Bienheureux Jérémie de Valachie
Il fut le premier roumain à être élevé sur les autels. Né à Zazo en Roumanie, entré chez les capucins, il fut envoyé en Italie et dépensa toute sa vie à Naples au service des malades et des plus délaissés. Il les visitait par toute la ville, quittant son couvent pour rencontrer Jésus dans ses frères. Il mourut en 1625 d'une pneumonie contractée lors d'un jour d'hiver en rendant visite à un malade.
Bienheureux Jérémie de Valachie
Capucin roumain (+ 1625)
Il fut le premier roumain à être élevé sur les autels. Il naquit à Zazo en Roumanie. Entré chez les capucins, il fut envoyé en Italie et dépensa toute sa vie à Naples au service des malades et des plus délaissés. Il les visitait par toute la ville, quittant son couvent pour rencontrer Jésus dans ses frères. Il mourut d'une pneumonie contractée lors d'un jour d'hiver en rendant visite à un malade. Il a été béatifié le 30 octobre 1983 - homélie en italien.
"Frère Jérémie est mort à 69 ans, le 5 mars 1625, vers 16 heures, épuisé par un dernier voyage que sa charité lui avait recommandé. En mourant, il disait aux frères qui l'entouraient: 'Je veux aller dans ma Patrie, je vais aller retrouver mes estropiés et mes boiteux'."
À Naples, l'an 1625, le bienheureux Jérémie de Valachie (Jean Kostistik),
religieux de l'Ordre des Mineurs capucins, qui assista les malades sans
relâche, avec amour et joie, durant quarante ans.
Martyrologe romain
SOURCE : https://nominis.cef.fr/contenus/saint/6036/Bienheureux-Jeremie-de-Valachie.html
Also known as
Ion Kostist
John Kostistk
Geremia of Wallachia
Ieremia of Wallachia
Jeremiah of Valachia
Profile
A pious boy raised
in Romania,
he emigrated to Italy at
age 19 because he thought the greatest Christians could be found there. Franciscan lay
brother, taking the name Jeremiah. He developed a ministry of caring
for the poor, sick and crippled, begging alms that
always went to the poor.
Born
29 June 1556 in
Zaxo, Suceava, Romania
5 March 1625 in Naples, Italy of
natural causes
18 December 1959 by Pope John
XXIII (decree of heroic
virtues)
30 October 1983 by Pope John
Paul II
Additional Information
books
Our Sunday Visitor’s Encyclopedia of Saints
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sitios en español
Martirologio Romano, 2001 edición
fonti in italiano
Beatifications of Pope John Paul II
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MLA Citation
“Blessed Ion Costist“. CatholicSaints.Info. 4
March 2020. Web. 8 April 2021.
<https://catholicsaints.info/blessed-ion-costist/>
BLESSED
JEREMIAH OF WALLACHIA.
BEATIFICAZIONE DEI SERVI DI DIO GIACOMO CUSMANO,
DOMENICO ITURRATE ZUBERO E GEREMIA DE VALACCHIA
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Basilica Vaticana - Domenica, 30 ottobre 1983
1. Oggi la Chiesa esprime, con le parole del Libro della Sapienza, l’amore con il quale Dio abbraccia tutto il creato. Tali parole della liturgia odierna sono così belle che desidero ripeterle: “Tutto il mondo è davanti a te, come polvere sulla bilancia, / come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. / Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, / non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. / Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? / O conservarsi se tu non l’avessi chiamata all’esistenza? / Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, / amante della vita, poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. / Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli / e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, / perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore” (Sap 11, 22-12, 2).
2. Queste parole del Libro della Sapienza sembrano costituire come uno speciale accompagnamento di tutto ciò che la Chiesa vive nell’Anno della Redenzione. Esse sono per noi fonte di luce, nel momento in cui eleviamo alla gloria degli altari i servi di Dio: Giacomo Cusmano, Domenico del Santissimo Sacramento e Geremia da Valacchia.
