Saint Foulques
Évêque
de Plaisance en Italie puis de Pavie (✝ 1229)
Chanoine régulier
d'origine irlandaise ou écossaise devenu évêque de Plaisance en Italie
puis de Pavie, il travailla à réconcilier les deux villes déchirées par
des factions.
À Pavie en Lombardie, l'an 1229, saint Foulques, évêque, d'origine écossaise, homme pacifique, dévoué avec le plus grand soin à l'action pastorale et à la charité.
Martyrologe
romain
Saint Fulk of Piacenza
Also
known as
- Fulk
of Pavia
- Foulques…
Profile
Canon. Studied in Paris, France. Archpriest and then bishop of Piacenza, Italy. Bishopof Pavia, Italy in 1216, chosen by Pope Honorius III.
Born
- 1229 of
natural causes
Book of Saints – Fulk – 26 October
Article
(FOULQUES) (Saint)
Bishop (October 26) (13th century) Born at Piacenza of Scottish parents (A.D.
1164), he was given a Canonry. Then, having studied at Paris, he became
Archpriest and Bishop of Piacenza. Six years later he was by Honorius III
translated to Pavia, which Diocese he governed for thirteen years, dying A.D.
1229, in odour of high sanctity.
MLA Citation
- Monks of Ramsgate.
“Fulk”. Book
of Saints, 1921. CatholicSaints.Info.
6 May 2013. Web. 26 October 2019.
<https://catholicsaints.info/book-of-saints-fulk-26-october/>
Fulk
of Pavia B (RM)
Born at Piacenza, Italy, 1164; died 1229. Fulk's parents were Scottish. He
was appointed to a canonry in Piacenza. Then, after his studies in Paris, he
became archpriest and bishop of Piacenza. Six years later he was transferred by
Honorius III to the see of Pavia, which he occupied for 13 years
(Benedictines).
Saint Fulk (1164 - 26 October[1] 1229)
was an ItalianRoman Catholic prelate who served as the Bishop of Piacenza from 1210 until 1217 and later as the Bishop of Pavia from 1217 until his death.[2][3] He
served in various capacities prior to his episcopal appointment such as a canon and provost. He was known for making the
effort of keeping out of political affairs since he wanted to dedicate himself
more to diocesan affairs.[4] He
was not consecrated as a bishop while in Piacenza until 1216 and some months after was transferred toPavia where he would remain until his death.[2][3][5]
Life
Fulk was born in Piacenza in 1164 to Scottish
parents who had Irish origins; he was also known as Folco Scotti with that
surname being given during those times to Irish people who emigrated to the
Italian mainland.[2][4] In 1184
he entered the Canons Regular of Sant'Eufemia before he didtheological studies in Paris at the college there after having been sent there around 1185 (though he did first do
his studies in Piacenza).[5] In
or near 1194 he became the prior for Sant'Eufemia.[3]
Fulk
for a brief period taught theological studies to students in Piacenza. He was
appointed as a canon in Piacenza and after his studies in Paris became the archpriest for Piacenza.[5] He later was appointed as theBishop of Piacenza on 2 August 1210 but Pope Honorius III later transferred him to Pavia diocese which he managed until his death. His selection for the Piacenza see
received approval from the papal legate and Bishop of Novara Gherardo da Sessia who ensured that Pope Innocent III confirmed the selection. The pope himself conferred episcopal consecration upon him in 1216 just before transferring him to Pavia.[3]
It
has been alleged in some sources that Fulk attended the Fourth Council of the
Lateran in 1215.[3] Fulk died on 26 October 1229 in Pavia
and after his death Pope Gregory IX canonized him as a saint during his pontificate; his remains were
transferred from the old to new cathedral in 1567.[3]
Notes and references
1.
Some sources suggest he died on 16 December.
3. François Menant
(1997). "FOLCO Scotti,
santo". Dizionario Biografico degli Italiani. Retrieved 5 December 2018.
