dimanche 13 décembre 2020

Bienheureux GIOVANNI MARINONI, prêtre de l'Ordre des Théatins

Bienheureux Jean Marinoni

Prêtre de l'Ordre des Théatins (+ 1562)

Originaire de Venise, il était chanoine de la cathédrale Saint-Marc. Il renonça à cette charge pour rejoindre saint Gaëtan de Thienne qui venait de fonder l'ordre des Théatins. Prédicateur infatigable, il parlait surtout du Christ crucifié notre Sauveur. Il refusa de devenir évêque de Naples. Son culte fut approuvé en 1762.

À Naples, en 1562, le bienheureux Jean Marinoni, prêtre de l'Ordre des Théatins, qui s'employa avec saint Gaétan à la réforme du clergé et au salut des âmes, et qui favorisa les Monts de piété pour aider les pauvres.

Martyrologe romain

SOURCE : https://nominis.cef.fr/contenus/saint/9599/Bienheureux-Jean-Marinon.html

Blessed John Marinoni


Also known as

  • Francesco Marinoni
  • Giovanni Marinoni

Memorial

Profile

PriestCanon of Saint Mark‘s cathedralVeniceItaly. In 1530 he gave up his position to work with Saint Cajetan, founder of the Theatines. Irrepressible preacher, always speaking the theme of Christ crucified. Spiritual director of Blessed Paul Burali d’Arezzo. Refused the archbishopric of Naples.

Born

Died

Beatified

SOURCE : http://catholicsaints.info/blessed-john-marinoni/

Butler’s Lives of the Saints – Blessed John Marinoni, Confessor


Article

He was the third and youngest son of a noble family, originally of Bergamo, but was born at Venice, in 1490. From his infancy it was his chiefest delight to be on his knees at the foot of the altar, and to hear as many masses every day as his employments permitted. He usually studied before a crucifix, and sanctified his studies by most frequent fervent acts of divine love. To beg of God the grace never to sully his baptismal innocence, he spent forty days in prayer and a rigorous fast in honour of the immaculate conception of the mother of God. Having embraced an ecclesiastical state, he served among the clergy of Saint Pantaleon’s church: and when he was ordained priest, became chaplain and afterwards superior of the hospital of incurables, in which charitable employ he was a comforting angel to all who were under his care. He was called hence to be admitted canon in the celebrated church of Saint Mark, where his life was the edification of his colleagues and of the whole city. Out of a desire of serving God in a more perfect disengagement from earthly things, he demanded the habit of the regular clerks called Theatins, and made his profession in 1530, on the 29th of May, being then forty years of age, under the eyes of their founders Saint Cajetan, and Caraffa, ancient bishop of Chieti or Theate, who had instituted this Order six years before. Saint Cajetan being called from Venice to found the convent of Saint Paul at Naples, took with him our saint. In that great city, Marinoni never ceased to preach the word of God with admirable simplicity and zeal; and being chosen several times superior, settled and maintained in it the perfect spirit of his Order.

Both by his prayers and sacrifices, in which his eyes were often bathed with tears, and by his exhortations in the pulpit and confessional, he was an instrument of salvation to many just and sinners. He died of a violent cold and fever at Naples, on the 13th of December, 1562. He was beatified by a bull of Clement XIII in 1762, who in 1764, granted to his Order an office in his honour to be celebrated on the 13th of December. See Saint Andrew Avellino’s letter on his heroic virtues, written in 1600. His short life, written by Castaldi, sixty years after his death, printed at Vicenza in 1627. Also the annals of the Order, by Tuffo, bishop of Acerra. Those by Silos. The life of this saint by F. Bonaglia, printed at Rome in 1762. That by F. Blanchi, at Venice, in quarto, and that compiled in French by F. Tracy, Theatin at Paris, yet in manuscript.