L’Amore di Dio verso tutto il creato trova la sua particolarissima espressione nella santificazione dell’uomo. La Chiesa oggi gioisce proprio per questo, cioè perché tre suoi figli, collaborando con la Grazia di Dio, hanno percorso la via che conduce alla santità. Su questa via sono stati chiamati da Cristo, così come una volta fu chiamato il pubblicano Zaccheo. La vicenda di Zaccheo appare lo specchio di un’autentica conversione evangelica: egli infatti, accogliendo il Signore in casa e riparando le concussioni fatte nel suo lavoro, da un mirabile esempio di amore verso Dio e verso i fratelli. Questo duplice amore segna la via della perfezione cristiana, battuta dai Servi di Dio, che ora abbiamo proclamato Beati.
a) Anzitutto il Beato Giacomo Cusmano, medico e sacerdote. Egli, per sanare le piaghe della povertà e della miseria che affliggevano tanta parte della popolazione a causa di ricorrenti carestie ed epidemie, ma anche di una sperequazione sociale, scelse la via della carità: amore di Dio che si traduceva nell’amore effettivo verso i fratelli e nel dono di sé ai più bisognosi e sofferenti in un servizio spinto sino al sacrificio eroico.
Dopo aver aperto una prima “Casa dei poveri”, diede inizio ad una più vasta opera di promozione sociale, istituendo l’“Associazione del boccone del povero”, che fu come il granello di senapa da cui sarebbe sorta una pianta tanto rigogliosa. Facendosi povero coi poveri, non disdegnò di mendicare per le vie di Palermo, sollecitando la carità di tutti e raccogliendo viveri che poi distribuiva agli innumerevoli poveri che gli si stringevano intorno.
La sua opera, come tutte le opere di Dio, incontrò difficoltà che misero a dura prova la sua volontà, ma con la sua immensa fiducia in Dio e con la sua invitta fortezza di animo superò ogni ostacolo, dando origine all’Istituto delle “Suore Serve dei poveri” e alla “Congregazione dei missionari Servi dei poveri”.
Egli guidò i suoi figli e le sue figlie spirituali all’esercizio della carità nella fedeltà ai consigli evangelici e nella tensione verso la santità. Le sue regole e le sue lettere spirituali sono documenti di una sapienza ascetica in cui si accordano fortezza e soavità. L’idea centrale era questa: “Vivere alla presenza di Dio e in unione con Dio; ricevere tutto dalle mani di Dio; far tutto per puro amore e gloria di Dio”.
Questo magnifico “Servo dei poveri” si spense nell’esercizio di una carità che andava sempre più divampando sino a toccare vertici eroici. Essendo scoppiato un nuovo colera a Palermo, egli si adoperò senza pari per essere vicino, in tutti i momenti, ai suoi poveri. “Signore - egli ripeteva - colpite il pastore e risparmiate il gregge”. Ne uscì gravemente scosso nella salute e, a soli 54 anni, consumava il suo olocausto, consegnando amorevolmente la sua anima a quel Dio, il cui nome è Amore.
b) La seconda figura ecclesiale elevata oggi agli altari, il religioso trinitario Domenico Iturrate Zubero, nacque in terra di Spagna, nei Paesi Baschi. La sua breve esistenza, di appena ventisei anni, contiene un ricco messaggio che si concretizza nella tensione costante verso la santità. In questo cammino vi sono alcune caratteristiche peculiari che desidero passare in rassegna sinteticamente.
Il compimento fedele della volontà di Dio è una meta che raggiunse vertici altissimi, soprattutto negli ultimi anni della sua vita. Per questo, nel 1922 scriverà nelle sue note spirituali: “La nostra conformità con la volontà divina dev’essere totale, senza riserve e costante”. Animato da questo spirito, e con il consenso del suo direttore spirituale, fece voto di “far sempre ciò che sapeva essere massimamente perfetto” proponendosi inoltre “di non negare niente a Dio Nostro Signore, ma di seguire in tutto le sue sante ispirazioni, con generosità e gioia”.
Come religioso trinitario, fece in modo di vivere secondo le due grandi direttive della spiritualità del suo ordine: il mistero della Santissima Trinità e l’opera della Redenzione, che in lui si fece esperienza di viva carità. E in quanto sacerdote, ebbe una chiara immagine della sua identità di “mediatore tra Dio e gli uomini”, o “rappresentante del Sacerdote eterno, Cristo”. Tutto ciò lo portava a vivere ogni Eucaristia come un atto di immolazione personale, unito alla Vittima Suprema, in favore degli uomini.
