samedi 7 septembre 2019

Saint GRATO di AOSTA, évêque

Saint Gratus, with the head of Saint John the Baptist


Saint Grat

Évêque d'Aoste dans les Alpes (Ve siècle)

Deuxième évêque du diocèse d'Aoste dont il est le patron.

"Saint Grat est le saint patron de notre église depuis 1704... Évêque d'Aoste et confesseur, iI est invoqué contre les intempéries et pour la protection du bétail. On ne sait pas grand chose de lui, mais une légende lui attribue la découverte de la tête de Jean-Baptiste au fond du puits dans lequel Hérode l'avait fait précipiter."

Noble et Louable Contrées, cinq paroisses suisses.

"A 3 kilomètres de Bourg-Saint-Maurice, le petit village de Vulmix est blotti autour de sa chapelle. Ses fresques, peintes par un artiste local influencé par les écoles italiennes, semblent dater de la seconde moitié du XVe siècle. L'ensemble du décor est consacré à la vie de Saint Grat, évêque d'Aoste, honoré dans les Alpes pour avoir ramené la mâchoire de Saint Jean-Baptiste dans la cathédrale d'Aoste."

"La chapelle conserve des peintures murales très colorées du XVe s. Comme une bande dessinée, elles développent en vingt panneaux la légende de saint Grat, évêque d'Aoste au Ve s. Une scène célèbre le représente près du puits où il aurait trouvé, lors de son voyage en Palestine, la tête de saint Jean-Baptiste qu'il rapporta à Rome. Son culte est répandu sur les deux versants des Alpes, en Savoie et en Piémont où il est vénéré comme le protecteur des vignobles contre la grêle, des champs contre les nuisibles. Patron de Conflans et de la Tarentaise, il protège les moissons, éloignes les orages et les incendies."

Conseil général de Savoie

"St Grat, évêque d'Aoste au cinquième siècle est très vénéré par les agriculteurs car considéré comme le saint protecteur des céréales, contre les insectes, les taupes et les intempéries." (source: Station Praz de Lys - circuit des chapelles)

À Aoste dans les Alpes Grées, au Ve siècle, saint Grat, évêque.

Martyrologe romain

SOURCE : https://nominis.cef.fr/contenus/saint/10366/Saint-Grat.html

Unknown painter of the XVI century, Scenes from the life of St. Grato (bishop in Aosta), tempera on canvas, Aosta, Cathedral


Gratus d’Aoste

† 304

Gratus accompagnait l’évêque Austasius lequel, après avoir était été évêque de Verceil, érigea le diocèse d’Aoste et en fut le premier évêque.

Vers 451, Gratus lui succéda.

On affirme que, lors d’un pèlerinage en Palestine, Gratus y aurait trouvé le chef de Saint Jean-Baptiste (v. 29 août) et l’aurait rapporté en Aoste. Il est très difficile de suivre l’itinéraire des reliques des Saints. Le chef de s.Jean-Baptiste se trouverait actuellement à Amiens.

Le Martyrologe Romain mentionne saint Gratus d’Aoste au 7 septembre.

SOURCE : http://www.samuelephrem.eu/2017/09/gratus-d-aoste.html

Statua lignea di san Grato dello stallo del coro, nella Collegiata di Sant'Orso

Statue de Saint Grat, bois, XVe siècle,

stalles du chœur de la Collégiale de Saint-Ours, Aoste


Saint Gratus of Aosta

Also known as

Grato

Memorial

7 September

Profile

PriestBishop of AostaItaly some time after 451. He evangelized his people, established charities, and was known as a miracle worker.

Died

c.470 in AostaItaly of natural causes

some relics in the collegiate church of Sant’Orso, Aosta

Canonized

Pre-Congregation

Patronage

against animal attacks

against fear of insects

against fire

against hail

against lightning

against rain

against storms

farmers

insectophobics

vineyards

vintners

AlbertvilleFrance

in Italy

Ala di Stura

Aosta, city of

Aostadiocese of

Conflans

Montbovon

Morlon

Piscina

Rossana

Saluggia

Valgrisenche

Valle d’Aosta

Representation

bishop carrying the head of Saint John the Baptist and a bunch of grapes (refers to a legend about a vision he received)

bishop with lightning flashing near him

Additional Information

books

Our Sunday Visitor’s Encyclopedia of Saints

Saints and Their Attributes, by Helen Roeder

other sites in english

Catholic Online

Wikipedia

images

Santi e Beati

Wikimedia Commons

sitios en español

Martirologio Romano2001 edición

fonti in italiano

Santi e Beati

Wikipedia

MLA Citation

“Saint Gratus of Aosta“. CatholicSaints.Info. 5 December 2023. Web. 3 March 2024. <https://catholicsaints.info/saint-gratus-of-aosta/>

