Saint Foulques
Évêque de Plaisance en
Italie puis de Pavie (+ 1229)
Chanoine régulier d'origine irlandaise ou écossaise devenu évêque de Plaisance en Italie puis de Pavie, il travailla à réconcilier les deux villes déchirées par des factions.
À Pavie en Lombardie, l'an 1229, saint Foulques, évêque, d'origine écossaise,
homme pacifique, dévoué avec le plus grand soin à l'action pastorale et à la
charité.
Martyrologe romain
SOURCE : https://nominis.cef.fr/contenus/saint/8737/Saint-Foulques.html
Also
known as
Fulk of Pavia
Folco Scotti
Foulques…
Profile
Canon. Studied in Paris, France. Archpriest and
then bishop of Piacenza, Italy. Bishop of Pavia, Italy in 1216,
chosen by Pope Honorius
III.
Born
his parents were
from Scotland
16
December 1229 of
natural causes
Additional
Information
Book
of Saints, by the Monks of
Ramsgate
books
Our Sunday Visitor’s Encyclopedia of Saints
other
sites in english
images
sitios
en español
Martirologio Romano, 2001 edición
fonti
in italiano
MLA
Citation
“Saint Fulk of
Piacenza“. CatholicSaints.Info. 27 May 2022. Web. 18 June 2025.
<https://catholicsaints.info/saint-fulk-of-piacenza/>
SOURCE : https://catholicsaints.info/saint-fulk-of-piacenza/
Book of Saints –
Fulk – 26 October
Article
(FOULQUES) (Saint) Bishop
(October 26) (13th century) Born at Piacenza of Scottish parents (A.D. 1164),
he was given a Canonry. Then, having studied at Paris, he became Archpriest and
Bishop of Piacenza. Six years later he was by Honorius III translated to Pavia,
which Diocese he governed for thirteen years, dying A.D. 1229, in odour of high
sanctity.
MLA
Citation
Monks of Ramsgate.
“Fulk”. Book of Saints, 1921. CatholicSaints.Info.
6 May 2013. Web. 18 June 2025.
<https://catholicsaints.info/book-of-saints-fulk-26-october/>
SOURCE : https://catholicsaints.info/book-of-saints-fulk-26-october/
St. Fulk of Pavia
Feastday: October 26
Birth: 1164
Death: 1229
Bishop of Pavia, Italy,
born in Piacenza, of Scottish descent. After studying in Paris, France, he
became the bishop of Piacenza and
was then sent to Pavia by
Pope Honorius III.
SOURCE : https://www.catholic.org/saints/saint.php?saint_id=3489
Fulk of Pavia B (RM)
Born at Piacenza, Italy, 1164;
died 1229. Fulk's parents were Scottish. He was appointed to a canonry in
Piacenza. Then, after his studies in Paris, he became archpriest and bishop of
Piacenza. Six years later he was transferred by Honorius III to the see of
Pavia, which he occupied for 13 years (Benedictines).
SOURCE : http://www.saintpatrickdc.org/ss/1026.shtml
Saint FULK
Saint Fulk (1164
- 26 October[1] 1229) was an ItalianRoman
Catholic prelate who
served as the Bishop
of Piacenza from 1210 until 1217 and later as the Bishop
of Pavia from 1217 until his death.[2][3] He served in various
capacities prior to his episcopal appointment such as a canon and provost.
He was known for making the effort of keeping out of political affairs since he
wanted to dedicate himself more to diocesan affairs.[4] He was not consecrated as
a bishop while in Piacenza until
1216 and some months after was transferred to Pavia where
he would remain until his death.[2][3][5]
Life
Fulk was born in Piacenza in
1164 to Scottish parents who had Irish origins; he was also known as Folco
Scotti with that surname being given during those times to Irish people who
emigrated to the Italian mainland.[2][4] In 1184 he entered the Canons
Regular of Sant'Eufemia before he didtheological
studies in Paris at the
college there after having been sent there around 1185 (though he did
first do his studies in Piacenza).[5] In or near 1194 he became the prior
for Sant'Eufemia.[3]
Fulk for a brief period
taught theological studies to students in Piacenza. He was appointed as a canon in
Piacenza and after his studies in Paris became the archpriest for
Piacenza.[5] He later was appointed as theBishop
of Piacenza on 2 August 1210 but Pope
Honorius III later transferred him to Pavia
diocese which he managed until his death. His selection for the Piacenza
see received approval from the papal
legate and Bishop
of Novara Gherardo da Sessia who ensured that Pope
Innocent III confirmed the selection. The pope himself conferred episcopal
consecration upon him in 1216 just before transferring him to Pavia.[3]
It has been alleged in
some sources that Fulk attended the Fourth
Council of the Lateran in 1215.[3] Fulk died on 26 October 1229
in Pavia and after his death Pope
Gregory IX canonized him as a saint during his pontificate; his
remains were transferred from the old to new cathedral in 1567.[3]
Notes and references
1. Some
sources suggest he died on 16 December.