Non meno notevole fu la presenza di Maria nella traiettoria spirituale del nuovo Beato. Dall’infanzia fino alla morte. Una devozione che egli visse con una grande intensità e che fece in modo di trasmettere sempre agli altri, convinto com’era di “quanto buono e sicuro è questo cammino: andare al Figlio per mezzo della Madre”.
Questi soli accenni ci pongono dinanzi alla forza di un modello ed esempio valido per oggi. Con la sua testimonianza di fedeltà alla chiamata interiore e di risposta generosa ad essa, Padre Domenico mostra ai nostri giorni un cammino da seguire: quello di una fedeltà ecclesiale che plasma l’identità interiore e che conduce alla santità.
Desidero ora esortare i cristiani del popolo basco nella loro lingua: “Jarrai dezaten Beato berriaren Kristogana’ko zintzotasunikasbidea”.
c) Il terzo Beato è il frate cappuccino Geremia da Valacchia: un figlio della Romania, la nobile Nazione che porta nella lingua e nel nome l’impronta di Roma. La glorificazione di questo servo fedele del Signore, dopo tre secoli di misterioso nascondimento, è riservata ai nostri giorni, segnati dalla ricerca dell’ecumenismo e della solidarietà tra i popoli a livello internazionale.
Il Beato Geremia da Valacchia venendo dalla Romania in Italia, riallacciò nella sua vicenda storica Oriente e Occidente, lanciando un emblematico ponte tra i popoli e tra le Chiese cristiane. Sorgente inesauribile della sua vita interiore era la preghiera, che lo faceva crescere ogni giorno nell’amore per il Padre e per i fratelli. Attingeva ispirazione e forza dalla meditazione assidua del Crocifisso, dall’intimità con Gesù Eucaristico e da una filiale devozione verso la Madre di Dio.
Per i poveri si prodigò generosamente, industriandosi con tutti i mezzi per sollevarne le miserie. Con illuminata larghezza di spirito diceva che bisognava ispirarsi alla liberalità del Padre celeste e dare gratuitamente quanto gratuitamente s’era ricevuto per condividerlo coi fratelli in necessità. Nell’assistenza agli ammalati spese tutta la ricchezza della sua generosità e della sua eroica abnegazione. Serviva instancabilmente, riservandosi come ambito privilegio i servizi più umili e più faticosi, scegliendo di accudire i malati più difficili e più esigenti.
Una carità così straordinaria non poteva restare circoscritta tra le mura del convento. Ecclesiastici, nobili e popolani chiedevano, nella malattia, una visita del frate valacco. E fu appunto per recarsi a visitare un ammalato in un rigido giorno d’inverno, che contrasse una pleuropolmonite che ne stroncò la robusta fibra.
Rivolgendomi a voi Romeni nella vostra lingua, mi compiaccio che abbiate chiesto di mettere sul candelabro questa lampada ardente. Voi avete scoperto il suo messaggio e vi siete uniti intorno alla sua figura, che sintetizza ed esprime la vostra tradizione cristiana e le vostre aspirazioni. Nella vostra storia bimillenaria, pur ricca di tanti valori di fede, Geremia da Valacchia è il primo romeno che ascende ufficialmente agli onori degli altari. Egli che nella sua vita realizzò una sintesi armoniosa tra la Patria naturale e quella adottiva, contribuisca ora, proclamato “beato”, a promuovere la pace tra le nazioni e l’unità dei cristiani, additandone col suo esempio la strada maestra: la carità operosa per i fratelli.
I tre Beati si sono resi degni della chiamata del Signore mediante la loro profonda unione con Dio nella preghiera incessante e nella perfetta adesione alla Chiesa, che è stata fondata dal Maestro divino per dirigere, istruire e santificare i suoi figli e le sue figlie.
I nuovi Beati si sono lasciati ammaestrare dalla Chiesa, che hanno amato e seguito con grande docilità, e hanno così raggiunto quel vertice di perfezione e di santità, a cui essa non cessa di additare e di guidare le anime.
