Saint Gratus, with the head of Saint John the Baptist
Saint Grat
Évêque d'Aoste dans les
Alpes (Ve siècle)
Deuxième évêque du
diocèse d'Aoste dont il est le patron.
"Saint Grat est le saint patron de notre église depuis 1704... Évêque
d'Aoste et confesseur, iI est invoqué contre les intempéries et pour la
protection du bétail. On ne sait pas grand chose de lui, mais une légende lui
attribue la découverte de la tête de Jean-Baptiste au fond du puits dans lequel
Hérode l'avait fait précipiter."
- Noble
et Louable Contrées, cinq paroisses suisses.
"A 3 kilomètres de Bourg-Saint-Maurice, le petit village de Vulmix est
blotti autour de sa chapelle. Ses fresques, peintes par un artiste local
influencé par les écoles italiennes, semblent dater de la seconde moitié du XVe
siècle. L'ensemble du décor est consacré à la vie de Saint Grat, évêque
d'Aoste, honoré dans les Alpes pour avoir ramené la mâchoire de Saint
Jean-Baptiste dans la cathédrale d'Aoste."
"La chapelle conserve des peintures murales très colorées du XVe s. Comme
une bande dessinée, elles développent en vingt panneaux la légende de saint
Grat, évêque d'Aoste au Ve s. Une scène célèbre le représente près du puits où
il aurait trouvé, lors de son voyage en Palestine, la tête de saint
Jean-Baptiste qu'il rapporta à Rome. Son culte est répandu sur les deux
versants des Alpes, en Savoie et en Piémont où il est vénéré comme le
protecteur des vignobles contre la grêle, des champs contre les nuisibles.
Patron de Conflans et de la Tarentaise, il protège les moissons, éloignes les
orages et les incendies."
- Conseil
général de Savoie
"St Grat, évêque
d'Aoste au cinquième siècle est très vénéré par les agriculteurs car considéré
comme le saint protecteur des céréales, contre les insectes, les taupes et les
intempéries." (source: Station
Praz de Lys - circuit des chapelles)
À Aoste dans les Alpes Grées, au Ve siècle, saint Grat, évêque.
Martyrologe romain
SOURCE : https://nominis.cef.fr/contenus/saint/10366/Saint-Grat.html
Unknown painter of the XVI century, Scenes from the life of St. Grato (bishop in Aosta), tempera on canvas, Aosta, Cathedral
Gratus d’Aoste
† 304
Gratus accompagnait l’évêque Austasius lequel, après avoir était été évêque de Verceil, érigea le diocèse d’Aoste et en fut le premier évêque.
Vers 451, Gratus lui succéda.
On affirme que, lors d’un pèlerinage en Palestine, Gratus y aurait trouvé le chef de Saint Jean-Baptiste (v. 29 août) et l’aurait rapporté en Aoste. Il est très difficile de suivre l’itinéraire des reliques des Saints. Le chef de s.Jean-Baptiste se trouverait actuellement à Amiens.
Le Martyrologe Romain mentionne saint Gratus d’Aoste au 7 septembre.
SOURCE : http://www.samuelephrem.eu/2017/09/gratus-d-aoste.html
Statua
lignea di san Grato dello stallo del coro, nella Collegiata di Sant'Orso
Statue
de Saint Grat, bois, XVe siècle,
stalles du chœur de la Collégiale de Saint-Ours, Aoste
Also
known as
Grato
Profile
Priest. Bishop of Aosta, Italy some
time after 451.
He evangelized his
people, established charities, and was known as a miracle worker.
c.470 in Aosta, Italy of
natural causes
some relics in
the collegiate church of Sant’Orso, Aosta
in Italy
Aosta,
city of
Montbovon
bishop carrying
the head of Saint John
the Baptist and a bunch of grapes (refers
to a legend about a vision he
received)
bishop with lightning flashing
near him
Additional
Information
books
Our Sunday Visitor’s Encyclopedia of Saints
Saints
and Their Attributes, by Helen Roeder
other
sites in english
images
sitios
en español
Martirologio Romano, 2001 edición
fonti
in italiano
MLA
Citation
“Saint Gratus of
Aosta“. CatholicSaints.Info. 5 December 2023. Web. 3 March 2024.
