samedi 26 octobre 2019

Saint FOLCO SCOTTI (FOULQUES, FULK) di PIACENZA e PAVIA, évêque

San Folco Scotti

Saint Foulques

Évêque de Plaisance en Italie puis de Pavie ( 1229)

Chanoine régulier d'origine irlandaise ou écossaise devenu évêque de Plaisance en Italie puis de Pavie, il travailla à réconcilier les deux villes déchirées par des factions.

À Pavie en Lombardie, l'an 1229, saint Foulques, évêque, d'origine écossaise, homme pacifique, dévoué avec le plus grand soin à l'action pastorale et à la charité.
Martyrologe romain

San Folco Scotti

Saint Fulk of Piacenza


Also known as
  • Fulk of Pavia
  • Foulques…
Profile

Canon. Studied in Paris, France. Archpriest and then bishop of Piacenza, Italy. Bishopof Pavia, Italy in 1216, chosen by Pope Honorius III.

Born
  • 1229 of natural causes

 Saint Fulk

Book of Saints – Fulk – 26 October


Article
(FOULQUES) (Saint) Bishop (October 26) (13th century) Born at Piacenza of Scottish parents (A.D. 1164), he was given a Canonry. Then, having studied at Paris, he became Archpriest and Bishop of Piacenza. Six years later he was by Honorius III translated to Pavia, which Diocese he governed for thirteen years, dying A.D. 1229, in odour of high sanctity.

MLA Citation
  • Monks of Ramsgate. “Fulk”. Book of Saints, 1921. CatholicSaints.Info. 6 May 2013. Web. 26 October 2019. <https://catholicsaints.info/book-of-saints-fulk-26-october/>

Fulk of Pavia B (RM)

Born at Piacenza, Italy, 1164; died 1229. Fulk's parents were Scottish. He was appointed to a canonry in Piacenza. Then, after his studies in Paris, he became archpriest and bishop of Piacenza. Six years later he was transferred by Honorius III to the see of Pavia, which he occupied for 13 years (Benedictines). 



Saint Fulk (1164 - 26 October[1] 1229) was an ItalianRoman Catholic prelate who served as the Bishop of Piacenza from 1210 until 1217 and later as the Bishop of Pavia from 1217 until his death.[2][3] He served in various capacities prior to his episcopal appointment such as a canon and provost. He was known for making the effort of keeping out of political affairs since he wanted to dedicate himself more to diocesan affairs.[4] He was not consecrated as a bishop while in Piacenza until 1216 and some months after was transferred toPavia where he would remain until his death.[2][3][5]

Life


Fulk was born in Piacenza in 1164 to Scottish parents who had Irish origins; he was also known as Folco Scotti with that surname being given during those times to Irish people who emigrated to the Italian mainland.[2][4] In 1184 he entered the Canons Regular of Sant'Eufemia before he didtheological studies in Paris at the college there after having been sent there around 1185 (though he did first do his studies in Piacenza).[5] In or near 1194 he became the prior for Sant'Eufemia.[3]

Fulk for a brief period taught theological studies to students in Piacenza. He was appointed as a canon in Piacenza and after his studies in Paris became the archpriest for Piacenza.[5] He later was appointed as theBishop of Piacenza on 2 August 1210 but Pope Honorius III later transferred him to Pavia diocese which he managed until his death. His selection for the Piacenza see received approval from the papal legate and Bishop of Novara Gherardo da Sessia who ensured that Pope Innocent III confirmed the selection. The pope himself conferred episcopal consecration upon him in 1216 just before transferring him to Pavia.[3]

It has been alleged in some sources that Fulk attended the Fourth Council of the Lateran in 1215.[3] Fulk died on 26 October 1229 in Pavia and after his death Pope Gregory IX canonized him as a saint during his pontificate; his remains were transferred from the old to new cathedral in 1567.[3]

Notes and references


1.      Some sources suggest he died on 16 December.
2.      "Fulk". Monks of Ramsgate. 1921. Retrieved 5 December 2018.
3.      François Menant (1997). "FOLCO Scotti, santo". Dizionario Biografico degli Italiani. Retrieved 5 December 2018.
4.      "Saint Fulk of Piacenza". Saints SQPN. 7 June 2018. Retrieved 5 December 2018.
5.      "San Folco Scotti di Piacenza e Pavia". Santi e Beati. Retrieved 5 December 2018.