External links
San Folco Scotti di Piacenza e Pavia Vescovo
1165 circa - 16 dicembre 1229
I
resti di questo santo di origine irlandese sono custoditi nella cattedrale di
Pavia, città della quale fu vescovo nel XIII secolo. Folco (o Fulco) nasce
intorno al 1165 a Piacenza da una celebre famiglia, quella degli Scotti,
originari dell'Irlanda, che viene identificata secondo la denominazione
dell'epoca come patria degli «Scoti», scozzesi. Folco a 20 anni entra tra i
canonici regolari di Sant'Eufemia. Viene inviato a Parigi a compiere gli studi
di teologia a Parigi e al rientro viene eletto priore di Sant'Eufemia, poi
canonico, poi arciprete della cattedrale. Infine viene consacrato vescovo di
Piacenza. Sei anni più tardi, rimasta vacante la sede pavese, viene designato
vescovo anche di questa città. Piacentino e vescovo di Pavia, Folco fu il
grande paciere delle due città, allora divise da un'aspra rivalità. Dopo aver
lavorato per la pacificazione interna delle città e delle contese tra i due
centri muore nel 1229. (Avvenire)
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio
Romano: A
Pavia, san Folco Scotti, vescovo, uomo di pace, colmo di zelo e di carità.
Passa alla storia come uno straordinario
pacificatore. Il suo cognome di famiglia, Scotti, è irlandese: probabilmente
nell’XI secolo i suoi antenati sono arrivati nella penisola italiana dopo
l’invasione danese delle Isole britanniche, guidata dal re Knut. Ma gli Scotti
non sono propriamente fuggiti: Knut non era uomo di saccheggi come alcuni suoi
predecessori, ambiva anzi alla prosperità delle sue conquiste, in particolare
attraverso i commerci. Ed ecco che, durante un viaggio a Roma, ha domandato ai
Sovrani d’Europa «regolamenti più equi e maggior sicurezza lungo la strada per
andare a Roma, senza tante barriere e ingiuste gabelle».
Così, agli evangelizzatori e monaci che già da tempo percorrevano quella via,
si sono aggiunti anche i commercianti: alcuni saranno di passaggio, altri
invece si fermeranno e stabilizzeranno in varie città. Tra questi probabilmente
c’era la casata degli Scotti (che prima in realtà era un soprannome).
Nato intorno al 1165 a Piacenza, a 20 anni Folco
viene accolto in una comunità di sacerdoti, i Canonici regolari di S. Eufemia,
che vivono come i monaci. Lo mandano a studiare a Piacenza e poi a Parigi, da
dove ritorna maestro in Teologia.
E per Folco, con questo titolo, le strade e le porte si spalancano verso
ruoli di responsabilità: diventa priore dei Canonici, arciprete della
cattedrale e infine Vescovo di Piacenza.
Perché sarà considerato un eccezionale pacificatore?
Ecco il motivo.
Viene nominato anche Vescovo di Pavia: un Vescovo solo per «quelle» due
città-diocesi: Piacenza e Pavia sono acerrime rivali, divise a avversarie su
tutto, con antiche e nuove ragioni di conflitto, scontri commerciali, famiglie
antagoniste. Una situazione del genere spaventerebbe o scoraggerebbe chiunque,
tanto più che Folco i suoi incarichi di responsabilità li ha già, eccome.
Dunque, verrebbe da dire: «Chi glielo fa fare?». E invece, accetta. Rischiando
di venire giudicato solo un «disertore» dai «suoi» piacentini e un intruso dai
pavesi.
Anzi, Folco non solo accetta, è pure ambizioso: il suo obiettivo è mettere fine
alla storica e apparentemente irrisolvibile ostilità. Vuole essere il Vescovo
di tutti, piacentini e pavesi insieme.
La vincerà, questa sfida. Tant’è che i suoi resti sono tuttora conservati nella
Cattedrale di Pavia: Folco, lo ricordiamo, era di Piacenza.
Autore: Domenico Agasso Jr.
Fonte:
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VAtican
Insider
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Nome: San
Folco Scotti
Titolo: Vescovo
Ricorrenza: 26
ottobre
Tipologia: Commemorazione
Tre giorni fa, siamo entrati con la fantasia nella chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro, a Pavia, per vedere la tomba di San Boezio, sepolto nella cripta proprio sotto l'arca del grande convertito Sant'Agostino.
L'11 di questo mese, abbiamo parlato di Sant'Alessandro Sauli, barnabita, Vescovo prima in Corsica e poi a Pavia, dove morì più di mill'anni dopo Severino Boezio, e dove è sepolto. Oggi, per la terza volta in pochi giorni, il calendario, nel suo itinerario di millenni, ci conduce di nuovo a Pavia, a questa antica signora della pianura padana, dove la potenza si è sposata nel corso dei secoli alla bellezza, e la sapienza ha dato frutti di santità.