<https://catholicsaints.info/saint-gratus-of-aosta/>
SOURCE : https://catholicsaints.info/saint-gratus-of-aosta/
Affresco di San Grato d'Aosta, parete sinistra dell'Oratorio di Santa Maria, a Garbagna Novarese (NO). Opera di Tommaso Cagnola.
Gratus of Aosta B (AC)
Died c. 470. Saint
Gratus, former bishop of Aosta, is now its patron saint (Benedictines). In art,
Saint Gratus is depicted as a bishop carrying the head of Saint John the
Baptist and a bunch of grapes. There may be lightning flashing near him
(Roeder). He is the protector of vineyards and is invoked against dangerous
animals, fire, insects, hail, lightning, rain, and storm (Roeder).
SOURCE : http://www.saintpatrickdc.org/ss/0907.shtml
Saint
Gratus of Aosta., Aymavilles ( Aosta Valley ). Saint Leger church: Fresco, 1857
Heiliger
Gratus von Aosta., Aymavilles ( Aostatal ). Saint Leger: Fresko,1857
San Grato di Aosta Vescovo
† Aosta, seconda metà del
V secolo
Egli fu quasi certamente
il presbitero che, dichiarandosi inviato di Eustasio protovescovo di Aosta,
firmò la lettera del Concilio Provinciale di Milano inviata nel 451 a papa
Leone Magno, in occasione della soluzione del problema delle due nature in
Cristo. Alla morte di Eustasio, nella seconda metà del V secolo, Grato divenne
vescovo di Aosta. Sono state avanzate anche due ipotesi. Eustasio e Grato
potrebbero essere stati di origine greca. Entrambi potrebbero avere studiato
nel cenobio eusebiano di Vercelli perché Aosta era compresa nel territorio di
questa città e perché Sant'Ambrogio, nella lettera ai vercellesi, dice che le
Chiese dell'Italia settentrionale si rivolgevano a quel cenobio per scegliere i
propri pastori.
Patronato: Aosta
Emblema: Bastone
pastorale, Mitra, Testa di Giovanni Battista
Martirologio
Romano: Ad Aosta, san Grato, vescovo.
Del santo patrono di Aosta
san Grato, esistono due fonti che forniscono notizie sulla sua esistenza, una
storica ma ridotta e un’altra fantasiosa, ma su cui si è basata la grande
diffusione del culto, anche al di fuori della Valle d’Aosta.
Il fondamento storico
Le notizie storiche
fondate, dicono che s. Grato era un sacerdote che collaborava con Eustasio,
primo vescovo di Aosta, da taluni ritenuto santo; ambedue erano di origine
greca come fa intendere il nome del vescovo, probabilmente il più anziano dei
due Eustasio, chiamò presso di sé il più giovane Grato.
Si ritiene che ambedue
abbiano ricevuto successivamente, educazione e formazione ecclesiastica, nel
celebre cenobio fondato da s. Eusebio da Vercelli († 371), il grande vescovo
che al ritorno dall’esilio in Oriente, impostagli dall’imperatore Costanzo,
volle trapiantare nella sua diocesi il monachesimo.
Sant’Ambrogio affermò,
che in quel tempo tutti i vescovi dell’Italia Settentrionale provenivano dal
cenobio eusebiano, quindi anche Eustasio e Grato, vissuti nella seconda metà
del V secolo, provenivano da lì; tenendo conto anche che Aosta, la romana
Augusta Pretoria, fondata intorno al 25-24 a.C., il cui nome fu posto in onore
di Augusto e della sua Guardia Pretoriana, prima del tempo di Eustasio era
compresa nel territorio della Chiesa vercellese.
Si sa che quando Grato
era ancora semplice sacerdote, rappresentò il vescovo di Aosta, Eustasio, al
Concilio provinciale di Milano del 451, sottoscrivendo la lettera che
quell’assemblea inviò al papa san Leone I Magno, per condannare l’eresia di
Eutiche († 454 ca.), monaco greco che negava le due nature di Cristo,
affermando l’assimilazione della natura umana in quella divina.
In un anno imprecisato,
ma certamente dopo il suddetto 451, Grato alla morte di Eustasio, gli successe
alla guida della giovane diocesi valdostana, divenendone il secondo vescovo;
durante il suo episcopato, Grato partecipò alla traslazione delle reliquie del
martire tebeo s. Innocenzo, alla quale erano presenti anche i vescovi di Agauno
e di Sion, come ricorda la “Passio Acaunensium Martyrum”.