External links


·         St. Patrick Catholic Church


San Folco Scotti di Piacenza e Pavia Vescovo


1165 circa - 16 dicembre 1229

I resti di questo santo di origine irlandese sono custoditi nella cattedrale di Pavia, città della quale fu vescovo nel XIII secolo. Folco (o Fulco) nasce intorno al 1165 a Piacenza da una celebre famiglia, quella degli Scotti, originari dell'Irlanda, che viene identificata secondo la denominazione dell'epoca come patria degli «Scoti», scozzesi. Folco a 20 anni entra tra i canonici regolari di Sant'Eufemia. Viene inviato a Parigi a compiere gli studi di teologia a Parigi e al rientro viene eletto priore di Sant'Eufemia, poi canonico, poi arciprete della cattedrale. Infine viene consacrato vescovo di Piacenza. Sei anni più tardi, rimasta vacante la sede pavese, viene designato vescovo anche di questa città. Piacentino e vescovo di Pavia, Folco fu il grande paciere delle due città, allora divise da un'aspra rivalità. Dopo aver lavorato per la pacificazione interna delle città e delle contese tra i due centri muore nel 1229. (Avvenire)

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Pavia, san Folco Scotti, vescovo, uomo di pace, colmo di zelo e di carità. 

Passa alla storia come uno straordinario pacificatore. Il suo cognome di famiglia, Scotti, è irlandese: probabilmente nell’XI secolo i suoi antenati sono arrivati nella penisola italiana dopo l’invasione danese delle Isole britanniche, guidata dal re Knut. Ma gli Scotti non sono propriamente fuggiti: Knut non era uomo di saccheggi come alcuni suoi predecessori, ambiva anzi alla prosperità delle sue conquiste, in particolare attraverso i commerci. Ed ecco che, durante un viaggio a Roma, ha domandato ai Sovrani d’Europa «regolamenti più equi e maggior sicurezza lungo la strada per andare a Roma, ­senza tante barriere e ingiuste gabelle».

Così, agli evangelizzatori e monaci che già da tempo percorrevano quella via, si sono aggiunti anche i commercianti: alcuni saranno di passaggio, altri invece si fermeranno e stabilizzeranno in varie città. Tra questi probabilmente c’era la casata degli Scotti (che prima in realtà era un soprannome).

Nato intorno al 1165 a Piacenza, a 20 anni Folco viene accolto in una comunità di sacerdoti, i Canonici regolari di S. Eufemia, che vivono come i monaci. Lo mandano a studiare a Piacenza e poi a Parigi, da dove ritorna maestro in Teologia.

E per Folco, con questo titolo, le strade e le porte si spalancano verso ruoli di responsabilità: diventa priore dei Canonici, arciprete della cattedrale e infine Vescovo di Piacenza.

Perché sarà considerato un eccezionale pacificatore?

Ecco il motivo.

Viene nominato anche Vescovo di Pavia: un Vescovo solo per «quelle» due città-diocesi: Piacenza e Pavia sono acerrime rivali, divise a avversarie su tutto, con antiche e nuove ragioni di conflitto, scontri commerciali, famiglie antagoniste. Una situazione del genere spaventerebbe o scoraggerebbe chiunque, tanto più che Folco i suoi incarichi di responsabilità li ha già, eccome. Dunque, verrebbe da dire: «Chi glielo fa fare?». E invece, accetta. Rischiando di venire giudicato solo un «disertore» dai «suoi» piacentini e un intruso dai pavesi.

Anzi, Folco non solo accetta, è pure ambizioso: il suo obiettivo è mettere fine alla storica e apparentemente irrisolvibile ostilità. Vuole essere il Vescovo di tutti, piacentini e pavesi insieme.

La vincerà, questa sfida. Tant’è che i suoi resti sono tuttora conservati nella Cattedrale di Pavia: Folco, lo ricordiamo, era di Piacenza.


Autore: Domenico Agasso Jr.


