Pietro Lorenzetti (c.1341) La Bienheureuse Humilité transporte des briques pour la construction du monastère, 1341, huile sur bois, 45 X 32, Galleria degli Uffizi,
Bienheureuse Humilité de Faenza
Ermite
puis fondatrice d'un monastère (✝ 1310)
Née Rosanna
Negusanti en 1226 à Faenza en Italie, par obéissance envers ses parents et
contre son gré, elle épousa Ugolotto. Au bout de quelques années, elle obtint
de lui de se séparer pour vivre d'abord comme recluse près de Faenza puis s'en
alla fonder à Florence un couvent affilié à Vallombreuse. Elle prit le nom
d'Umiltà. C'est là qu'elle participa à la Passion du Christ en lui offrant ses
souffrances et sa vie.
À Florence, en Toscane, l’an 1310, sainte Humilité, qui, avec
l’accord de son mari, vécut douze ans en recluse, puis, à la demande de
l’évêque, fut mise à la tête de moniales dans un nouveau monastère de la Congrégation
de Vallombreuse.
Martyrologe
romain
Pietro Lorenzetti. Scène de la Vie de Sainte Humilité. Fresque
Bienheureuse Humilité
Bénédictine Vallombrosienne
Fête le 22 mai
Faenza 1226 – † Florence 22 mai 1310
Autre graphie : [Rosanese] Sœur Umiltà
Née à Faenza, en Émilie-Romagne, elle entra au monastère Sainte-Perpétue,
dans le voisinage de la ville, après la mort de ses deux fils. Quelques années
plus tard, elle se fit recluse près de l’église Saint-Apollinaire, à Faenza,
jeûnant, pratiquant des mortifications sévères et dormant à genoux. Au bout de
douze années de cette vie, l’évêque de la ville lui demanda de fonder un
monastère et d’en devenir abbesse : ce nouveau monastère, établi à
proximité de Faenza, s’affilia à l’ordre de Vallombreuse. Sainte Humilité
mourut le 22 mai 1310.
Humility of Faenza, OSB
Vall. Widow (AC)
(also known as Humilitas, Rosanna)
Born in Faenza, Romagna, Italy, in 1226; died in Florence, Italy, May 22, 1310.
Humility was born to wealthy parents and baptized Rosanna. She longed to enter
a convent from her earliest years, to model herself on Saint John and the
Blessed Virgin who stood by Jesus on the Cross. But when she was 15 her parents
insisted instead that she marry a nobleman named Ugoletto. He was apparently
frivolous and uncaring, mocking his bride's spiritual ways. Her sorrows were
increased when the two boys she bore died in infancy.
After a near-fatal
illness of Ugoletto when Rosanna was 24, her husband was brought to conversion
of heart. Chastened, he agreed to allow Rosanna to enter a convent. They chose
a mixed monastery- -Saint Perpetua at Faenza--where he went to live as a
brother and she as a sister, taking the name Humility.
Soon she decided
that she needed even more discipline than the rules of the convent demanded.
One of her relatives built her a cell against the wall of the church of Saint
Apollinaris. A hole was cut into the wall, so that she could follow the
services inside the church. Then she was bricked into her cell.
Her spiritual
welfare was in the care of Vallombrosan monks of Saint Crispin Abbey. Each day
she ate only bread and water and sometimes a few herbs. She slept on her knees,
her head resting against the wall.
After 12 years of
this life, she was persuaded to leave her cell by the master general of the
Vallombrosan order, who begged her to become abbess of the first Vallombrosan
convent, Santa Maria Novella at Malta, near Faenza. She helped to found this nunnery
at Faenza, before becoming abbess of the second one in Florence. And, in spite
of her heroic fasting and savagely austere life, she lived to be 80 years old
(Benedictines, Bentley, Delaney).
In art, Saint
Humilitas is a Vallombrosian nun in a black veil, white wimple, and grey-brown
habit with a lambskin over her head (Roeder).
Santa
Umiltà Badessa Vallombrosana
Faenza, 1226 – Firenze, 22 maggio
1310
Rosanna Negusanti, nata a Faenza
nel 1226, sposò 15enne Ugonotto dei Caccianemici. Ebbero due bimbi, morti
entrambi in fasce. I due abbracciarono la vita religiosa. Lei, assunto il nome
di Umiltà, entrò nel monastero vallombrosano di Sant'Apollinare. Alcune donne
la presero a maestra e la seguirono a Vallombrosa. Ispirò la loro regola a
quella di san Giovanni Gualberto. Morì nel 1310 a Firenze, dove fondò il
Monastero delle Donne di Faenza. Riposa nel convento dello Spirito Santo a Varlungo (Fi). (Avvenire)
Martirologio Romano: A Firenze,
beata Umiltà (Rosanna), che, con il consenso del marito, visse dodici anni come
reclusa; su richiesta del vescovo, poi, costruì un monastero di cui divenne
badessa e che associò all’Ordine di Vallombrosa.