Non si conosce l’anno
della sua morte, ma stranamente quello della sepoltura, 7 settembre, ricavato
dalla breve iscrizione sepolcrale: “Hic requiescit in pace S. M. GRATUS EPS D P
SUB D. VII ID. SEPTEMB.”; incisa sulla pietra tombale conservata nella chiesa
parrocchiale di Saint-Christophe.
La diffusione del culto
La popolarità del culto
di san Grato risale però al XII o al XIII secolo, quando le sue reliquie furono
traslate dalla chiesa paleocristiana di San Lorenzo, che sorgeva a est della
città nella zona dell’attuale collegiata di Sant’Orso, alla cattedrale, dove
sono tuttora conservate in un reliquiario in argento e rame dorato del XV
secolo.
Secondo la tradizione era
il 27 marzo di un anno imprecisato, la festa liturgica che fu introdotta per
ricordare la traslazione, incluse un antichissimo rito che si chiamò poi
“Benedizione di san Grato”: la triplice benedizione della terra, dell’acqua e
delle candele, per allontanare ogni flagello dai campi, dai contadini e dal bestiame
e per invocare il favore di Dio sui prossimi raccolti.
Era una tipica cerimonia
di origine pagana che coincideva con l’inizio della primavera e che venne, come
in altri casi, cristianizzata.
Man mano quella
benedizione attirò sul santo vescovo aostano una serie di patronati: lo si
invocava quando il disgelo faceva straripare laghetti e torrenti, quando la
siccità spaccava il terreno, la grandine minacciava il raccolto, quando
s’incendiava il fienile o quando bruchi, cavallette e talpe devastavano i campi.
Era ancora considerato
protettore e taumaturgo contro streghe e diavoli, che tanto influenzavano la
mentalità del Medioevo. La città e diocesi di Aosta lo venera come santo
patrono e lo celebra il 7 settembre.
Le notizie leggendarie
Le poche notizie certe
sulla vita di s. Grato, con il tempo non furono più sufficienti a sostenere il
diffuso culto popolare del santo vescovo di Aosta, pertanto nel XIII secolo, a
commento della traslazione delle reliquie nel Duomo, il canonico Jacques de
Cours, ignaro dei fatti storici e mosso da incauto zelo nei confronti del santo
patrono, scrisse la “Magna Legenda Sancti Grati”.
La “Vita” di s. Grato
così narrata, risultò molto fascinosa e attraente per il gusto agiografico
dell’epoca, che necessitava di figure favolose ed eroiche, anche se già nel XVI
secolo si cominciò a dubitare del racconto e molti studiosi fra i quali Cesare
Baronio, primo estensore del ‘Martirologio Romano’, ne contestarono la
veridicità.
Ma non tutti erano
disposti a rinunciarvi, così le polemiche durarono fino agli anni Sessanta del
Novecento, quando lo storico Aimé Pierre Frutaz, dimostrò inconfutabilmente che
la “Magna Legenda Sancti Grati” era del tutto inventata; ma bisogna comunque
tener conto che senza di essa, non si riuscirebbe a spiegare l’iconografia del
santo e la straordinaria diffusione del culto al di fuori della Vallée, come in
Piemonte, Lombardia, Svizzera e Savoia.
Per questo motivo si
riporta qui di seguito, le parti essenziali di questa narrazione, per
completare un quadro riassuntivo della figura di san Grato, che ha generato
tanta devozione nei secoli fra i valdostani, ripetendo che non ha fondamento
storico.
Secondo il già citato
canonico del XIII secolo, san Grato era nato in una nobile famiglia di Sparta;
dopo aver studiato ad Atene era diventato monaco.
Per sfuggire alla
persecuzione dell’eretico imperatore d’Oriente, lasciò Costantinopoli
rifugiandosi a Roma dove fu accolto con tutti gli onori; il papa lo nominò suo
consigliere inviandolo alla corte di Carlo Magno, affinché lo persuadesse ad
intervenire in Italia contro il re longobardo Desiderio.
Tornato a Roma, Grato
mentre pregava nella Chiesa di Santa Maria dei Martiri, l’ex Pantheon, ebbe una
visione, dove si vedeva una grande valle abbandonata a sé stessa, che lo
attendeva; nello stesso momento anche al papa appariva in sogno un angelo, che
gli ordinò d’inviare Grato come vescovo ad Aosta.