MLA Citation

  • Father Alban Butler. “Blessed John Marinoni, Confessor”. Lives of the Fathers, Martyrs, and Principal Saints1866CatholicSaints.Info. 10 August 2018. Web. 13 December 2020. <https://catholicsaints.info/butlers-lives-of-the-saints-blessed-john-marinoni-confessor/>

SOURCE : https://catholicsaints.info/butlers-lives-of-the-saints-blessed-john-marinoni-confessor/


Beato Giovanni Marinoni

13 dicembre

Venezia, 25 dicembre 1490 - Napoli, 13 dicembre 1562

Martirologio Romano: A Napoli, beato Giovanni (Francesco) Marinoni, sacerdote dell’Ordine dei Chierici regolari detti Teatini, che si dedicò insieme a san Gaetano alla riforma del clero e alla salvezza delle anime e diede impulso al Monte di Pietà per l’aiuto ai bisognosi.

È chiamato il maestro dei santi teatini; nacque a Venezia il 25 dicembre 1490 da genitori oriundi bergamaschi, al battesimo ebbe il nome di Francesco che cambiò in seguito alla sua professione religiosa.

Allievo diligente negli studi fu chierico nella Collegiata di s. Pantaleo, universitario a Padova, sacerdote di vita e pietà esemplare, divenne prima sacrista poi canonico della Basilica di S. Marco, cappellano dell’Ospedale degli Incurabili e infine divenne teatino il 9 dicembre 1528, prendendo l’abito dalle mani di Giampietro Carafa che diverrà poi papa con il nome di Paolo IV e facendo la sua professione in quelle di s. Gaetano da Thiene il 29 maggio 1530.

Nell’agosto 1533 Giovanni Marinoni e Gaetano da Thiene, obbedendo alla richiesta di papa Clemente VII, lasciarono Venezia diretti a Napoli; qui dimorò presso gli Incurabili per un certo tempo, finché nel 1538 si fermò alla Basilica di S. Paolo Maggiore nel centro antico di Napoli.

La sua grande spiritualità diede frutti eccellenti, in stretta collaborazione con il fondatore s. Gaetano; ispirò nel 1539 i nobili Aurelio Paparo, Gian Domenico di Lega e Leonardo Palma suoi figli spirituali, nel dare inizio al Monte di Pietà da cui derivò in seguito il Banco di Napoli.

Altre figlie spirituali si prodigarono in opere meritorie, Giovanna Scorziata, fondava il pio luogo “Il Tempio” per l’educazione delle giovinette, le quattro sorelle Palescandolo fondarono il monastero di S. Andrea delle Dame. Lavorò alacremente insieme a s. Gaetano per preservare la Fede, in parte avvelenata da movimenti non ortodossi sorti in quel periodo.

Fu nominato nell’aprile 1540 superiore della casa di S. Paolo Maggiore e direttore spirituale del monastero delle monache domenicane della Sapienza. Con la sua mitezza e forza guidò e formò le prime leve del nuovo Ordine teatino ad una vita interiore intensa, apostolica attività, distacco dai beni terreni e fiducioso abbandono in Dio. Fu maestro di santi come s. Andrea Avellino, beato Paolo Burali cardinale, venerabili Giacomo Torno e Salvatore Caracciolo e altri insigni vescovi e uomini di Dio che tennero alta la spiritualità teatina di cui Giovanni fu insigne guida spirituale.

S. Andrea Avellino fu il primo biografo del beato Marinoni e di lui dice: “Era sempre di natura amabile, che da tutti i secolari buoni e cattivi, era amato, riverito, honorato e stimato. Il che con gl’occhi proprij ho visto, perché spesso l’accompagnava per Napoli e vedeva l’honore che da tutti gli era fatto; che lo tenevano per santo”.

Ottimo predicatore fu seguito ed ascoltato da folte e anche dotte schiere di fedeli fra cui alcuni, divenuti vescovi e partecipanti al Concilio di Trento lo additarono come esempio di autentica predicazione evangelica. Rifiutò la sede arcivescovile di Napoli che il papa teatino Paolo IV voleva affidargli; nel 1558 iniziò dalle fondamenta la costruzione del nuovo convento di S. Paolo Maggiore che sotto la direzione del dotto padre Gerolamo Ferro terminò nel 1565, tre anni dopo la morte del Marinoni.

L’età avanzata e le malattie ne avevano minato la salute, mentre lui continuava intensamente il lavoro e lo zelo per la salute del prossimo, in quel tempo di epidemie di colera che funestavano la città di Napoli e fu una epidemia che lo stroncò in pochi giorni, il 13 dicembre 1562.