Fonte:
VAtican Insider



Nome: San Folco Scotti
Titolo: Vescovo
Ricorrenza: 26 ottobre
Tipologia: Commemorazione

Tre giorni fa, siamo entrati con la fantasia nella chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro, a Pavia, per vedere la tomba di San Boezio, sepolto nella cripta proprio sotto l'arca del grande convertito Sant'Agostino. 

L'11 di questo mese, abbiamo parlato di Sant'Alessandro Sauli, barnabita, Vescovo prima in Corsica e poi a Pavia, dove morì più di mill'anni dopo Severino Boezio, e dove è sepolto. Oggi, per la terza volta in pochi giorni, il calendario, nel suo itinerario di millenni, ci conduce di nuovo a Pavia, a questa antica signora della pianura padana, dove la potenza si è sposata nel corso dei secoli alla bellezza, e la sapienza ha dato frutti di santità. 

A Pavia è sepolto San Folco, o Fulco, Vescovo come Alessandro Sauli, ma di lui più giovane di trecentocinquant'anni. Ed è sepolto non in una delle chiese del primo periodo romanico, gloria e caratteristica della capitale dei Longobardi, ma nel Duomo rinascimentale, ideato dal Bramante, architetto della Chiesa delle Grazie, a Milano, e dall'Amadeo, architetto della Certosa di Pavia. 

Al confronto con gli altri tre Santi che abbiamo ricordato, Agostino, Boezio ed Alessandro Sauli, la vita e la figura di San Folco o Fulco non è molto conosciuta, e può sembrare poco interessante.
Era di Piacenza, ed un particolare significativo sul suo conto è dato dal suo cognome, quello di Scotti. 

Gli Scotti, che proprio da Piacenza si diffusero in tutta Italia, erano una famiglia di scori, cioè di scozzesi. Scozzesi si dicevano allora non gli abitanti della Scozia, ma quelli dell'Irlanda. Dalla verde isola cristiana, evangelizzata, come si ricorderà, nel V secolo da San Patrizio, erano poi scesi in Europa, in secoli di difficoltà politiche e di miserie morali, decine di Santi e di religiosi, come per una trasfusione di sangue fresco e vivo. E dietro ai Santi, specialmente quando le isole del Nord furono invase dai Danesi, vennero mercanti, soldati, intere famiglie, come quella piacentina degli Scotti, dalla quale, verso il 1165, nacque San Folco. 

A vent'anni entrò presso i canonici regolari di Sant'Eufemia, e poiché era un giovane d'ingegno vivace, fu mandato a completare i suoi studi di teologia a Parigi, capitale intellettuale dell'Europa cristiana. Tornato a Piacenza, a 30 anni è priore di Sant'Eufemia, poi canonico, poi arciprete della cattedrale. Infine viene eletto Vescovo di Piacenza. Sei anni dopo, resta vacante la sede di Pavia. E San Folco Scotti vien consacrato Vescovo anche di questa città. 

Piacenza e Pavia non erano divise soltanto dal fiume, ma anche da una ,terribile ostilità. Sono note, e ancora pittorescamente vive nella tradizione italiana, le rivalità tra città vicine. Basterebbe ricordare, sempre nella pianura padana, quella proverbiale tra Modena e Bologna. Ma la rivalità tra Piacenza e Pavia, prima di essere pittoresca e tradizionale, fu a lungo atroce e cruenta. 

San Folco, piacentino e Vescovo di Pavia, fu il grande pacificatore delle due città. Pace prima di tutto interna, tra i cittadini divisi dalle fazioni politiche. Pace poi tra le due città, non più cristiane soltanto di nome. 

Nel corso della sua opera pacificatrice, San Folco morì, nel 1229. Altro non si sa sul suo episcopato. Ma quello che si sa, e soprattutto la sua opera di padre affettuoso, basta a giustificare la fama e il culto che il discendente degli Irlandesi ha guadagnato in terra lombarda, ricca di sapienza e di santità. 

MARTIROLOGIO ROMANO. A Pavia, san Folco Scotti, vescovo, uomo di pace, colmo di zelo e di carità.


