio  di fini tessuti: panni di seta, lana, pelli di vaio.  Sua piazza  d’affari è soprattutto Venezia, luogo di ampi commerci, in  particolare con l’Oriente, cui Pordenone (“Porto sul Noncello”  per il carico e scarico di merci) è collegata via acqua. 

Fin da giovane persegue “una vita quieta e spirituale”; è  “osservatore segnalato della legge di Dio, d’ogni pratica  religiosa, di singolare compassione verso dei poveretti ed  amantissimo dei Luoghi Pii”.  Dunque: devotissimo e tutto  carità verso i poveri.  Nelle soste a Venezia ama ritirarsi  presso i monaci camaldolesi (inclusi, di clausura) di San  Mattia, isoletta presso Murano, dove ha una cella a disposizione. 

1364 – A circa vent’anni, sposa Orsina Ricchieri, della più  potente famiglia di Pordenone, e ha da lei una figlia, Lucia,  andata poi sposa (1384) al nobile Giacomo Spelladi.  È marito  e padre integerrimo. 

1365-68 – È prigioniero a Verona di Cansignorio della  Scala , per motivi (non di guerra) ancora sconosciuti.  Sopporta  tutto senza rancore.  Si adopera anzi in favore di un  familiare del suo persecutore.  È così ben voluto dai pordenonesi  che essi intervengono per ottenere la sua liberazione. 

1384 – Rientrato da tempo a Pordenone, è nominato  “podestà” (carica annuale corrispondente all’attuale di  “sindaco”) dal duca d’Austria, al cui dominio la città appartiene.  Funge così da capo degli amministratori civici, rappresentante  della comunità nelle manifestazioni civili e religiose.  In quegli anni è pure giudice, procuratore della chiesa  di San Marco (1398), intermediario nella lotta fra Pordenone  e il Patriarca d’Aquileia. 

1404-05 – È consigliere del Comune e segnalato ancora  qual podestà, forse in sostituzione (o supplenza) del titolare:  segno della notorietà, fiducia e capacità riconosciutegli. 

1392 – Tanta è l’attrattiva della vita eremitica e il desiderio  di pietà e penitenza, che Daniele rinuncia a diritti, privilegi e  beni di famiglia spettantigli dopo la morte del padre.  Lascia  anche la moglie legittimamente (di comune accordo) e chiede  e ottiene di essere accolto come “familiare” nel già frequentato  monastero camaldolese di San Mattia di Murano.  Fino alla morte, condivide la vita dei monaci, senza voti e  senza obbligo di clausura.  Esercita ancora la mercatura, ma  per soccorrere i poveri ed essere di sostegno ai monaci.  Di  tanto in tanto torna anche a Pordenone, per adempiervi  sentiti doveri familiari e civili… 

12 settembre 1411 – Fa in Pordenone testamento: lascia  cento libbre di monete alla figlia e marito Spelladi; il resto  alla moglie.  Designa come luogo della sua sepoltura  l’eremo dei Camaldolesi di Murano, suo abituale domicilio  da diciannove anni. 

Nello stesso mese di settembre 1411, al ritorno da un suo  commercio, è ucciso per strangolamento a scopo di rapina  da ignoti malviventi, entrati nottetempo nella sua cella del  monastero di Murano.  I Padri Camaldolesi, fra le lagrime, gli  danno devota sepoltura nella tomba dei nobili Donà e lo  considerano un martire della carità. 

1435 – Ventiquattro anni dopo, il corpo viene riesumato e  trovato prodigiosamente incorrotto, fresco e profumato e  perciò è trasferito nella chiesa ed esposto sopra un altare.  È  subito venerato “per santo beatificato” dai fedeli, numerosi e  spesso beneficati da grazie (di alcune di esse si ha memoria  fino al 1903).  Il culto al beato è approvato dal vescovo di  Torcello.  Anche dopo il Concilio di Trento esso è confermato  con una disposizione del medesimo vescovo che impone  di rimettere la salma sopra l’altare (vi era stata rimossa) e  visibile nell’urna.  Tale culto dura ininterrotto per secoli. 

1810 – Il monastero camaldolese di San Mattia di Murano  è soppresso e la chiesa in seguito distrutta.  Il corpo del Beato  Daniele subisce diversi trasferimenti, ma viene conservato  (per un periodo è custodito nella sacrestia della Basilica  della Salute a Venezia). 

1857 – Il Beato Daniele d’Ungrispach ritorna a Murano, in  un’urna, che viene collocata in una cappella esterna  dell’Istituto “Dalmistro” retto dalle Suore Maestre di Santa  Dorotea.  Il corpo si mostra anche oggi ai fedeli tutto intero,  incorrotto, ricoperto di un drappo simildorato, donato per  grazia ricevuta nel 1745. 

SOURCE : https://www.sandonatomurano.it/?p=3095

Beato Daniel de Ungrispach o de Venecia, Recluso Mártir

Marzo 31

+ San Mattia de Murano, 31 de marzo 1411

Bendito Daniele de Ungrispach, esposo y padre honrado, abandonado leggitimamente la familia natural, se unió al monasterio emulando como virtudes domésticas de los eremitas. 