Le sue spoglie si venerano nella cripta della basilica di S. Paolo Maggiore che è poi diventata una vera e propria chiesa con ingresso diretto nella piazza antistante e dove sono anche le spoglie di s. Gaetano da Thiene, del beato Paolo Burali e altri venerabili confratelli, quelle di s. Andrea Avellino sono invece nella sovrastante basilica.

Papa Clemente XIII, l’11 settembre 1762 ne confermava il culto che già da due secoli gli veniva tributato. Viene raffigurato con in mano il Crocifisso per la sua grande devozione alla Passione di Cristo.

Autore: Antonio Borrelli

Giorno di nascita: il Natale. Nome di battesimo: Francesco. I suoi genitori provengono dal Bergamasco, all’epoca dominio veneziano. Si orienta senza problemi verso la vita ecclesiastica, va a Padova per gli studi universitari e, di ritorno, arriva al sacerdozio, prestando poi servizio nella basilica di san Marco. Giorno della “seconda nascita”: 29 maggio 1528. Nuovo nome: Giovanni. A 38 anni, lo accoglie l’Ordine dei Chierici regolari, che è nato poco tempo prima, nel 1524, per opera di Gaetano da Thiene, del vescovo di Chieti Gian Pietro Carafa (poi papa PaoloIV) e dei sacerdoti Bonifacio Colli e Paolo Consiglieri. (Saranno chiamati Teatini in onore di “Theates”, Chieti, sede vescovile del Carafa).

Nati nello stesso anno in cui Martin Lutero abbandonava la sua tonaca di frate agostiniano, i Teatini vogliono lavorare alla riforma della Chiesa dall’interno, senza rivolte; e incominciando dal clero, che in troppi casi rinnega con la sua condotta il Vangelo che predica (quando lo predica). Giovanni Marinoni ritrova nella comunità teatina lo stile di vita cristiano modellato sulla prima comunità di Gerusalemme, descritta negli Atti degli Apostoli. Nel 1533, papa Clemente VII manda Gaetano da Thiene e Giovanni Marinoni a Napoli, la grande capitale del Sud, la città dei viceré spagnoli, dei vivaci fermenti riformatori, anti-romani, dei molti poveri, delle rivolte. Il fondatore dei Teatini deve però assentarsi più volte da Napoli, per le sue responsabilità di capo dell’Ordine. E Giovanni Marinoni lo sostituisce, fino a succedergli dopo la morte (1547).

Uno dei suoi compiti fondamentali è la formazione culturale e spirituale di una nuova generazione teatina nel Sud. A questi giovani egli riesce a trasmettere il contagio del vivere poveri – senza il “beneficio”, le rendite, le terre, le eredità – e insieme allegri dentro e fuori, secondo il detto evangelico: "Non prendete mai un’aria melanconica come gli ipocriti, i quali sfigurano la loro faccia, per far vedere agli altri che digiunano" (Matteo 6,16). Dice di lui uno di questi discepoli e futuro santo, Andrea Avellino: "Era sempre di natura amabile che da tutti i secolari, buoni e cattivi, era amato e riverito, onorato e stimato". E molto aiutato per le iniziative che intraprende o incoraggia, nella metropoli malata di indigenza.

È amabile, è colto, piace. Ma a tutto questo si accompagna un rigore personale di vita che incute rispetto, e certo contribuisce ai suoi successi di predicatore in difesa della fede cattolica, e nell’incoraggiamento a iniziative contro la povertà e contro l’analfabetismo, specialmente femminile. (Si ritiene che anche la nascita del Monte di Pietà in Napoli abbia avuto il primo impulso da Gaetano da Thiene e da lui).

Al concilio di Trento si parla spesso di lui, tra vescovi che lo conoscono o che l’hanno avuto per maestro. Il papa teatino Paolo IV pensa di nominarlo arcivescovo di Napoli. Ma lui dice di no. Prete e basta, fino alla morte. Una morte anch’essa da povero: di colera, durante una delle tante epidemie che flagellano Napoli. Papa Clemente XIII nel 1762 ha confermato il culto per lui come beato. I resti si trovano in San Paolo Maggiore di Napoli, accanto a quelli di Gaetano da Thiene, di sant’Andrea Avellino e del beato Paolo Burali.