FOLCO Scotti, santo

di François Menant - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48 (1997)

FOLCO Scotti, santo. - Nato a Piacenza intorno al 1165, appartenne con ogni probabilità alla famiglia Scotti, che stava allora affermandosi fra le preminenti della città e si preparava a porsi alla testa del popolo; la tradizione vuole che egli fosse di un ramo povero di questa ricchissima famiglia.
Entrato nella collegiata dei canonici regolari di S. Eufemia, fu in seguito inviato a studiare a Parigi (forse intorno al 1185): il soggiorno presso la più illustre scuola di teologia dell'epoca non era del resto straordinario per un futuro dignitario di una diocesi padana. Verso il 1194 F. divenne prevosto di S. Eufemia; gli atti relativi certificano che amministrò i beni della chiesa e sollecitò i suoi confratelli alla vita in comune, di cui sostenne poi sempre la necessità. Comunque fin da allora egli si dimostrò soprattutto eccellente predicatore: ancora nel XVII secolo si conservava una raccolta dei suoi sermoni, indirizzati per lo più a religiosi, di cui oggi non rimangono che l'indice e alcuni estratti (Campi). Qualche anno più tardi, entrato nel capitolo della cattedrale, F. insegnò presso la scuola di teologia di Piacenza, all'epoca abbastanza rinomata. Teologo di solida e sicura formazione, predicatore di vaglia, irreprensibile religioso, egli si trovò in prima linea nel combattere la diffusione di eresie di ogni tipo di cui Piacenza allora pullulava, come del resto le città vicine.
All'inizio del XIII secolo F. era dunque uno dei religiosi più ascoltati della sua diocesi: lo troviamo fra gli arbitri della controversia insorta fra il vescovo e i canonici della cattedrale, in relazione alle rispettive prerogative (1202-1203), poi fra coloro cui il papa dette incarico di impartire giustizia fra la chiesa di S. Matteo e il suo patrono laico (1203-1204). Sempre più prossimo al vescovo Grimerio, F. lo seguì in esilio a Castell'Arquato quando questi entrò in conflitto con il Comune a proposito dell'esenzione fiscale del clero (1203-1207); al ritorno Grimerio lo incaricò di pronunciare il sermone di apertura del sinodo diocesano, sul tema delle virtù che dovevano essere praticate dal clero (inizio del 1208).
Alcuni mesi più tardi F. fu eletto, contemporaneamente (o quanto meno a poche settimane di distanza), canonico della cattedrale e arciprete, andando così a ricoprire la seconda carica della diocesi dopo il vescovo. Alla morte di quest'ultimo (aprile 1210), F. fu quindi chiamato a succedergli (2 ag. 1210), malgrado le complicazioni nella procedura elettorale causate dalla rivalità esistente fra il capitolo della cattedrale da una parte e quello di S. Antonino e gli altri religiosi della diocesi dall'altra. L'intervento di un legato pontificio, il vescovo di Novara Gherardo da Sessia, permise che si procedesse all'elezione, confermata da Innocenzo III. Ma F. non fu mai consacrato vescovo di Piacenza (checché ne dicano, peraltro in base ad indizi poco probanti, alcuni biografi, i quali comunque situano questa consacrazione non prima del 1216): fino al suo trasferimento a Pavia, egli governò la diocesi con il solo titolo di "vescovo eletto".
La mancata consacrazione di F., talvolta attribuita alle manovre dilatorie dei canonici di S. Antonino, fu dovuta, con maggior probabilità, al nuovo conflitto che oppose il papa al Comune a partire dal 1210, causato - soprattutto dopo il 1212 - dall'adesione dei Piacentini ad Ottone IV, cui essi restarono fedeli anche quando questi ruppe con Innocenzo III proprio mentre era in corso l'elezione di F. (estate-autunno 1210). Colpita da interdetto e minacciata di smembramento, la diocesi si liberò dalle sanzioni pontificie solo nel dicembre 1215, per esserne nuovamente fatta oggetto nel maggio 1216; non c'è dunque da stupirsi che, in questa situazione, Innocenzo III si sia rifiutato di consacrare il nuovo vescovo, pur essendone questi degno.