3. Oggi la Chiesa elevando, come Beati, alla gloria degli altari Giacomo, Domenico e Geremia, desidera venerare in modo particolare Dio: rendere gloria a Dio. L’uomo è ciò che è davanti a Dio; egli esiste per essere una “lode della sua gloria” (Ef 1, 14). La lode di Dio dà il senso alla vita, giacché, come dice sant’Ireneo, “la gloria di Dio è l’uomo vivente” (S. Ireneo, Adversus haereses IV, 20, 7). La lode non realizza soltanto l’uomo singolarmente preso, ma anche la Chiesa, come popolo di Dio, il cui ruolo è narrare le meraviglie di Dio! Per questo i Padri amavano definire la Chiesa come il “luogo della dossologia”. Lodare Dio significa riconoscere le meraviglie che esistono in lui e che egli riserva nell’Universo. Ma significa anche ammirare le meraviglie della Redenzione che egli opera nei santi, chiamandoli allo splendore della sua grazia e della sua perfezione. A questo proposito il Salmo responsoriale è quanto mai illuminante: “O Dio, mio re, voglio esaltare e benedire il tuo nome / in eterno e per sempre. / Grande è il Signore e degno di ogni lode, / la sua grandezza non si può misurare” (Sal 145, 1. 3).
4. Sì! I santi parlano della gloria del Regno di Dio. Proclamano la potenza della Redenzione di Cristo: la potenza della croce e della risurrezione. Sono una viva testimonianza che il Creatore e Padre ama tutte le cose esistenti (cf. Sap 11, 24).
Una tale testimonianza devono diventare al cospetto della Chiesa i beati Giacomo Cusmano, Domenico del Santissimo Sacramento, Geremia da Valacchia. Oggi desideriamo accogliere questa testimonianza nel tesoro della santità che la Chiesa custodisce con grande venerazione e gratitudine. Desideriamo accogliere la testimonianza dei nuovi beati nell’anno del Giubileo straordinario, affinché l’eredità del mistero della Redenzione sia viva e vivificante per le intere generazioni del Popolo di Dio.
“Tutte le cose sono tue, Signore, / amante della vita” (cf. Sap 11, 26). Amen.
© Copyright 1983 - Libreria Editrice Vaticana
Beato Geremia da Valacchia (Giovanni) Kostistik
Tzazo, Valacchia, Romania, 29 giugno 1556 - Napoli, 5
marzo 1625
Nato in Romania il 29 giugno 1556, ha sempre sognato
di raggiungere l'Italia, convinto che qui si trovino i migliori cristiani del
mondo. E i genitori a 19 anni lo lasciano partire. Arriva a Bari e non trova
quello che si attende così nella Quaresima del 1578 è a Napoli tra i
cappuccini, accolto come «fratello laico». Lasciato il nome nativo di Ion
(Giovanni), diventa fra Geremia da Valacchia. Nella Napoli sotto il dominio
spagnolo, fra Geremia diventa una specie di patrono della gente derelitta, fa
anche il mendicante per loro: raccoglie cibo e vestiti e non si sa cosa mangi,
perché la sua razione di pane e verdure sfama sempre qualcun altro. Quando non
va in giro per i poveri, si prende cura dei malati, i piagati, i paralizzati, i
pazzi. Gli affidano fra Martino, che nessuno avvicina per le piaghe: gli rimane
accanto per oltre quattro anni fino alla morte. Muore il 5 marzo 1625. Giovanni
Paolo II lo ha beatifica nel 1983.
Martirologio Romano: A Napoli, beato Geremia
(Giovanni) Kostistik da Valacchia, che, religioso dell’Ordine dei Frati Minori
Cappuccini, ininterrottamente per quarant’anni diede assistenza agli infermi
con carità e letizia.