SOURCE : https://catholicsaints.info/saint-gratus-of-aosta/

Affresco di San Grato d'Aosta, parete sinistra dell'Oratorio di Santa Maria, a Garbagna Novarese (NO). Opera di Tommaso Cagnola.


Gratus of Aosta B (AC)

Died c. 470. Saint Gratus, former bishop of Aosta, is now its patron saint (Benedictines). In art, Saint Gratus is depicted as a bishop carrying the head of Saint John the Baptist and a bunch of grapes. There may be lightning flashing near him (Roeder). He is the protector of vineyards and is invoked against dangerous animals, fire, insects, hail, lightning, rain, and storm (Roeder).

SOURCE : http://www.saintpatrickdc.org/ss/0907.shtml

Saint Gratus of Aosta., Aymavilles ( Aosta Valley ). Saint Leger church: Fresco, 1857

Heiliger Gratus von Aosta., Aymavilles ( Aostatal ). Saint Leger: Fresko,1857


San Grato di Aosta Vescovo

7 settembre

† Aosta, seconda metà del V secolo

Egli fu quasi certamente il presbitero che, dichiarandosi inviato di Eustasio protovescovo di Aosta, firmò la lettera del Concilio Provinciale di Milano inviata nel 451 a papa Leone Magno, in occasione della soluzione del problema delle due nature in Cristo. Alla morte di Eustasio, nella seconda metà del V secolo, Grato divenne vescovo di Aosta. Sono state avanzate anche due ipotesi. Eustasio e Grato potrebbero essere stati di origine greca. Entrambi potrebbero avere studiato nel cenobio eusebiano di Vercelli perché Aosta era compresa nel territorio di questa città e perché Sant'Ambrogio, nella lettera ai vercellesi, dice che le Chiese dell'Italia settentrionale si rivolgevano a quel cenobio per scegliere i propri pastori.

Patronato: Aosta

Emblema: Bastone pastorale, Mitra, Testa di Giovanni Battista

Martirologio Romano: Ad Aosta, san Grato, vescovo.

Del santo patrono di Aosta san Grato, esistono due fonti che forniscono notizie sulla sua esistenza, una storica ma ridotta e un’altra fantasiosa, ma su cui si è basata la grande diffusione del culto, anche al di fuori della Valle d’Aosta.

Il fondamento storico

Le notizie storiche fondate, dicono che s. Grato era un sacerdote che collaborava con Eustasio, primo vescovo di Aosta, da taluni ritenuto santo; ambedue erano di origine greca come fa intendere il nome del vescovo, probabilmente il più anziano dei due Eustasio, chiamò presso di sé il più giovane Grato.

Si ritiene che ambedue abbiano ricevuto successivamente, educazione e formazione ecclesiastica, nel celebre cenobio fondato da s. Eusebio da Vercelli († 371), il grande vescovo che al ritorno dall’esilio in Oriente, impostagli dall’imperatore Costanzo, volle trapiantare nella sua diocesi il monachesimo.

Sant’Ambrogio affermò, che in quel tempo tutti i vescovi dell’Italia Settentrionale provenivano dal cenobio eusebiano, quindi anche Eustasio e Grato, vissuti nella seconda metà del V secolo, provenivano da lì; tenendo conto anche che Aosta, la romana Augusta Pretoria, fondata intorno al 25-24 a.C., il cui nome fu posto in onore di Augusto e della sua Guardia Pretoriana, prima del tempo di Eustasio era compresa nel territorio della Chiesa vercellese.

Si sa che quando Grato era ancora semplice sacerdote, rappresentò il vescovo di Aosta, Eustasio, al Concilio provinciale di Milano del 451, sottoscrivendo la lettera che quell’assemblea inviò al papa san Leone I Magno, per condannare l’eresia di Eutiche († 454 ca.), monaco greco che negava le due nature di Cristo, affermando l’assimilazione della natura umana in quella divina.

