vendredi 8 septembre 2023

Bienheureux MARINO BLANES GINER, laïc franciscain et martyr

 


Huit martyrs durant la persécution menée contre l’Église au cours de la guerre civile en Espagne, en 1936 : 

- à Almeira en Andalousie, Joseph-Cécile (Boniface Rodriguez Gonzalez),Théodemire-Joachim (Adrien Sainz Sainz) et Evence-Richard (Eusèbe-Alonso Urjurra), frères des Écoles chrétiennes ;

- dans la région de Valence, à Paterna, Ismaël Escrihuela Esteve, père de famille, et à Buñol, Josèphe de Saint-Jean de Dieu (Josèphe Ruano Garcia) et Dolorès de Sainte-Eulalie (Dolorès Puig Bonamy), vierges, Sœurs des Anciens abandonnés ; 

- à Villa Real en Castille, Pascal Fortuño Almela, prêtre franciscain ; 

- à Alcoy en Galice, Marin Blanes Giner, père de neuf enfants.

SOURCE : http://passionistedepolynesie.e-monsite.com/pages/saints-et-saintes/09-septembre/08-septembre.html


BLANES GINER, MARINO, BL.

Lay Franciscan, martyr; b. Sept. 17, 1888, Alcoy (Alcoi), Alicante (Archdiocese of Valencia), Spain; d. there, Sept. 8, 1936.

The persecution of the Church began in Alcoy March 31, 1936—several months before the start of the civil war in July. On that day the San Mauro parish was closed by mandate. The following day it was demolished in order to build a store on the site. Thereafter other parishes suffered the same fate. Monasteries and convents were sacked, altars destroyed, bells melted down, parish records burned, and religious images and sacred objects profaned or disappeared. Soon the celebration of the Mass was forbidden, but priests continued their ministry covertly. During the period that followed, 15 priests and more than 300 lay people from two parishes in Alcoy were executed for being Christians. Five of whom were beatified, including Marino Blanes Giner, José María Ferrándiz Hernández, Amalia Abad Casasempere, Florencia Caerols Martíínez, and María Jordá Botella.

From the time of his baptism in St. Mary Church two days after his birth, Marino's parents, Jaime Blanes Reig and Josefa Giner Botella, ensured he received a Christian formation. He was confirmed Aug. 8, 1902 by Bp. Juan Benlloch. On Sept. 26, 1913, Marino married the 22-year-old Julia Jordá Lloret, who bore him nine children of whom four were instrumental in his beatification process: Julia Isabel, María de los Desamparados, María del Milagro, and Marino Francisco.

As a layman, Blanes exercised his evangelical spirit as an employee of the Banco Español de Crédito and as an alderman on the city council. He was a member of various Catholic groups, including among others the Third Order of St. Francis, St. Vincent de Paul Society, Apostles of Prayer, and the Nocturnal Adoration Society of which he was president. Additionally, he founded the Center for Catholic Instruction and served as a catechist. His charity exceeded monetary donations, which took him to the point of bankruptcy: on Sundays he personally attended the sick in the Hospital Oliver.

He was described as a peace-loving man of justice, a passionate defender of human and Christian values, honorable, hard-working, considerate of others, and a husband and father. Nevertheless, his close association with the Church marked him as a threat to the new order.

Although Marino was aware of the danger, he continued his catechetical activities following the onset of the revolution. He told his daughter that "one cannot be considered a good Christian without being persecuted."

Blanes was arrested in his home on July 21, 1936, together with his neighbor, Juan Torregrosa. They were taken to the town hall. Torregrosa was released, but Blanes was imprisoned for seven weeks in the municipal jail. Throughout his incarceration he remained optimistic and tranquil. His prison mates related that he treated the humblest and most unlovable among them with the same affection as the greatest and that he always remained pleasant, affable, and prayerful. He daily recited the rosary with Fr. Juan Bautista Carbonell, who was imprisoned with him.

About 3:00 a.m. on September 8, he was taken from the prison. When his son brought his breakfast the following morning, he was told that his father had been released. Another said that he had been taken to Alicante. It was later learned that he had been taken to the "Paseo" and executed. His body was never recovered. He was beatified by Pope John Paul II with José Aparicio Sanz and 232 companions on March 11, 2001.

Feast: Sept. 22.