Eliminado a los vivos de sicaria mano en St. Matthias Murano 31 de marzo 1411, que es venerado mártir y su cuerpo se conserva incorrupto. 

El aniversario de su muerte se conmemora por Menologion Camaldolese. Alguna vez, la Iglesia ha confirmado el culto a la "bendita", pero de acuerdo a las instrucciones contenidas en la última edición de Martyrologium Romanum se aprovecha de ese título tan legítimamente presentes en el calendario de la familia religiosa.

Rico comerciante de Carintia, que tiene en sus frecuentes viajes a Venecia amistad contrato con Camaldolesi de San Mattia en Murano, que a menudo era un huésped, le pidió que se suman a su monasterio como oblato. Durante veinte años vivió con los religiosos, disfrutando de una mayor libertad para hacer frente a sus tiendas. Una noche, mientras descansaba en su habitación, fue atacado por unos asesinos que ahogado (1411). Buried, su cuerpo, que fue encontrado incorrupto, fue trasladado a la iglesia y expuesto a la veneración pública. 

De esta tumba no es ningún recuerdo. En Menologion Camaldolese es recordado como un santo el 20 de marzo.

Autor: Joseph Cacciamani

TRaducido para VS desde: Santi e Beati

SOURCE : http://vidas-santas.blogspot.com/2013/03/beato-daniel-de-ungrispach-o-de-venecia.html

Den salige Daniel av Ungrispach (~1344-1411)

Minnedag: 31. mars

Den salige Daniel av Ungrispach (it: Daniele d’Ungrispach) ble født rundt 1344 i Cormons i provinsen Gorizia i regionen Friuli-Venezia Giulia i det nordøstre Italia. Han kom fra en gammel føydal aristokratisk familie, som i 1342 hadde fått statsborgerskap i Udine av patriarken av Aquileia. Daniele var nevø av Fulcherio d’Ungrispach.

Han flyttet til Pordenone i provinsen av samme navn i regionen Friuli-Venezia Giulia, hvor han bestemte seg for å drive handel mellom denne byen og Venezia. Han ble så fremtredende i det sosiale liv i Pordenone at han ble ordfører der den 24. september 1384. Han var også en ektemann og far av integritet. Daniel var en velgjører for mange hellige steder i Venezia og var prokurator for kirken San Marco i hjembyen Pordenone.

Daniel var en mann av handling, men også av kontemplasjon. Han elsket å lese Bibelen og skriftene til kirkefedrene, først og fremst den hellige Augustin, som sa at alle kristne i sin dåp er kalt til å følge Kristus, «hver med sine spesifikke oppgaver». Derfor bestemte han seg i 1384 for å forlate familien for å bli oblat hos kamaldulensermunkene (Congregatio Monachorum Eremitarum Camaldulensium Ordo Sancti Benedicti; Congregatio Camaldulensis OSB – OSBCam) i klosteret San Mattia på øya Murano ved Venezia. Dette skyldtes hans ønske om perfeksjon, å leve munkenes spiritualitet hvor han forente de hjemlige kvaliteter med eremittiske dyder. Han skrev sitt testamente, hvor han valgte å bli gravlagt i klosteret San Mattia på Murano.

Daniel nøt vennskapelige forbindelser med munkene i ganske mange år, før han dro til Venezia på grunn av sine forretninger. Men han ble drept av kriminelle mordere mens han sov nær San Mattia på Murano den 31. mars 1411. Da det i 1435 var nødvendig å åpne graven, viste det seg at Daniels legeme etter 24 år var intakt og uskadet. Det ble sagt at det fra det utgikk en kraftig duft av blomster, som kunne luktes av hele øya Murano og hele byen Venezia, og det ble en umiddelbar tilstrømning av tilskuere som ropte opp om et mirakel.

Daniel ble gjenstand for en kult blant de troende, delvis på grunn av et tegn på festen for den hellige apostelen Mattias da de store lysene rundt alteret ble tent. Hans kult ble spredt til slottet Ungrispach og i nesten hele Kärnten (Carinzia), noe som fremgår av en votivtavle plassert ved hans grav. Med Napoleons stenging av klosteret i 1810 stoppet alle former for kult, og levningene ble bevart i kapellet i klosteret, som nå huset en kommunitet av læresøstre av St. Dorothea som drev en skole. Da de få gjenlevende eldre søstrene reiste, ble området overtatt av Venezia, som åpnet et ungdomssenter der. Daniels levninger ble da overført til basilikaen Santi Maria e Donato i Murano. En statue av en anonym kunstner fra første halvdel av 1700-tallet, står på fasaden av kirken Chiesa dell’Immacolata i Gorizia.

Han æres som martyr og hans intakte legeme er bevart. Han minnes i kamaldulensernes menologium på dødsdagen 31. mars. Kirken har aldri stadfestet hans tittel som salig, men i henhold til instruksjonene som finnes i den nyeste utgaven av Martyrologium Romanum (2001), har han fortsatt legitimt den tittelen fordi den står i kalenderen til den aktuelle religiøse familien.

Kilder: santiebeati.it, blog.libero.it, chiesacormons.it, ilpiccolo.gelocal.it - Kompilasjon og oversettelse: p. Per Einar Odden

Opprettet: 6. september 2013

SOURCE : http://www.katolsk.no/biografier/historisk/danungris