In un anno imprecisato, ma certamente dopo il suddetto 451, Grato alla morte di Eustasio, gli successe alla guida della giovane diocesi valdostana, divenendone il secondo vescovo; durante il suo episcopato, Grato partecipò alla traslazione delle reliquie del martire tebeo s. Innocenzo, alla quale erano presenti anche i vescovi di Agauno e di Sion, come ricorda la “Passio Acaunensium Martyrum”.

Non si conosce l’anno della sua morte, ma stranamente quello della sepoltura, 7 settembre, ricavato dalla breve iscrizione sepolcrale: “Hic requiescit in pace S. M. GRATUS EPS D P SUB D. VII ID. SEPTEMB.”; incisa sulla pietra tombale conservata nella chiesa parrocchiale di Saint-Christophe.

La diffusione del culto

La popolarità del culto di san Grato risale però al XII o al XIII secolo, quando le sue reliquie furono traslate dalla chiesa paleocristiana di San Lorenzo, che sorgeva a est della città nella zona dell’attuale collegiata di Sant’Orso, alla cattedrale, dove sono tuttora conservate in un reliquiario in argento e rame dorato del XV secolo.

Secondo la tradizione era il 27 marzo di un anno imprecisato, la festa liturgica che fu introdotta per ricordare la traslazione, incluse un antichissimo rito che si chiamò poi “Benedizione di san Grato”: la triplice benedizione della terra, dell’acqua e delle candele, per allontanare ogni flagello dai campi, dai contadini e dal bestiame e per invocare il favore di Dio sui prossimi raccolti.

Era una tipica cerimonia di origine pagana che coincideva con l’inizio della primavera e che venne, come in altri casi, cristianizzata.

Man mano quella benedizione attirò sul santo vescovo aostano una serie di patronati: lo si invocava quando il disgelo faceva straripare laghetti e torrenti, quando la siccità spaccava il terreno, la grandine minacciava il raccolto, quando s’incendiava il fienile o quando bruchi, cavallette e talpe devastavano i campi.

Era ancora considerato protettore e taumaturgo contro streghe e diavoli, che tanto influenzavano la mentalità del Medioevo. La città e diocesi di Aosta lo venera come santo patrono e lo celebra il 7 settembre.

Le notizie leggendarie

Le poche notizie certe sulla vita di s. Grato, con il tempo non furono più sufficienti a sostenere il diffuso culto popolare del santo vescovo di Aosta, pertanto nel XIII secolo, a commento della traslazione delle reliquie nel Duomo, il canonico Jacques de Cours, ignaro dei fatti storici e mosso da incauto zelo nei confronti del santo patrono, scrisse la “Magna Legenda Sancti Grati”.

La “Vita” di s. Grato così narrata, risultò molto fascinosa e attraente per il gusto agiografico dell’epoca, che necessitava di figure favolose ed eroiche, anche se già nel XVI secolo si cominciò a dubitare del racconto e molti studiosi fra i quali Cesare Baronio, primo estensore del ‘Martirologio Romano’, ne contestarono la veridicità.

Ma non tutti erano disposti a rinunciarvi, così le polemiche durarono fino agli anni Sessanta del Novecento, quando lo storico Aimé Pierre Frutaz, dimostrò inconfutabilmente che la “Magna Legenda Sancti Grati” era del tutto inventata; ma bisogna comunque tener conto che senza di essa, non si riuscirebbe a spiegare l’iconografia del santo e la straordinaria diffusione del culto al di fuori della Vallée, come in Piemonte, Lombardia, Svizzera e Savoia.

Per questo motivo si riporta qui di seguito, le parti essenziali di questa narrazione, per completare un quadro riassuntivo della figura di san Grato, che ha generato tanta devozione nei secoli fra i valdostani, ripetendo che non ha fondamento storico.

Secondo il già citato canonico del XIII secolo, san Grato era nato in una nobile famiglia di Sparta; dopo aver studiato ad Atene era diventato monaco.

Per sfuggire alla persecuzione dell’eretico imperatore d’Oriente, lasciò Costantinopoli rifugiandosi a Roma dove fu accolto con tutti gli onori; il papa lo nominò suo consigliere inviandolo alla corte di Carlo Magno, affinché lo persuadesse ad intervenire in Italia contro il re longobardo Desiderio.