Nella Valle, Grato
intraprese un’opera di conversione con gli affievoliti cristiani esistenti e
soprattutto con i pagani ancora molto attivi; operò prodigi e miracoli
spettacolari che convinsero molti pagani a convertirsi.
Quando Carlo Magno seppe
che molti di essi resistevano al cristianesimo, inviò in Valle d’Aosta il prode
paladino Orlando per combattere questi infedeli; il quale valicò le Alpi
coperte di neve e ghiacci, guidato da un angelo. Grato intervenne di nuovo con
i pagani, convincendoli alla fine a superare lo scontro ed evitare così uno
spargimento di sangue.
Prima di proseguire si
sottolinea la differenza d’epoca in cui secondo la “Magna Legenda”, san Grato
fosse vissuto; nel V secolo secondo i dati storici provati dalla sua
partecipazione al Sinodo di Milano del 451 e nell’VIII-IX secolo al tempo di
Carlo Magno (742-814) secondo la “Legenda”.
Proseguendo nella lettura
del fantasioso racconto, si trova Grato che ubbidendo ad un messaggio del
Signore, si recò in Terrasanta, accompagnato dal monaco san Giocondo, per
ritrovare la reliquia della testa di san Giovanni Battista, rimasta nascosta in
un luogo segreto del palazzo di Erode e mai trovata; lì giunto, Grato la
ritrovò prodigiosamente in fondo ad un profondo pozzo.
Naturalmente vi furono
miracoli sia durante il viaggio, per placare una furiosa tempesta come pure in
Terrasanta; trovata la reliquia con l’aiuto di un angelo, Grato la nascose
sotto il mantello e dopo aver salutato il patriarca di Gerusalemme senza
riferirgli il ritrovamento, affinché non la reclamasse, prese la via del
ritorno.
Dovunque passasse le
campane suonavano autonomamente e persino due bimbi resuscitarono al suo
avvicinarsi. La leggenda del ritrovamento del capo di s. Giovanni Battista, ha
ispirato l’iconografia di s. Grato, che spesso è raffigurato con la testa del
Battista in mano; è da dire che leggende precedenti dicevano che la reliquia
sarebbe stata portata a Roma da monaci greci.
Quando arrivò a Roma, gli
andò incontro il papa con un corteo, mentre le campane suonavano a festa da
sole, Grato allora tolse dal mantello la reliquia del capo e la porse al papa,
ma nel fare ciò gli rimase in mano la mandibola che si era staccata, fu
interpretato come il segno che quella reliquia dovesse rimanere a Grato, che
con il consenso del papa la portò ad Aosta. Qui si ferma il racconto della
“Magna Legenda sancti Grati”.
Il santo vescovo tornato
ad Aosta, continuò a governare la diocesi ritirandosi ogni tanto insieme al
monaco Giocondo nell’eremo che ancora oggi si chiama Ermitage.
Concludiamo
quest’esposizione, facendo notare l’ulteriore contraddizione storica della
“Magna Legenda”, che indica come compagno del vescovo Grato il monaco Giocondo,
durante la sua trasferta in Terrasanta sempre datata al tempo di Carlo Magno;
ma san Giocondo fu effettivamente discepolo di s. Grato e alla sua morte
avvenuta negli ultimi decenni del V secolo, gli successe come terzo vescovo di
Aosta.
È infatti annoverato fra
i vescovi che parteciparono il 23 ottobre 501, al Sinodo romano convocato da
Teodorico per proclamare l’innocenza di papa Simmaco, accusato ingiustamente da
alcuni senatori romani; quindi se era presente a Roma nel 501 e in altro Sinodo
nel 502, non poteva essere in Terrasanta con Grato nel IX secolo; ciò conferma
che i due santi vescovi sono vissuti effettivamente nel V secolo, tutto il
resto è fantasia.
Anche s. Giocondo è fra i
protettori di Aosta, le sue reliquie sono conservate nella cattedrale e viene
celebrato il 30 dicembre.
Autore: Antonio
Borrelli
SOURCE : http://www.santiebeati.it/dettaglio/34550
Saint
Grat, détail de la fresque murale de la façade glise Saint-Grat, Conflans
STORIE DI SANTI
San Grato di Aosta
Vescovo
Grato, secondo le notizie
storiche fondate, era un sacerdote che collaborava con Eustasio, primo vescovo
di Aosta. Ambedue erano di origine greca come fa intendere il nome del vescovo;
probabilmente il più anziano dei due, Eustasio, chiamò presso di sé il più
giovane Grato.