F., comunque, ottemperò a tutti gli obblighi della sua carica: nel 1210 partecipò al sinodo tenuto da Gherardo da Sessia, divenuto cardinale, durante il quale i canonici furono richiamati all'obbligo della vita comune. In seguito intervenne sulla condotta dei canonici della sua cattedrale, i quali, malcontenti dell'unione con la collegiata di S. Giovanni, avevano trascurato i propri doveri; provvide inoltre a regolare un conflitto tra il personale dell'ospedale di S. Lazzaro e i malati e incoraggiò la fondazione di un monastero cistercense. Alcune fonti, infine, sostengono che egli abbia partecipato al IV concilio del Laterano, nel 1215, il che è possibile anche se non esistono prove certe.
In ogni caso il Laterano IV determinò importanti cambiamenti nella vita di F.: essendo morto il vescovo di Pavia nel corso del concilio, gli elettori nominati dal clero diocesano scelsero F. a succedergli e il papa autorizzò il trasferimento. Il Campi suggerisce, senz'altro a ragione, che F. accettò la nomina tanto più volentieri in quanto la situazione politica e religiosa di Piacenza, estremamente difficile fin dall'inizio del suo episcopato, ne danneggiava l'azione pastorale e il prestigio.
Stabilitosi a Pavia nel corso del 1216, dopo essere stato consacrato da Onorio III, F. vi trascorse dodici anni, ricchi di attività ma non esenti da difficoltà gravi. All'inizio del 1217 trattò una pace, effimera, tra i suoi antichi e nuovi fedeli, tra loro irriducibili nemici e militanti in campi opposti nel grande conflitto che divideva l'Italia. Questa riconciliazione era stata sicuramente presa in considerazione, in forma più o meno esplicita, fra i possibili risultati del trasferimento a Pavia del vescovo di Piacenza; trasferimento che si veniva così a inserire nel quadro di un riallineamento delle alleanze fra città guelfe e ghibelline, d'altronde ben poco duraturo.
Nell'agosto 1219 F. fu ad Haguenau, presso Federico II - ormai senza rivali dopo la morte, avvenuta l'anno prima, di Ottone IV -, di cui seppe guadagnare la fiducia. In effetti l'imperatore lo nominò arbitro tra i Modenesi e il loro ex podestà (novembre 1219), e, soprattutto, il 28 giugno 1220 lo nominò rector civitatis di Pavia, perché assicurasse la pace tra i milites e il popolo e governasse fino all'arrivo del cancelliere imperiale; quest'ultimo lo riconfermò nella carica (6 agosto), da cui F. venne infine sollevato poco prima del 25 agosto, quando il legato poté garantire personalmente il controllo della città.
Questo episodio, che conferma come F. non fosse semplicemente un sant'uomo, bensì possedesse la stoffa dell'uomo di governo, rivela anche l'influenza politica che il vescovo ancora conservava in alcuni Comuni dilaniati dalla guerra civile. Influenza fragile, comunque: all'inizio del 1223 tra il vescovo e il Comune sì aprì un conflitto destinato a durare parecchi mesi, provocato, ancora una volta, dalla volontà di un governo finanziariamente disastrato di fare pagare le tasse al clero, nonostante l'esenzione. La controversia, che si ripropose nella maggior parte dei Comuni della regione all'inizio del XIII secolo, a Pavia sembra essersi spinta fino al sequestro e al saccheggio dei beni ecclesiastici, e i fatti furono così gravi che i Pavesi vennero colpiti da gravi sanzioni papali. Come vent'anni prima a Piacenza, F. e una parte del clero presero la via dell'esilio; vi si trovavano ancora nel novembre 1225 e senza risorse, tanto che Onorio III pregò le diocesi vicine di provvedere alle loro necessità. Il Comune di Pavia doveva loro non meno di 13.500 lire pavesi (una somma enorme se paragonata alle 250 lire che la diocesi doveva versare nel 1221 in occasione della crociata). Il 26 apr. 1226 la situazione si era capovolta: mentre la Lega lombarda si stava riorganizzando, Pavia fu tra le pochissime città rimaste fedeli all'imperatore Federico; quest'ultimo incaricò F., insieme con altre due persone, di governare in suo nome la città. In questa fase di rapporti difficili tra l'imperatore e il papa, F. conservò dunque la fiducia di ambedue, ma dovette anche., come a Piacenza, affrontare gravi problemi politici con il Comune.