Bibliography: V. Cárcel Ortí, Martires españoles del siglo XX (Madrid 1995). W. H. Carroll, The Last Crusade (Front Royal, Va. 1996). J. Pérez de Urbel, Catholic Martyrs of the Spanish Civil War, tr. M. F. Ingrams (Kansas City, Mo. 1993). R. Royal, The Catholic Martyrs of the Twentieth Century (New York 2000). L'Osservatore Romano, Eng. no. 11 (14 March 2001) 1–4, 12.

[K. I. Rabenstein]

New Catholic Encyclopedia

SOURCE : https://www.encyclopedia.com/religion/encyclopedias-almanacs-transcripts-and-maps/blanes-giner-marino-bl

Beato Marino Blanes Giner Padre di famiglia, martire

8 settembre

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Marino Blanes Giner, fedele laico, nacque ad Alcoy (Alicante) il 17 settembre 1888. Fu battezzato il 19 settembre 1888 e cresimato l’8 agosto 1902 nella chiesa parrocchiale Santa Maria. Impiegato di banca, catechista, consigliere comunale, si sposò il 26 settembre 1913 con la sig.na Julia Jordá Llovet, nella chiesa di San Mauro e San Francesco di Alcoy. Ebbero cinque figli. Fedele alla vita cristiana, pieno di fervore apostolico fu arrestato in odium fidei il 21 luglio 1936. Dopo una penosa prigionia, nella notte dal 7 all’8 settembre, donò la vita per Cristo. La sua beatificazione è stata celebrata da Papa Giovanni Paolo II l’11 marzo 2001.

Martirologio Romano: Nel villaggio di Alcoy vicino ad Alicante sempre in Spagna, beato Marino Blanes Giner, martire, che, padre di famiglia, nel corso della stessa persecuzione ricevette dagli uomini la morte, da Dio la vita eterna.

Parafrasando una celebre commedia di qualche decennio fa, verrebbe non solo da dire che “anche i bancari hanno un’anima”, ma addirittura che “anche i bancari vanno in paradiso”. Di più: anche i bancari possono essere innalzati alla gloria degli altari, a dimostrazione che a far la differenza non è la ricchezza, posseduta o maneggiata, piuttosto l’uso che di essa si fa. La prova di quanto stiamo dicendo è personificata dal beato Marino Blanes Giner, spagnolo di Alcoy, diocesi di Valencia, che più che per straordinarietà di vita brilla per eroicità ordinaria, solo “casualmente” sfociata nel martirio, ma che, di per sé, già sarebbe stata forse sufficiente a meritargli l’aureola. Nasce nel 1888 e, insieme al latte materno, succhia fede e amor di Dio che sembrano davvero abbondare in casa sua. Gli è così naturale, a 25 anni, quando sposa Giulia Jordá Lloret, dare vita ad una nuova famiglia autenticamente cristiana. Per la serie “Dio li fa e poi li accoppia”, Giulia, religiosa e innamorata del suo uomo, è davvero la compagna di vita ideale per Marino, lo  rende padre per nove volte ed è sua valida collaboratrice nell’educazione cristiana della numerosa famiglia. Se le testimonianze del martirio, per il modo con cui è avvenuto, sono nebulose e addirittura incerte, limpide ed incontrovertibili sono invece quelle sulla vita di quest’uomo tutto d’un pezzo, dall’onestà che non fa una grinza e dalla fede matura e coraggiosa. Come impiegato della filiale valenciana del Banco di Credito Spagnolo viene a contatto con una clientela vasta e composita e tutti sono concordi nel descrivere la competenza, la professionalità e la serietà di questo impiegato di banca che si fa in quattro per essere utile a tutti. Lo stimano talmente da volerlo anche amministratore comunale di Alcoy e Marino, da buon cristiano non solo “di sacrestia”, si immerge anche in questioni amministrative, pure qui dimostrando buon senso ed onestà. A nessuno sfugge che quel galantuomo è tale proprio perché è un ottimo credente: nelle sue tasche ci sono più tessere di associazioni religiose che non monete, perché queste ultime si volatilizzano ogni giorno nelle mani dei tanti poveri che incontra, mentre conserva gelosamente le prime; non per far sfoggio di associazionismo, ma perché la sua religiosità profonda ha bisogno di molti modi per esprimersi. Passa così, con naturalezza, dalle adunanze di Azione Cattolica all’adorazione notturna, dalla Conferenza di San Vincenzo alle riunioni del Terz’Ordine francescano o dell’Apostolato della Preghiera. Anche la sua domenica non conosce riposo:  impiega tutto il suo tempo libero a girare le campagne, per insegnare catechismo nelle fattorie più sperdute e, al ritorno, si chiude nelle corsie dell’ospedale, ad aiutare le suore nell’igiene dei malati. Quando la persecuzione religiosa, che prelude alla guerra civile, si abbatte anche sulla zona di Valencia, Marino non fa una piega e continua imperterrito la sua variegata attività catechistico-caritativa, pienamente cosciente, così facendo, di entrare nel mirino degli anticlericali. Anzi, è così convinto del prezzo da pagare per testimoniare la sua fede, da non considerarsi buon cristiano se non viene perseguitato. Di fronte all’abitudine degli anticlericali di incendiare le chiese e distruggere le immagini sacre, sente come suo dovere del momento vigilare sulla sicurezza di chiese e conventi e una notte riesce ad evitare l’incendio della chiesa parrocchiale, dove già sono state posizionate dodici bottiglie di benzina da far esplodere. Il giorno dopo il giornale locale cerca di screditarlo, accusandolo di “vita notturna peccaminosa” e il 21 luglio 1936 viene arrestato. Passa 50 giorni in carcere, sereno, coraggioso e forte, a confortare e vigilare perché la fede degli altri non vacilli, ma evidentemente ai persecutori fa più paura questo uomo silenzioso ma concreto, che non tanti altri incoerenti parolai. Così paura da decidere la sua eliminazione: lo prelevano alle 9 del mattino dell’8 settembre insieme ad altri e tutti vengono fucilati in un luogo talmente segreto che a tutt’oggi i loro resti  non sono ancora stati rinvenuti. Marino Blanes Giner è stato beatificato insieme ad altri 232 martiri spagnoli l’11 marzo 2001.