Ha sempre sognato di raggiungere l’Italia, convinto che nel nostro Paese si trovino i migliori cristiani del mondo. E i genitori – Stoika Kostist e Margherita Barbat, che sono agricoltori e anche benestanti – a 19 anni lo lasciano partire. Arriva a Bari quando ne ha già 22, dopo un lento viaggio e un lungo soggiorno ad Alba Iulia (Romania) come servitore di un medico. Non vi trova quello che si attendeva, e nella Quaresima del 1578 è a Napoli tra i cappuccini, accolto come “fratello laico”, senza ricevere gli Ordini sacri. Lasciato il nome nativo di Ion (Giovanni), diventa fra Geremia da Valacchia. Poi passa per vari conventi dell’Ordine e nel 1584 eccolo di nuovo a Napoli in quello di Sant’Eframio Nuovo, dove resterà fino alla morte.
Nella Napoli sotto il dominio spagnolo, fra Geremia diventa una sorta di patrono della gente più derelitta, servendo intanto la sua comunità nei compiti meno gradevoli; un numero crescente di diseredati fa appello alla sua straordinaria capacità di compatire, proprio nel senso di “soffrire insieme”. Lui fa anche il mendicante, per loro: raccoglie cibo e vestiti, e non si sa bene che cosa mangi, perché la sua razione di pane e verdure sfama sempre qualcun altro. Accompagna tutto questo con lunghe preghiere: ama soprattutto il Pater Noster e la Salve Regina. Quando non va in giro per i poveri, è nelle celle e nelle stanze dei malati: quelli senza speranza, con piaghe ripugnanti, o paralitici, o pazzi. L’effluvio delle sue erbe aromatiche combatte la puzza dei corpi disfatti, le sue braccia sostituiscono quelle bloccate dalla paralisi. Sorride agli insulti dei dementi. Poi gli affidano un religioso, fra Martino, che nessuno avvicina più: troppe piaghe. Ci pensa lui, lavandolo ogni giorno anche dieci volte, finché a sua volta crolla: stanchezza, disgusto; non ne può più, cambia convento.
Ma dopo qualche tempo, rieccolo accanto a fra Martino. Dice che il Signore lo vuole lì; che gliel’ha fatto capire mentre pregava. E lì rimane per quattro anni e mezzo; fino alla morte di Martino, che per molti è un sollievo. Lui piange, invece: "Povero fra Martino, era la ricreazione mia...". Al convento, ormai, viene a cercarlo anche gente importante. Dotti teologi chiedono consiglio al “fratello laico” analfabeta, la cui parlata è un miscuglio pittoresco, una sorta di italo-rumeno-napoletano.
Quando fra Geremia muore, bisogna chiamare i soldati e poi seppellirlo segretamente, di notte, dopo un assalto popolare al convento per vederlo, toccarlo, tagliare pezzetti del saio, che sarà cambiato sei volte. Giovanni Paolo II lo ha beatificato nel 1983. I suoi resti mortali si trovano ora a Napoli, nella chiesa dell’Immacolata Concezione.
Autore: Domenico Agasso
Den salige Jeremias Kostist av Valakia (1556-1625)
Minnedag: 5.
mars
Den salige
Jeremias ble født som Johannes Kostist [Kostistik] (rum: Jon) den 29. juni 1556
i Zazo (Tzazo) i Valakia (rum: Valahia) i Romania. Han
kom fra en katolsk familie og var den eldste av de seks barna (fire gutter og
to jenter) av bonden Stoika Kostist og hans hustru Margareta Barbat. Valakia er
et landskap i det sørlige Romania, og der levde ortodokse kristne,
protestanter, muslimske tyrkere og noen romerske katolikker sammen. Dette
mangfoldet bidro til Johannes' toleranse og respekt for andre, uansett
opprinnelse og bakgrunn. Familien var ikke velstående, men likevel ga de alt de
kunne til dem som var fattigere enn dem selv, og for dem pleide Johannes og
hans bestefar å hogge ved. Overskuddskorn fra gården ble lagt til side til
moren, som brukte det til å bake brød til de fattige.
Moren insisterte på at Johannes skulle reise til
Sør-Italia for å begynne et nytt liv der. Hennes navn antyder at hun selv var
av italiensk opprinnelse, selv om det ikke er klart hva slags fremtid hun så
for seg for sønnen, og om hun stolte på at italienske slektninger ville bli
venner med den unge mannen og hjelpe ham i gang med en karriere.