Tornato a Roma, Grato mentre pregava nella Chiesa di Santa Maria dei Martiri, l’ex Pantheon, ebbe una visione, dove si vedeva una grande valle abbandonata a sé stessa, che lo attendeva; nello stesso momento anche al papa appariva in sogno un angelo, che gli ordinò d’inviare Grato come vescovo ad Aosta.

Nella Valle, Grato intraprese un’opera di conversione con gli affievoliti cristiani esistenti e soprattutto con i pagani ancora molto attivi; operò prodigi e miracoli spettacolari che convinsero molti pagani a convertirsi.

Quando Carlo Magno seppe che molti di essi resistevano al cristianesimo, inviò in Valle d’Aosta il prode paladino Orlando per combattere questi infedeli; il quale valicò le Alpi coperte di neve e ghiacci, guidato da un angelo. Grato intervenne di nuovo con i pagani, convincendoli alla fine a superare lo scontro ed evitare così uno spargimento di sangue.

Prima di proseguire si sottolinea la differenza d’epoca in cui secondo la “Magna Legenda”, san Grato fosse vissuto; nel V secolo secondo i dati storici provati dalla sua partecipazione al Sinodo di Milano del 451 e nell’VIII-IX secolo al tempo di Carlo Magno (742-814) secondo la “Legenda”.

Proseguendo nella lettura del fantasioso racconto, si trova Grato che ubbidendo ad un messaggio del Signore, si recò in Terrasanta, accompagnato dal monaco san Giocondo, per ritrovare la reliquia della testa di san Giovanni Battista, rimasta nascosta in un luogo segreto del palazzo di Erode e mai trovata; lì giunto, Grato la ritrovò prodigiosamente in fondo ad un profondo pozzo.

Naturalmente vi furono miracoli sia durante il viaggio, per placare una furiosa tempesta come pure in Terrasanta; trovata la reliquia con l’aiuto di un angelo, Grato la nascose sotto il mantello e dopo aver salutato il patriarca di Gerusalemme senza riferirgli il ritrovamento, affinché non la reclamasse, prese la via del ritorno.

Dovunque passasse le campane suonavano autonomamente e persino due bimbi resuscitarono al suo avvicinarsi. La leggenda del ritrovamento del capo di s. Giovanni Battista, ha ispirato l’iconografia di s. Grato, che spesso è raffigurato con la testa del Battista in mano; è da dire che leggende precedenti dicevano che la reliquia sarebbe stata portata a Roma da monaci greci.

Quando arrivò a Roma, gli andò incontro il papa con un corteo, mentre le campane suonavano a festa da sole, Grato allora tolse dal mantello la reliquia del capo e la porse al papa, ma nel fare ciò gli rimase in mano la mandibola che si era staccata, fu interpretato come il segno che quella reliquia dovesse rimanere a Grato, che con il consenso del papa la portò ad Aosta. Qui si ferma il racconto della “Magna Legenda sancti Grati”.

Il santo vescovo tornato ad Aosta, continuò a governare la diocesi ritirandosi ogni tanto insieme al monaco Giocondo nell’eremo che ancora oggi si chiama Ermitage.

Concludiamo quest’esposizione, facendo notare l’ulteriore contraddizione storica della “Magna Legenda”, che indica come compagno del vescovo Grato il monaco Giocondo, durante la sua trasferta in Terrasanta sempre datata al tempo di Carlo Magno; ma san Giocondo fu effettivamente discepolo di s. Grato e alla sua morte avvenuta negli ultimi decenni del V secolo, gli successe come terzo vescovo di Aosta.

È infatti annoverato fra i vescovi che parteciparono il 23 ottobre 501, al Sinodo romano convocato da Teodorico per proclamare l’innocenza di papa Simmaco, accusato ingiustamente da alcuni senatori romani; quindi se era presente a Roma nel 501 e in altro Sinodo nel 502, non poteva essere in Terrasanta con Grato nel IX secolo; ciò conferma che i due santi vescovi sono vissuti effettivamente nel V secolo, tutto il resto è fantasia.

Anche s. Giocondo è fra i protettori di Aosta, le sue reliquie sono conservate nella cattedrale e viene celebrato il 30 dicembre.

Autore: Antonio Borrelli

SOURCE : http://www.santiebeati.it/dettaglio/34550

Saint Grat, détail de la fresque murale de la façade glise Saint-Grat, Conflans


STORIE DI SANTI

San Grato di Aosta

Vescovo

Grato, secondo le notizie storiche fondate, era un sacerdote che collaborava con Eustasio, primo vescovo di Aosta. Ambedue erano di origine greca come fa intendere il nome del vescovo; probabilmente il più anziano dei due, Eustasio, chiamò presso di sé il più giovane Grato.