Autore: Gianpiero Pettiti

SOURCE : https://www.santiebeati.it/dettaglio/93311

Marino Blanes Giner, Beato

Mártir Laico, 8 de septiembre

Por: . | Fuente: ArchiValencia.org

Padre de Familia y Mártir

Martirologio Romano: En Alcoy, cerca de Alicante, en España, beato Marino Blanes Giner, mártir, que, siendo padre de familia, recibió de Dios la vida eterna después de sufrir la muerte a manos de hombres, en días de persecución religiosa durante la guerra civil española (1936).

Fecha de beatificación: El 11 de marzo del año 2001, el papa Juan Pablo II beatificó a 233 mártires de la persecución religiosa en España (1936-39), entre ellos consta el Beato Marino Blanes

Breve Biografia

El Beato Marino Blanes Giner nació el 17 septiembre de 1888 en la ciudad de Alcoy, provincia de Alicante, diócesis de Valencia. Fue bautizado en la Iglesia parroquial de Santa María de la ciudad de Alcoy, el 19 septiembre del mismo año. Sus padres Jaime Blanes Reig y Josefa Giner Botella educaron a su hijo "en un ambiente muy católico de una gran raigambre religiosa". El 8 de agosto de 1902, de manos del Excmo. y Revdmo. Sr. D. Juan Benlloch, recibió el sacramento de la confirmación en la parroquia de Santa María de la ciudad de Alcoy. El 26 septiembre 1913 en la Iglesia de San Mauro y San Francisco de Alcoy, a la edad de veinticinco años, contrajo matrimonio canónico con Julia Jordá Lloret, que tenía veintidós años. Formaron un hogar cristiano bendecido por Dios con 9 retoños, 4 de los cuales, cuando se instruyó el proceso de beatificación de Marino Blanes Giner, sobrevivían Julia Isabel, María de los Desamparados, María del Milagro y Marino Francisco. Pertenecía a la Asociación de la Doctrina Cristiana.

Vivió auténticamente su vocación laical, tratando de impregnar de espíritu evangélico la realidad temporal en la cual la Providencia divina lo llevó a ejercer su trabajo cotidiano al servicio y en la construcción de la sociedad civil valenciana como empleado del Banco Español de Crédito y como concejal del Ayuntamiento de Alcoy.