A Pavia è sepolto San Folco, o Fulco, Vescovo come Alessandro Sauli, ma di lui più giovane di trecentocinquant'anni. Ed è sepolto non in una delle chiese del primo periodo romanico, gloria e caratteristica della capitale dei Longobardi, ma nel Duomo rinascimentale, ideato dal Bramante, architetto della Chiesa delle Grazie, a Milano, e dall'Amadeo, architetto della Certosa di Pavia.
Al confronto con gli altri tre Santi che abbiamo ricordato, Agostino, Boezio ed Alessandro Sauli, la vita e la figura di San Folco o Fulco non è molto conosciuta, e può sembrare poco interessante. Era di Piacenza, ed un particolare significativo sul suo conto è dato dal suo cognome, quello di Scotti.
Gli Scotti, che proprio da Piacenza si diffusero in tutta Italia, erano una famiglia di scori, cioè di scozzesi. Scozzesi si dicevano allora non gli abitanti della Scozia, ma quelli dell'Irlanda. Dalla verde isola cristiana, evangelizzata, come si ricorderà, nel V secolo da San Patrizio, erano poi scesi in Europa, in secoli di difficoltà politiche e di miserie morali, decine di Santi e di religiosi, come per una trasfusione di sangue fresco e vivo. E dietro ai Santi, specialmente quando le isole del Nord furono invase dai Danesi, vennero mercanti, soldati, intere famiglie, come quella piacentina degli Scotti, dalla quale, verso il 1165, nacque San Folco.
A vent'anni entrò presso i canonici regolari di Sant'Eufemia, e poiché era un giovane d'ingegno vivace, fu mandato a completare i suoi studi di teologia a Parigi, capitale intellettuale dell'Europa cristiana. Tornato a Piacenza, a 30 anni è priore di Sant'Eufemia, poi canonico, poi arciprete della cattedrale. Infine viene eletto Vescovo di Piacenza. Sei anni dopo, resta vacante la sede di Pavia. E San Folco Scotti vien consacrato Vescovo anche di questa città.
Piacenza e Pavia non erano divise soltanto dal fiume, ma anche da una ,terribile ostilità. Sono note, e ancora pittorescamente vive nella tradizione italiana, le rivalità tra città vicine. Basterebbe ricordare, sempre nella pianura padana, quella proverbiale tra Modena e Bologna. Ma la rivalità tra Piacenza e Pavia, prima di essere pittoresca e tradizionale, fu a lungo atroce e cruenta.
San Folco, piacentino e Vescovo di Pavia, fu il grande pacificatore delle due città. Pace prima di tutto interna, tra i cittadini divisi dalle fazioni politiche. Pace poi tra le due città, non più cristiane soltanto di nome.
Nel corso della sua opera pacificatrice, San Folco morì, nel 1229. Altro non si sa sul suo episcopato. Ma quello che si sa, e soprattutto la sua opera di padre affettuoso, basta a giustificare la fama e il culto che il discendente degli Irlandesi ha guadagnato in terra lombarda, ricca di sapienza e di santità.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Pavia, san Folco Scotti, vescovo, uomo di pace, colmo di zelo e di carità.
FOLCO
Scotti, santo
di François Menant - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48
(1997)
FOLCO Scotti,
santo. - Nato a Piacenza intorno al 1165, appartenne con ogni probabilità alla
famiglia Scotti, che stava allora affermandosi fra le preminenti della città e
si preparava a porsi alla testa del popolo; la tradizione vuole che egli fosse
di un ramo povero di questa ricchissima famiglia.
Entrato nella collegiata dei
canonici regolari di S. Eufemia, fu in seguito inviato a studiare a Parigi
(forse intorno al 1185): il soggiorno presso la più illustre scuola di teologia
dell'epoca non era del resto straordinario per un futuro dignitario di una
diocesi padana. Verso il 1194 F. divenne prevosto di S. Eufemia; gli atti
relativi certificano che amministrò i beni della chiesa e sollecitò i suoi
confratelli alla vita in comune, di cui sostenne poi sempre la necessità.
Comunque fin da allora egli si dimostrò soprattutto eccellente predicatore:
ancora nel XVII secolo si conservava una raccolta dei suoi sermoni, indirizzati
per lo più a religiosi, di cui oggi non rimangono che l'indice e alcuni
estratti (Campi). Qualche anno più tardi, entrato nel capitolo della
cattedrale, F. insegnò presso la scuola di teologia di Piacenza, all'epoca
abbastanza rinomata. Teologo di solida e sicura formazione, predicatore di
vaglia, irreprensibile religioso, egli si trovò in prima linea nel combattere
la diffusione di eresie di ogni tipo di cui Piacenza allora pullulava, come del
resto le città vicine.