2. "Fulk".
Monks of Ramsgate. 1921. Retrieved 5 December 2018.
3. François
Menant (1997). "FOLCO
Scotti, santo". Dizionario Biografico degli Italiani. Retrieved 5
December 2018.
4. "Saint
Fulk of Piacenza". Saints SQPN. 7 June 2018. Retrieved 5
December 2018.
5. "San
Folco Scotti di Piacenza e Pavia". Santi e Beati.
Retrieved 5 December 2018.
External links
SOURCE : https://www.revolvy.com/page/Fulk-of-Pavia
San Folco Scotti di
Piacenza e Pavia Vescovo
1165 circa - 16 dicembre
1229
I resti di questo santo
di origine irlandese sono custoditi nella cattedrale di Pavia, città della
quale fu vescovo nel XIII secolo. Folco (o Fulco) nasce intorno al 1165 a
Piacenza da una celebre famiglia, quella degli Scotti, originari dell'Irlanda,
che viene identificata secondo la denominazione dell'epoca come patria degli
«Scoti», scozzesi. Folco a 20 anni entra tra i canonici regolari di
Sant'Eufemia. Viene inviato a Parigi a compiere gli studi di teologia a Parigi
e al rientro viene eletto priore di Sant'Eufemia, poi canonico, poi arciprete
della cattedrale. Infine viene consacrato vescovo di Piacenza. Sei anni più
tardi, rimasta vacante la sede pavese, viene designato vescovo anche di questa
città. Piacentino e vescovo di Pavia, Folco fu il grande paciere delle due
città, allora divise da un'aspra rivalità. Dopo aver lavorato per la
pacificazione interna delle città e delle contese tra i due centri muore nel
1229. (Avvenire)
Emblema: Bastone
pastorale
Martirologio
Romano: A Pavia, san Folco Scotti, vescovo, uomo di pace, colmo di zelo e
di carità.
Passa alla storia come
uno straordinario pacificatore. Il suo cognome di famiglia, Scotti, è
irlandese: probabilmente nell’XI secolo i suoi antenati sono arrivati nella
penisola italiana dopo l’invasione danese delle Isole britanniche, guidata dal
re Knut. Ma gli Scotti non sono propriamente fuggiti: Knut non era uomo di
saccheggi come alcuni suoi predecessori, ambiva anzi alla prosperità delle sue
conquiste, in particolare attraverso i commerci. Ed ecco che, durante un
viaggio a Roma, ha domandato ai Sovrani d’Europa «regolamenti più equi e
maggior sicurezza lungo la strada per andare a Roma, senza tante barriere e
ingiuste gabelle».
Così, agli
evangelizzatori e monaci che già da tempo percorrevano quella via, si sono
aggiunti anche i commercianti: alcuni saranno di passaggio, altri invece si
fermeranno e stabilizzeranno in varie città. Tra questi probabilmente c’era la
casata degli Scotti (che prima in realtà era un soprannome).
Nato intorno al 1165 a
Piacenza, a 20 anni Folco viene accolto in una comunità di sacerdoti, i
Canonici regolari di S. Eufemia, che vivono come i monaci. Lo mandano a
studiare a Piacenza e poi a Parigi, da dove ritorna maestro in Teologia.
E per Folco, con questo
titolo, le strade e le porte si spalancano verso ruoli di responsabilità:
diventa priore dei Canonici, arciprete della cattedrale e infine Vescovo di
Piacenza.
Perché sarà considerato
un eccezionale pacificatore?
Ecco il motivo.