Hombre profundamente religioso, movido por del Espíritu Santo se dedicó al apostolado organizado siendo miembro de varias asociaciones laicales, fue Terciario de San Francisco, miembro del Santísimo Viático, de San Jorge, del Niño de Jesús del Milagro, de San Juan de Dios y presidente de la Adoración nocturna. Fue también miembro de las Conferencias de San Vicente de Paúl, de la Escuela de Cristo, de San Mauro, de Santísima Trinidad, de San Antonio, del Apostolado de la oración, de la Virgen del Carmen, de la Virgen de los Desamparados y de otras. Además fue fundador del Centro Instructivo Católico.

Colaboró en estrecha relación con el párroco en la catequesis; solía ir los domingos a las masías ya que pertenecía a la "Asociación San Ignacio" que tenía como misión enseñar el catecismo en las aldeas circundantes a Alcoy, como son Paly, Mariola, Barchell, Batoy y Carabenchell.

Apóstol social ejercía la caridad hasta donde le permitía su posición económica. Su ayuda a los necesitados llegó al extremo de la quiebra, así nos lo narra el sobrino del Beato: "Su madre Josefa Giner, le montó un negocio de curtidos de cuero... negocio que fue a la quiebra porque muchos zapateros acudían a él en demanda de género, aludiendo que ya le pagarían luego, pues estaban necesitados de género y precisaban las materias para salir adelante, y el todo corazón les servía, produciéndose lo inevitable: el cierre. En el mismo local, su madre le volvió a montar un comercio de comestibles y nuevamente se vio abocado a la quiebra".

Los domingos ayudaba a las hermanas que prestaban asistencia en el Hospital Oliver para el aseo personal de los enfermos. Por la intensa actividad apostólica que realizaba y por haber impedido la quema de la iglesia de San Mauro era considerado por los enemigos de la Iglesia como un católico ferviente, por ello lo arrestaron y asesinaron.

El Beato, durante la República, de 1931 a 1936, y en los días previos a la revolución era consciente de la situación que estaba para afrontar: persecución religiosa y probable martirio; así lo manifiesta un testigo y compañero de trabajo: "Durante la República del 31 al 36 mantuvo su postura de católico convencido a pesar de los peligros que le pudieron sobrevenir". Confirmado por un vecino de la casa del Beato: "Al iniciarse la República notamos cierta hostilidad en el ambiente de nuestro apostolado, pero él mantuvo sus actividades catequistas".

En el mismo modo declara la hija del Beato: "Mi padre cuando vino la República y la persecución religiosa permaneció firme en sus convicciones hasta el punto que cuando el peligro iba creciendo se consideraba no buen cristiano sino era perseguido". Durante los años de la República se dedicó a velar por la seguridad de las iglesias: Así lo afirma un testigo que tuvo al Beato como catequista: "Cuando vino la República del 31 al 36 conservó su temple apostólico, llegando a quedarse en el interior tanto del Patronato como de la Iglesia de San Francisco y de San Mauro para defenderlas de posibles ataques". Confirmado por la deposición de su hija: "Tuvo gran interés en cuidar por la seguridad de las iglesias". Del mismo modo declara un testigo de oficio, y compañero de apostolado del Beato: "Durante la República continuó sus actividades apostólicas conservando su ánimo decidido en la defensa de lo cristiano".

Animado por este celo eclesial en una ocasión impidió la quema de la iglesia de San Mauro y San Francisco: "Cuando regresaba a su casa después de echar una carta al correo encontró en la puerta de San Francisco 12 botellas de gasolina y otra para hacer de mecha, alarmado llamó al vigilante e intervino la policía con lo que se frustró la perversa tentativa. Al día siguiente un periódico anticlerical publicaba un cuentecito diciendo: ‘¿Marino, no dice Ud. que el salir de noche es pecaminoso?’".

La persecución religiosa en Alcoy se agudizó el 18 de julio de 1936 con el incendio de las iglesias, la quema de imágenes y objetos religiosos y el encarcelamiento de muchos católicos. Al precipitarse la revolución Marino Blanes reaccionó como un hombre de fe profunda, poniendo toda su confianza en la Providencia divina. Así lo refiere su esposa, testigo calificada por su cercanía con el Beato: "Al estallar la revolución de 1936 insistían en que se escondiese, pero él repetía: « nunca hice mal, sino bien, luego no tengo motivos para esconderme ».