All'inizio del XIII secolo F.
era dunque uno dei religiosi più ascoltati della sua diocesi: lo troviamo fra
gli arbitri della controversia insorta fra il vescovo e i canonici della
cattedrale, in relazione alle rispettive prerogative (1202-1203), poi fra
coloro cui il papa dette incarico di impartire giustizia fra la chiesa di S.
Matteo e il suo patrono laico (1203-1204). Sempre più prossimo al vescovo
Grimerio, F. lo seguì in esilio a Castell'Arquato quando questi entrò in
conflitto con il Comune a proposito dell'esenzione fiscale del clero
(1203-1207); al ritorno Grimerio lo incaricò di pronunciare il sermone di
apertura del sinodo diocesano, sul tema delle virtù che dovevano essere
praticate dal clero (inizio del 1208).
Alcuni mesi più tardi F. fu
eletto, contemporaneamente (o quanto meno a poche settimane di distanza),
canonico della cattedrale e arciprete, andando così a ricoprire la seconda
carica della diocesi dopo il vescovo. Alla morte di quest'ultimo (aprile 1210),
F. fu quindi chiamato a succedergli (2 ag. 1210), malgrado le complicazioni
nella procedura elettorale causate dalla rivalità esistente fra il capitolo
della cattedrale da una parte e quello di S. Antonino e gli altri religiosi
della diocesi dall'altra. L'intervento di un legato pontificio, il vescovo di
Novara Gherardo da Sessia, permise che si procedesse all'elezione, confermata
da Innocenzo III. Ma F. non fu mai consacrato vescovo di Piacenza (checché ne
dicano, peraltro in base ad indizi poco probanti, alcuni biografi, i quali
comunque situano questa consacrazione non prima del 1216): fino al suo
trasferimento a Pavia, egli governò la diocesi con il solo titolo di "vescovo
eletto".
La mancata consacrazione di
F., talvolta attribuita alle manovre dilatorie dei canonici di S. Antonino, fu
dovuta, con maggior probabilità, al nuovo conflitto che oppose il papa al
Comune a partire dal 1210, causato - soprattutto dopo il 1212 - dall'adesione
dei Piacentini ad Ottone IV, cui essi restarono fedeli anche quando questi
ruppe con Innocenzo III proprio mentre era in corso l'elezione di F.
(estate-autunno 1210). Colpita da interdetto e minacciata di smembramento, la
diocesi si liberò dalle sanzioni pontificie solo nel dicembre 1215, per esserne
nuovamente fatta oggetto nel maggio 1216; non c'è dunque da stupirsi che, in
questa situazione, Innocenzo III si sia rifiutato di consacrare il nuovo
vescovo, pur essendone questi degno.
F., comunque, ottemperò a
tutti gli obblighi della sua carica: nel 1210 partecipò al sinodo tenuto da
Gherardo da Sessia, divenuto cardinale, durante il quale i canonici furono
richiamati all'obbligo della vita comune. In seguito intervenne sulla condotta
dei canonici della sua cattedrale, i quali, malcontenti dell'unione con la
collegiata di S. Giovanni, avevano trascurato i propri doveri; provvide inoltre
a regolare un conflitto tra il personale dell'ospedale di S. Lazzaro e i malati
e incoraggiò la fondazione di un monastero cistercense. Alcune fonti, infine,
sostengono che egli abbia partecipato al IV concilio del Laterano, nel 1215, il
che è possibile anche se non esistono prove certe.
In ogni caso il Laterano IV
determinò importanti cambiamenti nella vita di F.: essendo morto il vescovo di
Pavia nel corso del concilio, gli elettori nominati dal clero diocesano
scelsero F. a succedergli e il papa autorizzò il trasferimento. Il Campi suggerisce,
senz'altro a ragione, che F. accettò la nomina tanto più volentieri in quanto
la situazione politica e religiosa di Piacenza, estremamente difficile fin
dall'inizio del suo episcopato, ne danneggiava l'azione pastorale e il
prestigio.