La sua
‘Vita’ scritta dal monaco contemporaneo Biagio (1330 ca.), è contenuta nel cod.
271 della Biblioteca Riccardiana di Firenze; inoltre vi è una seconda ‘Vita’
nel cod. 1563 della stessa Biblioteca.
Ma molti altri testi dei secoli successivi, fino agli Atti della Congregazione
dei Riti del 1720, riportano notizie che la riguardano, sia come persona, sia
per gli scritti, sia per i processi apostolici, sia per le fondazioni di
monasteri a lei collegati.
Rosanna Negusanti, figlia dei nobili Elimonte e Richelda, nacque a Faenza nel
1226, l’anno della morte del serafico Francesco d’Assisi; nel 1241 a 15 anni,
perse il padre e l’anno successivo a 16 anni sposò il patrizio Ugonotto dei
Caccianemici, avranno ben presto due bambini, ma la loro felicità fu
brevissima, essi morirono appena battezzati; nel contempo le muore anche la
madre Richelda.
Ma la giovane donna (aveva 24 anni) senza avvilirsi e cedere allo sconforto o
distrarsi con le gioie del mondo, decide insieme al marito Ugonotto (che morirà
nel 1256) di ritirarsi a vita religiosa, entrando ambedue nei chiostri della
canonica di S. Perpetua; non era raro nel Medioevo, di assistere a scelte di
questo genere fra due coniugi cristiani.
Ed in questa occasione Rosanna Negusanti cambia il nome in quello di Umiltà;
dopo essere guarita miracolosamente da una grave malattia, nel 1254 lascia il
chiostro della canonica e si ritira in clausura in una celletta costruita per
lei presso il monastero vallombrosano di S. Apollinare, fondato tra il 1012 e
il 1015 da s. Giovanni Gualberto.
Qui visse per dodici anni, purificando ed elevando il suo spirito con preghiere
e digiuni, alternandoli con consigli che dava a quanti le si rivolgevano per
aiuto. Il suo esempio attrasse alcune giovani di Faenza che chiesero di
costruire altre celle vicino alla sua e per vivere sotto la sua guida.
E così nel 1266 per consiglio del vescovo Petrella, Umiltà accetta di diventare
la guida spirituale delle nuove monache, riunite nel vecchio monastero della
Malta a Vallombrosa (FI), che d’ora in poi si chiamerà di S. Maria Novella.
Umiltà aveva ormai 40 anni, ritorna ad essere madre piena di bontà, di saggezza
e di energia, diventando la guida per le nuove figlie, indirizzandole sulla via
della santità; alcune delle prime monache godono per questo di un culto.
Trascorsero quindici anni, mettendo in pratica tutte le virtù della Regola di
San Benedetto e delle Costituzioni Vallombrosane di S. Giovanni Gualberto.
Quando aveva 55 anni, nel 1281 madre Umiltà si mise a costruire una nuova casa
spirituale per le giovani fiorentine, la cui vita era scossa dalle lotte fra
Bianchi e Neri; la chiesa venne eretta a Firenze, in onore di S. Giovanni
Evangelista, ebbe come architetto Giovanni Pisano e come decoratore il celebre
Buffalmacco; fu consacrata nel 1297 dal vescovo Francesco Monaldeschi.
Pur essendo molto malata e anziana, suor Umiltà teneva contatti personali con
Faenza e Roma per dare continuità ai due monasteri, finché dopo sei mesi di
sofferenze, ad 84 anni, cessò di vivere a Firenze il 22 maggio 1310.
Dopo un anno il 6 giugno 1311, il suo corpo fu esumato e benché fosse sepolto
nella nuda terra, sotto il pavimento della chiesa, risultò incorrotto; fu
rivestita di preziosi indumenti e da allora ebbe un culto ininterrotto. Il suo corpo in seguito fu traslato nei monasteri di S. Caterina, di S.
Antonio (1529), di San Salvi (1534) e infine nell’800, in quello dello Spirito
Santo di Varlungo presso Firenze, dove è tuttora conservato.
La
spiritualità di s. Umiltà si può rilevare dai pochi Sermoni pervenutaci, essi
sono viva espressione di profonda umiltà e di fervido amore per Dio e per il
prossimo. Il suo culto è antichissimo, forse risale addirittura alla solenne
‘elevazione’ delle reliquie del 1311, in cui fu concessa una Messa propria; nel
1317 i vescovi radunati ad Avignone concessero particolari indulgenze.
Il 27 gennaio 1720 la Congregazione dei Riti con papa Benedetto XIII confermò
l’antico culto, facendo celebrare la Messa propria il 22 maggio. Fu dichiarata
nel 1942 compatrona di Faenza; le vennero dedicati altari nei due monasteri da
lei fondati della Congregazione Vallombrosana.
Autore: Antonio Borrelli