Viene nominato anche
Vescovo di Pavia: un Vescovo solo per «quelle» due città-diocesi: Piacenza e
Pavia sono acerrime rivali, divise a avversarie su tutto, con antiche e nuove
ragioni di conflitto, scontri commerciali, famiglie antagoniste. Una situazione
del genere spaventerebbe o scoraggerebbe chiunque, tanto più che Folco i suoi
incarichi di responsabilità li ha già, eccome. Dunque, verrebbe da dire: «Chi
glielo fa fare?». E invece, accetta. Rischiando di venire giudicato solo un
«disertore» dai «suoi» piacentini e un intruso dai pavesi.
Anzi, Folco non solo
accetta, è pure ambizioso: il suo obiettivo è mettere fine alla storica e
apparentemente irrisolvibile ostilità. Vuole essere il Vescovo di tutti,
piacentini e pavesi insieme.
La vincerà, questa sfida.
Tant’è che i suoi resti sono tuttora conservati nella Cattedrale di Pavia:
Folco, lo ricordiamo, era di Piacenza.
Autore: Domenico
Agasso Jr.
Fonte : Vatican
Insider
La famiglia Scotti è una delle più ricche e influenti nella città di Piacenza. Un cognome che ha origine irlandese poiché nel Medioevo gli irlandesi venivano chiamati “scoti”, cioè scozzesi. Dall’Irlanda religiosi, monaci, ma anche soldati, famiglie e facoltosi commercianti viaggiano verso l’Italia, chi in pellegrinaggio per raggiungere Roma o la Terra Santa, chi alla ricerca di buoni affari. Alcune di queste famiglie finiscono per stabilirsi in Italia, come gli Scotti a Piacenza, da cui proviene il santo festeggiato oggi. In questo importante “libero Comune” medievale, nel 1165 nasce Folco. Intelligente e brillante negli studi, portato verso la spiritualità e la vita religiosa, all’età di vent’anni entra presso i Canonici Regolari di Sant’Eufemia e viene inviato a Parigi per studiare teologia alla Sorbona. Torna a Piacenza, dove Folco Scotti viene apprezzato come eccellente predicatore e preparato insegnante, presso la scuola di teologia di Piacenza. In poco tempo diventa vescovo della città.
Amato da tutti, Folco è uomo di pace e di carità. Pensa ai più poveri e li aiuta in ogni modo. Organizza mense per distribuire cibo e apre scuole gratuite. Dopo qualche anno nella vicina Pavia, altro prestigioso “libero Comune”, serve un nuovo vescovo. Folco, già vescovo di Piacenza, viene nominato vescovo anche di Pavia. Chiunque avrebbe rinunciato a una simile pazzia. Infatti Piacenza e Pavia sono travagliate da una sanguinosa guerra armata. Il rischio è che i piacentini vedano il vescovo come un traditore che si mette dalla parte di Pavia, e i pavesi come un intruso proveniente da Piacenza, città che odiano. Tutto divide le due città: la rivalità economica, quella politica (Pavia parteggia per i Guelfi, fedeli al papa e Piacenza per i Ghibellini, fedeli all’imperatore), vecchi rancori mai sopiti, offese senza perdono, vendette, omicidi e feroci battaglie tra soldati. Invece Folco accetta, ed è pure contento, perché Folco è uomo di pace e farà di tutto per predicare la fratellanza, sedare litigi e pacificare gli animi. Sorretto dalla sua fede incrollabile e dagli insegnamenti di Gesù, il vescovo spesso riesce a riportare la pace, tanto da essere amato sia dai piacentini, sia dai pavesi. Muore a Pavia, nel 1229 e il suo corpo riposa nella cattedrale di questa città.
Autore: Mariella Lentini
SOURCE : http://www.santiebeati.it/dettaglio/90403
Nome: San Folco
Scotti
Titolo: Vescovo
Ricorrenza: 26
ottobre
Tipologia: Commemorazione
Tre giorni fa, siamo entrati con la fantasia nella chiesa di San Pietro in Ciel
d'Oro, a Pavia, per vedere la tomba di San Boezio, sepolto nella cripta proprio
sotto l'arca del grande convertito Sant'Agostino.