DETENCIÓN, ENCARCELAMIENTO Y MARTIRIO

El 21 de julio de 1936 fue detenido por unos milicianos en su casa, hacia las 13:30 hs.: La hija del Beato, depone: "Hacia la una y media (mediodía) del 21 de julio se presentaron dos milicianos a la casita de Batoy con el pretexto de que le tenían que hacer unas preguntas. También fue detenido un vecino llamado Juan Torregrosa. De allí fueron conducidos al Ayuntamiento. Al verle entrar el cabo de la guardia municipal dijo « ya está aquí el de la gasolina ». Entonces mi padre le dijo a Juan « Ya no me salvo ». Este Juan aquella misma noche subió a su casa y nos contó lo sucedido. Del Ayuntamiento fue trasladado a la cárcel municipal donde estuvo siete semanas".

La esposa del Beato, en su deposición explica: « Juntamente con mi marido se llevaron a mi cuñado Román Rodes, difunto, quien regresó a casa esa misma noche mientras mi marido se lo llevaron a la cárcel donde estuvo alrededor de dos meses para ser trasladado a la prisión de las Esclavas, dos días antes de su muerte. A su entrada al Ayuntamiento - me contó mi cuñado - un cabo de guardia municipal, dijo: « ya está aquí el de la gasolina, el que buscábamos » - refiriéndose al hecho de impedir con su intervención la quema de S. Mauro pues los sacerdotes así lo reconocían ». Depone un testigo:  « Al Ayuntamiento donde estuve dos o tres horas y en aquellos momentos pude hablar con el Beato quien me dijo: « Ah, D. Guillermo, usted lo contará, pero yo no » previendo su próximo martirio ».

La muerte del Beato está probada mediante el certificado de defunción y por la documentación que se encuentra en la Sección "Causa General" del Archivo Histórico Nacional de Madrid.

La noche del 7 al 8 de septiembre de 1936 lo sacaron de su prisión, y lo asesinaron. Así lo testimonia la hija del Beato: "En la noche del 7 al 8 de septiembre de 1936 nos despertamos todos mis hermanos a las tres como si presintiéramos alguna cosa desagradable y nos pusimos a rezar, y al día siguiente cuando mi hermano Marino fue a llevarle el desayuno a las 9 de la mañana, le dijeron que el Gobernador de Alicante lo había reclamado y después fuimos a buscarlo a la misma cárcel y nos dijeron: anoche le dimos libertad". La esposa del Beato Marino Blanes Giner, declara: "Mi hijo fue un día a llevarle la comida y le dijeron que lo habían llevado a Alicante y ya no supimos nada más de él". Su cuerpo nunca fue encontrado.

SOURCE : http://www.es.catholic.net/op/articulos/36642/marino-blanes-giner-beato.html#modal

Mártir Marino Blanes Giner (99)

Por Juan Cruz

  6/11/2022  Iglesia

Marino Blanes Giner (Alcoy 1888 – 1936) Sus padres, Jaime Blanes Reig y Josefa Giner Botella, le educaron en un ambiente muy católico de gran raigambre religiosa. En 1913, con veinticinco años, contrajo matrimonio con Julia Jordá Lloret, que tenía veintidós años. Matrimonio y familia muy religiosa, tuvieron nueve hijos; cuatro de ellos pudieron dar testimonio directo sobre su vida cuando se instruyó su proceso de beatificación.

Marino Blanes perteneció a la Asociación de la Doctrina Cristiana, fue Terciario de San Francisco, miembro del Santísimo Viático, de San Jorge, del Niño de Jesús del Milagro, de San Juan de Dios y presidente de la Adoración Nocturna, miembro también de las Conferencias de San Vicente de Paúl, de la Escuela de Cristo, de San Mauro, de Santísima Trinidad, de San Antonio, del Apostolado de la oración, de la Virgen del Carmen, de la Virgen de los Desamparados y de otras, y fundador del Centro Instructivo Católico. Todo lo anterior en Alcoy. Colaboró muy estrechamente con su párroco en la catequesis a los niños y jóvenes. Solía ir los domingos a las masías de las aladeas circundantes a Alcoy a enseñar el catecismo a sus moradores; también solía ayudar a las hermanas que prestaban asistencia en el Hospital Oliver para el aseo personal de los enfermos.

Marino Blanes trabajó como empleado del Banco Español de Crédito y fue durante algún tiempo concejal del Ayuntamiento de Alcoy.