I en alder av 18 år forlot Johannes Romania i 1574.
Han dro over Karpatene og bodde først i to år i Alba Julia (Gyula-Fehérvar),
hovedstaden i Transilvania (Erdély/Siebenbürgen). Deretter dro han i 1576 via
Beograd til Ragusa i Dalmatia, og derfra tok han seg over til Bari i
Sør-Italia. Imidlertid ble han skuffet over innbyggerne der. Hans to første år
i Italia var uholdbare, og han planla å vende hjem. Men da noen foreslo at han
skulle prøve lykken i Napoli, gikk han med på å reise dit først.
I fasten 1578 kom han til Napoli. I Bari hadde han
hadde lært å kjenne fransiskanernes reformgren kapusinerne (Ordo Fratrum
Minorum Capuccinorum - OFMCap), og i Napoli søkte han om å bli opptatt i
ordenen som legbror. Han ble akseptert i klosteret i Sessa Aurunca (Caserta),
og den 8. mai 1578 mottok han drakten og navnet Jeremias. Den 8. mai 1579 avla
han sine løfter. I henhold til ordenens tradisjon fikk han navn etter
hjemstedet og ble kjent som Jeremias av Valakia (it: Geremia da Valacchia).
Resten av sitt liv brukte han til å ta seg av de syke.
De første fem årene pleide han dem i flere klostre, blant annet i Sant'Eframo
Vecchio i Napoli og i Pozzuoli, men rundt 1584 ble han sendt til klosteret
Sant'Eframo Nuovo i Napoli, hvor han arbeidet sammenhengende i førti år. Der
var det 160 senger, men flere enn 160 syke, siden han ofte avsto sitt eget rom
til en av de syke. Han utførte sin tjeneste med et sjenerøst hjerte og heroisk
selvfornektelse. Han tok selv på seg de simpleste og kjedeligste jobbene og de
vanskeligste og de mest krevende pasientene, og betraktet en slik tjeneste som
et spesielt privilegium som var innvilget ham.
Til tross for sin store arbeidsbyrde tilbrakte han
mange timer om natten i bønn og rådet andre til å gjøre det samme. Nærhet til
Herren i sakramentet, hengivenhet til Guds Mor,
meditasjon over Kristi lidelse var kilden for hans åndelige liv og hans
moralske styrke. En slik stor nestekjærlighet kunne ikke begrenses til klosteret,
så mennesker av alle samfunnslag pleide å be broder Jeremias om å besøke dem
når de var syke.
Det var et slikt ønske fra en lokal prest om å besøke
storkansleren av Napoli, Johannes Navales, som var alvorlig syk, som var den
direkte årsaken til Jeremias' død. Den 11 km lange fotturen en våt vinterkveld
gjorde nemlig at han fikk dobbeltsidig lungebetennelse. Han døde fem dager
senere, den 5. mars 1625 i Napoli, 69 år gammel. Han ble først gravlagt i
klosterkirken i Sant'Eframo i Napoli, men i 1947 ble hans legeme flyttet til
kirken St. Laurentius av Brindisi i Roma. I 1961 ble hans jordiske rester igjen
flyttet tilbake til Napoli, hvor de ble bisatt i kapusinerkirken Chiesa
dell'Immacolata Concezione i bydelen Piedigrotta.
Jeremias' saligkåringsprosess ble introdusert i 1627,
to år etter hans død. Hans kult varte i 350 år før hans heroiske dyder den 18.
desember 1959 ble anerkjent av den hellige pave Johannes XXIII (1958-63)
og han fikk tittelen Venerabilis, «Ærverdig». Han ble saligkåret den 30.
oktober 1983 av den hellige pave Johannes Paul II som den første rumeneren.
Hans minnedag er dødsdagen 5. mars.
Kilder:
Attwater/Cumming, Butler (III), Holböck (1), Resch (B1), Index99, Patron Saints
SQPN, Infocatho - Kompilasjon og oversettelse: p. Per Einar Odden -
Sist oppdatert: 2004-02-25 09:04
SOURCE : http://www.katolsk.no/biografier/historisk/jvalakia