L'11 di questo mese, abbiamo parlato di Sant'Alessandro Sauli, barnabita,
Vescovo prima in Corsica e poi a Pavia, dove morì più di mill'anni dopo
Severino Boezio, e dove è sepolto. Oggi, per la terza volta in pochi giorni, il
calendario, nel suo itinerario di millenni, ci conduce di nuovo a Pavia, a
questa antica signora della pianura padana, dove la potenza si è sposata nel
corso dei secoli alla bellezza, e la sapienza ha dato frutti di santità.
A Pavia è sepolto San Folco, o Fulco, Vescovo come Alessandro Sauli, ma di lui
più giovane di trecentocinquant'anni. Ed è sepolto non in una delle chiese del
primo periodo romanico, gloria e caratteristica della capitale dei Longobardi,
ma nel Duomo rinascimentale, ideato dal Bramante, architetto della Chiesa delle
Grazie, a Milano, e dall'Amadeo, architetto della Certosa di Pavia.
Al confronto con gli altri tre Santi che abbiamo ricordato, Agostino, Boezio ed
Alessandro Sauli, la vita e la figura di San Folco o Fulco non è molto
conosciuta, e può sembrare poco interessante. Era di Piacenza, ed un
particolare significativo sul suo conto è dato dal suo cognome, quello di
Scotti.
Gli Scotti, che proprio da Piacenza si diffusero in tutta Italia, erano una
famiglia di scori, cioè di scozzesi. Scozzesi si dicevano allora non gli
abitanti della Scozia, ma quelli dell'Irlanda. Dalla verde isola cristiana,
evangelizzata, come si ricorderà, nel V secolo da San Patrizio, erano poi scesi
in Europa, in secoli di difficoltà politiche e di miserie morali, decine di
Santi e di religiosi, come per una trasfusione di sangue fresco e vivo. E
dietro ai Santi, specialmente quando le isole del Nord furono invase dai
Danesi, vennero mercanti, soldati, intere famiglie, come quella piacentina
degli Scotti, dalla quale, verso il 1165, nacque San Folco.
A vent'anni entrò presso i canonici regolari di Sant'Eufemia, e poiché era un
giovane d'ingegno vivace, fu mandato a completare i suoi studi di teologia a
Parigi, capitale intellettuale dell'Europa cristiana. Tornato a Piacenza, a 30
anni è priore di Sant'Eufemia, poi canonico, poi arciprete della cattedrale.
Infine viene eletto Vescovo di Piacenza. Sei anni dopo, resta vacante la sede
di Pavia. E San Folco Scotti vien consacrato Vescovo anche di questa
città.
Piacenza e Pavia non erano divise soltanto dal fiume, ma anche da una ,terribile
ostilità. Sono note, e ancora pittorescamente vive nella tradizione italiana,
le rivalità tra città vicine. Basterebbe ricordare, sempre nella pianura
padana, quella proverbiale tra Modena e Bologna. Ma la rivalità tra Piacenza e
Pavia, prima di essere pittoresca e tradizionale, fu a lungo atroce e
cruenta.
San Folco, piacentino e Vescovo di Pavia, fu il grande pacificatore delle due
città. Pace prima di tutto interna, tra i cittadini divisi dalle fazioni
politiche. Pace poi tra le due città, non più cristiane soltanto di nome.
Nel corso della sua opera pacificatrice, San Folco morì, nel 1229. Altro non si
sa sul suo episcopato. Ma quello che si sa, e soprattutto la sua opera di padre
affettuoso, basta a giustificare la fama e il culto che il discendente degli
Irlandesi ha guadagnato in terra lombarda, ricca di sapienza e di
santità.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Pavia, san Folco Scotti, vescovo, uomo di pace,
colmo di zelo e di carità.
SOURCE : https://www.santodelgiorno.it/san-folco-scotti-di-piacenza-e-pavia/
FOLCO Scotti, santo
di François Menant -
Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48 (1997)
FOLCO Scotti, santo.
- Nato a Piacenza intorno al 1165, appartenne con ogni probabilità alla
famiglia Scotti, che stava allora affermandosi fra le preminenti della città e
si preparava a porsi alla testa del popolo; la tradizione vuole che egli fosse
di un ramo povero di questa ricchissima famiglia.