Su ayuda a los necesitados llegó al extremo de la quiebra: «Su madre Josefa Giner, le montó un negocio de curtidos de cuero… negocio que fue a la quiebra porque muchos zapateros acudían a él en demanda de género, aludiendo que ya le pagarían luego, pues estaban necesitados de género y precisaban las materias para salir adelante, y el todo corazón les servía, produciéndose lo inevitable: el cierre. En el mismo local, su madre le volvió a montar un comercio de comestibles y nuevamente se vio abocado a la quiebra» (Declaración de un sobrino).

Los domingos  Por la intensa actividad apostólica que realizaba y por haber impedido la quema de la iglesia de San Mauro era considerado por los enemigos de la Iglesia como un católico ferviente, por ello lo arrestaron y asesinaron.

Instaurada la II República con lo que comenzó ya descaradamente la persecución anticatólica, y hasta el inicio de la guerra, son múltiples los testimonios de familiares y vecinos que acreditan su firmeza en la Fe, en dar testimonio de ella y en evitar especialmente la profanación de iglesias:

«Durante la República del 31 al 36 mantuvo su postura de católico convencido a pesar de los peligros que le pudieron sobrevenir».

«Al iniciarse la República notamos cierta hostilidad en el ambiente de nuestro apostolado, pero él mantuvo sus actividades catequistas».

«Mi padre cuando vino la República y la persecución religiosa permaneció firme en sus convicciones hasta el punto que cuando el peligro iba creciendo se consideraba no buen cristiano sino era perseguido».

«Cuando vino la República del 31 al 36 conservó su temple apostólico, llegando a quedarse en el interior tanto del Patronato como de la Iglesia de San Francisco y de San Mauro para defenderlas de posibles ataques».

«Tuvo gran interés en cuidar por la seguridad de las iglesias». Del mismo modo declara un testigo de oficio, y compañero de apostolado del Beato: «Durante la República continuó sus actividades apostólicas conservando su ánimo decidido en la defensa de lo cristiano».

Conforme a lo dicho, en una memorable ocasión que fue motivo de amplia difusión entre la población de su pueblo, Marino Blanes impidió la quema de la iglesia de San Mauro y San Francisco: «Cuando regresaba a su casa después de echar una carta al correo encontró en la puerta de San Francisco 12 botellas de gasolina y otra para hacer de mecha, alarmado llamó al vigilante e intervino la policía con lo que se frustró la perversa tentativa. Al día siguiente un periódico anticlerical publicaba un cuentecito diciendo: «¿Marino, no dice Ud. que el salir de noche es pecaminoso?».

Iniciada la contienda, ni que decir tiene que era persona especialmente fichada y odiada por los militantes del Frente Popular, a pesar de lo cual, de lo que él era totalmente consciente: «Al estallar la revolución de 1936 insistían en que se escondiese, pero él repetía: «nunca hice mal, sino bien, luego no tengo motivos para esconderme»».

El 21 de Julio de 1936, es decir, a penas tres días tras el Alzamiento, Marino Blanes fue detenido por una turba de milicianos frentepopulitas que asaltaron su domicilio, siendo conducido al Ayuntamiento: «Al verle entrar el cabo de la guardia municipal dijo «Ya está aquí el de la gasolina». Entonces mi padre exclamó: «Ya no me salvo»». Del Ayuntamiento fue trasladado a la cárcel municipal donde estuvo siete semanas.

En la noche del 7 al 8 de Septiembre, habiendo soportado con serenidad el calvario de aquellos meses de encierro en manos de sus carceleros, fue llevado a lugar todavía hoy desconocido y asesinado: «En la noche del 7 al 8 de Septiembre de 1936 nos despertamos todos mis hermanos a las tres como si presintiéramos alguna cosa desagradable y nos pusimos a rezar, y al día siguiente cuando mi hermano Marino fue a llevarle el desayuno a las 9 de la mañana, le dijeron que el Gobernador de Alicante lo había reclamado y después fuimos a buscarlo a la misma cárcel y nos dijeron: «Anoche le dimos libertad». Su cuerpo nunca fue encontrado. Tenía 48 años.

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NOTA.- Esta serie está dedicada a los mártires de la persecución anticatólica entre 1936 y 1939 del Frente Popular, coalición marxista-leninista revolucionaria formada por el PSOE, PCE, CNT, PNV y ERC.

SOURCE : https://www.xn--elespaoldigital-3qb.com/martir-marino-blanes-giner/