Autore: Domenico Agasso

SOURCE : http://www.santiebeati.it/dettaglio/81340

MARINONI, Giovanni

di Raissa Teodori - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 70 (2008)

MARINONI, Giovanni (al secolo Francesco). – Nacque a Venezia il 25 dic. 1490 da Elisabetta, anch’essa Marinoni, e da Bernardino, di ricca e nobile famiglia originaria di Clusone, nel Bergamasco, trasferitasi a Venezia nei decenni precedenti. Fu l’ultimo di sei figli: le tre sorelle dedicarono la vita a opere di carità senza mai giungere al matrimonio, i due fratelli fecero vita sacerdotale, addetti, sembra, alla chiesa di S. Martiniano.

Del M. si dice che, forse influenzato dalla fervida pietà della madre, maturasse presto una forte vocazione spirituale, fosse ammesso a soli sette anni alla comunione e che avesse carattere mite e teso all’obbedienza. Giovanissimo divenne chierico della collegiata di S. Pantaleone. Sulla sua prima formazione influì senz’altro l’esortazione alla vita cristiana del veronese Giovanni Del Bene, arciprete di S. Stefano a Verona, di cui il M. fu allievo con il compagno e amico Luigi Lippomano, futuro vescovo di Modena, Verona e Bergamo. Malgrado i biografi non siano unanimi sulla natura della sua formazione universitaria, prevale l’idea che si sia laureato in utroque iure presso lo Studio di Padova.

Esercitò il sacerdozio dapprima nella chiesa di S. Pantaleone, quindi fu chiamato dal doge Leonardo Loredan al servizio della basilica di S. Marco, come sacrista il 1° dic. 1515, canonico nel 1521, e infine, nel 1526, mansionario con la zanfarda, la pelliccia indossata sul braccio sinistro dai canonici di S. Marco come segno distintivo del loro grado.

In quegli anni profuse grande impegno nell’assistenza ai ricoverati dell’ospedale Novo degli Incurabili di Venezia, di cui fu anche nominato cappellano, accrescendo la fama del suo instancabile zelo e della profonda devozione che lo animava. Quel periodo di operosa attività assistenziale – che univa alla cura agli ammalati l’apostolato attivo, la predicazione, l’istruzione ai fanciulli, sulla scia di una nuova spiritualità tracciata dal fondatore dell’ospedale, Gaetano Thiene – rappresentò per il M. un momento di maturazione della vocazione e di consolidamento della visione della propria missione di religioso, che lo portò a compiere una significativa scelta di vita.

Fin dal 1526 il M. manifestò interesse a unirsi alla Congregazione dei chierici regolari teatini, fondata a Roma nel 1524 dallo stesso Gaetano Thiene e da Gian Pietro Carafa, vescovo di Chieti e futuro Paolo IV, per realizzare quegli ideali di riforma del clero e di cura e controllo delle anime destinati a diventare ben presto uno dei pilastri della Chiesa della Controriforma. Tuttavia il suo proposito incontrò la reticenza dei governatori dell’ospedale, che non intendevano rinunciare alla sua opera. Con il trasferimento dei teatini a Venezia in conseguenza del sacco di Roma del 1527, e con la partecipazione diretta di Thiene e di Carafa alla direzione degli Incurabili, che vide momenti di intensa attività con la pestilenza del 1528, il convincimento del M. di unirsi ai chierici regolari si rafforzò e quindi egli avanzò una formale richiesta, che fu accettata. Nel dicembre 1528 fece il suo ingresso nell’Ordine, ricevette poco dopo l’abito da Carafa, mutò il suo nome in quello di Giovanni e, il 29 maggio 1530, fece la professione di fede nelle mani di Gaetano Thiene. Tra attività di assistenza, apostolato, istruzione, il M. trascorse i successivi tre anni con i teatini di Venezia, nella sede in S. Nicola da Tolentino, che divenne un importante punto di riferimento per i fautori della riforma della Chiesa (tra i frequentatori erano Gaspare Contarini, Reginald Pole, Gian Matteo Giberti).