Entrato nella collegiata
dei canonici regolari di S. Eufemia, fu in seguito inviato a studiare a Parigi
(forse intorno al 1185): il soggiorno presso la più illustre scuola di teologia
dell'epoca non era del resto straordinario per un futuro dignitario di una
diocesi padana. Verso il 1194 F. divenne prevosto di S. Eufemia; gli atti
relativi certificano che amministrò i beni della chiesa e sollecitò i suoi
confratelli alla vita in comune, di cui sostenne poi sempre la necessità.
Comunque fin da allora egli si dimostrò soprattutto eccellente predicatore:
ancora nel XVII secolo si conservava una raccolta dei suoi sermoni, indirizzati
per lo più a religiosi, di cui oggi non rimangono che l'indice e alcuni
estratti (Campi). Qualche anno più tardi, entrato nel capitolo della
cattedrale, F. insegnò presso la scuola di teologia di Piacenza, all'epoca
abbastanza rinomata. Teologo di solida e sicura formazione, predicatore di
vaglia, irreprensibile religioso, egli si trovò in prima linea nel combattere
la diffusione di eresie di ogni tipo di cui Piacenza allora pullulava, come del
resto le città vicine.
All'inizio del XIII
secolo F. era dunque uno dei religiosi più ascoltati della sua diocesi: lo
troviamo fra gli arbitri della controversia insorta fra il vescovo e i canonici
della cattedrale, in relazione alle rispettive prerogative (1202-1203), poi fra
coloro cui il papa dette incarico di impartire giustizia fra la chiesa di S.
Matteo e il suo patrono laico (1203-1204). Sempre più prossimo al vescovo
Grimerio, F. lo seguì in esilio a Castell'Arquato quando questi entrò in
conflitto con il Comune a proposito dell'esenzione fiscale del clero
(1203-1207); al ritorno Grimerio lo incaricò di pronunciare il sermone di
apertura del sinodo diocesano, sul tema delle virtù che dovevano essere
praticate dal clero (inizio del 1208).
Alcuni mesi più tardi F.
fu eletto, contemporaneamente (o quanto meno a poche settimane di distanza),
canonico della cattedrale e arciprete, andando così a ricoprire la seconda
carica della diocesi dopo il vescovo. Alla morte di quest'ultimo (aprile 1210),
F. fu quindi chiamato a succedergli (2 ag. 1210), malgrado le complicazioni
nella procedura elettorale causate dalla rivalità esistente fra il capitolo
della cattedrale da una parte e quello di S. Antonino e gli altri religiosi
della diocesi dall'altra. L'intervento di un legato pontificio, il vescovo di
Novara Gherardo da Sessia, permise che si procedesse all'elezione, confermata
da Innocenzo III. Ma F. non fu mai consacrato vescovo di Piacenza (checché ne
dicano, peraltro in base ad indizi poco probanti, alcuni biografi, i quali
comunque situano questa consacrazione non prima del 1216): fino al suo
trasferimento a Pavia, egli governò la diocesi con il solo titolo di
"vescovo eletto".
La mancata consacrazione
di F., talvolta attribuita alle manovre dilatorie dei canonici di S. Antonino,
fu dovuta, con maggior probabilità, al nuovo conflitto che oppose il papa al
Comune a partire dal 1210, causato - soprattutto dopo il 1212 - dall'adesione
dei Piacentini ad Ottone IV, cui essi restarono fedeli anche quando questi
ruppe con Innocenzo III proprio mentre era in corso l'elezione di F.
(estate-autunno 1210). Colpita da interdetto e minacciata di smembramento, la
diocesi si liberò dalle sanzioni pontificie solo nel dicembre 1215, per esserne
nuovamente fatta oggetto nel maggio 1216; non c'è dunque da stupirsi che, in
questa situazione, Innocenzo III si sia rifiutato di consacrare il nuovo
vescovo, pur essendone questi degno.
F., comunque, ottemperò a
tutti gli obblighi della sua carica: nel 1210 partecipò al sinodo tenuto da
Gherardo da Sessia, divenuto cardinale, durante il quale i canonici furono
richiamati all'obbligo della vita comune. In seguito intervenne sulla condotta
dei canonici della sua cattedrale, i quali, malcontenti dell'unione con la
collegiata di S. Giovanni, avevano trascurato i propri doveri; provvide inoltre
a regolare un conflitto tra il personale dell'ospedale di S. Lazzaro e i malati
e incoraggiò la fondazione di un monastero cistercense. Alcune fonti, infine,
sostengono che egli abbia partecipato al IV concilio del Laterano, nel 1215, il
che è possibile anche se non esistono prove certe.