Stabilitosi a Pavia nel corso
del 1216, dopo essere stato consacrato da Onorio III, F. vi trascorse dodici
anni, ricchi di attività ma non esenti da difficoltà gravi. All'inizio del 1217
trattò una pace, effimera, tra i suoi antichi e nuovi fedeli, tra loro
irriducibili nemici e militanti in campi opposti nel grande conflitto che
divideva l'Italia. Questa riconciliazione era stata sicuramente presa in
considerazione, in forma più o meno esplicita, fra i possibili risultati del
trasferimento a Pavia del vescovo di Piacenza; trasferimento che si veniva così
a inserire nel quadro di un riallineamento delle alleanze fra città guelfe e
ghibelline, d'altronde ben poco duraturo.
Nell'agosto 1219 F. fu ad
Haguenau, presso Federico II - ormai senza rivali dopo la morte, avvenuta l'anno
prima, di Ottone IV -, di cui seppe guadagnare la fiducia. In effetti
l'imperatore lo nominò arbitro tra i Modenesi e il loro ex podestà (novembre
1219), e, soprattutto, il 28 giugno 1220 lo nominò rector civitatis di Pavia, perché assicurasse la pace
tra i milites e il popolo e governasse fino
all'arrivo del cancelliere imperiale; quest'ultimo lo riconfermò nella carica
(6 agosto), da cui F. venne infine sollevato poco prima del 25 agosto, quando
il legato poté garantire personalmente il controllo della città.
Questo episodio, che conferma
come F. non fosse semplicemente un sant'uomo, bensì possedesse la stoffa
dell'uomo di governo, rivela anche l'influenza politica che il vescovo ancora
conservava in alcuni Comuni dilaniati dalla guerra civile. Influenza fragile,
comunque: all'inizio del 1223 tra il vescovo e il Comune sì aprì un conflitto
destinato a durare parecchi mesi, provocato, ancora una volta, dalla volontà di
un governo finanziariamente disastrato di fare pagare le tasse al clero,
nonostante l'esenzione. La controversia, che si ripropose nella maggior parte
dei Comuni della regione all'inizio del XIII secolo, a Pavia sembra essersi
spinta fino al sequestro e al saccheggio dei beni ecclesiastici, e i fatti
furono così gravi che i Pavesi vennero colpiti da gravi sanzioni papali. Come
vent'anni prima a Piacenza, F. e una parte del clero presero la via
dell'esilio; vi si trovavano ancora nel novembre 1225 e senza risorse, tanto
che Onorio III pregò le diocesi vicine di provvedere alle loro necessità. Il
Comune di Pavia doveva loro non meno di 13.500 lire pavesi (una somma enorme se
paragonata alle 250 lire che la diocesi doveva versare nel 1221 in occasione
della crociata). Il 26 apr. 1226 la situazione si era capovolta: mentre la Lega
lombarda si stava riorganizzando, Pavia fu tra le pochissime città rimaste
fedeli all'imperatore Federico; quest'ultimo incaricò F., insieme con altre due
persone, di governare in suo nome la città. In questa fase di rapporti
difficili tra l'imperatore e il papa, F. conservò dunque la fiducia di ambedue,
ma dovette anche., come a Piacenza, affrontare gravi problemi politici con il
Comune.
Negli ultimi anni F. sembra
avere abbandonato la scena politica ed essersi dedicato esclusivamente agli
affari della diocesi. Si conoscono alcuni aspetti della sua attività
amministrativa dai registri di Onorio III e di Gregorio IX: egli governò
infatti in stretto rapporto con Roma e fu spesso delegato dal papa a giudicare
in questa o quella causa a Piacenza, Cremona, Novara o Casale Monferrato,
mentre F. sottometteva regolarmente alla Curia i problemi della sua diocesi, in
particolare quelli relativi ai grandi monasteri di S. Pietro in Ciel d'Oro e
del Senatore. Egli si preoccupava di proteggere il patrimonio di questi
monasteri e anche di riformarli: per questo introdusse a S. Pietro in Ciel
d'Oro i canonici regolari di Mortara, dopo i gravi disordini cui si erano
abbandonati i monaci (1221).
F. morì a Pavia il 16 dic.
1229 (e non nel 1228, come sostengono il Campi e il Savio).
Fu presto canonizzato da
Gregorio IX, ma il suo culto si sviluppò solo a partire dal XVI secolo,
inizialmente a Pavia, in concomitanza con la redazione della sua vita ad opera
di J. Gualla (1505), la traslazione del corpo dall'antica cattedrale nella
nuova (1567) e l'ingresso nel martirologio romano (1578; festa il 26 ottobre);
quindi a Piacenza, dopo l'inchiesta condotta negli archivi da P.M. Campi.
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