Si ritiene che, sia
Eustasio che Grato, abbiano ricevuto una educazione e formazione ecclesiastica
nel celebre cenobio fondato da S. Eusebio da Vercelli († 371), il grande
vescovo che, al ritorno dall’esilio in Oriente, volle trapiantare nella sua
diocesi il monachesimo.
Ambrogio affermò che, in
quel tempo, tutti i vescovi dell’Italia Settentrionale provenivano dal cenobio
eusebiano, quindi anche Eustasio e Grato, vissuti nella seconda metà del V
secolo, provenivano da lì; tenendo conto anche che Aosta, la romana Augusta
Pretoria, fondata intorno al 25-24 a.C., il cui nome fu posto in onore di
Augusto e della sua Guardia Pretoriana, prima del tempo di Eustasio, era
compresa nel territorio della Chiesa vercellese.
Si sa che quando Grato
era ancora semplice sacerdote, rappresentò il vescovo di Aosta, Eustasio, al
Concilio provinciale di Milano del 451, sottoscrivendo la lettera che
quell’assemblea inviò a S. Leone I, Magno (440-461), per condannare l’eresia di
Eutiche († 454 ca.), monaco greco che negava le due nature di Cristo,
affermando l’assimilazione della natura umana in quella divina.
In un anno imprecisato,
ma certamente dopo il suddetto 451, Grato, alla morte di Eustasio, gli successe
alla guida della giovane diocesi valdostana, divenendone il secondo vescovo.
Durante il suo episcopato, Grato partecipò alla traslazione delle reliquie del
martire tebeo S. Innocenzo, alla quale erano presenti anche i vescovi di Agauno
e di Sion, come ricorda la Passio Acaunensium Martyrum.
Non si conosce l’anno
della sua morte, ma stranamente quello della sepoltura, 7 settembre, ricavato
dalla breve iscrizione sepolcrale: « Hic requiescit in pace S. M. GRATUS
EPS D P SUB D. VII ID. SEPTEMB. »; incisa sulla pietra tombale conservata
nella chiesa parrocchiale di Saint-Christophe.
Le sue reliquie sono
conservate nella Cattedrale di Aosta in una magnifica cassa reliquiario,
gioiello dell’arte gotica iniziato da Guglielmo di Locana e portato a
compimento dall’orafo fiammingo Jean de Malines. Esse vengono portate in
processione per le vie della città il giorno della sua festa. In questa
occasione l’onore di scortare il reliquiario spetta ai giovani della parrocchia
di Fontainemore vestiti in modo caratteristico ed armati di sciabola, perché
nel medioevo le reliquie, rubate, vennero recuperate e riportate ad Aosta dalla
Savoia da un gruppo di muratori di quella parrocchia.
Grato è un santo
taumaturgo molto venerato e popolare anche nei territori circostanti la Valle
d’Aosta come protettore dei raccolti dalle tempeste, specie dalla grandine.
Appositi delegati delle parrocchie piemontesi più soggette a questo flagello si
recavano un tempo ad Aosta con generose offerte, ritornandosene con ceri
appositamente benedetti. Venivano accesi in caso di necessità dai fedeli in preghiera,
che chiedevano l’allontanamento o il placarsi delle tempeste per Sua
intercessione. Si consideri che anche alla sola lastra tombale del santo
vescovo venivano attribuiti poteri di guarigione dalla lebbra. Per questo
motivo era stata prelevata da Aosta e murata nella parrocchiale di
Saint-Christophe, nei pressi della quale esisteva un ricovero medievale per
infetti chiamato “La-Maladière“, in modo che i ricoverati, sfiorandola,
potessero sperare di essere miracolosamente risanati.
La Chiesa Cattolica lo
ricorda il 7 settembre. In questo giorno viene solennemente celebrato come
patrono della diocesi, festa che coincide anche con quella civile della Valle
d’Aosta.
L’iconografia lo
rappresenta con le insegne episcopali, mentre regge il capo reciso di S.
Giovanni Battista che, secondo una leggenda, Grato avrebbe ritrovato in
Terrasanta in fondo ad un profondo pozzo, in seguito ad un sogno.
Significato del nome
Grato : “gradito, ben accetto, caro” (latino).
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SOURCE : https://it.aleteia.org/daily-prayer/