In ogni caso il Laterano
IV determinò importanti cambiamenti nella vita di F.: essendo morto il vescovo
di Pavia nel corso del concilio, gli elettori nominati dal clero diocesano
scelsero F. a succedergli e il papa autorizzò il trasferimento. Il Campi
suggerisce, senz'altro a ragione, che F. accettò la nomina tanto più volentieri
in quanto la situazione politica e religiosa di Piacenza, estremamente
difficile fin dall'inizio del suo episcopato, ne danneggiava l'azione pastorale
e il prestigio.
Stabilitosi a Pavia nel
corso del 1216, dopo essere stato consacrato da Onorio III, F. vi trascorse
dodici anni, ricchi di attività ma non esenti da difficoltà gravi. All'inizio
del 1217 trattò una pace, effimera, tra i suoi antichi e nuovi fedeli, tra loro
irriducibili nemici e militanti in campi opposti nel grande conflitto che
divideva l'Italia. Questa riconciliazione era stata sicuramente presa in
considerazione, in forma più o meno esplicita, fra i possibili risultati del
trasferimento a Pavia del vescovo di Piacenza; trasferimento che si veniva così
a inserire nel quadro di un riallineamento delle alleanze fra città guelfe e
ghibelline, d'altronde ben poco duraturo.
Nell'agosto 1219 F. fu ad
Haguenau, presso Federico II - ormai senza rivali dopo la morte, avvenuta
l'anno prima, di Ottone IV -, di cui seppe guadagnare la fiducia. In effetti
l'imperatore lo nominò arbitro tra i Modenesi e il loro ex podestà (novembre
1219), e, soprattutto, il 28 giugno 1220 lo nominò rector civitatis di
Pavia, perché assicurasse la pace tra i milites e il popolo e
governasse fino all'arrivo del cancelliere imperiale; quest'ultimo lo riconfermò
nella carica (6 agosto), da cui F. venne infine sollevato poco prima del 25
agosto, quando il legato poté garantire personalmente il controllo della città.
Questo episodio, che
conferma come F. non fosse semplicemente un sant'uomo, bensì possedesse la stoffa
dell'uomo di governo, rivela anche l'influenza politica che il vescovo ancora
conservava in alcuni Comuni dilaniati dalla guerra civile. Influenza fragile,
comunque: all'inizio del 1223 tra il vescovo e il Comune sì aprì un conflitto
destinato a durare parecchi mesi, provocato, ancora una volta, dalla volontà di
un governo finanziariamente disastrato di fare pagare le tasse al clero,
nonostante l'esenzione. La controversia, che si ripropose nella maggior parte
dei Comuni della regione all'inizio del XIII secolo, a Pavia sembra essersi
spinta fino al sequestro e al saccheggio dei beni ecclesiastici, e i fatti
furono così gravi che i Pavesi vennero colpiti da gravi sanzioni papali. Come
vent'anni prima a Piacenza, F. e una parte del clero presero la via
dell'esilio; vi si trovavano ancora nel novembre 1225 e senza risorse, tanto
che Onorio III pregò le diocesi vicine di provvedere alle loro necessità. Il
Comune di Pavia doveva loro non meno di 13.500 lire pavesi (una somma enorme se
paragonata alle 250 lire che la diocesi doveva versare nel 1221 in occasione
della crociata). Il 26 apr. 1226 la situazione si era capovolta: mentre la Lega
lombarda si stava riorganizzando, Pavia fu tra le pochissime città rimaste
fedeli all'imperatore Federico; quest'ultimo incaricò F., insieme con altre due
persone, di governare in suo nome la città. In questa fase di rapporti
difficili tra l'imperatore e il papa, F. conservò dunque la fiducia di ambedue,
ma dovette anche., come a Piacenza, affrontare gravi problemi politici con il
Comune.