Nel 1533, con l’incoraggiamento di papa Clemente VII, che nel marzo di quell’anno aveva dato pieno riconoscimento alla Congregazione, fu chiesto ai teatini di portare la loro opera nel Regno di Napoli. Carafa, che nel 1530 era stato nuovamente eletto preposito generale, incaricò il M. di seguire in questa importante missione Gaetano Thiene, di cui diventò compagno di vocazione e di vita.

All’inizio di agosto i due religiosi partirono da Venezia e, dopo essere passati da Roma per rendere omaggio al pontefice, giunsero a Napoli nella prima metà di settembre, stabilendosi prima a S. Maria della Misericordia (settembre 1533 - marzo 1534), poi presso l’ospedale degli Incurabili e in altre residenze, fino a quando, nel 1538, i teatini ottennero la chiesa di S. Paolo Maggiore, che sarebbe divenuta la loro sede definitiva. La collaborazione di Gaetano Thiene e del M. nella creazione e nel consolidamento della comunità teatina di Napoli, e nell’opera di riforma religiosa e morale, fu sempre molto stretta, tanto da non poter facilmente distinguere responsabilità e operato dell’uno o dell’altro. In effetti, malgrado nei racconti degli storici l’immagine del M. sia in parte oscurata dalla figura carismatica del santo, e nonostante questi tenesse effettivamente le redini della Congregazione napoletana – da lui guidata fino alla morte, nel 1547 –, è indubbio il ruolo di primo piano del M. prima di quella data, anche in ragione delle varie assenze da Napoli dovute agli impegni di Thiene nel corso degli anni. I due fondatori impressero alla casa di Napoli un carattere fortemente improntato agli ideali teatini, fondati sulla necessità di coniugare il raccoglimento e la crescita spirituale con l’apostolato nella società. Osservando attentamente i voti di povertà e obbedienza, essi posero grande cura nella formazione della stessa congregazione selezionando con estremo rigore i novizi, e altrettanta severità mostrarono nella fondazione e riforma dei monasteri femminili di cui ebbero la direzione spirituale: vanno ricordati la fondazione del convento delle cappuccine, e l’impegno nella riforma del monastero delle domenicane della Sapienza, fondato tra l’altro da suor Maria Carafa, sorella di Gian Pietro, e del convento delle convertite di S. Maria Maddalena.

Oltre a promuovere la fondazione di luoghi pii e monasteri, orfanotrofi e case per giovani fanciulle, nel 1539 il M. e il Thiene incoraggiarono l’istituzione del Monte di pietà, da cui trae origine il Banco di Napoli. In particolare fu il M., convinto dall’esperienza di analoghe istituzioni impegnate in altre città italiane nella lotta all’usura e nell’aiuto ai poveri, e forse incoraggiato dalla decisione dell’espulsione (nel 1539 e rinviata al 1541) degli ebrei dal Regno, a volere la nascita dell’istituto, e con grande decisione cercò e ottenne il sostegno economico all’idea e all’impresa all’interno della sua cerchia spirituale: due ricchi mercanti napoletani, Aurelio Paparo e Leonardo Di Palma, fornirono il capitale iniziale, e nel giro di pochi anni lasciti e donazioni ne garantirono la rapida crescita.

La personalità del M., che era già stato preposto alla Congregazione dal 1540 al 1543 e dal 1544 al 1547, emerse con ulteriore forza dopo il 1547, quando, alla morte di Thiene, assunse la diretta responsabilità di guidare la comunità teatina partenopea.