Si ritiene che, sia Eustasio che Grato, abbiano ricevuto una educazione e formazione ecclesiastica nel celebre cenobio fondato da S. Eusebio da Vercelli († 371), il grande vescovo che, al ritorno dall’esilio in Oriente, volle trapiantare nella sua diocesi il monachesimo.

Ambrogio affermò che, in quel tempo, tutti i vescovi dell’Italia Settentrionale provenivano dal cenobio eusebiano, quindi anche Eustasio e Grato, vissuti nella seconda metà del V secolo, provenivano da lì; tenendo conto anche che Aosta, la romana Augusta Pretoria, fondata intorno al 25-24 a.C., il cui nome fu posto in onore di Augusto e della sua Guardia Pretoriana, prima del tempo di Eustasio, era compresa nel territorio della Chiesa vercellese.

Si sa che quando Grato era ancora semplice sacerdote, rappresentò il vescovo di Aosta, Eustasio, al Concilio provinciale di Milano del 451, sottoscrivendo la lettera che quell’assemblea inviò a S. Leone I, Magno (440-461), per condannare l’eresia di Eutiche († 454 ca.), monaco greco che negava le due nature di Cristo, affermando l’assimilazione della natura umana in quella divina.

In un anno imprecisato, ma certamente dopo il suddetto 451, Grato, alla morte di Eustasio, gli successe alla guida della giovane diocesi valdostana, divenendone il secondo vescovo. Durante il suo episcopato, Grato partecipò alla traslazione delle reliquie del martire tebeo S. Innocenzo, alla quale erano presenti anche i vescovi di Agauno e di Sion, come ricorda la Passio Acaunensium Martyrum.

Non si conosce l’anno della sua morte, ma stranamente quello della sepoltura, 7 settembre, ricavato dalla breve iscrizione sepolcrale: « Hic requiescit in pace S. M. GRATUS EPS D P SUB D. VII ID. SEPTEMB. »; incisa sulla pietra tombale conservata nella chiesa parrocchiale di Saint-Christophe.

Le sue reliquie sono conservate nella Cattedrale di Aosta in una magnifica cassa reliquiario, gioiello dell’arte gotica iniziato da Guglielmo di Locana e portato a compimento dall’orafo fiammingo Jean de Malines. Esse vengono portate in processione per le vie della città il giorno della sua festa. In questa occasione l’onore di scortare il reliquiario spetta ai giovani della parrocchia di Fontainemore vestiti in modo caratteristico ed armati di sciabola, perché nel medioevo le reliquie, rubate, vennero recuperate e riportate ad Aosta dalla Savoia da un gruppo di muratori di quella parrocchia.

Grato è un santo taumaturgo molto venerato e popolare anche nei territori circostanti la Valle d’Aosta come protettore dei raccolti dalle tempeste, specie dalla grandine. Appositi delegati delle parrocchie piemontesi più soggette a questo flagello si recavano un tempo ad Aosta con generose offerte, ritornandosene con ceri appositamente benedetti. Venivano accesi in caso di necessità dai fedeli in preghiera, che chiedevano l’allontanamento o il placarsi delle tempeste per Sua intercessione. Si consideri che anche alla sola lastra tombale del santo vescovo venivano attribuiti poteri di guarigione dalla lebbra. Per questo motivo era stata prelevata da Aosta e murata nella parrocchiale di Saint-Christophe, nei pressi della quale esisteva un ricovero medievale per infetti chiamato “La-Maladière“, in modo che i ricoverati, sfiorandola, potessero sperare di essere miracolosamente risanati.

La Chiesa Cattolica lo ricorda il 7 settembre. In questo giorno viene solennemente celebrato come patrono della diocesi, festa che coincide anche con quella civile della Valle d’Aosta.

L’iconografia lo rappresenta con le insegne episcopali, mentre regge il capo reciso di S. Giovanni Battista che, secondo una leggenda, Grato avrebbe ritrovato in Terrasanta in fondo ad un profondo pozzo, in seguito ad un sogno.

Significato del nome Grato : “gradito, ben accetto, caro” (latino).

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SOURCE : https://it.aleteia.org/daily-prayer/