Negli ultimi anni F.
sembra avere abbandonato la scena politica ed essersi dedicato esclusivamente
agli affari della diocesi. Si conoscono alcuni aspetti della sua attività
amministrativa dai registri di Onorio III e di Gregorio IX: egli governò
infatti in stretto rapporto con Roma e fu spesso delegato dal papa a giudicare
in questa o quella causa a Piacenza, Cremona, Novara o Casale Monferrato,
mentre F. sottometteva regolarmente alla Curia i problemi della sua diocesi, in
particolare quelli relativi ai grandi monasteri di S. Pietro in Ciel d'Oro e
del Senatore. Egli si preoccupava di proteggere il patrimonio di questi
monasteri e anche di riformarli: per questo introdusse a S. Pietro in Ciel
d'Oro i canonici regolari di Mortara, dopo i gravi disordini cui si erano
abbandonati i monaci (1221).
F. morì a Pavia il 16
dic. 1229 (e non nel 1228, come sostengono il Campi e il Savio).
Fu presto canonizzato da
Gregorio IX, ma il suo culto si sviluppò solo a partire dal XVI secolo,
inizialmente a Pavia, in concomitanza con la redazione della sua vita ad opera
di J. Gualla (1505), la traslazione del corpo dall'antica cattedrale nella
nuova (1567) e l'ingresso nel martirologio romano (1578; festa il 26 ottobre);
quindi a Piacenza, dopo l'inchiesta condotta negli archivi da P.M. Campi.
Fonti e Bibl.: Chronicon
Placentium, a cura di J. Huillard-Bréholles, Paris 1856, p. 35; Regesta
Honorii papae III, a cura di P. Pressutti, Roma 1888, I, nn. 578, 827, 957,
1136, 1191, 2309, 2482; II, nn. 4073, 4822, 5169, 5722, 5731, 5941; I
registri dei cardinali Ugolino d'Ostia e Ottaviano degli Ubaldini, a cura di G.
Levi, Roma 1890, nn. 29, 31, 40, 73, 105; Les registres de Grégoire IX, a
cura di L. Auvray, I, Paris 1896, n. 224; P.M. Campi, Dell'histmia
ecclesiastica di Piacenza, II, Piacenza 1662, pp. 100-114; F. Ughelli - U.
Coleti, Italia sacra, I, Venetiis 1717, col. 1098; G. Poggiali, Memorie
stor. di Piacenza, V, Piacenza 1929, p. 53; A. Boselli, Delle storie
piacentine libri XII, I, Piacenza 1793, p. 134; G. Robolini, Notizie della
sua patria, IV, Pavia 1834, pp. 92 s.; J. Huillard-Bréholles, Historia
diplomatica Friderici secundi, I, 2, Paris 1852, pp. 669, 795, 809, 858, 871,
936; G.B. Anguissola, Notizie intorno alla festa e scritti di s.F.,
in Ephemeridès sacrae anni christiani, 1884, pp. 3 s.; Acta sanctorum, Octobris,
XII, Bruxelles 1884, pp. 120; F. Magani, Cronotassi dei vescovi di Pavia…,
Pavia 1894, pp. 841-869; E.P. Vicini, I podestà di Modena, I, Roma 1913, p.
63; F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia, II, 2, Bergamo 1932, pp.
453-459; G. Bertuzzi, I piacentini vescovi, Piacenza 1938, pp. 14-17; E.
Hoff, Pavia und seine Bischöfe im Mittelalter, I, Pavia 1943, pp. 7 n. 3,
111, 297 n. 2, 299, 301;Vies des saints et des bienheureux, X, Paris 1952, pp.
903 s.; G. Penco, Storia della Chiesa in Italia, I, Milano 1977, p. 358;
P. Racine, Una grande figura di signore italiano: Alberto Scotto, in Boll. stor. piacentino,
LXXVI (1981), pp. 145-149; Id., Innocent III et les communes italiennes,
in Religion et culture dans la cité italienne de l'antiquité à nos jours. Actes
du Colloque du Centre interdisciplinaire de recherches sur l'Italie (1979),
Strasbourg 1981, pp. 76 s.; Bibliotheca sanctorum, V, coll. 957 s.; Dict. d'hist. et
de géogr. ecclés., XVII, coll. 1312-1315.
SOURCE : http://www.treccani.it/enciclopedia/santo-folco-scotti_(Dizionario-Biografico)
Matteo Liut, Folco (o Fulco) Scotti di Piacenza e Pavia. Costruire la pace vera, impegno nel quotidiano, su avvenire.it, 25 ottobre 2024 : https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/costruire-la-pace-vera-impegno-nel-quotidiano