Fedele all’insegnamento spirituale di Thiene, il M. perseguì l’ideale della perfezione attraverso la preghiera, la rinuncia, la povertà (sembra che rinunciasse perfino alle elemosine troppo cospicue), la mortificazione, l’umiltà, la penitenza; attuò al massimo grado il convincimento di operare nel mondo, assunse su di sé il dovere di un comportamento esemplare, predilesse il compito di istruire i novizi, dette largo spazio all’apostolato, alla lotta all’analfabetismo, anche femminile. Fu autore di una predicazione semplice ed estremamente comunicativa, apprezzata dal popolo ma non meno da insigni personalità laiche e religiose. Per quanto riguarda i contenuti, perseverò nella lotta all’eresia, che aveva affrontato con fermezza, con Gaetano Thiene, fin dall’arrivo a Napoli, e combatté soprattutto i circoli degli spirituali di Juan de Valdés, e gli «errori» trasmessi nelle predicazioni di Bernardino Ochino e Pietro Martire Vermigli. Appoggiò, sembra, l’istituzione del tribunale del S. Uffizio. Tra coloro che furono e che si riconobbero come discepoli del M. si contano molte figure di chierici regolari, ma si ricordano in particolare Andrea Avellino (che fu peraltro autore, nel 1600, di una sua prima breve biografia) e Paolo Burali. Va detto tuttavia che il suo insegnamento spirituale fu largamente orale e non ebbe trasposizione scritta, se non per pochi scritti ascetici, ammaestramenti brevi, esortazioni ai religiosi e alle religiose.

Nel 1555 Gian Pietro Carafa, divenuto papa con il nome di Paolo IV, chiamò il M. a Roma con l’intenzione di farne il proprio successore nell’arcivescovado di Napoli, proposta che egli rifiutò. Durante la sua permanenza poté assistere alla presa di possesso della nuova casa teatina di Roma, in S. Silvestro al Quirinale, alla quale garantì appoggi materiali inviando in seguito arredi sacri e suppellettili utili. Tornato a Napoli riprese la sua instancabile attività, per la città e per la sua comunità. Nel 1558 iniziò la costruzione del convento di S. Paolo Maggiore per dare ai teatini di Napoli una casa più adeguata, di cui però non vide il compimento poiché i lavori finirono nel 1565, dopo la sua morte.

Il M. morì il 13 dic. 1562 a Napoli mentre assisteva i malati durante una epidemia diffusasi nella città.

Fu sepolto nella chiesa di S. Paolo Maggiore, vicino a s. Gaetano Thiene. Intorno alla figura del M., quando ancora era in vita e in particolare dopo la morte, nacque un culto popolare che fu riconosciuto con il decreto del settembre 1762 con cui Clemente XIII diede positiva conclusione al processo per la beatificazione.

Fonti e Bibl.: Sulle lettere e i pochi scritti del M. si vedano l’elenco dettagliato e le indicazioni in B. Mas, Bibl. del b. G. M., in Regnum Dei, XVIII (1962), pp. 210-236; F. Andreu, Lettere e scritti del b. G. M., ibid., pp. 47-121; Le lettere di s. Gaetano da Thiene, a cura di F. Andreu, Città del Vaticano 1954, pp. XXV, 84, 102 s., 105, 117, 131; F. Corner, Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia…, Padova 1758, pp. 409-415; L. Bianchi, Ragguaglio della vita del b. G. M., Venezia 1763; F.L. Barbarigo, Panegirici recitati da tre celebri oratori ad onore del b. G. M.…, Venezia 1763; P. Chiminelli, S. Gaetano Thiene. Cuore della Riforma cattolica, Vicenza 1948, ad ind.; R. De Maio, Alfonso Carafa, cardinale di Napoli, Città del Vaticano 1961, pp. 29-32, 116, 129, 144, 165; F. Andreu, La spiritualità del b. G. M., in Regnum Dei, XVIII (1962), pp. 122-141; Id., S. Andrea Avellino, primo biografo del b. M., ibid., pp. 164-170; B. Laugeni, Il b. G. M., ideatore e promotore del Monte di pietà precursore del Banco di Napoli, ibid., pp. 142-163; C. Linari, Il b. G. M., ibid., pp. 7-46; G. Pacchiani, Le vicende della famiglia del b. G. M., ibid., pp. 171 s.; G. Musolino - A. Niero - S. Tramontin, Santi e beati veneziani. Quaranta profili, Venezia 1963, pp. 292-302; G.B. Crollalanza, Diz. storico-blasonico, II, p. 83; Enc. cattolica, VIII, col. 163; Enc. ecclesiastica, VI, p. 427; Vie des saints et des bienheureux…, XII, Paris 1956, pp. 425-427; Enc. biografica: I grandi del cattolicesimo, II, ad vocem; Bibliotheca sanctorum, VIII, coll. 1183 s. R. Teodori

SOURCE : https://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-marinoni_(Dizionario-Biografico)/