Negli ultimi anni F. sembra avere abbandonato la scena politica ed essersi dedicato esclusivamente agli affari della diocesi. Si conoscono alcuni aspetti della sua attività amministrativa dai registri di Onorio III e di Gregorio IX: egli governò infatti in stretto rapporto con Roma e fu spesso delegato dal papa a giudicare in questa o quella causa a Piacenza, Cremona, Novara o Casale Monferrato, mentre F. sottometteva regolarmente alla Curia i problemi della sua diocesi, in particolare quelli relativi ai grandi monasteri di S. Pietro in Ciel d'Oro e del Senatore. Egli si preoccupava di proteggere il patrimonio di questi monasteri e anche di riformarli: per questo introdusse a S. Pietro in Ciel d'Oro i canonici regolari di Mortara, dopo i gravi disordini cui si erano abbandonati i monaci (1221).
F. morì a Pavia il 16 dic. 1229 (e non nel 1228, come sostengono il Campi e il Savio).
Fu presto canonizzato da Gregorio IX, ma il suo culto si sviluppò solo a partire dal XVI secolo, inizialmente a Pavia, in concomitanza con la redazione della sua vita ad opera di J. Gualla (1505), la traslazione del corpo dall'antica cattedrale nella nuova (1567) e l'ingresso nel martirologio romano (1578; festa il 26 ottobre); quindi a Piacenza, dopo l'inchiesta condotta negli archivi da P.M. Campi.
Fonti e Bibl.: Chronicon Placentium, a cura di J. Huillard-Bréholles, Paris 1856, p. 35; Regesta Honorii papae III, a cura di P. Pressutti, Roma 1888, I, nn. 578, 827, 957, 1136, 1191, 2309, 2482; II, nn. 4073, 4822, 5169, 5722, 5731, 5941; I registri dei cardinali Ugolino d'Ostia e Ottaviano degli Ubaldini, a cura di G. Levi, Roma 1890, nn. 29, 31, 40, 73, 105; Les registres de Grégoire IX, a cura di L. Auvray, I, Paris 1896, n. 224; P.M. Campi, Dell'histmia ecclesiastica di Piacenza, II, Piacenza 1662, pp. 100-114; F. Ughelli - U. Coleti, Italia sacra, I, Venetiis 1717, col. 1098; G. Poggiali, Memorie stor. di Piacenza, V, Piacenza 1929, p. 53; A. Boselli, Delle storie piacentine libri XII, I, Piacenza 1793, p. 134; G. Robolini, Notizie della sua patria, IV, Pavia 1834, pp. 92 s.; J. Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici secundi, I, 2, Paris 1852, pp. 669, 795, 809, 858, 871, 936; G.B. Anguissola, Notizie intorno alla festa e scritti di s.F., in Ephemeridès sacrae anni christiani, 1884, pp. 3 s.; Acta sanctorum, Octobris, XII, Bruxelles 1884, pp. 120; F. Magani, Cronotassi dei vescovi di Pavia…, Pavia 1894, pp. 841-869; E.P. Vicini, I podestà diModena, I, Roma 1913, p. 63; F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia, II, 2, Bergamo 1932, pp. 453-459; G. Bertuzzi, I piacentini vescovi, Piacenza 1938, pp. 14-17; E. Hoff, Pavia und seine Bischöfe im Mittelalter, I, Pavia 1943, pp. 7 n. 3, 111, 297 n. 2, 299, 301;Vies des saints et des bienheureux, X, Paris 1952, pp. 903 s.; G. Penco, Storia della Chiesa in Italia, I, Milano 1977, p. 358; P. Racine, Una grande figura di signore italiano: Alberto Scotto, inBoll. stor. piacentino, LXXVI (1981), pp. 145-149; Id., Innocent III et les communes italiennes, inReligion et culture dans la cité italienne de l'antiquité à nosjours. Actes du Colloque du Centre interdisciplinaire de recherches sur l'Italie (1979), Strasbourg 1981, pp. 76 s.; Bibliotheca sanctorum, V, coll. 957 s.; Dict. dhist. et de géogr. ecclés., XVII, coll. 1312-1315.